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A che punto siamo con le vaccinazioni HPV
Cristina Mazzantini, N. 4 aprile 2011
La novità del vaccino, i persistenti dubbi sulla sua efficacia e sicurezza, la scarsa informazione ricevuta, uniti al costo e al parere incerto di non pochi medici: sono tutti elementi in grado di condizionare negativamente i risultati della campagna di prevenzione vaccinale del tumore al collo dell’utero per le adolescenti iniziata dal ministero della Salute nel 2007 e che oggi, secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, vede vaccinate con le tre dosi previste solo il 59% delle adolescenti nate nel 1997 (il primo gruppo di ragazze che ha ricevuto in tutta Italia l’offerta gratuita a vaccinarsi). Si è però ben lontani per raggiungere l’obiettivo del 95% previsto per il 2012. Che fare? Una soluzione è quella di avviare un’informazione più capillare non solo da parte dei mass media ma soprattutto da parte delle Istituzioni. Perciò da gennaio 2008 anche Regioni, Asl e distretti hanno avviato una campagna di sensibilizzazione sulla tematica; eppure oltre il 56% delle mamme dichiara di non aver ricevuto specifiche informazioni o di non aver sentito parlare della vaccinazione. Sono questi alcuni dei dati emersi da un’indagine condotta da O.N.Da, l’Osservatorio Nazionale sulla salute della Donna, su un campione di 1500 mamme, intervistate on-line su tutto il territorio nazionale, con figlie tra 11 e i 18 anni età.
«Ciò che chiedono queste mamme», ha dichiarato la presidente di O.N.Da, Francesca Merzagora, «è una maggiore rassicurazione su efficacia, sicurezza e costi della vaccinazione da parte di pediatri, medici di famiglia e ginecologi. Rassicurazione che raramente ricevono». La conseguenza è un rallentamento delle adesioni, dal momento che solo il 18,9% di loro è pienamente consapevole di che cosa sia il papilloma virus (Hpv), responsabile del carcinoma dell’utero (che in Italia continua a colpire 3.500 donne ogni anno, con circa mille decessi), e che ancora una percentuale troppo bassa (22,7%) ritiene di avere ricevuto un’informazione chiara e completa. Quattro Regioni italiane, sempre secondo l’ISS, costituiscono eccezione positiva: Puglia, Basilicata, Toscana e Veneto, dove la campagna ha raggiunto un ottimo risultato (75-80%); in Lombardia, nonostante l’affollamento comunicazionale, la copertura è stata del 65%, mentre Campania e Sicilia segnano record negativo: 27 e 34%.
«Siamo lontani dai risultati attesi», ha proseguito Francesca Merzagora, «tuttavia mancano ancora il 2011e il 2012 e confidiamo che le valutazioni abbastanza positive sugli aspetti organizzativi possano spingere, in futuro, le mamme ad aderirvi».
La prevenzione del cancro del collo dell’utero è l’obiettivo di numerose attività di sanità pubblica. Alle donne dai 25 anni d’età, infatti, è raccomandato di sottoporsi a uno screening in grado di evidenziare lesioni precancerose causate da vari tipi di papilloma virus (HPV). Ma solo il 40% delle donne italiane lo effettua nell’ambito dei programmi pubblici (con ampie variazioni regionali e per livello sociale). Anche in questo caso, dunque, non bisogna allentare le campagne informative e di sensibilizzazione.
«Dopo un discreto inizio», ha sottolineato il professor Walter Ricciardi, direttore dell’Istituto di Igiene e Medicina Preventiva dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, «la campagna vaccinale ha subito un rallentamento tale da non consentire, in alcuna Regione italiana, il raggiungimento degli obiettivi programmati; né tra le dodicenni, cui la vaccinazione era dedicata, né tra la popolazione femminile più adulta. Confidiamo moltissimo in un forte rilancio della campagna con il Piano nazionale, in discussione proprio in questi giorni, che consentirà di operare su due fronti attraverso il coinvolgimento delle dodicenni, auspicando di vaccinarne il 95%, e il recupero di quella parte di donne che non ha ancora cominciato l’attività sessuale, offrendo loro, insieme all’azione di prevenzione secondaria (pap-test), la possibilità di garantirsi con la vaccinazione un’ulteriore protezione contro il carcinoma del collo dell’utero».
