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La prevenzione negli animali da compagnia

Lara Bettinzoli, N. 11 novembre 2009

Studi comparati hanno riscontrato patologie simili tra uomo e animali domestici, tra queste patologie vi sono anche quelle neoplastiche.
Anche i nostri cani e  gatti, infatti, si possono ammalare di cancro. Oltre ai fattori genetici, come per l’uomo, anche le polveri sottili, le radiazioni, il fumo passivo e i tubi  di scappamento sono tra i principali responsabili della formazione di tumori. Fortunatamente, oggi, è possibile curarli grazie ai progressi della Medicina Veterinaria. Un aumento della longevità degli animali da compagnia è dovuto anche al miglioramento delle loro condizioni di vita e alle attenzioni che i proprietari rivolgono loro.
 “Negli ultimi decenni” ci spiega la Dr.ssa Marina Martano, ricercatrice presso il Dipartimento di Patologia Animale della Facoltà di Medicina Veterinaria di Grugliasco “anche l’oncologia veterinaria ha compiuto passi importanti, seppure non paragonabili con i traguardi raggiunti in campo umano, nella prevenzione e nella cura dei tumori. La maggiore attenzione da parte dell’uomo nei confronti degli animali, la miglior capacità e possibilità di ottenere informazioni sulle opzioni terapeutiche, sui centri in grado di offrirle e le maggiori conoscenze acquisite in questo campo consentono ora di garantire anche a cani e gatti una miglior qualità di vita, anche se affetti da malattie spesso incurabili”.

Dr.ssa Martano, quali sono le forme tumorali di più comune riscontro negli animali da compagnia?
Esiste una differenza di specie, mentre nell’uomo il tumore al polmone e quello del colon-retto sono tra i più comunemente riscontrati, nel cane i tumori cutanei (e il mastocitoma in particolare), il linfoma e i tumori della mammella nella femmina sono i più comuni. Anche nella donna il cancro della mammella è assai frequente, ma il suo comportamento biologico è più simile a quello felino che a quello canino. Nel gatto, infine, le forme più comuni sono il linfoma intestinale (nel cane è molto più frequente a carico dei linfonodi esplorabili) e il carcinoma squamoso cutaneo e del cavo orale. Anche il decorso di tali tumori varia con la specie, così, mentre nel gatto la maggior parte delle neoplasie è maligna, nel cane il comportamento è variabile e per alcune forme la cura è spesso raggiungibile, seppur meno frequentemente di quanto avvenga in campo umano. Oltre alle differenze, però, vi sono anche analogie, che rendono i tumori animali un buon modello di studio per la controparte umana; ne sono un esempio l’osteosarcoma e i tumori della vescica del cane e i tumori della mammella del gatto. In questi casi lo studio della biologia molecolare, cioè delle basi genetiche del cancro, e la sperimentazione di nuovi farmaci o di nuovi approcci terapeutici negli animali può essere di aiuto per la patologia umana. Più spesso, invece, accade il contrario, cioè è il veterinario ad applicare sugli animali (con le dovute modifiche e precauzioni) quanto già sperimentato per l’uomo.

Quali sono le terapie maggiormente utilizzate in Medicina Veterinaria?
L’approccio terapeutico utilizzato in Medicina Veterinaria è generalmente più conservativo di quanto applicato per l’uomo. Le terapie messe in atto, infatti, sono volte a migliorare la qualità di vita dell’animale e non sempre questo corrisponde a una possibilità di cura, più frequentemente si tende a prolungare la sopravvivenza del cane o del gatto alleviandone le sofferenze. Tale approccio all’oncologia è legato principalmente al fatto che le terapie antitumorali hanno effetti collaterali piuttosto importanti, dal momento che per eliminare le cellule maligne anche una parte di quelle “normali” sono inevitabilmente colpite. Attualmente nell’uomo le terapie di sostegno (antiemetici, antidolorifici, integratori e altro ancora) possono mitigare tali effetti e gli stessi farmaci potrebbero essere impiegati anche negli animali, ma i costi elevati di alcuni medicamenti e il disagio arrecato all’animale stesso dalla continua somministrazione di farmaci e dalle manipolazioni ripetute, rendono spesso improponibile una terapia molto aggressiva. Proprio questo spiega perché nei nostri animali gli effetti che siamo abituati a vedere nell’uomo (perdita dei capelli, forti nausee, debolezza) sono quasi assenti o di breve durata. Chiaramente il rovescio della medaglia è che le possibilità di cura sono più ridotte e, se ad esempio nell’uomo il linfoma anche non Hodgkin (cioè simile a quello riscontrato negli animali) ha molte possibilità di cura, nel cane possiamo garantire una sopravvivenza variabile tra i 6 e i 18 mesi in media, seppur vissuti con una ottima qualità di vita. Va comunque tenuto presente che la durata media della vita di un cane o di un gatto è decisamente inferiore a quella di un uomo, pertanto 1 anno rappresenta una parte importante della sua esistenza.

