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Oncologia interventistica, ora il tumore si brucia
Monica Melotti, N. 11 novembre 2010
Aghi con radiofrequenza, potenza delle microonde, ultrasuoni e laser che sfiorano la pelle: la cura del cancro scopre una nuova frontiera. Si tratta della oncologia interventistica, che fu tenuta a battesimo nel 2006, durante la prima conferenza mondiale su questa nuova branca della medicina. Il padre di questa disciplina è il dottor Luigi Solbiati, primario della nuova Unità operativa dell’Ospedale di Busto Arsizio. La nuova struttura nasce sulla scorta di una lunga esperienza di interventi mininvasivi di ablazione (eliminazione) di tumori del fegato eseguiti utilizzando le più moderne metodiche di immagine disponibili - tac e risonanza - abbinate all’ecografia (fino alla più recente "image fusion") che hanno consentito dal 1983 a oggi di costruire una casistica tra le più elevate al mondo. L’Ospedale ha, infatti, casistiche record a livello internazionale sia per numero di interventi mininvasivi che per l’eliminazione di alcune tipologie di tumore.
La nascita
Tutto è cominciato con l’alcoolizzazione realizzata con microinfiltrazioni di alcool degli adenomi delle paratiroidi e di carcinomi del fegato conseguenti a cirrosi. Successivamente, nel 1995, all’ospedale di Busto Arsizio, è stato eseguito per la prima volta al mondo il trattamento di un tumore epatico con la "radiofrequenza mediante ago raffreddato". «Fino a 20 anni fa, l'unica terapia era quella chirurgica», spiega il dottor Solbiati. «L' intervento, però, può essere rischioso, trattandosi di fegati già danneggiati dalla cirrosi. Non sempre, infatti, è possibile rimuovere solo il cancro, spesso è necessario asportare anche una parte del tessuto epatico che circonda il tumore, e questo può esporre i pazienti al rischio di una insufficienza epatica dopo l'intervento. Come se non bastasse, questo tipo di tumore può svilupparsi in più parti dello stesso fegato contemporaneamente oppure in tempi successivi e non è possibile (oltre ad essere rischioso per il paziente) resecare il fegato più e più volte negli anni. Con le metodiche “ablative” (alcolizzazione ed oggi termoablazione con radiofrequenza o microonde che ha sostituito l’alcoolizzazione in gran parte dei casi) non si danneggia il fegato sano, ma si distrugge solo il cancro. La termoablazione consiste tecnicamente nel localizzare, grazie all'ecografia, il tumore ed introdurvi attraverso la cute, senza alcun taglio chirurgico, un ago-elettrodo che, collegato ad un generatore di radiofrequenza (o di microonde) “brucia” il tumore lasciandolo in sede, senza asportarlo. La mano dello specialista in questi casi è "guidata" dall’ecografo, apparecchiatura che mostra in diretta le immagini dei tumori da trattare consentendo di inserire con estrema precisione l’ago-sonda, anche grazie al confronto e allo studio di tac e risonanze combinabili con le immagini ecografiche».
Target therapy
Oggi con queste tecniche termoablative si curano molte neoplasie, considerate un tempo non trattabili, primo fra tutti l’epatocarcinoma tipico dei pazienti cirrotici e in forte aumento in tutto il mondo. La procedura è stata poi estesa alle metastasi al fegato da tumori del colon-retto, del rene, della mammella e di altri organi, ai tumori renali e surrenalici, agli osteomi osteoidi, ecc... «Dal 1995 a oggi nel presidio bustocco sono stati trattati con la termoablazione 1.550 pazienti (120 l’anno circa), con oltre 3.300 lesioni tumorali», continua lo specialista. «In particolare, in questo numero sono compresi oltre 500 pazienti curati per metastasi da neoplasia del colon-retto, che costituiscono attualmente la più grossa casistica al mondo. Un dato significativo riguarda il bassissimo numero di complicanze significative registrate: solo nello 0,01% dei casi. Non solo, i risultati in termini di sopravvivenza dei pazienti sono notevolmente andati migliorando: ad esempio, nelle metastasi epatiche da neoplasia del colon-retto (patologie molto aggressive) si raggiunge oggi una sopravvivenza a 5 anni superiore al 40%, molto vicina a quella delle casistiche chirurgiche, ma ottenuta in pazienti molto spesso giudicati non operabili».
L’ospedale bustocco ha attualmente la più grande casistica al mondo nelle metastasi epatiche da colon-retto trattate con termoablazione ed una delle più grandi nel trattamento degli epatocarcinomi su cirrosi e questa consolidata esperienza è stata presentata in oltre 400 congressi nazionali e internazionali. La termoablazione è stata divulgata attraverso oltre 120 articoli pubblicati sulle più prestigiose riviste di settore e inserita nel primo testo mondiale sulle terapie ablative pubblicato nel 2006 dall’editore Springer di New York e di cui Solbiati è uno dei tre Autori. Il reparto di oncologia interventistica di Busto Arsizio ha organizzato nel 2006 a Cernobbio la prima Conferenza Mondiale di Interventistica in Oncologia.
Fusion di immagini
Dal 2004, grazie alla collaborazione con un’azienda italiana (Esaote), il gruppo di Busto guidato dal dottor Solbiati, ha messo a punto e sperimentato con successo il primo sistema al mondo di "fusione di immagine in tempo reale" che abbina, grazie a un software denominato Virtual Navigator, l’immagine ecografica, con quella della TAC o della Risonanza Magnetica, potenziando il loro potere diagnostico. Oltre 800 tumori epatici sono stati sinora trattati con questa particolare tecnologia e questa è attualmente la maggiore casistica al mondo.
