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Airtum: sono 2,2 milioni gli ammalati di tumore in Italia

Paola Sarno, N. 4 aprile 2011

Sono esattamente 2.250.000 (cioè il 4% dell'intera popolazione del nostro Paese) gli italiani  che vivono con una diagnosi di tumore: la maggior parte sono donne (1.250.000) e persone anziane. Tra le donne ammalate di patologie oncologiche, la diagnosi più frequente (42%, cioè oltre mezzo milione di italiane) è rappresentata dal tumore della mammella. Tra gli uomini, il 22% dei casi prevalenti (quasi 220.000 italiani) è costituito da pazienti affetti da tumore della prostata. Sono questi i dati principali emersi dall’ultimo Rapporto dell'Associazione Italiana Registri Tumori (Airtum).

Il rapporto Airtum
L’ultimo Rapporto Airtum fotografa la situazione nel nostro Paese al 1 gennaio 2006, basandosi sui dati raccolti da 24 Registri tumori Italiani attivi da almeno 5 anni in una popolazione pari al 29% del totale nazionale. Lo studio è frutto del lavoro di un gruppo di ricercatori dell'Associazione Italiana dei Registri Tumori coordinato da Stefano Guzzinati dell'Istituto Oncologico Veneto, Luigino Dal Maso del Centro di Riferimento Oncologico di Aviano e Roberta De Angelis dell'Istituto Superiore di Sanità ed è stato realizzato nell'ambito del Programma Integrato Oncologia ''Interventi riabilitativi in Oncologia'', promosso dal Ministero della Salute con la collaborazione del Centro di Riferimento Oncologico di Aviano, dell'Istituto Superiore di Sanità, dell'Airtum e del Centro Nazionale per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie (Ccm), che ne ha finanziato la pubblicazione.

Oggi si guarisce di più
Ma vediamo quali sono gli altri dati salienti che emergono dal Rapporto Airtum: esistono, per esempio, differenze geografiche rilevanti nella percentuale di persone viventi con tumore, tanto che si passa da oltre il 5% in alcune aree dell’Italia Settentrionale, fino a valori tra il 2 e il 3% nel Meridione. E quasi 1.300.000 italiani (cioè il 2,2% dell’intera popolazione) vengono considerati “lungosopravviventi”, hanno cioè avuto una diagnosi di tumore da più di 5 anni. Costoro sono spesso liberi da malattia e da trattamenti antitumorali. Inoltre, quasi 800.000 persone (cioè l'1,5% della popolazione italiana) sono in vita dopo oltre 10 anni dalla diagnosi di tumore. Vale a dire che quasi una persona ogni 25, sopravvive dopo una diagnosi di tumore. Spesso si tratta di donne e di anziani: un terzo dei “lungosopravviventi” ha oltre 75 anni e circa tre/quarti (1.600.000) hanno oltre 60 anni. Sotto i 40 anni, sono quasi 200.000 le persone viventi dopo un tumore. Benché il tumore sia una malattia grave, quindi, si può convivere con esso per molti anni e, in molti casi, riacquistare la salute. È stato stimato, infatti, che circa 700.000 italiani, quasi un terzo di tutte le persone in vita dopo una diagnosi di tumore, possono ritenersi guarite. Questa stima, comunque approssimativa, si basa sull'assunzione che i pazienti siano guariti se raggiungono un'attesa di vita simile a quella delle persone non affette da tumore. Una situazione che, per la maggior parte delle diagnosi oncologiche, avviene dopo 10 o 15 anni dalla diagnosi. Lo studio dell’Airtum mette, inoltre, in evidenza che vivere con una malattia neoplastica ha implicazioni di carattere psicologico, quali la paura per una ripresa della malattia, l'esperienza di isolamento, l'ansia e la depressione, la modificata percezione del proprio corpo e delle proprie funzioni sociali. Considerazioni che devono essere al centro dell'attenzione di tutti gli operatori di sanità pubblica che si occupano delle malattie oncologiche.

Le neoplasie colpiscono soprattutto gli anziani
E se l'incidenza dei tumori è comunque in aumento in Italia, rispetto a 15 anni fa il numero delle persone vive dopo un tumore è quasi raddoppiato. L'invecchiamento demografico, particolarmente accentuato in Italia, è responsabile - in buona misura - dell'aumento di prevalenza perché i tumori si manifestano soprattutto nelle fasce di età più avanzata. Di fatto, l'invecchiamento della popolazione rappresenta oggi, e rappresenterà in futuro, una causa di aumento del carico assistenziale per il servizio sanitario nazionale proprio perché i tumori sono una patologia che colpisce tipicamente soprattutto adulti e anziani. L'alto numero di persone con tumore negli anziani, da un lato conferma i progressi delle terapie e della diagnosi precoce, dall'altro mette in luce la necessità di un approccio multidisciplinare e di stretta collaborazione tra centri oncologici specializzati e assistenza sanitaria di base.
Per quanto riguarda i giovani, infine, secondo i dati raccolti dall’Airtum, quasi 200.000 uomini e donne hanno avuto una diagnosi di tumore prima dei 45 anni, significa circa lo 0,6% (1 ogni 160) di tutte le persone più giovani senza alcuna distinzione tra aree geografiche. In particolare è la leucemia linfatica acuta, per la quale in ogni caso oltre l'80% dei pazienti è vivo dopo 5 anni, è l'unico tumore che colpisce maggiormente i giovani rispetto ai più anziani.