«Una campagna vaccinale importante come questa», è intervenuta la dottoressa Francesca Russo, responsabile del Coordinamento Interregionale di Igiene Pubblica, «può trovare adesioni e consenso se ha alle spalle un percorso formativo forte, che abbia come obiettivo la condivisione del messaggio informativo di tutti gli autori coinvolti: il medico di famiglia, il pediatra, il ginecologo e il farmacista. Strumenti fondamentali sono dunque la formazione degli operatori e l’informazione chiara verso l’utente. Informazione che dovrebbe essere mantenuta nel tempo per evitare una caduta d’attenzione sull’importanza della vaccinazione».
«Il nostro impegno», ha concluso la Merzagora, «si focalizzerà soprattutto nel segnalare e fornire informazione, ritenute lacunose, sui possibili effetti collaterali ed eventuali controindicazioni, rispondendo alla richiesta di un’informazione meno generica e più capillare, cercando anche di sollecitare la classe medica che in questo campo sembra meno interessata del previsto».
La tesi di Sergio Pecorelli presidente dell’AIFA
I casi d’infezione da papilloma virus umano (hpv) sono ancora troppo alti in Italia e in Europa, «dove si registrano oltre 60mila nuovi casi l'anno. E si tratta di un'infezione che non è più tipica delle adolescenti, ma che ora si contrae anche avanti con l'età, a 40-45 anni». A spiegarlo è il professor Sergio Pecorelli, presidente dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa).
«Prima l'apice delle infezioni era a 25 anni», ha precisato il nostro esperto, «e poi calava. Oggi, invece, complice anche il cambiamento dei costumi (il maggior numero di divorzi, l'avere una vita più attiva), si ha un secondo picco di infezioni tra i 40 e 47 anni. Il vaccino anti-hpv è quindi utile per tutti. Anche per gli uomini che possono essere un veicolo d’infezione».
Secondo Pecorelli è necessario che su questo vaccino «vi sia una comunicazione univoca, senza tentennamenti da parte di nessuno. Altrimenti, sebbene sicuro, efficace e necessario, non avrà successo
Il test hpv contro il cancro della cervice uterina
Negli ultimi anni sono stati introdotti nuovi strumenti per la diagnosi e la prevenzione del cancro del collo dell’utero. Oltre al Pap test le donne oggi hanno a disposizione il vaccino e il test Hpv, quest'ultimo, grazie alla tecnologia molecolare Hybrid Capture 2 (HC2), è in grado di rilevare la presenza del Papillomavirus ad alto rischio con grande anticipo rispetto al Pap test, ed è indicato per tutte le donne oltre i 30 anni di età. Informazione e prevenzione possono quindi contribuire a eliminare il tumore del collo dell'utero. Un obiettivo importante, che verrà sottolineato in occasione della Settimana Europea di prevenzione del tumore del collo dell'utero, che si celebrerà in tutta Europa dal 23 al 29 gennaio. «Il carcinoma del collo dell'utero è una malattia purtroppo ancora diffusa, con un impatto clinico e sociale molto forte. I test diagnostici hanno svolto un ruolo importantissimo nel diminuire il numero di nuovi casi e la mortalità, tuttavia esiste una fascia di donne che ancora non accede ai test diagnostici ed è soprattutto in questa fascia che la malattia incide», afferma Silvano Costa, dell'Unità operativa di ginecologia e ostetricia, Policlinico S. Orsola-Malpighi, Bologna. «È doveroso che le forze sociali politiche e scientifiche s’impegnino, con tutti gli strumenti possibili, a raggiungere tutte le donne con informazioni chiare e complete, affinché chi fa già il Pap test o il test Hpv continui a farlo e coloro che non si sottopongono agli screening accedano a questi utilissimi servizi».
