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Antiossidante e test genetici, armi contro il tumore?

Monica Melotti, N. 6/7 giugno/luglio 2010

La lotta contro i tumori non conosce confini, così oltre alle normali terapie, si sperimentano anche terapie alternative come gli antiossidanti e come prevenzione i test genetici. Ma sono strumenti validi? Vediamo di fare chiarezza. Al recente congresso “Stress ossidativo e infiammazione nel malato oncologico”, che si è tenuto all’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, si è discusso sugli antiossidanti come nuove cure collaterali per far stare meglio il malato di tumore. «Perché si formino e crescano i tumori», spiega Marco Pierotti, direttore scientifico dell'Int., «devono esserci dei danni al Dna e alcuni di essi sono legati a stress ossidativo, ma necessitano anche di un particolare microambiente per svilupparsi e diffondersi. L'infiammazione fornisce questo particolare microambiente. Stress ossidativo e microambiente possono creare una situazione nella quale la cellula si trasforma, creando una situazione a rischio di formazione tumorale. Lo stress ossidativo è una condizione importante che può danneggiare singole molecole, come proteine e lipidi della membrana cellulare, danni che diventano allertanti anche a distanza e coinvolgono molta parte dell' organismo, che reagisce appunto con l'infiammazione».

Stress ossidativo
Lo stress ossidativo comporta un invecchiamento della cellula e quindi dei tessuti con tutto quel che ne consegue in termini di efficienza. L’invecchiamento precoce della pelle è uno dei segnali più conosciuti.
Il danno cellulare inizia a livello della membrana con un’alterazione degli scambi tra interno ed esterno della cellula; all’interno viene alterata la formazione di ATP che è la batteria, la fonte di energia della cellula, e si può arrivare fino all’alterazione del DNA con effetti mutageni e quindi tumore.
È importante però chiarire il significato di stress ossidativo. Nell'organismo sano esiste un equilibrio tra i meccanismi ossidativi e le difese antiossidative. I responsabili dei processi ossidativi sono i radicali liberi, prodotti nel corso della respirazione cellulare. Perché sono dannosi? Interagiscono con le strutture biologiche circostanti alterandole. Sono talmente lesivi che nel corso dell'evoluzione della specie sono comparsi nell'organismo meccanismi di difesa, i cosiddetti scavengers o spazzini dei radicali liberi che sono sostanze antiossidanti. Alcuni di questi sono enzimi, come la catalasi, altri sono vitamine, come la E e il beta carotene che è il precursore della vitamina A. Studi americani dicono che bisognerebbe iniziare a prevenire i danni dell'invecchiamento attorno ai 40/45 anni; è a quella età, infatti, che inizia a manifestarsi lo stress ossidativo. Ed è favorito dall'inquinamento fisico (raggi solari, radiazioni, rumore), dall'inquinamento atmosferico (ozono, fumo, gas di scarico delle auto, riscaldamento, residui tossici nel terreno e nelle acque), dall'inquinamento alimentare (pesticidi, detergenti, acidi grassi) e dalle infezioni da virus e batteri. Lo stress ossidativo aggredisce le nostre cellule alterandone le strutture lipidiche, le membrane cellulari e il Dna. Non solo, all'invecchiamento cellulare si accompagna il declino del sistema immunitario: l'organismo diventa sempre più vulnerabile agli attacchi esterni e aumenta la probabilità di ammalarsi. Come difendersi? «La vera medicina anti-invecchiamento è quella predittiva», dice Maria Grazia Marin, biochimica, direttore del Laboratorio Oxygen Lab di Brescia. «Sulla storia medica e familiare di ognuno si possono individuare i punti deboli e prevedere la suscettibilità a certe malattie grazie ai test genetici e adottare stili di vita adeguati per prevenire la possibilità di ammalarsi. Le raccomandazioni davvero efficaci sono semplici: mangiare sano, non fumare, praticare una moderata attività fisica, allenare la mente e coltivare i rapporti sociali». Ma sono sempre di più gli esperti che suggeriscono di abbinare a una sana alimentazione l'uso di integratori. Queste sostanze sono in grado di aumentare le difese immunitarie e l'attività antiossidante dell'organismo secondo i principi della nutrigenomica, cioè lo studio delle interazioni genetiche con un nutriente che determina un cambiamento profondo delle funzioni cellulari.