Associazioni e Ministero del lavoro a sostegno degli ammalati
È stato firmato fra il presidente delle associazioni dei malati oncologici Favo ed Aimac, Francesco De Lorenzo, e la consigliera nazionale di parità del ministero del Lavoro, Alessandra Servitori, che ha come obiettivi la realizzazione di progetti di sensibilizzazione, informazione e formazione per promuovere la sicurezza sul lavoro e i corretti stili di vita  per la lotta contro il cancro, il potenziamento di politiche per rendere concreta l'applicazione delle norme vigenti sulla promozione delle pari opportunità, nonché la realizzazione di attività mirate al sostegno dei lavoratori e lavoratrici affetti da patologie oncologiche e di coloro che si prendono cura dei familiari malati. La legge, infatti, prevede per i sofferenti di neoplasie il diritto alla trasformazione del rapporto di lavoro da tempo pieno a tempo parziale, garantendo a quanti vogliono continuare a lavorare anche durante il trattamento terapeutico la conservazione di un valido inserimento sociale e lavorativo mediante la riduzione dell’orario di lavoro (Dlgs n. 276 del 2003, art. 46, e Legge 247/2007, art. 1, comma 44). Ai familiari dei malati spetta una preferenza nella conversione a part-time, compatibilmente con le posizioni disponibili.
L’intesa prevede poi, fra l’altro, la promozione di attività di coordinamento nazionale e territoriale per la raccolta di documentazione sulle patologie tumorali e il coinvolgimento della comunità scientifica attraverso convegni e gruppi di studio su queste tematiche.

Un approccio multidisciplinare al carcinoma renale
Negli ultimi anni, il progresso tecnologico e farmacologico ha comportato un sensibile miglioramento della terapia chirurgica e medica delle neoplasie. In ambito chirurgico, l’incremento del numero di piccole masse renali diagnosticate in fase asintomatica ha reso necessari un miglioramento e una progressiva espansione delle indicazioni alla chirurgia conservativa. È questo l’argomento di Il carcinoma renale - basi per un moderno approccio multidisciplinare, di Vincenzo Ficarra e Camillo Porta (Il Pensiero Scientifico Editore, 2010, pagg. 200 euro 24,50). Il testo si focalizza anche sulla costante ricerca della minore invasività chirurgica che è stata ampiamente soddisfatta dalla diffusione di approcci chirurgici, quali la laparoscopia e la chirurgia robot-assistita, nonché sui progressi nell’evoluzione della terapia medica delle neoplasie renali in fase metastatica, avvenuti grazie all’introduzione di diverse molecole. Avanzamenti che sono il risultato di lunghi anni di ricerca di base e clinica e che hanno consentito di conoscere in modo sempre più approfondito la genetica, la biologia, le caratteristiche cliniche e istopatologiche di questo insieme di neoplasie maligne che originano dall’epitelio del tubulo renale.

Dall'Italia una speranza per i malati di cancro in Uganda
Una speranza arriva dal nostro Paese per  l'emergenza tumori sempre più drammatica in Africa, dove - secondo l’Oms - se non si interverrà in tempo con programmi di prevenzione e trattamento, entro il 2020 ci saranno 13 milioni di nuovi casi, con un milione di morti all'anno. Un approccio nuovo arriva da Oncologia per l'Africa onlus, associazione nata lo scorso anno dalla volontà di un'équipe di esperti dell’INT “Regina Elena” di Roma. «Vogliamo che anche in Africa il malato di cancro abbia il diritto di essere curato e possa sperare in una guarigione», ha spiegato Titti Andriani, presidente dell’associazione. E, le prime a ricevere le cure sono state a partire dall’inizio dell’anno proprio le pazienti ugandesi, le più colpite dal cancro. Il primo progetto di Oncologia per l'Africa, in collaborazione con il St. Raphael of St. Francis Hospital Nsambya, offre alle cittadine della capitale Kampala screening gratuiti e campagne d’informazione sull’importanza della prevenzione. Per quanto riguarda il trattamento, gli specialisti del Regina Elena, insieme ai colleghi ugandesi, effettueranno missioni chirurgiche per operare pazienti in cura anche all'Uganda Cancer Institute, l'Istituto Tumori nazionale. Un occhio di riguardo sarà dedicato alla formazione del personale sanitario del St. Raphael of St. Francis Hospital Nsambya. Un secondo progetto sarà poi rivolto ai bambini ammalati che vivono nelle aree rurali del Paese.

Un italiano vince il premio Pezcoller 2011
È stato l’italiano Pier Paolo Pandolfi a vincere il  Premio 2011 della Fondazione Alessio Pezcoller per la ricerca internazionale sul cancro. Pandolfi - 47 anni, di Roma, da tre anni direttore di un laboratorio di ricerca alla Harvard Medical School di Boston - ha ottenuto il riconoscimento per il suo impegno nel campo della genetica del cancro e dei relativi modelli murini. “Le ricerche condotte da Pandolfi”, si legge nella motivazione al prestigioso riconoscimento, “sono risultate fondamentali per la comprensione dei meccanismi molecolari e genetici alla base della patogenesi delle leucemie, dei linfomi, dei tumori solidi così come nella generazione dei modelli di tali tumori nell'animale transgenico”. Queste ricerche hanno permesso di curare la leucemia promielocita acuta e di identificare la funzione aberrante di nuovi geni che causano il cancro, i cosiddetti oncogeni, e gli oncosoppressori. Recentemente Pandolfi ha, inoltre, pubblicato su Nature uno studio di genetica fondamentale per spiegare la genesi dei tumori. Lo studioso italiano verrà premiato negli Stati Uniti durante l'annuale meeting della Fondazione Pezcoller a Orlando, in Florida, e a Trento, al Castello del Buonconsiglio il prossimo 7 maggio. Il premio consiste in un assegno di 75mila euro.

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