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Oncologia molecolare, la ricerca alla base
Annalisa Cretella, N. 4 aprile 1999
Esiste la possibilità di sapere quali meccanismi portano ad un'alterazione dei processi fisiologici in una cellula neoplastica? Quest'argomento rientra nell'area di interesse del Gruppo di Studio di Oncologia Molecolare della SIC (Società Italiana di Cancerologia), che ha lo scopo di approfondire lo studio dei meccanismi molecolari alla base dei processi di trasformazione e progressione neoplastica. La SIC è la prima associazione italiana di studiosi che operano nel campo dell'oncologia sperimentale e clinica. E' stata fondata a Roma nel '52. Tra i suoi obbiettivi, quello di riunire i cultori della cancerologia per promuovere il progresso di questa nel campo sperimentale, clinico e sociale, ed ancora, quello di facilitare i rapporti tra medici cancerologi e di stabilire relazioni con analoghe associazioni. Il Gruppo di Oncologia Molecolare è uno degli otto Gruppi di Studio che operano all'interno della SIC. Il Gruppo di O.M. è impegnato nella ricerca e negli studi riguardanti le molecole che regolano i processi fisiologici cellulari, quali proliferazione, differenziamento e apoptosi, e i meccanismi che in una cellula neoplastica, portano ad un'alterazione di questi processi. L'obbiettivo principale del Gruppo di Studio di Oncologia Molecolare è quello di trasferire le scoperte del laboratorio nella pratica clinica, per dare un contributo al miglioramento della diagnosi, terapia e prevenzione delle neoplasie umane. Inoltre il gruppo ha tra le finalità prioritarie quella di stimolare l'interesse sulle ricerche oncologiche di base, favorire la collaborazione tra ricercatori con interessi affini, ed ancora quello di promuovere lo scambio di informazioni, di tecnologie e di materiali. Il Gruppo, coordinato da quattro professori, Alfredo Fusco dell'Università di Catanzaro, Giulia Colletta della Facoltà di medicina di Chieti, Martino Introna, dell'Istituto Mario Negri, e Alessandra Viel dell'Istituto Nazionale dei Tumori di Aviano, ha in seguito, ampliato le sue aree di studio. Nel corso del tempo si sono venute a delineare vari campi di studio, si sono formati dei sotto gruppi che approfondiscono ricerche diverse. Ognuno dei responsabili si occupa della promozione di qualche iniziativa particolare, dai convegni alle tavole rotonde ai seminari. Appuntamento fisso del Gruppo è l'organizzazione di un prestigioso congresso di oncologia molecolare, a Positano, che arriva quest'anno al suo quarto appuntamento. Organizzato dal professor Fusco, con la collaborazione dei professori Giancarlo Vecchio, Enrico Avvedimento e Salvatore Venuta, è nato per sopperire alla mancanza, in Italia di un congresso specialistico nel campo dell'oncologia molecolare. Negli anni, è aumentata la presenza di specialisti stranieri, si è trasformato in un congresso internazionale, riscuotendo un notevole successo. Per incrementare sempre più questa tendenza, è stato adottato l'inglese come lingua ufficiale del congresso. Noi di Prevenzione Tumori, siamo andati a parlare con il professor Alfredo Fusco, che oltre ad essere uno dei responsabili del Gruppo di O.M., lavora da parecchi anni in un prestigioso laboratorio con una lunga tradizione nel campo della ricerca oncologica. La sua attività comincia negli anni '70, sotto la guida del professor Giancarlo Vecchio, di ritorno da Saint Louis, dove si era occupato di retrovirus. Questi, inizialmente, avviò uno studio per dimostrare che i virus dei sarcomi potevano trasformare non solo fibroblasti ma anche cellule epiteliali tiroidee. Alfredo Fusco, iniziò giovanissimo, appena laureato, a collaborare nel suo laboratorio. "Il nostro obiettivo - racconta il professore - consiste nel dare un contributo al chiarimento del processo carcinogenetico a più livelli, che partendo da una cellula normale, porta allo sviluppo del tumore metastatico. Il progetto iniziale consisteva nella trasformazione di cellule epiteliali tiroidee da parte dei retrovirus dei sarcomi murini. Infatti la disponibilità presso il nostro dipartimento di un sistema di cellule epiteliali tiroidee ci offriva la possibilità di studiare anche i rapporti tra trasformazione e differenziamento. Successivamente abbiamo voluto verificare se alterazioni di oncogeni fossero presenti nei