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Primo non fumare in pubblico

Annalisa Cretella, N. 7/8 luglio agosto 2000

Sebbene in Italia i fumatori siano ancora tanti, il 33,1% degli uomini e il 17,3% delle donne, se passerà la nuova legge del neo ministro della Sanità, l'oncologo Umberto Veronesi, in ogni luogo "collettivo" scatterà il divieto assoluto di fumare a meno che i gestori dei locali non riescano a creare aree separate. La proposta di Veronesi amplia l'elenco delle zone dove la sigaretta non può essere accesa ed inasprisce nettamente le sanzioni. Con la vecchia legge il trasgressore è punito con una multa da un minimo di 5 mila ad un massimo di 15 mila lire e nessuna contravvenzione è prevista per chi non fa rispettare i divieti. Invece, con il ddl del professor Veronesi, le sanzioni andranno da 100 a 300 mila lire per il fumatore e potranno arrivare fino ad un massimo di mezzo milione per chi non interviene. Il disegno di legge ripropone in chiave restrittiva norme in parte già esistenti nella vecchia legge del 1975, ma trascurate.
Basti pensare che finora sono state elevate solo mille multe l'anno per chi fumava in un luogo proibito. Le città più attente sono risultate Napoli (671), Bologna (153) e Milano (141). Lo stop a sigarette e sigari è previsto in tutti i tipi di ufficio (università, scuole, studi medici), in luoghi di lavoro pubblici e privati aperti al pubblico, in aeroporti (già esistono), negozi e ristoranti, mezzi di trasporto pubblico, stazioni, porti, strutture per attività sportiva, culturale e ricreativa, ristoranti ed ovunque si somministrano bevande. Non sfuggono all'elenco, le discoteche dove la sigaretta è la grande protagonista notturna. In pratica sono compresi tutti i luoghi aperti al pubblico e quelli privati dove possono entrare i cittadini. Il divieto non risparmia locali chiusi e di lavoro di Difesa, Forza di Polizia e Vigili del Fuoco.
Il professor Veronesi, che da sempre è in prima linea contro il fumo che provoca in Italia circa 90mila morti l'anno, persegue con la nuova legge l'obiettivo di combattere il fumo passivo. Si tratta sia del fumo rilasciato direttamente nell'ambiente dalla combustione della sigaretta che, in minor misura, del fumo espirato dai fumatori. Questa miscela di particelle e di gas, detta Environmental Tabacco Smoke (ETS), rappresenta il più importante inquinante dell'aria negli ambienti chiusi. Il fumo di tabacco che il non fumatore respira nell'ambiente contiene di base tutte le sostanze cancerogene e gli agenti tossici che vengono normalmente inalate dal fumatore. Secondo gli ultimi dati elaborati dall'Organizzazione mondiale della Sanità, aspirare in seconda battuta catrame e nicotina provoca in Italia 10 mila morti l'anno, 7 mila per cause cardiovascolari. Nei bar e nei ristoranti, nei negozi, negli uffici e in tutti i luoghi pubblici sarà possibile prevedere aree per fumatori purchè ben separate ed arieggiate. "Siamo in ritardo in Italia" - commenta il professor Giovanni D'Errico, presidente nazionale della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori, che da anni ha posto la lotta al tabagismo al primo posto tra gli obiettivi della Lega -. Sono assolutamente favorevole al disegno di legge del professor Veronesi, ma allo stesso tempo scettico. Chi vuole fumare continui pure, ma deve rendersi conto che non può e non deve farlo in presenza di altre persone. Deve conoscere i danni che provoca il fumo passivo. La lotta al fumo del tabacco sarà ancora lunga".
Tuttavia qualcosa sta cambiando e già nei convegni, racconta D'Errico, si inizia a rispettare il divieto di fumare. "Di primaria importanza è l'attuazione di una precisa strategia nazionale - continua il Presidente della Lega Tumori - in grado di far diminuire la quota di popolazione esposta al tabagismo con l'individuazione degli strumenti più utili ed efficaci per controllarlo. Molto è stato fatto sin ora, ma è spesso venuto meno sia il coordinamento Nazionale sia la standardizzazione dei metodi e degli strumenti utilizzati. In questa fase è necessario che l'azione sia motivata non dal cosa fare ma dal come fare per diminuire il numero dei fumatori. In tale contesto gli interventi sugli adolescenti risultano prioritari. A questi devono partecipare insegnanti, genitori e tutti gli operatori che hanno a che fare con i giovani". Secondo il professor D'Errico le contraddizioni nelle politiche interne ed estere delle diverse nazioni in tema di lotta al fumo, sono notevoli e tutte chiaramente identificabili in valutazioni economiche. "L'Italia non fa eccezione - precisa - infatti, pur essendo in buona posizione in Europa per la lotta contro il fumo, sovvenziona troppo generosamente i coltivatori di tabacco e si ostina a mantenere il Monopolio del Tabacco mentre lesina i contributi per la ricerca sul cancro". D'altra parte i 14 milioni di fumatori italiani, fanno incassare allo Stato 17 mila miliardi di tasse. La rivoluzione contro il fumo partita dall'America sta avendo i suoi effetti anche negli altri paesi europei. In Inghilterra quasi ogni ristorante ha la zona "no smoking". In tutte le aziende, gli uffici o altri luoghi di lavoro, c'è solo una piccolissima area dove è possibile accendere la sigaretta. In Germania è vietato fumare nei luoghi pubblici, in stazioni ed aeroporti, scuole ed ospedali. Non si fuma più sui voli interni. Resta libera la pubblicità alle sigarette. In Francia, dal '91 è vietato fumare negli uffici pubblici, nelle stazioni, negli aeroporti, scuole, ospedali. Per i bar ed i ristoranti la legge stabilisce la separazione come anche negli uffici privati e nelle fabbriche.
C'è da chiedersi se il ddl del professor Veronesi taglierà mai il traguardo. Dopo l'approvazione del Consiglio dei Ministri si aprirà la lunga discussione parlamentare e la lobby del partito dei fumatori farà sentire il suo peso. E poi la fine legislatura è alle porte. Certo il ddl non avrà vita facile anche per l'opposizione durissima dell'Associazione fumatori. Il suo presidente, Giuliano Bianucci, ha fatto sapere che useranno tutti gli strumenti possibili per combattere l'"ayatollah" Veronesi e che sono pronti a ricorrere ad un referendum abrogativo.