«Reparti di Radiologia Interventistica dotati di letti di degenza per i pazienti da trattare sono presenti in pochi ospedali in Italia e all’estero», continua Solbiati. «In Italia Centri come quello creato a Busto esistono solo a Milano (Ospedale di Niguarda), a Roma (Università di Tor Vergata) ed in altri 4 Ospedali, ma quello di Busto è il primo denominato “Radiologia Interventistica Oncologica. È certamente un importante traguardo, un punto d’arrivo frutto del risultato del lavoro di tutti i miei collaboratori: Tiziana Ierace, Luca Cova e Luigi Sibilio, che hanno permesso che il nostro operato facesse scuola nel mondo. In sei anni, nel nostro ospedale, sono venuti oltre 200 medici stranieri per aggiornarsi e imparare queste metodiche interventistiche. Il nostro obbiettivo è quello di diffondere la conoscenza di queste metodiche anche ad altri centri.
Oltre ad una stretta collaborazione sviluppatasi per anni con l’Ospedale di Vimercate (Dottor Livraghi) ed ai contatti con gli altri Centri italiani sopra citati, si è creata una “rete” internazionale che comprende, negli USA, il National Institute of Health di Bethesda, la Johns Hopkins University a Baltimora, la Mayo Clinic di Rochester ed il Massachusetts General Hospital di Boston e, in Europa, il Middlesex Hospital di Londra, l’Istituto Tumori Gustave Roussy a Parigi e Centri a Monaco di Baviera, Tubingen, Berlino e Barcellona, oltre alla Hadassah University di Gerusalemme».
Prossima frontiera
La termoablazione con radiofrequenza è stato un punto di partenza per sviluppare un settore in continua evoluzione. La prossima frontiera sarà certamente l’utilizzo di apparecchiature a "microonde", di apparecchi di crioterapia e di generatori di ultrasuoni focalizzati ad alta intensità (HIFU) che possono sostituire la radiofrequenza in particolari situazioni e applicazioni. Le microonde, più potenti e rapide rispetto alla radiofrequenza, stanno progressivamente sostituendo la radiofrequenza in molte applicazioni a livello di fegato e organi addominali. Il laser, soprattutto con la tecnologia “a diodi”, utilizzando fibre molto sottili che si possono inserire entro aghi di ridottissimo calibro, viene impiegato sotto guida ecografica per distruggere piccoli bersagli in zone del corpo molto “delicate”, come il collo: noduli tiroidei benigni in progressiva crescita, metastasi linfonodali al collo da tumori tiroidei già operati, ecc…
Un altro strumento interessante sono gli ultrasuoni ad alta intensità (HIFU- High Intensity Focused Ultrasound) guidati entro il corpo umano mediante risonanza magnetica. «Il paziente entra in una macchina di risonanza magnetica al cui interno si trova un generatore di ultrasuoni che vengono focalizzati in un punto preciso dell’organismo. Non si sfiora nemmeno la pelle, gli ultrasuoni attraversano la cute su una superficie molto ampia, per evitare il rischio di bruciature e, seguendo precisi modelli matematici, vengono fatti confluire verso il focolaio tumorale. L’effetto è simile a quello di una lente che concentra la luce dei raggi solari su un foglio di carta, fino a farlo bruciare.
La crioterapia invece è indicata nella terapia antalgica dei tumori ossei. Ha un potente effetto antidolorifico perché riesce a distruggere le fibre nervose proprio nel punto di contatto fra l’osso ancora sano e l’inizio del tumore, dove sorge appunto il dolore intenso che caratterizza le metastasi ossee. Non abbiamo ancora affrontato, per nostra precisa scelta, altri campi in cui si stanno ottenendo nel mondo risultati sempre più significativi, come i tumori polmonari, primitivi o metastatici e sarebbe molto interessante nel prossimo futuro inserirci nel campo dei piccoli tumori mammari (scoperti spesso nel corso dello screening mammografico) soprattutto in pazienti anziane, settore attualmente in fase iniziale di studio in pochi centri nel mondo. Per questa particolare applicazione, gli ultrasuoni focalizzati potrebbero diventare la metodica più precisa ed affidabile, evitando i rischi di “bruciature” troppo ampie che la radiofrequenza potrebbe comportare.
Tutti i numeri dell’Ospedale di Busto Arsizio
L’ospedale di Busto Arsizio fa parte dell’Azienda Ospedaliera “Ospedale di Circolo di Busto Arsizio”, costituita anche dai presidi di Saronno e Tradate.
Nel 2009 all’ospedale sono stati effettuati 22.145 ricoveri e 11.746 interventi chirurgici. Tra questi, nell’ambito della Radiologia interventistica le termoablazioni di neoplasie epatiche e renali sono state 193, mentre nel settore cardiologico sono state eseguite 1.180 coronarografie, 617 angioplastiche coronarie e 8 correzioni del forame ovale pervio.
Sono state erogate complessivamente 1.865.598 prestazioni ambulatoriali, i nati sono stati 1.299, le sedute dialitiche 26.850. I pazienti visitati in Pronto Soccorso 67.553.
OSPEDALE di BUSTO ARSIZIO
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Catania
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