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Diabete e tumore al pancreas
Minnie Luongo, N. 12 dicembre 2010
Qualche anno fa la prestigiosa rivista “Jama” aveva rivelato la relazione esistente fra tumore del pancreas e diabete. Ora anche la maggioranza degli esperti sembra confermare questa tesi, anche se il professor Sandro Gentile, presidente AMD, Associazione Medici Diabetologi, corregge il tiro e rettifica così: «In realtà, è certa la correlazione fra tumori solidi in genere e diabete. Il motivo? Essendo il diabete una malattia cronica, si attivano meccanismi di danno cellulare che possono portare all’insorgenza più frequente di forme tumorali. Per quanto riguarda la percentuale di tale relazione, è assai difficile definirla, almeno al momento, in quanto si tratta di una percentuale solo dedotta dagli specialisti».
Tumore al pancreas e diabete
Ma torniamo alla scoperta effettuata alcuni anni fa. Un team di ricercatori dell’Università di Chicago (Stati Uniti) aveva dichiarato che il rischio di sviluppare un tumore al pancreas è più alto in coloro che presentano una glicemia particolarmente elevata dopo un pasto. Inoltre, la relazione tra livelli elevati di glucosio nel sangue e cancro è più evidente negli individui di sesso maschile, specie se sovrappeso.
Com’è noto, il tumore del pancreas è una delle cinque forme tumorali che causano più morti nel mondo. Il motivo della sua pericolosità sta nel fatto che è difficilmente diagnosticabile: di solito lo si scopre quando è troppo tardi per intervenire. Per questo motivo, la prevenzione ha un ruolo fondamentale nel ridurre il numero di decessi: il controllo della glicemia, quindi, potrebbe essere un’arma da sfruttare a fondo, a prescindere dal fatto che si abbia il diabete o meno.
Chi è a rischio di tumore pancreatico
Ogni anno sono circa 6.000 le persone colpite da tumore al pancreas, con un aumento dei casi proporzionale all'età ed equamente distribuito tra i due sessi. La prevalenza che si è registrata per molti anni “a favore” degli uomini, infatti, era dovuta al fatto che questi fumavano in proporzione maggiore rispetto alle donne e che il fumo è un fattore di rischio importante: oggi, al contrario, le donne fumano quanto, se non più, degli uomini.
In sintesi: molto raro tra chi ha meno di 40 anni, il tumore del pancreas colpisce tantissimo i fumatori, che hanno un rischio pari a quasi il triplo rispetto a chi non fuma. Un altro fattore di rischio certo, anche se non ancora chiaro nei dettagli, è rappresentato dal diabete non insulino-dipendente (ovvero quello che in genere si manifesta dopo i 45 anni di età) e da alcune malattie genetiche rare quali la sindrome di von Hippel-Lindau. Anche alcol e caffè sono sospettati di favorirne lo sviluppo, così come alcune esposizioni professionali a solventi di uso industriale e agricolo, oltre a derivati della lavorazione del petrolio.
Recentemente, è stato scoperto anche un legame con l’obesità: una revisione pubblicata dagli epidemiologi del Karolinska Institute di Stoccolma (Svezia), infatti, ha dimostrato che esiste una relazione in entrambi i sessi, soprattutto quando il grasso è stratificato sull’addome e quando sono presenti l’intolleranza al glucosio, la resistenza all’insulina e il diabete.
La presenza in famiglia di altri casi o di tumori della mammella o del colon costituisce un fattore di rischio aggiuntivo, in genere riconducibile a specifiche mutazioni genetiche ereditarie, le quali hanno un ruolo molto importante nello sviluppo della neoplasia. Infine, essendo un organo fondamentale per la digestione, anche la dieta ha un ruolo importante: un'alimentazione ricca di grassi e proteine animali sembra collegata ad un aumento di casi.
Come si sviluppa
Circa il 70 percento dei tumori del pancreas si sviluppa nella “testa” dell'organo e la maggior parte di questi ha origine nei dotti che trasportano gli enzimi della digestione. Per quanto riguarda i sintomi, purtroppo questo tumore in fase precoce non dà segni particolari e, anche quando si evidenziano dei sintomi, si tratta di disturbi piuttosto vaghi, che possono essere interpretati in modo errato sia dai pazienti sia dai medici. Per questi motivi la diagnosi spesso viene fatta quando la malattia è già estesa. Sintomi più chiari (variabili a seconda della zona del pancreas dove ha avuto inizio il tumore) compaiono quando il cancro ha iniziato a diffondersi agli organi vicini o ha bloccato i dotti biliari. Possono così manifestarsi perdita di peso e di appetito, ittero, dolore nella parte superiore dell'addome o nella schiena, debolezza, nausea o vomito. Infine, una percentuale di malati (che alcuni hanno stimato andare dal 10 al 20 percento) può essere anche colpita da diabete, dovuto all'incapacità delle cellule malate di produrre insulina.
Diagnosi
Quando c'è il sospetto di un tumore del pancreas si possono fare diversi esami per verificare se il dubbio è fondato. Le forme più moderne di TAC (spirale o elicoidale) sono in grado di rilevare i tumori del pancreas e dei linfonodi, del fegato e dei dotti biliari. Un altro esame è quello ecografico, sia esterno (dell’addome), sia interno, effettuato per via endoscopica attraverso lo stomaco e il duodeno.
In presenza di ittero, è necessario controllare se i dotti biliari sono ostruiti e se tale ostruzione sia dovuta a un tumore. Per fare ciò si può ricorrere a tre diversi esami: la colangiopancreatografia retrograda endoscopica (ERCP), la colangiografia transepatica percutanea e la colangiorisonanza magnetica. Quest’ultimo è il meno invasivo dei tre e permette di ottenere una buona definizione della sede dell’ostruzione; non consente, però, di effettuare una biopsia per cercare la presenza di cellule tumorali, cosa che è invece possibile con entrambe le altre metodiche.