E’ possibile fare prevenzione per le malattie oncologiche degli animali?
Innanzi tutto per prevenire una malattia occorre conoscerne le cause e le manifestazioni cliniche. La prevenzione dei tumori nell’uomo passa attraverso le campagne contro il fumo, l’abuso di alcool, di cibi troppo ricchi di grassi; inoltre molto può essere fatto sottoponendosi a periodici controlli medici, soprattutto dopo una certa età o per quei soggetti per i quali è nota una famigliarità per lo sviluppo di particolari tumori (colon-retto, mammella). Nell’uomo inoltre esistono markers precoci, cioè molecole che si valutano con un semplice esame del sangue e che segnalano la potenziale presenza di un tumore; gli analoghi di tali sostanze non sono ancora state approfonditamente studiati in medicina veterinaria e non sono al momento disponibili. La strategia è pertanto un po’ diversa per i nostri animali. Infatti, sebbene vi sia la possibilità che animali che convivono con fumatori possano sviluppare cancro al polmone, che sia descritta la maggior probabilità di sviluppo di tumore alla vescica in scottish terriers (razza predisposta per tale patologia) esposti ad erbicidi, in realtà sono pochi i tumori per i quali sia stata identificata una causa e per i quali sia pertanto possibile eseguire una prevenzione efficace.

Quale prevenzione per i tumori alla mammella?
È ormai noto che la sterilizzazione precoce delle femmine (soprattutto nel cane), cioè entro il secondo calore o meglio ancora entro il primo, previene la formazione dei tumori maligni. Tale intervento ha invece solo azione protettiva nei confronti delle forme benigne, spesso associate alle false gravidanze, se eseguito più tardivamente. Ne è una riprova il fatto che negli Stati Uniti e in altre nazioni in cui la sterilizzazione precoce delle femmine è pratica abituale l’incidenza delle neoplasie mammarie è molto bassa, al contrario di quanto avviene in Italia, dove tale abitudine è meno diffusa.

La castrazione del maschio può avere un’azione preventiva come nella femmina?
Per il maschio il discorso è un po’ diverso, però nel cane è possibile che, per una malformazione, uno o entrambi i testicoli non migrino nella loro sede naturale, cioè lo scroto, ma restino nel canale inguinale o, peggio, in addome. Nel corso degli anni la temperatura corporea interna, più elevata rispetto a quella in cui normalmente tali organi si trovano, può indurne la trasformazione maligna. In questo caso l’asportazione precoce del testicolo cosiddetto “criptorchide” ne previene la trasformazione maligna. In questi soggetti è preferibile asportare anche il testicolo posto nella sua sede naturale, al fine di evitare la riproduzione del cane, dal momento che il criptorchidismo è una malformazione trasmissibile dal genitore ai figli.Nel gatto è difficile attuare una vera e propria prevenzione, ma la castrazione soprattutto dei maschi che vivono all’aperto limita le possibilità di contagio di malattie infettive quali la leucemia felina e immunodeficienza, entrambe poi responsabili della comparsa anche di patologie quali il linfoma, che, se correlato ad esempio alla positività per il virus della leucemia, ha una prognosi infausta. Il test sierologico su sangue per queste due malattie è quindi un buon metodo per prevenire la diffusione della malattia, tenendo conto del fatto che per la leucemia esiste anche la possibilità di vaccinazione”.

Quale prevenzione per i tumori cutanei nei cani?
Poiché i tumori cutanei rappresentano una elevata percentuale di quelli che colpiscono sia il cane sia il gatto la sola attenta palpazione (accarezzando con attenzione il proprio animale) permette di rilevare precocemente “noduli” cutanei che possono essere sottoposti alla visita del veterinario, il quale decide sulla necessità di eseguire esami più approfonditi, quali l’aspirazione con ago sottile della lesione e l’esame citologico, spesso sufficiente ad emettere un sospetto diagnostico di tumore. È chiaro che non tutti i noduli cutanei o sottocutanei sono pericolosi, quello che deve insospettire il proprietario è la crescita rapida, la presenza di arrossamenti o ulcerazioni della parte e un comportamento “bizzarro”, ad esempio il fatto che il nodulo aumenti e diminuisca di dimensioni senza causa apparente. Questo comportamento è infatti tipico del mastocitoma, un tumore maligno che colpisce soprattutto il cane. Ci sono razze più predisposte a tale tumore, quali boxer, Boston terrier e i retrievers in generale. Mentre però nel primo i noduli possono avere un comportamento benigno e persistere sull’animale anche per anni senza dare alcun risentimento, in altre razze il comportamento è talvolta molto aggressivo e conduce a morte l’animale nel giro di pochi mesi.

