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L’ Italia è seconda in UE per il tumore alla vescica, la maggiore incidenza al nord

Vera Lanza, N. 11 novembre 2010

L'Italia è tra i primi posti in Europa per incidenza del tumore della vescica e  al secondo posto come causa di decesso in Italia dopo la Spagna, con i più alti tassi di incidenza, 29,8/100.000 uomini e 4,7/100.000 donne e un'incidenza maggiore al nord rispetto al mezzogiorno. Sono i dati forniti da Giario Conti, presidente di Auro e Primario della Divisione di Urologia presso l'Ospedale Sant'Anna di Como. L'argomento è stato tra i principali trattati nel corso del XVII Congresso nazionale Auro, che si è svolto a fine settembre presso il Marriott Park Hotel di Roma. Nella Capitale si è tenuta l’annuale maratona scientifica organizzata da Auro, l’Associazione di Urologi Italiani il cui impegno è al 50% concentrato sulle patologie oncologiche e per la restante metà su ipertrofia, calcolosi renale, incontinenza maschile e femminile, andrologia (impotenza maschile), infertilità, malformazioni e chirurgia pediatrica, con un 40% di pazienti pediatrici che soffrono di patologie urologiche. Tra gli obiettivi dell’organizzazione, fare informazione e tradurre in concretezza pratiche, studi e nuovi metodi per contrastare gravi patologie facendo sistema. «Il tasso di mortalità nel nostro Paese - prosegue Conti - è in costante diminuzione, tuttavia ci dobbiamo aspettare un aumento dei casi di tumore alla vescica nei prossimi anni, tenuto conto sia del nostro alto tasso di incidenza, sia del progressivo invecchiamento della popolazione». Il cancro della vescica è al nono posto tra i tumori più frequenti negli uomini con 273.858 nuovi casi/anno e 108.310 morti/anno nel mondo. Nelle donne i numeri sono considerevolmente inferiori con 82.699 nuovi casi l'anno e 36.699 morti in un anno, nel mondo. Il tumore della vescica viene distinto in 2 tipi: quello "superficiale" (i cosiddetti "papillomi" o "polipi" della vescica) e quello "infiltrante". Entrambi sono tumori maligni, anche se la malignità del tumore vescicale superficiale è ben più limitata e meno frequentemente mette in pericolo la vita del paziente (si dice che ha una prognosi migliore). Il tumore vescicale superficiale tende, in varia misura, a ripresentarsi nel tempo più volte ed anche a distanza di anni. Nella maggior parte dei casi la "recidiva" è ancora un tumore vescicale superficiale. Questo tumore si sviluppa maggiormente tra persone che svolgono lavori sedentari e che vivono nei paesi industrializzati come nord America, Australia ed Europa occidentale. In questi paesi è in costante aumento, rappresenta circa il 70 percento delle forme tumorali a carico dell'apparato urinario e circa il 3 percento di tutti i tumori. È più comune tra i 60 e i 70 anni ed è tre volte più frequente negli uomini che nelle donne. La sopravvivenza a cinque anni supera, in Italia, il 70 percento dei casi. Resta ancora vago il ventaglio dei possibili fattori di rischio: «tra questi i vecchi coloranti, problema oggi virtualmente superato - continua il professore - e una correlazione espressa con il fumo di sigaretta. Esistono certo altri fattori non ancora dimostrati, penso alla correlazione con quel che mangiamo e beviamo», conclude. La medicina è infatti concorde nel considerare fattori di rischio per il tumore della vescica il fumo di sigaretta, l'esposizione cronica alle amine aromatiche e nitrosamine (frequente nei lavoratori dell'industria tessile, dei coloranti, della gomma e del cuoio), l'assunzione di farmaci come la ciclofosfamide e l'infezione da parassiti come Bilharzia e Schistosoma haematobium, diffusi in alcuni paesi del Medio Oriente (Egitto in particolare). Anche la dieta gioca un ruolo importante: fritture e grassi consumati in grande quantità sono infatti associati a un aumentato rischio di ammalarsi di tumore della vescica. Esistono infine prove a favore di una componente genetica quale fattore di rischio predisponente. I sintomi con cui si può presentare il tumore della vescica sono comuni anche ad altre malattie che colpiscono l'apparato urinario. Manifestazioni frequenti sono la presenza di sangue nelle urine e la formazione di coaguli, la sensazione di bruciore alla vescica quando si comprime l'addome, la difficoltà e il dolore a urinare, la maggior facilità a contrarre infezioni. Con la progressione della malattia questi disturbi possono diventare importanti. Il tumore della vescica può diffondere localmente e a distanza per via linfatica, dapprima ai linfonodi e successivamente, attraverso il circolo sanguigno, ai polmoni (24 percento dei casi), al fegato (21 percento) e alle ossa (6 percento). Non sempre il suo comportamento è prevedibile per quanto riguarda le ricadute locali e l'aggressività. Non esistono al momento programmi di screening o metodi di diagnosi precoce scientificamente affidabili. Occorre quindi mettere in atto misure di prevenzione legate alle abitudini di vita che consistono nell'abolizione del fumo e in una dieta sana ed equilibrata. Importante, dunque, fare caso ad alcuni sintomi: un segno precoce che si accompagna al tumore vescicale è il riscontro di sangue nelle urine (ematuria). L'ematuria è spesso l'unico segno rivelatore. Ma non bisogna allarmarsi, in quanto il riscontro di sangue nelle urine non è però sempre sinonimo di tumore. Infatti le persone affette da calcoli delle vie urinarie, da infezioni urinarie o da altre malattie dell'apparato urinario possono vedere sangue nelle urine. Altro segnale è il bruciore durante la minzione e/o bisogno di urinare più frequentemente e con urgenza. Quanto alla diagnosi, si formula sulla base di alcuni esami che consentano di valutare lo stato della vagina o del retto. Questi includono: la Tac; l’analisi delle urine (per determinarne il colore e il contenuto, misurando i livelli di glucosio, proteine e sangue e accertando l’eventuale presenza di batteri; l’esplorazione interna per individuare la presenza di eventuali masse; la pielografia i.v. (Ivp), una particolare tecnica radiografica che consente di visualizzare i reni, gli ureteri e la vescica per accertare o escludere la presenza di cellule neoplastiche in questi organi; la cistoscopia per visualizzare direttamente le strutture interne della vescica attraverso un tubo sottile dotato anche di apparato illuminante detto cistoscopio, che viene inserito nella vescica attraverso l’uretra; la biopsia per esaminare al microscopio un campione di tessuto e accertare l’eventuale presenza di cellule neoplastiche. Veniamo alle opzioni terapeutiche. La prima cura del tumore vescicale superficiale è la sua asportazione mediante un intervento endoscopico.
L'Urologo introduce in vescica attraverso l'uretra uno speciale strumento denominato resettore dotato di un'ottica, che consente di vedere la cavità vescicale e di un bisturi elettrico che permette di asportare il tumore. Questo intervento viene chiamato "resezione endoscopica transuretrale" (Tur). Quando le caratteristiche del tumore fanno pensare che si possa riformare ("recidivare") con grande facilità, l'Urologo prescrive un trattamento aggiuntivo: la "chemioterapia topica endovescicale". 