I DIVIETI
Legge 11 novembre 1975 n.584
La legge 11 novembre 1975 n.584 integrata con le disposizioni del Decreto ministeriale 18 maggio 1976, stabiliva il divieto di fumare in determinati locali e mezzi di trasporto; in particolare per la scuola, la disposizione ministeriale vietava il fumo nelle aule delle scuole di ogni ordine e grado. Questa legge limitava il divieto alla sola aula, al di fuori, quindi era permesso il fumo.

Articolo 730, II comma Codice Penale
Somministrazione ai minori di sostanze velenose o nocive.
"...soggiace ad ammenda sino a lit. 200.000 chi vende o somministra tabacco a persone minori di anno 14 (pena aggiornata a norma dell'art.113, legge n.° 689 del 1981). Si lascia alla responsabilità e al senso civico dell'adolescente non trasgredire a quanto scritto sulla erogatrice nelle avvertenze ai consumatori?

Sentenza Corte Costituzionale 23 aprile 1991 n.°202
La Corte Costituzionale con sentenza n.° 202, del 23 aprile 1991, affermava nella sentenza "...deve essere posta la necessità di apprestare una più incisiva e completa tutela della salute dei cittadini da danni cagionati dal fumo, anche dal cosiddetto fumo passivo, essendo la salute un bene fondamentale e primario costituzionalmente garantito (art.32 della Costituzione)...".

Decreto legislativo 19 settembre 1994 n.°626
Attuazione direttive CEE riguardanti il miglioramento della sicurezza e della salute dei lavoratori sul luogo di lavoro. Secondo l'art. 64 il datore di lavoro deve "limitare al minimo possibile il numero di lavoratori esposti ad agenti cancerogeni".
Aerazione dei luoghi di lavoro chiusi
Nei luoghi di lavoro chiusi è necessario che il lavoratore disponga di aria salubre in quantità sufficiente. Quindi anche nei locali scolastici non frequentati dal pubblico, non si deve fumare o in alternativa creare dei sistemi di aspirazione per la circolazione dell'aria tali da eliminare la nocività del fumo passivo di sigaretta.

Direttiva del Consiglio dei Ministri, 14 dicembre 1995
Il Presidente del Consiglio dei Ministri in data 14 dicembre 1995 ha approvato la direttiva sul divieto di fumare nei luoghi chiusi delle Amministrazioni dello Stato aperti al pubblico: per locale aperto al pubblico si intende quello al quale la generalità degli amministrati e degli utenti accede senza formalità e senza bisogno di particolari permessi negli orari stabiliti. La direttiva inoltre responsabilizza i dirigenti o funzionari da loro delegati alla contestazione di eventuali infrazioni come previsto dalla legge 24 novembre 1981 n.° 689 ed infine attribuisce ai Prefetti la verifica dell'osservanza di dette norme. Il divieto resta inoperante nei giorni e negli orari di chiusura al pubblico. Il senso di questa normativa per quanto riguarda la Scuola, allarga il divieto di fumo a tutti gli ambienti scolastici in quanto frequentati da allievi e genitori.

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