Antiossidanti superstar
Gli antiossidandi sono considerati tra i migliori alleati per la salute, utili a contrastare numerose malattie e promuovere il benessere dell’organismo. Sono diversi gli studi che affermano anche un loro ruolo preventivo per inibire la crescita del tumore. Come la vitamina C, i cui poteri erano stati illustrati già trent'anni fa dal premio Nobel Linus Pauling il quale avanzò la tesi, rimasta sempre molto controversa, che una significativa supplementazione nella dieta con vitamina C fosse in grado di prevenire il cancro. Di recente, un gruppo di ricercatori della  HYPERLINK "http://www.hopkinsmedicine.org/" Johns Hopkins University è riuscito a dimostrare che, quanto meno nel topo, la vitamina C può in effetti inibire la crescita di alcuni tipi di tumore, ma non attraverso il meccanismo finora ipotizzato. L'idea più accreditata circa il possibile meccanismo di azione antitumorale della vitamina C e di altri antiossidanti fa infatti riferimento alla capacità di queste sostanze di inattivare i radicali liberi e di prevenire quindi i danni che essi possono provocare al DNA. Altri potenti antiossidanti sono il selenio e lo zinco, che possono diventare una preziosa arma di prevenzione per i polipi rettali secondo un importante studio tutto italiano (vedi Prevenzione Tumori di marzo u.s.). «Lo studio ha richiesto 15 anni di follow-up ed è stato presentato all’American Association for Cancer Research Frontiers in Cancer Prevention, tenutosi recentemente a Houston», spiega Luigina Bonelli, responsabile della prevenzione secondaria e screening dell’Istituto Nazionale per la ricerca sul cancro di Genova. «Sono stati arruolati 411 soggetti, di età compresa tra i 25 e i 75 anni, che avevano subito un intervento di rimozione di polipi adenomatosi colorettali. I partecipanti sono stati divisi, secondo una sequenza casuale (randomizzazione) in due gruppi: al primo è stato somministrato un mix di antiossidanti con vitamina A, B6, C e selenio più zinco, mentre all’altro gruppo è stato somministrato un placebo. Al termine del periodo di osservazione, il 37,3% dei pazienti assegnati al gruppo trattato con placebo aveva sviluppato nuovi adenomi, contro il 22,6% dei pazienti del gruppo trattato con il mix di antiossidanti, evidenziando così un importante effetto preventivo. Altri studi hanno evidenziato che il selenio è in grado di inibire la proliferazione cellulare nel colon retto» (info: www.pharmanord.it)

