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Novità sul melanoma
Cristina Mazzantini, N. 3 marzo 2011
È nato un ponte tra Napoli e gli Stati Uniti per lo studio e la ricerca sul Melanoma. Grazie alla straordinaria capacità di attrarre “cervelli” dell’Istituto Nazionale Tumori Fondazione G. Pascale, il 6-7 dicembre si sono riuniti a Villa Doria D’Angri più di 150 esperti da tutto il mondo per il Convegno internazionale “Melanoma Research: a bridge Naples-Usa”, per fare il punto sulle ultime terapie per sconfiggere uno dei tumori più aggressivi. Clinici e ricercatori hanno discusso per definire quali possono essere le strategie comuni più innovative.
In tale occasione è stato ricordato che ogni anno, nel nostro Paese, si registrano 7000 nuove diagnosi (in Campania 400) e circa 1500 decessi per melanoma. Nelle Regioni Settentrionali i tassi arrivano fino a 12 casi di melanoma ogni 100.000 abitanti, nel Sud invece si attestano attorno ai 6-7 casi ogni 100.000 persone. «L’incidenza di questa neoplasia è cresciuta a un ritmo superiore a qualsiasi altro tipo di tumore», ha dichiarato il professor Paolo Ascierto, direttore dell’Unità d’oncologia medica e terapie innovative del "Pascale". «Negli ultimi 10 anni, infatti, si è registrato un incremento del 30 percento ad eccezione delle neoplasie maligne del polmone nelle donne. L’età dei malati si sta progressivamente abbassando», ha proseguito il nostro esperto.
Professor Ascierto qual è la causa principale di un tale abbassamento?
«Possiamo dire senza rischio di smentita che il motivo principale è riconducibile agli errori compiuti in passato, in particolare all’abitudine a una scorretta esposizione solare durante l’infanzia. I malati d’oggi sono i bambini di ieri che hanno accumulato nel corso degli anni una serie progressiva d’eritemi solari» ha risposto il nostro oncologo, spiegando: «Fra i fattori di rischio ricordiamo anche l’utilizzo delle lampade artificiali: sono particolarmente pericolose e dovrebbero essere vietate ai minori di 18 anni. Uno studio importante dell’Agenzia internazionale per la ricerca del cancro (IARC) ha evidenziato che l’esposizione alle lampade abbronzanti, se avviene in età inferiore ai 30 anni, aumenta il rischio del melanoma del 75 percento. Ciò ha fatto sì che le radiazioni UV, nell’agosto 2009, siano state inserite nella I° classe dei cancerogeni, quella di massimo rischio, come il fumo di sigaretta. L’esposizione, soprattutto dei giovani, alle lampade artificiali, va quindi equiparata al fumo di sigaretta».
Anche negli Stati Uniti, dove ogni anno si registrano circa 68.000 nuove diagnosi, questo tumore è tra i più frequenti nelle persone d’età compresa tra i 15 e i 29 anni. Tra i relatori presenti al Convegno partenopeo, il professor Francesco Marincola, direttore della Sezione malattie immunogenetiche e infettive presso il National Institutes of Health di Bethesda (USA), il secondo scienziato più citato al mondo per le sue ricerche sul melanoma con oltre 350 pubblicazioni. «Per la prima volta dopo 30 anni» ha puntualizzato il professor Marincola, « nel 2010 abbiamo assistito a una svolta nella lotta contro questa forma di cancro grazie alla dimostrazione, da parte di ampi studi di Fase III, che l’immunoterapia è efficace nel migliorare la sopravvivenza. È necessario ricorrere alla combinazione di terapie che possano attaccare la malattia da diversi fronti», ha confermato il professor Marincola. «La sfida da vincere è quella di cronicizzare la neoplasia, così come avvenuto in passato con l’Hiv e con altre patologie infettive come la tubercolosi. Le difficoltà che affrontiamo sono rappresentate da una incompleta e frammentata comprensione del tumore e della sua biologia immunitaria».
L’NIH e il Pascale collaborano da molti anni e questo convegno certifica la convergenza tra le due strutture. Ma quali sono le categorie più a rischio?
