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Proteggere i “piccoli” dalle minacce dell’ambiente

Annalisa Cretella, N. 5 maggio 2008

Un ambiente piu' salubre potrebbe salvare circa 1,8 milioni di persone ogni anno in Europa. Da questo dato hanno preso spunto a Milano i lavori preparatori della Quinta Conferenza Ministeriale, che si svolgera' in Italia nel 2009, promossa dall'Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) per l'Europa in collaborazione con il Comitato Europeo Ambiente e Salute (Eehc).
L’obiettivo dei ricercatori intervenuti alla “tre giorni” milanese riguarda l'esigenza di proteggere la salute dei più piccoli dalle minacce dell'ambiente.
Durante una conferenza stampa al palazzo Pirelli, nel marzo scorso, il Direttore regionale Oms Europa, Marc Danzon, il Presidente del Comitato Europeo Ambiente e Salute (EEHC) Corrado Clini e il Direttore dell'Istituto Toscano Tumori, Lucio Luzzatto, alla presenza del Presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, hanno illustrato i lavori che si baseranno su alcuni temi chiave, tra cui gli effetti di un ambiente compromesso e degli stravolgimenti climatici in corso sulla salute delle giovani generazioni: fattori che i 53 Paesi della Regione europea Oms hanno eletto “osservati speciali”.
Acqua non potabile, misure igieniche inadeguate, incidenti (da quelli domestici a quelli stradali), inattività fisica, inquinamento dell'aria “outdoor” e “indoor”, sostanze chimiche: questi i fattori di rischio ambientale che, se ridotti, assicurano gli specialisti, possono far guadagnare a bambini e adolescenti fino a 6 milioni di anni di vita, non persi per morte prematura o varie patologie.
Nel loro complesso, questi fattori di rischio ambientale, sono responsabili di un terzo delle morti per tutte le cause in bambini e adolescenti fino ai 19 anni. Secondo gli scienziati emergono pero' anche nuove minacce per la salute, prima fra tutte il cambiamento climatico. "L'Europa e' all'avanguardia di un processo che mira a ridurre il più velocemente possibile i pericoli più significativi per la salute che vengono dall'ambiente" ha detto Marc Danzon dell'Oms. "In quasi vent'anni c'è stato un progresso significativo in questo ambito e molte vite sono già state salvate in paesi che hanno adottato e implementato misure forti. Ma le marcate differenze che persistono nella regione indicano la necessita' di un'azione mirata". Nel 2007, il primo rapporto su cambiamento climatico e salute in Italia ha calcolato un aumento medio di mortalità pari al 3% per ogni grado di temperatura in più, prevedendo più morti e malattie per ondate di calore e inondazioni, nuove patologie veicolate da acqua e cibo e stagioni di impollinazione allungate.
Lucio Luzzatto, Direttore Scientifico dell'Istituto Toscano Tumori, ha ricordato che "l'incidenza dei tumori è in crescita, anche per l'aumento dell'età media della popolazione, che in Lombardia e in Liguria raggiunge forse i valori record per l'Italia". "Il cancro è legato sia alla genetica che all'ambiente" ha aggiunto "e il nostro primo obiettivo è capire quanto “pesa” ogni fattore di rischio ambientale (fumo e dieta ipercalorica in primis), e in quale misura ciascun fattore è modificabile".
Ma c'è anche un altro versante sul quale si deve intervenire: quello del fumo da sigaretta. "Non c'é motivo" ha aggiunto il Direttore Danzon "di proteggere i produttori di tabacco. L'industria del tabacco e' solo produttrice di rischio". Gli fa eco Luzzatto, dell'Istituto Toscano Tumori, che invita le nazioni che esportano tabacco a fare qualcosa: "hanno il dovere morale di farlo". Il fumo,
si sa, e' una delle cause principali di tumore. E non e' solo un rischio per i fumatori: "ancora oggi, per fumo passivo" ha osservato Luzzatto "ci sono 300 morti ogni anno in Italia".Ma se nell'Europa occidentale le conseguenze da inquinamento ambientale che preoccupano di più sono tumori, malattie cardiovascolari e respiratorie, esistono ancora aree del Vecchio Continente alle prese con problemi di accesso a diritti base, tra cui l'acqua pulita.
Nell'Europa centrale ed orientale, infatti, l'acqua è sicura solo nel 30-40% delle abitazioni. Ed è noto che basterebbe fornire acqua buona e igiene adeguata per abbattere del 26% gli effetti delle malattie diarroiche. Non solo. Ridurre le emissioni di inquinanti atmosferici potrebbe salvare un milione di anni di vita ogni anno nella Ue. Dalle 70 mila morti in eccesso dovute all'ondata di calore dell'estate 2003 è arrivata una dura lezione: molti di quei decessi potevano essere evitati da sistemi sanitari preparati a rispondere e prevenire le emergenze.
