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Tumore del colon retto: prevenire si può

Minnie Luongo, N. 6/7 giugno/luglio 2010

Chi ha più di 50 anni si ricorda certamente di “Carosello”, il contenitore di messaggi pubblicitari dopo il quale i genitori intimavano ai più piccoli di andare a letto. Ebbene, per tutti coloro che hanno l’età per rammentare “Carosello”, è ora di pensare alla prevenzione del tumore del colon-retto: lo sottolinea l’attuale campagna di sensibilizzazione attuata congiuntamente da AISTOM (Associazione italiana stomizzati), AIOM (Associazione italiana di oncologia medica), FAVO (Federazione italiana delle Associazioni di volontariato in oncologia), con il sostegno di Roche e il patrocinio del Ministero della Salute. Immagine simbolo della campagna è proprio un vecchio televisore in bianco e nero che trasmette lo storico Carosello della RAI degli anni Sessanta e Settanta per catturare l’attenzione degli over50 con la domanda diretta “Ricordi questo? Allora è ora di pensare alla prevenzione del tumore del colon retto”. L’iniziativa, presentata di recente a Roma, ha fatto il punto sullo stato dell’arte di questa patologia che in Italia colpisce circa 35.000 persone ogni anno, con un picco d’incidenza dai 55 anni in su. 

L’importanza dello screening
Nonostante oggi vi siano ottime possibilità di guarigione per questo tumore (il terzo tumore maligno per incidenza e mortalità) purché lo si scopra in stadio precoce, nel nostro Paese sussistono forti disomogeneità regionali, scarsa copertura e basse adesioni ai programmi di screening. È pur vero che i sintomi poco evidenti spesso conducono ad identificare il tumore quando è già in fase avanzata: pertanto, il tumore al colon-retto è sì una patologia “difficile”, ma gli screening diagnostici sono in grado di identificare oltre il 75 percento dei tumori del colon-retto e le ricerche dimostrano che il 50 percento delle morti può essere evitato proprio grazie alla diagnosi precoce e ai trattamenti oggi disponibili. L’Italia è però ancora indietro: bassa l’estensione effettiva dei programmi di screening colorettale (oggi circa al 50 percento) con un’adesione della popolazione a rischio al di sotto del livello accettabile (45 percento). Per quanto riguarda le disomogeneità regionali, si registra un picco di copertura al Nord (74 percento) seguita dal Centro (56 percento) e solo un 16 percento nel Sud e nelle Isole.

L’iniziativa di sensibilizzazione
Obiettivo principale della campagna: diffondere maggiore informazione sulla patologia e sull’importanza della diagnosi precoce, avvicinando i cittadini senza timori allo screening colorettale. «Lo scopo della nostra iniziativa – sottolinea il professor Giuseppe Dodi, presidente A.I.STOM. – è proprio quello di informare tutta la popolazione e sensibilizzare soprattutto le categorie a rischio per far comprendere quanto sia importante sottoporsi agli esami diagnostici, quale il sangue occulto nelle feci. Allo stesso tempo, è necessario che i programmi di screening avvengano sistematicamente e che il sistema sanitario potenzi le strutture e il personale per affrontare un maggior carico di lavoro». Strumento cardine della campagna sarà un gazebo posto nelle piazze centrali di alcune città con un gonfiabile che riproduce il colon-retto, all’interno del quale si potrà conoscere meglio questa parte del corpo e le possibili patologie che possono colpirla e, inoltre, ricevere opuscoli informativi sul tumore del colon-retto e sull’importanza della diagnosi precoce e dello screening. L’informazione viaggerà anche su internet con il sito www.tumorecolonretto.it, e sui social media, da Facebook a Youtube e Wikipedia.  Dopo Palermo, prima tappa della campagna, sono coinvolte Catania, Bari, Napoli, e Roma da maggio a novembre. E non è un caso. «Perché – come dice il professor Francesco De Lorenzo, presidente FAVO, - è proprio nelle regioni del Mezzogiorno che si registra una diffusione ancora insufficiente dei programmi di screening e un tasso di adesione troppo basso. In questo quadro anche le associazioni di volontariato oncologico devono fare la loro parte, mettendo a disposizione la presenza sul territorio, per promuovere lo screening ed informare i cittadini sulla sicurezza degli esami».
 
Prima di tutto la diagnosi
 «Oggi si guarisce nella stragrande maggioranza dei casi se la neoplasia è individuata in fase iniziale, mentre la percentuale cala al 40-50 percento quando la diagnosi è tardiva e il tumore ha avuto modo di ingrandirsi ed espandersi» evidenzia il professor Marco Venturini, presidente eletto AIOM. «Con i progressi della ricerca scientifica è comunque aumentata la possibilità di prolungare la sopravvivenza e migliorare la qualità della vita anche nei casi avanzati, grazie alle nuove terapie mirate su specifici obiettivi molecolari».
Aggiunge il dottor Filippo Palumbo, Direttore Dipartimento Programmazione Sanitaria del Ministero della Salute: «La maggiore diffusione dei programmi di screening per il tumore del colon-retto è anche una delle priorità del Ministero della Salute. Il Piano Oncologico Nazionale 2010/2012 prevederà come tra le azioni prioritarie sia necessario proprio l’incremento della partecipazione a questi programmi e la sperimentazione di progetti innovativi, in accordo con le Regioni».
In campo è scesa anche l’Europa con le European Guidelines for Quality Assurance in Colorectal Cancer Screening, per aiutare le istituzioni sanitarie a implementare programmi di screening colorettale efficaci e di qualità. Le linee guida ripercorrono le evidenze scientifiche a supporto dei diversi esami disponibili, individuano i passi necessari per implementare un corretto programma di screening e forniscono indicazioni sulle strategie di comunicazione con il pubblico.