«Potremmo definirlo la malattia dei “colletti bianchi”», ha sottolineato il professor Nicola Mozzillo, direttore del Dipartimento melanoma e tessuti molli del Pascale, «perché si riscontra in particolare tra queste figure professionali che si espongono al sole per troppe ore e solo in alcuni periodi dell’anno, ad esempio durante la settimana di ferie».
Il Convegno ha dimostrato il “peso” internazionale del “Pascale”. Il “Dipartimento Melanoma e Tessuti Molli” è una vera e propria task force multidisciplinare composta da specialisti provenienti da diverse aree. «Rappresentiamo infatti una realtà unica nel panorama sanitario nazionale e abbiamo ricevuto prestigiosi riconoscimenti anche al di fuori del nostro Paese», ha chiarito sempre il professor Mozzillo che ha proseguito sostenendo: «Eseguiamo ogni anno 30.000 visite e 700 nuove diagnosi (da quelle quale iniziali a quelle avanzate al III e IV stadio). I nostri più importanti interlocutori si trovano negli Stati Uniti e in Australia. Il John Wayne Cancer Institute di Santa Monica (California, USA), una delle più prestigiose “cattedrali” per la ricerca sul melanoma, con cui abbiamo una lunga tradizione di collaborazione sul piano scientifico, in una recente newsletter ha riconosciuto a livello mondiale il nostro Dipartimento come esempio di organizzazione per la gestione di questa patologia» Non a caso, il Pascale è uno dei centri che ha guidato la sperimentazione in Italia di ipilimumab, un anticorpo monoclonale attualmente utilizzato solo per uso compassionevole e in attesa di registrazione. «La molecola» ha chiarito il professor Ascierto «agisce al livello delle cellule del sistema immunitario, attraverso un meccanismo target che rimuove i “blocchi” della risposta immunitaria antitumorale. A un anno sopravvive solo il 25 percento dei pazienti; con ipilimumab questa stessa percentuale è viva dopo 24 mesi. Un risultato straordinario. Il farmaco attualmente è utilizzato solo per uso compassionevole ed è in attesa di registrazione».
È poi intervenuto il professor Aldo Vecchione, direttore del Pascale che concluso così: «Si stanno facendo progressi molto importanti anche nella elaborazione del vaccino che potrebbe bloccare l’insorgenza o la trasformazione dei nei funzionali o di quelli atipici in melanoma. Il nostro Istituto è il centro di riferimento non solo per il Mezzogiorno ma anche per tutta l’Italia, perché alcuni dei nostri pazienti vengono dalle Regioni settentrionali. È una delle più importanti strutture nel nostro Paese e fra le prime tre in Europa per il trattamento di questa malattia».
L’uso quotidiano di creme solari previene il melanoma
Per la prima volta è stato dimostrato, da ricercatori australiani, che l'uso quotidiano di creme solari può dimezzare il rischio di contrarre il letale cancro alla pelle, più precisamente il melanoma. Anche se le creme di protezione solare sono l'ovvia difesa dalle scottature e le neoplasie cutanee, la loro efficacia contro il melanoma era finora controversa perché mancavano studi affidabili di lungo termine.
L'Istituto di ricerca medica del Queensland (Australia) ha seguito per 15 anni lo stato di salute di un campione di 1600 residenti della Sunshine Coast, nel nordest dell'Australia. Nello studio, guidato dalla dottoressa Adele Green, pubblicato dal Journal of Clinical Oncology, metà dei partecipanti ha applicato le creme ogni giorno e gli altri con la frequenza per loro consueta, cioè solo quando esposti per un certo periodo ai raggi del sole, alla spiaggia o in situazioni simili.
Dopo 15 anni, l'incidenza dei casi di melanoma fra le persone nel gruppo di uso "opzionale" di crema è risultata doppia rispetto a coloro che avevano continuato a proteggersi ogni giorno. «Assegnando su base casuale le persone nei due gruppi, è stato superata ogni distorsione presente in altri studi», ha scritto la dottoressa Green titolare della ricerca. «Spesso le persone predisposte a contrarre il melanoma, come quelle di pelle chiara, sono quelle che tendono ad applicare di più le creme, quindi era impossibile determinare indipendentemente la loro efficacia contro il tumore» ha concluso l’esperta.