Se tutti i Paesi della regione europea avessero lo stesso tasso di mortalità per incidenti del Paese che registra il tasso più basso, circa 500 mila vite l'anno si potrebbero salvare. "È quindi essenziale investire in ricerca" ha osservato Corrado Clini, "in tutti i Paesi la salute potrebbe migliorare in modo determinate adottando le nuove tecnologie energetiche e ambientali. L'Italia ha avviato questo percorso virtuoso", e "valorizzare le esperienze regionali è fondamentale per offrire indicazioni ai Paesi di ogni regione dell'Oms Europa".
Tra le misure adottate in altri Stati europei, gli esperti citano la prevenzione e il trattamento delle malattie infettive nei bambini attraverso un migliore accesso all'acqua potabile nelle scuole (Uzbekistan); regolamenti volti a ridurre del 50% la mortalità dovuta agli incidenti quotidiani negli under 14 anni (Francia); progetti per assicurare un'aria “indoor” pulita nella scuola primaria con una ventilazione più adeguata (Paesi Bassi) e rafforzamento delle misure e sensibilizzazione dei giovani per proteggere la salute dagli agenti chimici (Albania, Armenia). "Seguendo la strategia europea Oms, l'Italia ha adottato il concetto della “salute in tutte le politiche”", ha spiegato Donato Greco, Capo Dipartimento Prevenzione e Comunicazione del Ministero della Salute. E per contrastare fattori di rischio quali fumo, alcool, dieta scorretta e sedentarietà, "si è definito il programma interministeriale “Guadagnare salute”, condiviso da buona parte delle associazioni sociali e produttive del Paese".
Nei prossimi mesi seguiranno altri due incontri preparatori per arrivare dunque alla Conferenza 2009, con l'obiettivo di verificare che gli impegni presi nel 2004 durante la Quarta Conferenza ministeriale di Budapest abbiano avuto il successo auspicato. "L'Europa è all'avanguardia di un processo che punta a ridurre il più velocemente possibile i pericoli più significativi per la salute legati all'ambiente" spiega Marc Danzon, Direttore Regionale Oms Europa. "In quasi 20 anni molte vite sono già state salvate in Paesi che hanno adottato e implementato misure forti. Ma le marcate differenze che persistono nella regione indicano la necessità di un'azione mirata", precisa. Invitando a un'alleanza sempre più stretta tra mondo politico e scienziati. La necessità di agire sull'ambiente per un futuro migliore e più sano riguarda anche l'Italia. Uno studio Oms condotto nel 2006 su 13 città della Penisola ha stimato infatti oltre 8mila morti l'anno (di cui il 20% nella sola Milano) attribuibili agli effetti a lungo termine di particolato fine e ozono.
Le autorità locali rivestono un ruolo chiave nell'identificare i problemi della comunità. E
l'esperienza della Regione Lombardia ne e' un esempio. "Grazie al lavoro di questi anni, la Lombardia" ha detto il Presidente Roberto Formigoni "si colloca tra le Regioni più avanzate d'Europa nella lotta agli inquinanti, come la stessa Commissione Europea ha riconosciuto in varie occasioni. Riflettiamo da tempo sul binomio ambiente-salute e lavoriamo per rendere compatibili questi interessi". Il Governatore ha ricordato "le politiche coraggiose" messe in atto dalla Regione Lombardia "sia come limitazioni e divieti alle emissioni, sia come incentivi al rinnovamento degli impianti, delle auto e dei combustibili. Abbiamo proibito l'olio combustibile e investito moltissimo nel trasporto pubblico. La concentrazione del pm10 e' stata abbattuta dell'8%". E tutto questo nonostante le condizioni geografiche sfavorevoli della Pianura Padana. In Lombardia, insomma, e' stato fatto un lavoro importante per l'abbattimento degli inquinanti che, secondo Formigoni, dovrebbe candidare la regione a ospitare la grande Conferenza Ministeriale del 2009. "La Regione ha avanzato la sua candidatura" ha concluso Formigoni "ma si deciderà a novembre quale città ospiterà la conferenza. Noi comunque siamo in prima fila. Sono convinto che la Lombardia convincerà tutti. E il fatto che i lavori preparatori si svolgono a Milano, e' già un riconoscimento
alla Regione per l’importante lavoro fatto".

