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Riscoprire “La forza di vivere”
Cristina Mazzantini, N. 10 ottobre 2009
"La forza di vivere" è la nuova iniziativa editoriale dell'Associazione ATTIVEcomeprima. Si tratta di una collana di 10 pubblicazioni, racchiuse in un cofanetto, che si propongono come strumento di conoscenza globale per accompagnare le persone malate di tumore nel loro percorso, dalla diagnosi e durante le cure oncologiche. Ci piace ricordare come l'Associazione ATTIVEcomeprima sia nata a Milano nel 1973, all'interno dell'Istituto dei Tumori, per volontà di Ada Burrone e del suo chirurgo, il professor Pietro Bucalossi. Nel corso degli anni l'Associazione ha moltiplicato le sue manifestazioni per dare sostegno materiale e psicologico ai malati di tumore e ai loro familiari. Il cofanetto "La forza di vivere" si propone come strumento non solo per vivere al meglio, con autonomia, un momento cruciale dell'esistenza, ma anche per riscoprire il senso della vita, nonostante e oltre la malattia. La collana è stata realizzata in collaborazione con il network omonimo a cui partecipano tre istituti oncologici di eccellenza: Centro Oncologico Ematologico di Torino-Ospedale le Molinette (tel. 011633324-3409272873), Ospedale San Giovanni Calibita Fatebenefratelli all'Isola Tiberina di Roma (tel. 066837348-68371), Istituto Oncologico Marchigiano di Ancona (tel. 07154747) e naturalmente l'Associazione ATTIVEcomeprima. I volumetti sono stati interamente finanziati dalla Fondazione Johnson&Johnson. L'iniziativa editoriale è stata presentata in un incontro pubblico presso l'Ospedale San Giovanni Calibita Fatebenefratelli all'Isola Tiberina di Roma alla presenza di medici, psicologi, rappresentanti delle associazioni di volontariato, gli stessi malati e tutta la direzione dell'Ospedale.
«L'iniziativa s'inserisce nel modello più ampio di gestione del malato oncologico adottato dal nostro nosocomio negli ultimi 10 anni», ha spiegato la dottoressa Vittorina Zagonel, direttore del Dipartimento di Oncologia dell'Ospedale. «Si tratta di un modello integrato di presa in carico globale della persona, che pone attenzione non solo alla malattia e alle relative terapie ma anche ai bisogni fisici, psicologici, sociali e spirituali del paziente. Tale modello prende il nome di Simultaneous Care e consiste in un'integrazione precoce, fin dalla diagnosi, delle terapie di supporto e delle cure palliative, oltre che di riabilitazione, con l'obiettivo di migliorare la qualità di vita del malato», ha sottolineato sempre la Zagonel. «L'Ospedale è uno dei 27 Centri in Europa, di cui 9 Centri in Italia con 2 a Roma accreditati dalla Società Europea di Oncologia (ESMO) per aver adottato il modello».
Il ruolo del volontariato, l'importante contributo del gruppo di sostegno psicologico e della medicina estetica in oncologia sono stati alcuni degli argomenti affrontati per ribadire l'approccio multidisciplinare alla malattia e la valutazione multidimensionale che caratterizzano il lavoro del Dipartimento di Oncologia dell'Ospedale all'Isola Tiberina. Stralci della pubblicazione sono stati letti da pazienti oncologici del nosocomio romano durante il dibattito. «Il malato oncologico per la malattia e per gli effetti indesiderati delle terapie antitumorali è frequentemente colpito nell'immagine. La vita di relazione può essere pertanto compromessa a causa dei danni estetici legati alla malattia e o alle terapie, quali cicatrici chirurgiche, perdita di capelli, alterazioni della pelle, che spesso, non sempre, si risolvono al termine dei trattamenti», ha sottolineato il professor Fulvio Tomaselli, responsabile del Servizio Medicina Estetica in Oncologia al Fatebenefratelli di Roma Isola Tiberina, presentando l'opuscolo "Farsi belli per star meglio". Ha poi chiarito l'esperto: «Non è infrequente inoltre che la diagnosi del tumore, spesso inaspettata e psicologicamente devastante, porti a un atteggiamento di oblio nei confronti dell'aspetto fisico per indirizzare tutte le proprie risorse all'ottenere la guarigione. La medicina estetica nel malato oncologico ha lo scopo di valorizzare la sua immagine esterna per spostare l'attenzione dalla malattia alla vita intorno alla malattia. Questa disciplina trova spazio in tutto l'iter terapeutico con finalità diverse: dalla prevenzione al trattamento dei danni delle terapie antineoplastiche, all'aiuto in fase avanzata-terminale, sempre a salvaguardia della migliore qualità di vita possibile. A un compito prettamente di supporto che potremmo definire la "cura del frivolo", intendendo tutto quello che esula dalle terapie propriamente dette, oggi la medicina estetica può intervenire terapeuticamente per prevenire o contenere una serie di danni causati dalla radioterapia, dalla chemioterapia e soprattutto dai nuovi farmaci (la cosiddetta terapia targeted), che trovano nella cute il bersaglio privilegiato dei loro effetti indesiderati».
Ricordiamo per chi volesse il cofanetto che questo non è in vendita, ma si può richiedere gratuitamente presso i tre centri ospedalieri citati oppure alla sede italiana di ATTIVEcomeprima, via Livigno 3, 20158 - Milano (tel. 026889647, email segreteria@attive.org), che lo spedirà dietro il rimborso solo delle spese postali.