Test genetici
Nei prossimi anni la ricerca genetica offrirà sempre più nuove opportunità per sconfiggere o prevenire malattie. Conoscere il proprio futuro è sempre stato un desiderio costante nell’animo umano. Sapere poi quali saranno i punti deboli della nostra salute è ancora una sfida maggiore, che forse non tutti sono pronti a sostenere. I test genetici ci permettono di conoscere in anticipo il nostro “tallone d’Achille”. Valutano il rischio di malattie importanti, quali: patologie coronariche, osteoporosi, tumori, e altro. «La positività a un test non significa che soffriremo necessariamente di quella malattia», chiarisce Ascanio Polimeni, uno dei pionieri della
medicina anti-aging in Europa e autore del libro “Il fattore genetico” (vedi box). «Ma deve essere un campanello di allarme per adottare strategie preventive, come seguire un’alimentazione corretta, una terapia ormonale, assumere determinati farmaci o quando è il caso degli integratori. Ogni gruppo di test deve essere attentamene valutato in un quadro clinico generale (storia familiare del paziente, stile di vita). La ricerca non ha ancora identificato ogni tratto genetico capace di contribuire allo sviluppo di una malattia, tanto più che lo sviluppo di una patologia cronica è influenzata dalla presenza di più alterazioni genetiche che agiscono di concerto».
Analisi del profilo genetico
Non esistono geni buoni o cattivi. Basta pensare che il 99,9 percento del genoma umano è uguale per tutti, mentre il rimanente 0,1 per cento è responsabile delle differenze più o meno visibili: l’altezza, il colore della pelle, degli occhi, dei capelli, la predisposizione a diverse malattie. «Questi cambiamenti infinitesimali vengono definiti “polimorfismi genetici” (abbreviata SNP, single nucelotide polymorphism) e sono influenzati dall’ambiente, dagli stili di vita, dallo stress, dall’abuso di fumo, alcool e farmaci», dice Maria Grazia Marin, biochimica, direttore del Laboratorio Oxygen Lab di Brescia. «Questi test sono adatti a tutte le età, ma il momento migliore è dopo i 40 anni, quando lo stress ossidativo causato dai radicali liberi può provocare un invecchiamento precoce delle cellule. I test sono personalizzati in base alla storia familiare e personale, per esempio si può valutare una predisposizione genetica alle malattie coronariche, ad alcuni tipi di tumore, insieme ai parametri biochimici tradizionali quali colesterolo e trigliceridi. Se si soffre di intolleranze alimentari si evidenziano l’ipersensibilità verso alimenti, conservanti e additivi; se si hanno problemi di disbiosi si valuta la funzionalità intestinale. A seconda del tipo di test (alcuni si trovano anche in farmacia) cambia anche la modalità di prelievo che può essere: mediante un esame del sangue, in laboratorio, un semplice prelievo da dito con poche gocce di sangue, un campione di urina o di feci, oppure mediante un tampone strofinato all’interno della guancia. Perché fare questi test? Per avere un quadro completo del proprio stato di salute. Si comincia misurando dei parametri che ci danno un’idea dell’ossidazione delle nostre cellule, si valutano anche le nostre difese contro l’ossidazione. I test, chiamati anche pannelli, valutano l’equilibrio ossidativo che può essere peggiorato da una alimentazione scorretta, da un abuso di fumo, alcool, farmaci, mancanza di esercizio fisico. I risultati dei test danno dei suggerimenti per migliorare il proprio stile di vita: se i radicali liberi hanno comportato dei danni, bisognerà correggere la dieta, con degli integratori , come il selenio o gli omega 3, non un integratore qualsiasi, ma un’integrazione mirata, meglio se consigliata da un medico. Lo scopo è quello di integrare le effettive carenze e poi monitorarle nel tempo. Per questo i test a distanza di qualche mese vanno rifatti per vedere se i cambiamenti apportati allo stile di vita sono stati benefici. Il costo? I test biochimici più semplici costano circa 60 euro, ma quelli genetici più complessi possono costare molto di più, ma si fanno una sola volta nella vita». (info: www.oxigenlab.com)

Test genetici sempre più diffusi, anche per il tumore, ma non sempre sono utili
Obesità, depressione, invecchiamento, diabete, malattie cardiovascolari e tumori hanno in comune la firma genetica: in altre parole, il futuro della nostra salute è scritto, almeno in parte, nel nostro patrimonio genetico. E può essere svelato con i test genetici. Oggi sono disponibili oltre duecento test genetici differenti per individuare altrettante malattie e quindi mutazioni nel nostro Dna. Solo in Italia sono stati eseguiti nel 2007 complessivamente 560 mila test genetici pre e post natali (analisi citogenetiche, analisi di genetica molecolare, analisi immunogenetiche), con un aumento del 30% rispetto al 2004 (dati Sigu, Societa italiana di genetica umana).
Ma attenzione. Non sempre la mutazione di un gene si traduce in una patologia. Quando è in gioco l'alterazione di un solo gene, come avviene per l'emofilia o la fibrosi cistica, lo sviluppo della malattia è certo (entro certi limiti), ma se sono coinvolti più geni e magari anche i fattori ambientali, come avviene per alcune forme di tumore o per le patologie cardiovascolari, la certezza di ammalarsi non c'è. «Non solo, ognuno di noi è portatore di alcune mutazioni, ma può averne altre che le controbilanciano o in parte le attenuano o in altri casi peggiorano lo sviluppo della malattia», precisa Giuseppe Novelli, Ordinario di Genetica e Preside della Facoltà di Medicina di Roma Tor Vergata. «Ecco perché bisogna affidarsi solo a consultori genetici seri, mentre sono da sconsigliare i kit fai da te o i responsi dati via fax o via mail, che possono creare del panico ingiustificato. Sottoporsi a questi test per vedere se si è o meno suscettibili allo sviluppo di un tumore o di un’altra malattia è molto utile, ma lo screening non si può fare a tappeto, deve essere rivolto alle persone a rischio. I test disponibili di suscettibilità genetica più usati prevedono l'analisi di mutazione dei geni, come il MSH2 e MLH1, coinvolti nel tumore del colon, o il BRCA1 e il BRCA2, localizzati rispettivamente sul cromosoma 17 e 13 e coinvolti nella predisposizione ereditaria del cancro della mammella e dell'ovaio».
Il test genetico per il tumore al seno, ormai una realtà in Italia, deve essere eseguito nelle donne con familiarità, quelle cioè con un parente stretto che si è ammalato di questa forma tumorale. Un test positivo può indicare un maggiore rischio di sviluppare la malattia, ma non è detto che ciò avvenga necessariamente. È consigliabile però eseguire mammografie più ravvicinate nel tempo e anticipare l'epoca dell'ecografia mammaria, per svelare precocemente un nodulo sospetto. Chi eredita invece il gene mutato di una forma di tumore della tiroide (il carcinoma midollare) non sarà solo predisposto, ma svilupperà sicuramente questo tumore. Nella Poliposi adenomatosa del colon (una malattia ereditaria caratterizzata dalla presenza di oltre 100 polipi sparsi in questo tratto dell'intestino), è utile identificare l'eventuale mutazione del gene APC sia nella persona colpita, sia nei suoi figli: chi ha la mutazione deve infatti eseguire delle colonscopie ravvicinate.