Pancreas, nuova tecnica dagli USA
Si aprono nuove prospettive, e avanzano nuove speranze, per i pazienti con un tumore al pancreas in stato avanzato. Una patologia che finora lasciava poche speranze, e che oggi potrebbe essere parzialmente debellata grazie a una sofisticata operazione chirurgica. La buona notizia arriva da Londra, dove un team del London's Royal Free Hospital ha per la prima volta operato una donna usando l'innovativa tecnica, sperimentata negli Stati Uniti. Ecco in che cosa consiste la metodica americana: si tratta di estirpare il tumore insieme alla “vena porta”, un grande vaso sanguigno vicino al pancreas, e sostituire poi quest'ultima con la vena giugulare del collo. La novità e' proprio nell'asportazione della vena porta, considerata finora fondamentale e sostanzialmente insostituibile, precludendo cosi' a quella vasta fetta di malati con il tumore troppo vicino alla vena l'operazione chirurgica che avrebbe potuto salvare loro la vita. La prima paziente sta ora recuperando bene (l'operazione e' stata effettuata a dicembre) e secondo gli esperti questa tecnica può aiutare, solo in Gran Bretagna, fino a 700 persone l'anno. "Se scoperto precocemente" ha assicurato il chirurgo Kito Fusai, che ha eseguito l'operazione con il collega Dinesh Sharma, "prima che si sia diffuso in altri importanti organi come il fegato o i polmoni, il cancro può essere curabile. Tuttavia, attualmente, solo una piccola percentuale di pazienti, circa il 10%, sono adatti per un intervento chirurgico. Gli altri hanno il tumore troppo vicino alla vena". Per questo la stragrande maggioranza dei malati e' costretta a ricorrere alla chemioterapia o alle cure palliative. "Questa tecnica e' importante" ha spiegato Fusai "in quanto ci consente di offrire a un intero nuovo gruppo di pazienti la possibilità di un intervento chirurgico". Senza il quale, ha sottolineato più volte il chirurgo, molto probabilmente "il paziente avrebbe solo sei mesi di vita, un anno al massimo". Il tumore al pancreas in stato avanzato, ha statistiche allarmanti: la maggior parte dei malati sopravvive pochi mesi, e solo il 3% e' ancora vivo cinque anni dopo l'inizio della terapia.