Prevenzione: tumori cutanei nei gatti
“Nel gatto tra i tumori cutanei più diffusi – spiega la Dr.ssa Martano - vi è il carcinoma squamoso, che colpisce in prevalenza padiglioni auricolari, palpebre e piano nasale e per il quale i gatti bianchi o a mantello chiaro sul muso hanno una predisposizione spiccata. È noto che tale neoplasia dall’inizio subdolo (eritema e croste) e a decorso lento è indotta dalle radiazioni ultraviolette, pertanto l’esposizione prolungata al sole, abitudine di molti gatti che vivono all’aperto, andrebbe evitata soprattutto per i soggetti più a rischio”.

Sarcoma iniezione-indotto felino
“Un tumore per il quale esiste una eziologia nota e che pertanto è (nei limiti del possibile) prevenibile è il cosiddetto “sarcoma iniezione-indotto felino” – ci spiega la Dr.ssa Martano-. Si tratta anche in questo caso di una forma maligna che si sviluppa nel gatto, nelle aree in cui abitualmente vengono eseguite iniezioni di qualsiasi genere. Fortunatamente affinché il tumore si sviluppi occorre che l’animale sia predisposto geneticamente, cioè che nel suo DNA vi siano dei geni alterarti che fanno “impazzire” le cellule normalmente responsabili del processo infiammatorio che sempre accompagna la presenza di un corpo estraneo (in questo caso il farmaco inoculato), trasformandole in cellule maligne. Proprio per questo motivo è comunque considerata una malattia rara, che non deve dissuadere dall’eseguire iniezioni in questa specie animale, poiché spesso la probabilità di contrarre malattie infettive per le quali si vaccina, oppure di morire a causa di infezioni per cui gli antibiotici per via iniettiva sarebbero utili è molto maggiore rispetto al rischio di sviluppare il tumore. In questo caso è compito del veterinario eseguire le iniezioni in punti che siano poi facilmente asportabili nel malaugurato caso che il tumore si sviluppi e di valutare con criterio la necessità di eseguire i trattamenti. Il proprietario può solo prestare attenzione alla comparsa di noduli nella sede dell’iniezione, che aumentano di dimensioni rapidamente e non regrediscono entro 1 mese dalla comparsa. In tal caso il consulto con il proprio veterinario aiuterà a fugare i dubbi. Questo tipo di patologia è finora stato segnalato solo in rarissimi casi nel cane, per il quale non è pertanto considerato un problema. L’unico altro esempio di tumore “iatrogeno” è rappresentato dallo sviluppo di sarcomi nella sede di vecchie fratture trattate con mezzi di sintesi, quali chiodi endomidollari o fili metallici che non vengano rimossi a guarigione avvenuta e che con gli anni possono fungere da trauma cronico che a sua volta innesca la trasformazione maligna. Per evitare tutto questo sarebbe bene rimuovere sempre i mezzi di sintesi, secondo le indicazioni del veterinario, anche se l’animale non manifesta disagio per la loro presenza. Si tratta comunque di casi estremamente rari”.

Il ruolo del proprietario dell’animale
E’ il proprietario il primo e migliore artefice della prevenzione negli animali – aggiunge la Martano - poiché le cure che abitualmente impartisce possono aiutarlo anche a rilevare patologie importanti quali appunto i tumori. Il controllo periodico da parte del veterinario approfondisce e completa la valutazione. Negli animali, quindi, più che di prevenzione vera e propria si parla spesso di diagnosi precoce, strumento comunque valido per consentire la cura, in molti casi rappresentata dall’asportazione chirurgica della massa maligna, eventualmente associata ad altre terapie, quali la chemioterapia o la radioterapia, oggi molto più diffuse anche in medicina veterinaria.

Parola d’ordine: PREVENZIONE
E’ la parola d'ordine anche per gli animali. Così, come una donna si sottopone abitualmente ad un pap-test e alla mammografia, un cane o un gatto in buona salute che ha superato i quattro anni deve fare un check up completo una volta l'anno: visita clinica, esami del sangue e delle urine, radiografie toraciche ed ecografie addominali. Va controllata anche l'obesità, nella prevenzione non solo dei tumori ma anche, tra l'altro, delle patologie cardiache. Così, secondo i principi del buonsenso, una corretta alimentazione e l'attività fisica sono regole d'oro.