Dalla Danimarca un nuovo test per il cancro alla vescica
Ricercatori danesi dell'Università di Copenaghen hanno scoperto un nuovo metodo per la diagnosi precoce del tumore della vescica, uno dei più frequenti nell'uomo. Ne ha scritto il Journal of Molecular Diagnostics. Questo tipo di tumore può essere facilmente debellato se diagnosticato per tempo, mentre nella fasi avanzate richiede l'intervento chirurgico. I ricercatori hanno modificato un test già usato per altri tipi di tumori, chiamato MS-MLPA e sono riusciti a trovare nelle urine i marcatori biologici del cancro della vescica. «Lo stesso principio potrà essere usato per altri tipi di tumore - ha detto Per Guldberg, uno degli autori - fornendo un metodo veloce ed economico per la diagnosi precoce».

Dati OMS: l'11,2% italiani rischia di morire prima dei 75 anni
In Italia il rischio di morire di tumore prima dei 75 anni è dell'11,2% ed è quasi il doppio per gli uomini rispetto alle donne. È quanto emerge da una studio di Globocan riferito ai dati del 2008. Tra le donne, l'indice scende all'8,4%, mentre la mortalità negli uomini è del 14,4%. I tumori più frequenti sono, per gli uomini, alla prostata (21%), al colon-retto, al polmone, alla vescica e allo stomaco; nella donne, al seno (30%), al colon-retto e al polmone, seguiti dal tumore al collo dell'utero e allo stomaco. Globocan ha fatto una proiezione sui tumori per i prossimi vent'anni tenendo conto delle previsioni demografiche e stima che nel 2030 si arriverà a 433.411 nuovi casi contro i 340.437 del 2008.

News dal mondo - fra 5 anni un vaccino potrebbe fermare i tumori più letali
Un gruppo di ricercatori della Middlesex University (Regno Unito) ha sviluppato un nuovo vaccino per “uccidere” i tipi di cancro più letali, tra cui quello al seno, all'intestino e al collo dell'utero. Secondo quanto riportato dal quotidiano britannico Daily Mail, questo nuovo vaccino potrebbe salvare milioni di vite umane rendendo innocui tra gli altri anche il tumore al pancreas, alle ovaie e alla vescica. Il farmaco, già in fase di sperimentazione sui pazienti, sembra in grado di ridurre e impedire la diffusione dei tumori. L'iniezione speciale potrebbe fare il suo ingresso nel mercato tra 5 anni. Per arrivare a questo vaccino i ricercatori sono partiti dal presupposto che alcuni tumori, generalmente quelli più letali, producono un ormone presente normalmente solo in gravidanza. Si tratta della “gonadotropina corionica umana” (HCG) che costituisce la base dei test di gravidanza. I ricercatori britannici hanno dimostrato che una forma di HCG viene prodotta da circa la metà dei tumori alla vescica e al pancreas. Lo stesso ormone viene prodotto dai tumori al seno, all'intestino, alle ovaie e all'utero. Il nuovo vaccino, sviluppato in collaborazione con la società statunitense Celldex Therapeutics, indirizza il sistema immunitario a distruggere HCG. Questo contribuirebbe a ridurre i tumori e soprattutto a impedire la loro diffusione e l'insorgere di metastasi. I test condotti sugli animali hanno prodotto risultati ''molto buoni'' e i risultati preliminari sui test condotti sulle persone mostrano che il farmaco è sicuro. Il nuovo vaccino verrà ora somministrato a 60 uomini e donne con una diagnosi di cancro alla vescica. Però prima di distribuire su larga scala questo farmaco saranno necessari più studi che ne mostrino l'idoneità a un ampio utilizzo. «Il vaccino - ha spiegato Ray Iles, uno dei papà del farmaco - potrebbe aiutarci a fare rapidi progressi nel trattamento di questo cancro invasivo». L'eliminazione dell'ormone HCG potrebbe anche essere utilizzata come contraccettivo. La fertilità della donna verrebbe “spenta” solo per un anno dopo il completamento del trattamento.

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