Pomodoro in pillole? No, grazie
Il pigmento rosso abbondante nel pomodoro, così come in altri vegetali, è già presente in integratori notificati al ministero. I ricercatori di Cambridge quindi non avrebbero inventato niente di nuovo affermando di aver tradotto in pillole i nostri pomodori. D'interessante c'è invece la ricerca che stanno conducendo, i cui risultati sono solo preliminari, circa la protezione di questo pigmento sull'insorgenza di malattie cardiovascolari.
A noi certo fa piacere che siano stati utilizzati pomodori italiani per tale ricerca. Fanno invece meno piacere i toni trionfalistici, che preludono a sbocchi commerciali, con i quali è stata annunciata la "scoperta". Anche perché la valutazione dei risultati su questo tipo di patologia necessita non solo di grandi numeri ma soprattutto di lunghi tempi di osservazione. Non solo, ma anche di studi osservazionali di carattere epidemiologico, e non solo di clinical trials. Sì, perché solo così potranno essere noti i dati circa gli eventuali rischi di una supplementazione di licopene.
Ricordiamo che il licopene è un carotenoide che si accumula nell'organismo, e che già esistono studi che confermano il rischio di maggiore incidenza di tumori polmonari dovuti all'integrazione di beta carotene. Un consiglio pre-estivo: consumate molti pomodori freschi, in insalata o in succo, certamente italiani, ottimi per la pelle, per la prevenzione dell'acne, per una migliore abbronzatura, e non solo, e mettete in stand by gli integratori di licopene.
Farmaci oppioidi e medici di famiglia
La medicina generale italiana plaude al provvedimento del vice-ministro della Salute, Ferruccio Fazio, che permetterà la prescrizione su ricettario regionale dei farmaci oppioidi, vincolati a oggi da norme penalizzanti il loro utilizzo. La firma del decreto ministeriale che prevede la detabellizzazione dei farmaci oppioidi segna un evento di portata storica, mai riuscito prima d'ora, nonostante le numerose proposte di legge.
Unanime consenso è espresso dai referenti dei più rappresentativi sindacati di categoria, dott. Giacomo Milillo, segretario della Federazione Italiana Medici di Medicina Generale (FIMMG), e dott. Mauro Martini, presidente Sindacato Nazionale Autonomo Medici Italiani (SNAMI), insieme ai presidenti delle più importanti Società Scientifiche della Medicina Generale Italiana, dott. Claudio Cricelli della Società Italiana di Medicina Generale (SIMG) e dott. Virginio Bosisio della Società Scientifica di Medicina Generale (SNAMID).
«I medici di famiglia sono orgogliosi di aver contribuito a questo cambiamento e continueranno a lavorare sia nella commissione ministeriale che all'interno della loro categoria per dare un contributo concreto e fattivo insieme agli specialisti a migliorare il trattamento del dolore e della sofferenza in questo Paese», ha spiegato Claudio Cricelli.
Questo successo è il frutto di un'azione sinergica tra l'ottimo lavoro della Commissione Terapia del Dolore e Cure Palliative, presieduta dal prof. Guido Fanelli, e i medici di medicina generale che hanno motivato in modo chiaro e unanime la richiesta al Consiglio Superiore di Sanità, che ha espresso parere favorevole all'iniziativa del vice-ministro.
Una luce blu per diagnosticare i tumori vescicali
Non tutti i tumori vescicali sono visibili con la classica cistoscopia con luce bianca. Nei pazienti portatori di questo tipo di neoplasie (tumori piatti o di dimensioni ridotte, soprattutto se multipli ecc.) la diagnosi ha pertanto sempre incontrato notevoli difficoltà. Come è emerso dal XIX Congresso Nazionale della SIUrO che si è tenuto a Milano, ora questo ostacolo può essere affrontato grazie a una nuova metodica: «Circa un'ora, un'ora e mezza prima della cistoscopia, viene introdotto in vescica uno specifico farmaco (esaminovulinato) in grado di indurre una fluorescenza rossa nelle zone ammalate», ha chiarito il dottor Giario Conti, primario del Reparto di Urologia dell'Ospedale Sant'Anna di Como. «A questo punto, si esegue una cistoscopia utilizzando una luce blu: le neoplasie si evidenziano in modo nettamente distinguibile e, in particolare, aumenta in maniera significativa la possibilità di riconoscere le aree affette da "Carcinoma in situ", una forma molto superficiale ma potenzialmente aggressiva».
Fondamentale come prima diagnosi, questo innovativo sistema diagnostico si presenta estremamente utile anche come guida al chirurgo, al fine di una resezione endoscopica notevolmente più precisa.
Lampada? Attenzione alla tanoressia
In tempo di crisi, si sa, le prime cose a saltare sono gli "extra", e più in particolare, nel periodo estivo, le vacanze. Rinunciare o no? Secondo gli ultimi sondaggi in arrivo dalla Gran Bretagna, il trend sembra essere quello di restare in città, senza però rinunciare alla tintarella. Come? Con lampade e lettini solari. Ovvio. Ma se è vero che un bel colorito dorato rende più sexy e sani all'esterno, non sempre la stessa cosa corrisponde anche per l'interno del nostro fisico. Secondo gli studiosi del Cancer Research, infatti, per alcuni istanti di lampada potremmo avere danni che durano "una vita". L'esposizione a radiazioni anche 15 volte superiore ai raggi di mezzogiorno può aumentare il rischio di melanoma e causare un invecchiamento prematuro della pelle, con segni e rughe. Attenzione, quindi, a non incorrere in quella dipendenza a cui gli esperti hanno già dato un nome: tanoressia. Se proprio non potete fare a meno della lampada, ricordatevi di applicare la crema solare in abbondanza e di limitare il tempo di esposizione al minimo indispensabile.
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