Vademecum pratico per la vaccinazione anti-HPV di O.N.Da.
Dove si fa la vaccinazione?
La vaccinazione si esegue presso i Centri Vaccinali delle Aziende Sanitarie Locali (ASL); si tratta degli stessi Servizi che somministrano le vaccinazioni obbligatorie per l’infanzia.
Cosa fare se si vuole far vaccinare la propria figlia?
Tutte le ragazze dodicenni ricevono dall’ASL di appartenenza una lettera invito a presentarsi al Servizio Vaccinale per usufruire gratuitamente della vaccinazione anti-HPV.
Quali sono le regole che bisogna seguire se si è “fuori coorte“?
Chi ha più di 12 anni e meno di 18 anni può usufruire del beneficio del vaccino o gratuitamente oppure pagando un prezzo agevolato dipende dalla Regione di appartenenza.
Quanti i cosiddetti richiami?
La vaccinazione consiste in tre dosi da somministrare a intervalli di tempo ben definiti.
È necessaria la prescrizione medica?
No, per la ragazza dodicenne. Si, invece, se si desidera essere vaccinate fuori dalle coorti previste.
Quali vaccini sono disponibili?
Esistono due vaccini anti-HPV, che si differenziano per composizione. Ambedue sono risultati sicuri ed efficacemente protettivi.
Dov’è possibile reperire le informazioni necessarie?
Informazioni chiare e precise possono essere reperite direttamente presso il servizio Vaccinale della zona di residenza
Il vaccino hpv anche per i maschi
Uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine mostra come la vaccinazione hpv sia efficace anche nei maschi. Questa volta per prevenire i condilomi genitali, escrescenze che possono comparire sui genitali e che con il cancro del collo dell’utero condividono la causa: l’infezione da Papillomavirus umano.
Per la ricerca, coordinata da ricercatori del H. Lee Moffitt Cancer Center di Tampa e dell’University of California di San Francisco, sono stati coinvolti centri negli Usa, in Australia, Brasile, Canada, Germania, Messico, Norvegia, Perù e Taiwan.
Oltre 4mila i ragazzi, tra i 16 e i 26 anni, arruolati. Di questi, l’85 percento aveva avuto esclusivamente rapporti eterosessuali, mentre i rimanenti anche rapporti omosessuali.
A quattro anni dalla somministrazione è emerso che il vaccino è in grado di ridurre del 66 percento il rischio di sviluppare condilomi. Ma se la somministrazione avviene prima di essere entrati in contatto con il virus dell’Hpv, il rischio si abbassa ulteriormente (-90%). Inoltre, il farmaco si è dimostrato efficace nel prevenire nell’86 percento dei casi le infezioni persistenti da Hpv. «È il primo studio che dimostra l’efficacia del vaccino nei ragazzi», ha affermato una della autrici dello studio, Anna Giuliano, del H. Lee Moffitt Cancer Center.
Benché siano considerati un semplice fastidio, i condilomi sono infatti un problema comune nei giovani spesso associato a stigma e perdita dell’autostima.
Non solo: vaccinare anche i ragazzi può aiutare a prevenire l’infezione nelle donne dal momento che può essere trasmessa con i rapporti sessuali. E questo contribuirebbe a ridurre ulteriormente il rischio di sviluppare il cancro del collo dell’utero.
Indirizzi utili
POLICLINICO UNIVERSITARIO AGOSTINO GEMELLI
Largo Agostino Gemelli, 8 - 00168 Roma
Centralino: 06 30151
Prenotazioni/informazioni: 06 3551033.0-2
www.policlinicogemelli.it
Ginecologia oncologica
Prof. Giovanni Scambia
tel. 06 30151
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