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Il rapporto AIRT 2006 sui tumori in italia

Paola Sarno, N. 11 novembre 2006

Il Rapporto 2006 sui Tumori in Italia, il quinto rapporto quinquennale realizzato dall’Associazione Italiana Registri Tumori (Airt), offre per la prima volta un quadro completo dell’incidenza, della mortalità e delle più recenti stime sulla patologia oncologica in Italia. I ricercatori della rete dei Registri Tumori italiani, dell’Istituto Superiore di Sanità e dell’Istat hanno analizzato i dati di mortalità oncologica dal 1970 al 2002 offrendo una fotografia molto aggiornata che permette di valutare gli andamenti di questa malattia nel tempo (mai era stata indagata la mortalità per cancro per un periodo così lungo). I dati di incidenza si riferiscono, invece, a una finestra temporale che va dal 1998 al 2002, mentre le stime di incidenza e di mortalità per i principali tumori considerano l’intero territorio nazionale e sono aggiornate alla struttura della popolazione italiana del 2006.
Lo studio è stato realizzato dall’Airt in collaborazione con il Centro per la prevenzione e il controllo delle malattie del Ministero della Salute (Ccm), l’Istituto Superiore di Sanità (Iss) e l’Istituto Nazionale di Statistica (Istat) con il contributo della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori (Lilt) e la rete di Alleanza contro il Cancro. Il Rapporto 2006 è stato presentato a Roma nel mese di luglio scorso nel corso del convegno “Carte in Tavola! Due anni di Ccm e Sanità Pubblica”, organizzato dal Ministero della Salute-Centro Nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie e da Iniziative Sanitarie.

L’aumento dell’attività dei registri tumori
Attualmente l’attività di registrazione riguarda circa il 12% della popolazione dell’Italia meridionale (era il 7% nel periodo 1993-1998), il 37% di quella dell’Italia settentrionale e il 26% di quella residente nell’Italia centrale: anche se la rappresentazione dell’Italia del Sud e delle Isole è minore, risulta comunque più rilevante rispetto alle pubblicazioni precedenti, perché l’attività dei Registri tumori regionali si è di fatto razionalizzata e incrementata. Oggi, la rete dei Registri tumori generali raccoglie, infatti, dati relativi a 15 milioni di italiani, pari al 26% della popolazione totale residente (erano 13 milioni nel quinquennio 1993-1998, pari al 23%). La copertura risulta così composta: il 37% dei dati proviene dalle regioni del Nord, il 26% da quelle del Centro e il 12% dal Sud e dalle Isole (era il 7% nel 1993-1998). La rete dei Registri tumori è ormai consolidata e grazie alla collaborazione con il Centro di prevenzione e controllo delle malattie del Ministero della Salute si appresta ad accrescere la sua presenza sul territorio nazionale. "Sempre più registri dovranno, con il sostegno del Cm, aiutare la popolazione a essere più consapevole. I registri devono guadagnare autorevolezza per rispondere alle preoccupazioni della comunità", ha commentato Donato Greco, direttore operativo del Ccm.
Anche Riccardo Russo, direttore scientifico dell’Ist di Genova, uno degli Irccs oncologici che compongono la rete di Alleanza contro il Cancro, sostenuta dal Ministero della Salute, ha salutato con entusiasmo il lavoro dell’Airt: "L’Ist ha sviluppato una collaborazione con l’AIRT finalizzata a promuovere programmi comuni per incrementare la produzione di indicatori osservati di diffusione della patologia neoplastica nella popolazione italiana. Tale collaborazione", ha detto Russo, "ha condotto ai risultati attuali e perciò l’Ist è lieto di aver fornito un contributo per lo sviluppo complessivo dei progetti congiunti".

I dati di incidenza e mortalità dell’AIRT 1998-2002
Nel complesso in Italia sono diagnosticati quasi 300.000 nuovi tumori ogni anno, 162.756 tra gli uomini e 129.247 tra le donne. Si tratta, quindi, in media di 783 casi ogni anno per 100.000 abitanti fra i maschi e 613 casi fra le femmine. I tumori colpiscono prevalentemente in età adulto-avanzata: nelle prime decadi della vita, la frequenza di questa patologia è dell’ordine, al massimo, di decine di casi ogni 100.000 soggetti, intorno ai 40 anni supera il centinaio e dai 60 si cambia ancora ordine di grandezza superando il migliaio di casi ogni 100.000 soggetti, con una frequenza pari a 1-3 casi ogni 100.000 persone ogni anno.