La proteina che protegge dal melanoma
Nel corso dell'evoluzione il nostro organismo si è organizzato per ripararci dai danni che i raggi ultravioletti possono provocare al Dna e che facilmente portano allo sviluppo di melanoma (tumore della pelle). I geni coinvolti nella riparazione del Dna sono oltre 300, a conferma di quanto questa azione sia complessa e fondamentale per la nostra sopravvivenza.
Difetti nei geni responsabili per la riparazione delle lesioni causate da raggi UV sono all'origine di diverse malattie genetiche. Tra queste, vi è lo xeroderma pigmentoso, o XP, i cui pazienti sono così sensibili alla luce da essere costretti a vivere perennemente al buio, per limitare il rischio di danni agli occhi e tumori della pelle, la sindrome di Cockayne, caratterizzata da invecchiamento precoce, o la tricotiodistrofia, che provoca ritardo nello sviluppo.
Un gruppo di ricercatori dell'Università degli Studi di Milano, coordinato da Marco Muzi Falconi e Paolo Plevani, ha individuato il meccanismo molecolare che sta alla base del processo di riparazione del Dna dai danni da raggi UV, soprattutto quando si tratta di danni particolarmente gravi o estesi, che potrebbero associarsi allo sviluppo di tumori.
Grazie a fondi AIRC - Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro e Telethon, il team milanese ha descritto sulle pagine della rivista Molecular Cell dell'8 ottobre 2010 in che modo una proteina denominata Exo1 individua le lesioni più pericolose e soprattutto attiva i cosiddetti checkpoint, i meccanismi di sorveglianza del ciclo cellulare che diventano essenziali soprattutto nei casi di lesioni più gravi e che svolgono un ruolo determinante nella difesa dai tumori.
Fondazione Melanoma un anno dopo
«La sfida era ambiziosa e difficile, ma oggi possiamo affermare con orgoglio di aver raggiunto il nostro obiettivo. Rappresentiamo un fiore all’occhiello per la sanità della Campania e di tutto il Mezzogiorno». Paolo Ascierto, presidente della Fondazione Melanoma e direttore dell’Unità di Oncologia medica e terapie innovative dell’Istituto tumori Pascale di Napoli, fa il bilancio dell'appello lanciato un anno fa per sostenere la nascita della Fondazione.
«Il melanoma - ricorda Ascierto - è un tumore della pelle particolarmente aggressivo e in costante crescita; ogni anno, in Italia, si registrano circa 7.000 nuovi casi e 1.500 decessi. E la Campania è una delle Regioni più colpite, con 800 nuove diagnosi. Nella nostra Regione disponiamo, per questa patologia, di competenze uniche, riconosciute in tutto il mondo».
Nata grazie al supporto di due Istituzioni pubbliche, l’Istituto Pascale e la Seconda Università di Napoli, la Fondazione ha già realizzato alcune iniziative: «tra le altre, nei Punti Touring di sette città - sottolinea Ascierto - è stato distribuito gratuitamente il booklet Salviamoci la pelle, un manuale realizzato in collaborazione con Bristol-Myers Squibb che, con un linguaggio semplice e diretto, contiene consigli che spaziano dall’uso delle creme protettive all’attenzione alle possibili interazioni tra farmaci e sole al controllo costante dei nei alla corretta alimentazione. L’opuscolo è disponibile sul sito www.fondazionemelanoma.org».