Il pancreas è un organo a forma allungata, simile a una “pera”, ed e’ situato in profondità nell'addome, tra lo stomaco e la colonna vertebrale. È suddiviso in tre parti: la più grande viene chiamata testa, quella mediana corpo e la parte più sottile è denominata coda.
Il tumore del pancreas si manifesta quando alcune cellule, nella maggior parte dei casi nella sezione della testa, si moltiplicano senza più controllo.
Ogni anno sono circa 6.000 le persone colpite dal tumore del pancreas, con un aumento dei casi proporzionale all'età ed equamente distribuito tra i due sessi.
La prevalenza che si è registrata per molti anni a favore degli uomini, infatti, era dovuta al fatto che questi fumavano in proporzione maggiore rispetto alle donne e che il fumo è un fattore di rischio importante: oggi, al contrario, le donne fumano quanto e più degli uomini.
Negli Stati Uniti, dove esistono registri tumori che coprono una percentuale significativa della popolazione, i decessi all'anno per carcinoma pancreatico hanno superato quelli per neoplasia gastrica nel 1972 e da allora la tendenza ha continuato a crescere fino alla fine degli anni ’90. Negli USA il cancro del pancreas occupa il sesto posto tra i tumori maligni, con un’incidenza di 9 casi/100.000 abitanti/anno, ma rappresenta la quarta causa di morte per cancro dopo quello del polmone, del colon-retto e della mammella.

Chi è a rischio
Le persone più a rischio sono quelle che si trovano nella fascia d'età compresa tra i 60 e gli 80 anni: il tumore del pancreas è assai raro tra chi ha meno di 40 anni.
I fumatori hanno un rischio che è circa triplo rispetto a quello di chi non fuma. Il fumo di sigaretta, che quindi si può considerare il principale fattore di rischio noto per l’adenocarcinoma del pancreas, contiene una gran quantità di carcinogeni: amine aromatiche, nitrosamine tabacco-specifiche, agenti alchilanti, idrocarburi policiclici aromatici e amine aromatiche eterocicliche. La carcinogenesi legata al fumo di sigaretta potrebbe essere dovuta al danno ossidativo al DNA a cui segue l’attivazione degli oncogeni e la disattivazione di geni oncosoppressori (vedi fattori genetici). Si stima che sia responsabile del 25-30% dei casi di carcinoma pancreatico.
Un altro fattore di rischio certo, anche se non ancora chiaro nei dettagli, è rappresentato dal diabete non insulino-dipendente e da alcune malattie genetiche rare quali la sindrome di von Hippel-Lindau. Anche alcol e caffè sono sospettati di favorirne lo sviluppo, così come alcune esposizioni professionali a solventi di uso industriale e agricolo e a derivati della lavorazione del petrolio.
La presenza in famiglia di altri casi o di tumori della mammella o del colon costituisce un fattore di rischio aggiuntivo, in genere riconducibile a specifiche mutazioni genetiche ereditarie, che hanno un ruolo molto importante nello sviluppo della neoplasia. Infine, essendo un organo fondamentale per la digestione, anche l’alimentazione ha un ruolo determinante: da evitare una dieta ricca di grassi e proteine animali.

Sintomi
Non è facile accorgersi del tumore del pancreas quando è nella fase iniziale. Questo tumore in fase precoce non da segni particolari, e anche quando sono presenti dei sintomi, si tratta di disturbi piuttosto vaghi, che possono essere soggetti a diverse interpretazioni. Per questi motivi la diagnosi spesso viene fatta troppo tardi, quando la malattia è già estesa. E’ allora, quando il tumore ha iniziato a diffondersi agli organi vicini o ha bloccato i dotti biliari, che i sintomi diventano più significativi, anche se variano a seconda della zona del pancreas dove ha avuto inizio il tumore.
Possono così manifestarsi perdita di peso e di appetito, ittero (colorazione gialla della pelle), dolore nella parte superiore dell'addome o nella schiena, debolezza, nausea o vomito.

Prevenzione
I consigli per cercare di prevenire il tumore del pancreas riguardano prima di tutto l’alimentazione e il fumo. Smettere di fumare è fondamentale. Così come può aiutare seguire una dieta ricca di frutta e verdura e povera di alcol. Restano i fattori genetici: le persone che hanno altri casi di tumore del pancreas in famiglia dovrebbero sottoporsi a controlli periodici sulla funzionalità del pancreas, del fegato e dell'intestino.

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