I tumori più frequenti
Nel periodo 1998-2002 i cinque tumori più frequentemente diagnosticati sono risultati, fra gli uomini, i tumori della cute diversi dal melanoma (15,2%), il tumore della prostata (14,4%), il tumore del polmone (14,2%) il tumore della vescica (9,0%) e quello del colon (7,7%); tra le donne, il tumore della mammella (24,9%), i tumori cutanei diversi dal melanoma (14,8%), i tumori del colon (8,2%), il tumore del polmone (4,6%) e quello dello stomaco (4,5%).
Rispetto alla rilevazione precedente, l’ordine di frequenza dei tumori è sostanzialmente cambiato, soprattutto fra gli uomini, nel corso di un intervallo temporale relativamente breve (1988-1992 contro il periodo 1998-2002). Le principali differenze riguardano la notevole crescita del tumore della prostata, legata all’introduzione e alla diffusione dell’antigene prostatico specifico (PSA), avvenuta in Italia nei primi anni Novanta, che ha portato in pochi anni al raddoppio delle diagnosi di questo tumore divenuto addirittura la neoplasia più diagnosticata dopo i tumori della cute diversi dal melanoma.
I dati Istat delle indagini Multiscopo, inoltre, indicano, anche in tempi recenti, un andamento diverso fra i sessi rispetto all’attitudine al fumo di tabacco: infatti, la proporzione fra fumatori (standardizzata per età) era nel 1995 del 31,9% tra i maschi e del 17,2% tra le donne, mentre nel 2004 era diventata rispettivamente del 27,7% e del 17,6%. Questi cambiamenti hanno determinato la riduzione dell’incidenza e della mortalità per tumore polmonare e per gli altri tumori fumo-correlati tra gli uomini e un incremento fra le donne.
Tra le donne il tumore alla mammella si conferma di gran lunga la neoplasia più rappresentata, addirittura un quarto di tutti i tumori diagnosticati. Anche in questo caso si avverte un andamento in crescita dovuto al diffondersi dei programmi di screening mammografico, che hanno determinato una maggiore frequenza diagnostica.
I tumori della cute, diversi dal melanoma, sono in assoluto i tumori più frequentemente diagnosticati fra gli uomini e i secondi tra le donne; erano al secondo posto in entrambi i sessi nel 1988-1992. La maggioranza di queste neoplasie è rappresentata da tumori di tipo basocellulare (circa il 75% del totale) che hanno una prognosi benigna. Anche i carcinomi spinocellulari (15-20%) hanno di solito una malignità locale. Si tratta di tumori che spesso vengono addirittura trattati al di fuori del percorso clinico standard che prevede il ricovero e il numero dei quali può essere quindi notevolmente sottostimato.

Tumori e fasi della vita
Tra i soggetti più giovani (da 0 a 44 anni), in cui i tumori sono un evento infrequente seppure importante, viene diagnosticato il 6,7% del totale dei tumori. Quelli più frequenti fra i maschi sono quelli della cute, diversi dal melanoma (13%), quelli del testicolo (11,6%) i linfomi non Hodgkin (9,2%), i melanomi della cute (7,2%) e i linfomi di Hodgkin (5,8%). Tra le giovani donne al primo posto si trovano i tumori della mammella (30,7%) seguiti da quelli della cute, diversi dal melanoma (11,6%), dalla tiroide (10,5%), dai melanomi cutanei (6,9%) e dai linfomi non Hodgkin (4,0%)
Più di un quarto (28,5%) del totale dei tumori viene diagnosticato tra gli adulti, dai 45 ai 64 anni: in questa fascia di età i più frequenti sono, tra gli uomini: i tumori cutanei diversi dal melanoma (15,0%), il tumore del polmone (14,5%), quello della prostata (9,8%), della vescica (9,0%) e del colon (7,3%). Tra le donne della stessa fascia d’età il tumore della mammella raggiunge il suo massimo peso relativo (35,9%), seguito dai tumori della cute diversi dal melanoma (11,8%), da quelli del colon (6,5%), del corpo dell’utero (5,6%) e del polmone (4,1%).
Il maggior numero di neoplasie, comunque, pari al 64,8% del totale dei numeri, viene diagnosticato tra i soggetti più anziani (oltre i 65 anni). La distribuzione dei tumori in questa fascia d’età influenza sostanzialmente la distribuzione complessiva. Tra gli uomini, il tumore della prostata è al primo posto (17,3%) seguito dai tumori della cute, diversi dal melanoma (15,5%), da quelli del polmone (14,9%), della vescica (9,4%) e del colon (8,1%). Tra le donne, ancora una volta, il tumore della mammella è quello che viene più frequentemente diagnosticato (18,7%), seguito dai tumori cutanei, diversi dal melanoma (16,7%), da quelli del colon (9,9%), dello stomaco (5,9%) e del polmone (5,2%).