Indirizzi utili
ISTITUTO DERMOPATICO DELL'IMMACOLATA - IRCCS
Via Monti di Creta, 104 - 00167 Roma
Centralino: 06 66461
Prenotazioni/informazioni: 06 66463380
www.idi.it
Oncologia - Prof. Paolo Marchetti
tel.06 664633.86 – 81
FONDAZIONE I.R.C.C.S. ISTITUTO NAZIONALE DEI TUMORI
Via Venezian, 1 - 20133 Milano
Centralino: 02 23901 Prenotazioni/informazioni:
02 23902541 02 23904000
www.istitutotumori.mi.it
ISTITUTO NAZIONALE PER LO STUDIO E LA CURA DEI TUMORI "FONDAZIONE PASCALE"
Via Mariano Semmola - 80131 Napoli
Centralino: 081 5903111
Prenotazioni/informazioni: 081 5462833
www.fondazionepascale.it
Dottor Paolo Ascierto, Direttore dell’Unità di
Oncologia medica e terapie innovative
tel. 081 5903359
Errori terapeutici e diagnostici
Gli errori terapeutici e quelli diagnostici, in crescita soprattutto per i malati di tumore, le infezioni ospedaliere e la mancanza di informazioni sulle prestazioni assistenziali. Sono gli elementi che caratterizzano la sanità vista dai cittadini, almeno da quei 228mila italiani che dal 1996 ad oggi si sono rivolti al Tribunale dei Diritti del Malato, in media 16mila all'anno, più di 40 al giorno. In occasione del trentennale del Tribunale, Cittadinanzattiva ha presentato il Rapporto PIT Salute 2010 dal quale emerge che 74 segnalazioni su 100 riguardano errori, suddivisi in terapeutici (49,5 percento) e diagnostici (24,5 percento) .
Tra i presunti errori terapeutici, al primo posto ci sono quelli dell'area ortopedica, seguiti dall'oncologia e dall'odontoiatria. Le sospette errate diagnosi, invece, si concentrano nell'oncologia, con il 38,6 percento delle segnalazioni.
«Il boom negativo dell'oncologia merita un'attenta analisi», come scrivono i curatori del Rapporto. «Il trend in aumento potrebbe essere determinato dall'accresciuta sensibilità dei cittadini ma temiamo che sia determinato dalle difficoltà di accedere, in tempi utili, ad accertamenti diagnostici, dai macchinari vecchi, da un'organizzazione inadeguata e dalla mancanza di formazione del personale, soprattutto per la lettura delle immagini».
Il rischio di Silvia Mari
Pur essendoci la prevenzione, le più mirate cure mediche e i traguardi della ricerca, in Italia il rischio di carcinoma mammario aumenta rapidamente con l'età, raggiungendo un tasso annuo superiore ai 150 casi per 100.000 donne. L'incidenza è in aumento, mentre la mortalità è in calo. Nell'area AIRT (Associazione Italiana Registro Tumori) sono stati diagnosticati in media ogni anno 152 casi di tumore della mammella ogni 100.000 donne. A metà degli anni Novanta la ricerca ha permesso di scoprire due mutazioni genetiche ereditarie, denominate Breast Cancer 1 e 2, responsabili di una particolare forma di cancro precoce, che rappresenta il 14 percento dei tumori del seno e il 10 percento di quelli ovarici. La parabola di rischio arriva fino all'80 percento, in un arco di vita fino a 70 anni per il tumore del seno, mentre oscilla tra il 15 percento e il 60 percento per quanto riguarda l'ovaio. Questo il particolare caso della protagonista della storia il cui racconto, rispetto al rischio del seno e dell'ovaio, i più alti, ruota intorno ad una domanda fondamentale: sorveglianza o chirurgia preventiva? Silvia Mari, partendo dalla scoperta di essere una donna con BRCA2, racconta la sua storia e il percorso che, grazie al supporto di medici e psicologi, l'ha condotta ad affrontare, a soli 28 anni, una scelta radicale e ancora discussa in ambito scientifico. "Il Rischio", predisposizione genetica al cancro del seno: sorveglianza o chirurgia preventiva, è il libro di Silvia Mari, edito da Fontes - Roma 2010.
L’OMS e l’HPV
L'Organizzazione mondiale della sanità ha prodotto un'arma in più contro il papilloma virus umano (hpv) che è la principale causa dei tumori del collo dell'utero. Di che si tratta?