carcinomi tiroidei umani. Questa ricerca, svolta in collaborazione con l'Istituto dei Tumori di Milano, ha portato all'isolamento di un nuovo oncogene, da noi denominato RET PTC, che veniva specificamente attivato nei carcinomi tiroidei di tipo papillare. Questa è stata senza dubbio la ricerca più importante fatta dal nostro gruppo". Successivamente, anche per diversificare gli studi del laboratorio, il professor Fusco ha avviato un'altra ricerca con la collaborazione del professor Vincenzo Giancotti della Biochimica di Trieste, facoltà di Scienze Biologiche, che ha reso possibile l'identificazione delle nuove proteine chiamate HMGI, High Mobility Group. "Le abbiamo isolate partendo dal sistema tiroideo - continua il professor Fusco - provando con cellule a diversi stadi di malignità, abbiamo focalizzato la nostra attenzione sulle proteine della cromatina, individuandone la presenza in cellule maligne e l'assenza in quelle sane. Da questa scoperta, che risale al 1987, la nostra ricerca si è estesa: successivamente abbiamo dimostrato che queste proteine non si trovavano soltanto nelle linee maligne: ampliando i nostri studi ai tumori umani abbiamo infatti rilevato la presenza di proteine HMGI nei carcinomi e in un numero esiguo di adenomi, constatandone invece l'assenza totale nei gozzi." Risultati analoghi sono stati poi ottenuti analizzando i tumori della cervice uterina e quelli del colon: si è arrivati alla conclusione che esiste una correlazione tra l'espressione di queste proteine e la malignità dei tumori. "Abbiamo avuto la conferma che queste proteine, assenti nel colon normale - ha spiegato Fusco - sono sempre riscontrabili nei carcinomi e negli adenomi con forte displasia: in tal senso possono fungere da marcatori attendibili di malignità, e avere un posto importante nella diagnosi dei tumori". "L'aspetto più rilevante della ricerca, però - continua il professor Fusco - è stata la successiva dimostrazione del ruolo importante di queste proteine nel processo di trasformazione della cellula neoplastica. Non si tratta dunque soltanto di un epifenomeno, cioè di un processo collaterale valido ai sensi della marcatura di un tumore già esistente, ma di un'aspetto rilevante nella genesi di alcune neoplasie. Usando la tecnologia dell'antisenso ("antisense technology"), abbiamo osservato che sopprimendo la sintesi di queste proteine le cellule non vanno più incontro a trasformazione neoplastica. Le proteine HMGI hanno cioè un ruolo causale nel processo di trasformazione neoplastica. Recentemente altri ricercatori, hanno dimostrato che nei tumori benigni di origine mesenchimale, lipomi, leiomiomi, adenofibromi della mammella, amartomi, ecc., i geni dell'HMGI sono riarrangiati. Dal punto di vista oncologico è una scoperta importante perché lipomi e leiomiomi sono tumori diffusissimi. Il nostro gruppo in collaborazione con il Dottor Carlo Croce di Filadelfia, ha sviluppato ulteriormente questo settore di ricerca. Abbiamo generato dei topi transgenici portatori del gene HMGI-C (appartenente alla famiglia HMGI) riarrangiato. Questi topi hanno sviluppato una forma di lipomatosi, ossia una grossa diffusione del tessuto adiposo anche in zone normalmente non occupate da tessuto adiposo. Ciò sta a significare che quel riarrangiamento genico è proprio determinante per lo sviluppo dei lipomi". Il gruppo di ricercatori coordinato dal professor Fusco ha dimostrato l'importanza dei geni dell'HMGI nella regolazione della crescita degli adipociti, le cellule del tessuto adiposo, del grasso. "Noi ed altri gruppi abbiamo dimostrato che proprio le alterazioni di questi geni nel topo provocano il dimagrimento o l'aumento di peso. Si prospetta anche la possibilità futura di utilizzare questi geni qnella terapia genica dell'obesità utilizzando degli adenovirus che esprimono queste proteine o ne sopprimono l'espressione". Una scoperta questa, che potrebbe rivoluzionare la vita delle migliaia di persone che sono in sovrappeso, creare non pochi problemi alle ditte di prodotti dietetici, lasciare senza clienti i dietologi.
Professor Alfredo Fusco Dipartimento di medicina Sperimentale e Clinica Facoltà di Medicina e Chirurgia di Catanzaro Università degli Studi di Catanzaro "Magna Graecia" via Tommaso Campanella 88100 Catanzaro tel 0961/712382 fax 0961/770296
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