Gli strumenti dello screening

  • SOF (Ricerca di sangue occulto nelle feci). Con questo esame si analizza un campione delle feci con un test immunoistochimico in grado di rilevare l’emoglobina umana. In caso di positività, il paziente deve sottoporsi ad una colonscopia completa di approfondimento, poiché si valuta una probabilità tra il 30-40 percento di presenza o sviluppo di un tumore. L’esame si rivolge a uomini e donne tra i 50 e i 70-75 anni d’età, che dovrebbero sottoporsi al test ogni due anni.
  • RS (Rettosigmoidoscopia). L’esame consiste nell’introduzione di una sonda nel tratto finale dell’intestino per l’osservazione diretta del retto e del sigma. L’esame permette di identificare circa il 70 percento delle lesioni avanzate prevalenti ed è rivolto a soggetti tra i 58 e i 60 anni. Andrebbe effettuato una sola volta nella vita o, in ogni caso, non più di una volta ogni dieci anni.
  • Colonscopia.  Pur non facendo parte dei test di screening, questo esame si consiglia almeno una volta nella vita, attorno ai 60 anni. Consiste nell’osservazione diretta dell’intestino (come la RS), ma comprende anche il colon.

AISTOM
L’Associazione Italiana Stomizzati è l’organizzazione di volontariato che provvede a tutelare i diritti dei pazienti stomizzati. Fin dagli anni Ottanta ha costituito “Gruppi di lavoro”, grazie ai quali la ricerca e la qualità di vita dei soggetti atomizzati sono notevolmente migliorate, rendendo la stomia più accettabile e socialmente gestibile. Attualmente AISTOM promuove campagne di informazione sul tumore del colon-retto per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della prevenzione e della diagnosi precoce, al fine di evitare che un numero sempre maggiore di persone si trovi a vivere le difficoltà legate ad una stomia. L’Associazione è membro dell’European Ostomy Association (EOA), dell’International Ostomy Association (IOA), nonché fondatrice della FAVO (Federazione italiana delle Associazioni di volontariato in oncologia). AISTOM fornisce:

  1. assistenza sanitaria;
  2. riabilitazione psichica;
  3. assistenza protesica;
  4. apprendimento della pratica dell’irrigazione per i colostomizzati;
  5. rilascio delle certificazioni mediche;
  6. controlli nel tempo;
  7. consulenza legislativa;
  8. informazioni sulle attività dell’Associazione, grazie all’invio del “Giornale d’informazione AISTOM”.

wwwt.aistom.org

AIOM
L’Associazione Italiana di Oncologia medica, fondata nel 1973, è la Società clinico-scientifica degli oncologi medici italiani. Con circa 2.000 iscritti e amministrata da un consiglio direttivo di 12 membri, AIOM è presieduta dal dottor Carmelo Iacono. Principali scopi dell’associazione: riunire gli esperti di quella branca dell’Oncologia Clinica la cui attività principale consiste nello studio degli aspetti medici delle neoplasie e della terapia dei tumori mediante trattamenti medici: in particolare chimici, endocrini, immunologici e riabilitativi. Così da promuovere il progresso nel campo sperimentale, clinico e sociale; facilitare i rapporti tra oncologi medici ed esperti di altre branche specialistiche; stabilire relazioni scientifiche con analoghe associazioni sia italiane sia straniere. AIOM, inoltre, s’impegna nel promuovere la ricerca clinica e sperimentale, la prevenzione primaria, la diagnosi precoce, la terapia riabilitativa di supporto e quella palliativa. Oltre ad incentivare campagne di educazione, a tutti i livelli. Particolare interesse, infine, riveste la formazione professionale di oncologi medici e di operatori sanitari, assieme alla formazione di strutture intra ed extra ospedaliere per l’assistenza al malato con neoplasia.
Sede: via Noe 23, 20133 Milano; tel. 02/7063.0279, fax 02/2360018.

www.aiom.it

All’estero AIOM è rappresentata da ESMO (European Society for Medical Oncology), www.esmo.org.

FAVO
La Federazione Italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia nasce nel 2003 come “l’Associazione delle Associazioni” di volontariato al servizio dei malati di cancro e delle loro famiglie. In pratica, FAVO mira a creare sinergie fra le associazioni di volontariato oncologico, allo scopo di assicurare una rappresentanza istituzionale per il riconoscimento di nuove esigenze e di nuovi diritti. Fra le sue attività:

  • diffondere l’applicazione uniforme dei trattamenti terapeutici più aggiornati, ed erogare i servizi di assistenza a domicilio e in hospice;
  • agire come rete d’informazione, per facilitare l’accesso ai servizi terapeutici e al sostegno psicologico;
  • porsi come interlocutore delle istituzioni politiche, sindacali e culturali, anche per ribadire un “no” deciso contro ogni tipo di discriminazione;
  • porre la riabilitazione come intervento prioritario e diritto irrinunciabile, nell’ottica di un globale miglioramento della qualità della vita dei malati di tumore.

www.favo.it

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