È un manuale di laboratorio che, redatto sulla base delle conoscenze e dell'esperienza acquisita nel corso degli ultimi anni, fornisce una guida per la standardizzazione internazionale delle procedure di laboratorio necessarie a implementare e monitorare i programmi di vaccinazione per l'hpv.
Il documento dà indicazioni chiare e precise su come devono essere eseguite le analisi di laboratorio e i programmi di screening. Ad esempio spiega che il vaccino anti hpv deve far parte di una strategia coordinata, che includa informazioni sul virus e i suoi fattori di rischio, il monitoraggio, la diagnosi e il trattamento delle lesioni precancerose. Il vaccino non elimina comunque la necessità degli screening, perché non tutti i tipi di cancro associati all'hpv sono coperti dagli attuali vaccini. L'Oms raccomanda inoltre ai Paesi, una volta implementato il vaccino, di monitorare il suo impatto, soprattutto per quel che riguarda la registrazione dei casi di cancro alla cervice. Per quanto riguarda poi la raccolta e manipolazione dei campioni, il documento indica la necessità di fornire risultati comparabili nel tempo e tra studi, soprattutto per la tipizzazione dei campioni cellulari e la rilevazione del dna del virus. I laboratori devono stabilire un sistema di etichettatura dei campioni in modo che ognuno di loro sia tracciabile e conservato, con un numero identificativo unico, magari usando un codice a barre.
Malati di cancro e lavoro
L'obiettivo dell'accordo di cooperazione strategica siglato al ministero del Lavoro tra la consigliera nazionale di Parità, Alessandra Servidori e il presidente della Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia (Favo), Francesco De Lorenzo è quello di impedire la discriminazione negli ambienti di lavoro delle persone colpite dal cancro, grazie all'attuazione dei principi di uguaglianza e di opportunità nei loro confronti.
«Con tale accordo - si legge in una nota - le associazioni e la consigliera si impegnano a realizzare progetti condivisi finalizzati alla sensibilizzazione, informazione e formazione, in collaborazione con le parti sociali, sui luoghi di lavoro verso le famiglie e negli istituti scolastici superiori». L'intesa inoltre stabilisce che si promuovano politiche di conciliazione e di pari opportunità trasferibili. Saranno poi realizzate attività formative e informative mirate al sostegno dei lavoratori e lavoratrici affetti da patologie oncologiche e di coloro che si prendono cura ed assistono i loro familiari».
In programma, infine, un incontro con le parti sociali per concordare, alla luce dei recenti rinnovi dei contratti collettivi di lavoro e della promozione di politiche di welfare, iniziative volte ad allargare i risultati già ottenuti a favore dei lavoratori malati di cancro e allo sviluppo di buone e nuove prassi applicate sul luogo di lavoro.
La carta degli scontrini cancerogena?
La carta degli scontrini fiscali può contenere sostanze cancerogene. La notizia arriva da uno studio americano che ha mostrato come la particolare carta lucida degli scontrini fiscali può contenere sulla sua superficie bisfenolo A (BPA), un composto chimico potenzialmente cancerogeno, in grado di causare disfunzioni endocrine e accrescere il rischio di obesità, diabete mellito e disturbi cardiovascolari.
I ricercatori, appartenenti alle due associazioni statunitensi Washington Toxics Coalition and Safer Chemicals e Safer Families, hanno verificato che questa sostanza era presente in 21 dei 22 scontrini fiscali ricevuti in altrettanti bar o negozi americani, con dosi particolarmente elevate in circa la metà degli scontrini. Questo composto è utilizzato per rendere visibile l'inchiostro sulla particolare carta termica degli scontrini e, secondo i ricercatori, tenere in mano uno scontrino per 10 secondi è sufficiente a causare il trasferimento di 2,5 microgrammi di bisfenolo A dalla carta alle dita della mano, mentre fregare lo scontrino con le mani induce una "contaminazione" circa 15 volte superiore a quella ottenuta semplicemente afferrando lo scontrino con le dita.
«Poiché il BPA è presente nella carta termica con un microfilm di polvere - hanno concluso i ricercatori - sospettiamo che possa facilmente spostarsi dalle ricevute fiscali ad altri oggetti».
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