Un libro per saperne di più
L'elisir di lunga vita? Si trova nel Dna. Una leggenda? Non proprio. Secondo il ginecologo Ascanio Polimeni dopo la mappatura del genoma umano si è cominciato a studiare i geni dell'invecchiamento e da qui è nata la necessità di pensare ad alcuni accorgimenti ad personam per vivere più a lungo. Quali? Il dottor Polimeni, autore con Vincent C. Giampapa (chirurgo plastico Usa e presidente dell'American board of anti-aging medicine) del libro 'Il fattore genetico' edito da Sperling & Kupfer, non ha dubbi: «È utile un “Programma genetico personalizzato” per mantenerci giovani e in forma più a lungo», dice Polimeni. «Ma attenzione: per agire sui processi cellulari chiave correlati all'invecchiamento, occorre limitare o ridurre i livelli di radicali liberi, incrementare la riparazione del Dna stimolando anche il funzionamento dei geni positivi, il semplice test genetico da solo non basta. Può essere un utilissimo punto di partenza, una sorta di guida per centrare l'obiettivo, ma poi urge dare un'aggiustatina al proprio stile di vita per adattarlo ai nostri geni. Diversi studi hanno dimostrato che ridurre l'apporto calorico rallenta gli effetti dell'invecchiamento, inibendo i geni 'cattivi' a favore di quelli buoni. Ma mangiare in modo corretto non è sufficiente. L'ambiente in cui viviamo, ad esempio, è molto importante. Ed è dimostrato da uno studio effettuato su due gemelli identici (cioè con lo stesso Dna) cresciuti in due ambienti diversi: uno a Wall Street, a contatto con l'inquinamento e lo stress newyorkese, l'altro nell'Idaho immerso nella natura. Il risultato? Il primo dimostrava vent'anni in più del secondo».
Un esempio che evidenzia come, a parità di potenziale genetico, i fattori ambientali, la dieta, l'attività fisica e lo stress incidono parecchio sulla nostra forma. Senza dimenticare il potere della mente. (www.studioapolimeni.com)

Il genoma umano
Il patrimonio genetico o genoma è l’insieme dei geni (sono circa 30.000), di un organismo vivente. I geni sono i mattoncini del DNA che rendono ogni individuo diverso dall’altro. Sono localizzati nel nucleo di ogni cellula e costituiscono il codice genetico, grazie al quale il corpo costruisce le proteine che assolvono alle varie funzioni necessarie all’organismo per funzionare in modo corretto. Le informazioni che derivano dalla conoscenza dei nostri geni sono fondamentali per il rischio di sviluppare malattie.

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