Attenzione a questi sintomi
E’ di fondamentale importanza diagnosticare prima possibile la patologia tumorale.
Ecco un elenco di sintomi che un animale può manifestare e che richiedono un consulto medico:

  • Perdita di peso e diminuzione dell’appetito
  • Inattività, letargia, facile affaticamento
  • Noduli e protuberanze della pelle e delle mammelle
  • Cambiamenti di colore delle gengive (devono essere rosa e non gialle o pallide)
  • Distensione dell’addome
  • Rumori respiratori anormali
  • Zoppicature o dolore nei movimenti
  • Vomito o diarrea persistenti

Nei cani anziani sarebbe utile anche se non presentano sintomi eclatanti, programmare almeno una volta all’anno una visita medica con un esame del sangue e delle urine, per avere un quadro clinico circa la corretta funzionalità del fegato, dei reni e del sangue stesso. Esistono inoltre altre semplici indagini diagnostiche che non richiedono neanche l’anestesia (ad esempio l’aspirazione con un ago), e che permettono di scoprire ad esempio la natura di una massa cutanea sospetta.

La nitrosilcobalamina, il farmaco salva cane
Un gruppo di oncologi della Cleveland Clinic, in Ohio, ha sperimentato un nuovo farmaco, la nitrosilcobalamina, che funziona come un’arma “intelligente”: penetra, inosservato, nelle cellule tumorali e una volta dentro, diventa un arma capace di distruggerle.
Il farmaco, la nitrosilcobalamina, è un mix di vitamina B12 e di monossido di azoto (NO): la B12 entra nelle cellule attraverso recettori presenti in gran numero sulla superficie (perché questa vitamina è indispensabile alla proliferazione cellulare) e libera NO che è tossico.
Sperimentato su un cane affetto da un adenocarcinoma dell'intestino molto maligno, ha da subito dato risultati entusiasmanti, facendo guarire l’animale. Dopo di lui sono stati curati, con la nitrosilcobalamina, altri due cani, con buoni risultati e senza effetti tossici: un golden retriever di sei anni, con un tumore della spina dorsale e uno schnauzer gigante di 13 anni, con un tumore della tiroide: la risonanza magnetica e gli ultrasuoni hanno dimostrato una riduzione della massa per entrambi. Quando la lista comprenderà dieci «casi clinici » in tutto, i ricercatori chiederanno all'FDA, l'ente americano per i farmaci, l'autorizzazione per la sperimentazione sull'uomo. Joseph Bauer, coordinatore della ricerca, ha proposto di offrire subito un'opportunità di cura agli animali ammalati di cancro (Negli Usa sono 6 milioni) e ricavarne informazioni per salvare, in prospettiva, anche gli esseri umani. Come lui sostiene, uomini e cani si ammalano allo stesso modo anche perché, genetica a parte, sono esposti agli stessi rischi ambientali.

Il primo centro oncologico italiano
A maggio di quest’anno è stato inaugurato il primo centro oncologico veterinario italiano. La nuova clinica che si trova a Sasso Marconi, Bologna, nasce per i trattamenti radioterapici in pazienti oncologici ed ortopedici.
La radioterapia negli animali da compagnia rende possibile la cura di tumori non altrimenti curabili. La tecnologia per questa terapia prevede l’utilizzo di un acceleratore lineare, strumento che permette, attraverso l’emissione di elettroni, di somministrare una dose di energia variabile a seconda della profondità e del tipo di tumore. In base al tipo di neoplasia il trattamento può essere utilizzato come unico ausilio terapeutico o in associazione alla chirurgia e alla chemioterapia.
La struttura è in grado di ospitare gli animali che hanno necessità di rimanere ricoverati per il trattamento terapeutico, assicurando la presenza costante di un veterinario. Gli animali assistiti in clinica possono inoltre usufruire di uno spazio privato esterno. Il centro si sviluppa su una superficie di 500 metri quadri, di cui 150 occupati dal bunker dove si effettuano i trattamenti. Al piano superiore trovano posto le sale visita, le sale ricovero separate per la degenza di cani e gatti, le sale per le medicazioni, un laboratorio, una sala conferenze e naturalmente una sala d’attesa per il ricevimento dei proprietari munita di tutti i servizi. 

Indirizzi utili

Portale italiano di oncologia veterinaria
Il sito si rivolge sia ai colleghi veterinari che si occupano di oncologia, sia ai proprietari di     animali affetti da malattie tumorali.
www.oncovet.it

Associazione Vegetariana Italiana
Scelte etiche, ricette, la realtà degli allevamenti.
www.vegetariani.it

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