I malati di tumore del pancreas, inoltre, presentano talvolta un innalzamento dei livelli di una proteina chiamata CA-19-9, che tuttavia non è sempre presente e può essere elevato anche in presenza di altre malattie. Per questo, quando si rileva un valore anomalo di CA-19-9, è bene approfondire le indagini.
Evoluzione e cura
Le cellule tumorali che crescono nel pancreas si diffondono purtroppo con grande facilità sia ai linfonodi vicini che ad altri organi quali i polmoni e il fegato, oppure possono diffondersi nell’addome dando luogo alla cosiddetta “carcinosi peritoneale”.
Per la cura: una piccola percentuale di malati di questo tumore viene identificata quando esso è ancora localizzato e, quindi, ci si può sottoporre a un'asportazione chirurgica che ha qualche probabilità di successo, anche se l'intervento è complicato e gravato da molti rischi. I risultati migliori si ottengono nei Centri specializzati nella cura di tali tumori, dove ogni anno viene eseguito un alto numero di interventi di questo tipo. L’intervento chirurgico è diverso a seconda della localizzazione del tumore. Per quelli della testa del pancreas è indicato l’intervento di duodenocefalopancreasectomia che prevede l’asportazione in blocco di: duodeno, ultima parte di stomaco, via biliare e testa pancreatica. In caso di tumori del corpo e della coda, queste porzioni di pancreas vengono asportate in blocco con la milza, senza intaccare organi del tubo digerente. Dopo l’intervento può essere necessario eseguire una chemioterapia, che rappresenta anche l’unica arma a disposizione, assieme alla radioterapia, per i tumori che non sono operabili.
Data la gravità di questa patologia, la ricerca sta attivamente cercando una soluzione. I filoni più promettenti riguardano l’identificazione di proteine specifiche espresse dal tumore, che potranno diventare bersaglio di terapie mirate.
Diabete: la situazione in Italia
L’Associazione Medici Diabetologi, presieduta dal professor Sandro Gentile, ha appena reso noti gli ultimi dati relativi al diabete nel nostro Paese:
- 3 i milioni di italiani che soffrono di diabete;
- 1,5. i milioni di italiani che soffrono di diabete, ma non lo sanno;
- i milioni di italiani che ne soffriranno tra 20 anni, in base alle stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità;
- 5 percento i diabetici affetti dalla forma nota come “tipo 1”;
- 95 percento i diabetici affetti dalla forma conosciuta come “tipo 2”;
- 5-10 i nuovi casi annui di diabete di tipo 1 ogni 100 mila abitanti di età inferiore ai 30 anni;
- 900 i nuovi casi annui di diabete di tipo 2 ogni 100 mila persone nella fascia d’età tra i 40 e gli 80 anni;
- 250.000 i nuovi casi di diabete diagnosticati ogni anno in Italia;
- 7 percento la percentuale della spesa sostenuta dal Sistema Sanitario Nazionale per la cura del diabete.
… E a proposito di diabete
Al 46° Convegno Annuale dell’EASD (“European Association for the Study of Diabetes”) tenutosi a Stoccolma (Svezia) è stato presentato un sistema in grado di semplificare la vita dei diabetici. Realizzato da Bayer, Contour USB è il primo e finora unico sistema di monitoraggio dei valori di glucosio nel sangue che può essere direttamente inserito in un computer, fornendo agli utilizzatori un istantaneo accesso ad informazioni fondamentali ai fini di un’ottimale gestione del diabete. Di fatto, la vita dei malati di diabete viene semplificata poiché questo dispositivo rende più facile e “visibile” il controllo dell’andamento dei valori di glucosio. In più, Contour è integrato con “Glucofast Deluxe”, un software che è capace di facilitare il recupero sia dei dati sia dei risultati dei test che, nel lungo periodo, tracciano l’esatta quantità di glucosio presente nel sangue. Si possono immagazzinare fino a 2000 risultati; inoltre, la tecnologia utilizzata dall'USB consente ai pazienti di inserire semplicemente la spina e conoscere rapidamente l'andamento del livello del glucosio nel loro sangue. È, quindi, un ideale strumento di controllo per pazienti che sono pesantemente impegnati nella gestione dl loro diabete; in particolare quelli "sotto insulina" che devono frequentemente tenersi sotto controllo. Da parte loro, i medici possono verificare i risultati dei propri pazienti direttamente, ma anche al telefono o via email, con l’opportunità di adattare rapidamente la terapia.
Per saperne di piu' (BOX)
Nel Reparto di Chirurgia Generale, presso la “Casa Sollievo della Sofferenza” di Pietralcina (l’Ospedale fondato da Padre Pio), ha sede la Sezione Italiana del Centro Pancreatico Europeo. L’obiettivo principale: mettere a disposizione dei pazienti l’esperienza di un preparato e affiatato gruppo di lavoro interdisciplinare. Il Centro, in contatto diretto con la sede principale dell’Università di Heidelberg (Germania), ha per primario il dottor Pierluigi Di Sebastiano.
Il paziente è il “focus” delle attenzioni e dell’attività di questo Centro specializzato. Il team interdisciplinare, che si riunisce periodicamente, è sempre a disposizione dei malati per fornire loro il trattamento più adeguato: chirurgico, medico e diagnostico. Inoltre, le decisioni vengono prese collegialmente, allo scopo di essere in grado di decidere sempre al meglio in favore dei pazienti.
Info: Centro Pancreatico Europeo, Dipartimento Chirurgia Generale, Casa Sollievo della Sofferenza IRCCS, San Giovanni Rotondo (Foggia). www.operapadrepio.it
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