Confronti geografici
L’insieme dei tumori (con esclusione dei tumori cutanei diversi dal melanoma) mostra, di norma, un gradiente decrescente dell’incidenza e della mortalità che va dalle aree del Centro-Nord a quelle dell’Italia meridionale, con tassi più bassi al Sud e nelle isole. Questo andamento conferma quanto già evidenziato dai precedenti rapporti AIRT ed è il riflesso di una differenza Nord-Sud evidente soprattutto per alcune sedi tumorali principali come la mammella femminile, il colon-retto, lo stomaco, il polmone nella donna. I risultati di numerosi studi di epidemiologia clinica suggeriscono l’esistenza di elementi protettivi (dieta) e una minore esposizione ai fattori di rischio oncologico (inquinamento, fumo di tabacco, ecc.) nelle popolazioni meridionali rispetto a quelle del Centro-Nord Italia.
Esistono però alcuni tumori per i quali i valori di incidenza sono più elevati nei Registri del Meridione. Il Tumore del labbro è più frequente fra i maschi di Ragusa. Il Registro di Napoli, come quello di Sassari rileva tassi più elevati di tumore al fegato. Nelle stesse aree e anche a Salerno, per le donne, ci sono tassi elevati di tumori della colecisti e delle vie biliari extraepatiche. Sempre a Ragusa si osservano tassi più elevati di tumore a pancreas nei maschi e la stessa città, insieme a Napoli è ai primi posti per i tumori dell’osso e per quello della vescica. Il sarcoma di Kaposi è particolarmente rilevato a Sassari, prevalentemente in forma endemica, nei due sessi in età anziana. Ancora a Sassari si sono presentati tassi elevati per tumori del sistema nervoso centrale tra le femmine e per le leucemie e i linfomi di Hodgkin fra i maschi. Napoli, infine, presenta anche tassi fra i più elevati in Italia per il mesotelioma femminile.

Gli andamenti temporali
Le osservazioni più rilevanti in questo ambito riguardano quattro principali questioni. Innanzi tutto l’incidenza dei tumori nel loro complesso, a parità di età, misurata con tassi standardizzati, è in crescita in entrambi i sessi. Questo aumento può essere legato all’effetto di un’aumentata esposizione ai fattori di rischio, ma può anche dipendere dalla maggiore quantità di tumori diagnosticata, grazie alla diffusione dei programmi di screening oncologico. Anche lo sviluppo delle tecniche di imaging ha reso più semplice indagare zone anatomiche non direttamente accessibili, come per esempio, il rene e il sistema nervoso centrale. Bisogna anche considerare l’aumentata capacità dei Registri di raccogliere la casistica di loro pertinenza. Solo per alcune sedi l’incidenza è in riduzione, come nel caso del tumore del polmone tra gli uomini, del tumore dello stomaco con un trend di riduzione ormai storico e risultano in riduzione anche i tumori della colecisti e della cervice uterina.
Infine, la riduzione complessiva della mortalità è conseguenza della riduzione di mortalità per molti tumori principali, in particolare quelli del polmone tra gli uomini e della mammella fra le donne, ma anche quelli del colon-retto, dello stomaco e della vescica. Si segnala, invece, l’aumento della mortalità nelle donne per il tumore del polmone, del corpo dell’utero e dei linfomi non Hodgkin.

La mortalità per cause oncologiche
In Italia nel 2002, vi sono stati 156.032 decessi per casa tumorale, 89.561 tra gli uomini e 66.471 tra le donne. Nel periodo 1998-2002 i Registri tumori italiani hanno rilevato in media ogni anno 343 decessi per tumore ogni 100.000 uomini residenti e 237 ogni 100.000 donne.
I principali killer per gli uomini sono il cancro del polmone (28,3%), quello della prostrata (8,1%), del colon (7,3%) e del fegato (6,4%). Per quanto riguarda le donne al primo posto si è collocato il tumore della mammella (17,1%), seguito da quello del polmone (9,5%), dal gruppo delle sedi maldefinite incluse le metastasi (9,4), dal tumore del colon (9,1%), da quello dello stomaco (7,9%).
Allora in Italia si muore di meno per tumore o no? "Va detto che la diminuzione di mortalità che abbiamo rilevato si manifesta solo in termini di tassi standardizzati, cioè a netto del fenomeno di invecchiamento generale della popolazione", ha spiegato Emanuele Crocetti, coordinatore del gruppo di lavoro dell’Associazione Italiana Registri Tumori (AIRT). "I dati indicano una diminuzione del rischio individuale di morte, ma non necessariamente una riduzione complessiva della mortalità per patologia tumorale nella popolazione. Il numero assoluto dei decessi, infatti, è ancora in aumento proprio a causa del crescente numero di anziani".
Quindi, in media, un uomo ogni tre e una donna ogni quattro hanno ancora probabilità di avere una diagnosi di tumore nel corso della loro vita (0-74 anni).
Per questo Francesco Schittulli, presidente della Lega Italiana per la lotta contro i Tumori (Lilt) ha voluto considerare che "se ovunque, in termini di rischio individuale, l’incidenza del cancro ha cambiato la sua progressione occorre però fare ancora passi in avanti per un migliore orientamento delle politiche socio-sanitarie su scala nazionale".
Ma, come è cambiata la mortalità per cause oncologiche dal 1970 ad oggi? In questi ultimi anni la riduzione della mortalità per tutti i tumori in Italia è stata significativa sia nei maschi sia nelle femmine. Ma ancora più significativa è risultata la riduzione della differenza esistente fra Nord e Sud del paese. Nel 1970, infatti, si moriva di più al Nord e meno al Sud; da metà anni Ottanta ad oggi, la mortalità per tumore è aumentata su tutto il territorio nazionale, mantenendo le stesse differenze geografiche (con il Centro sempre in posizione intermedia). Nei primi anni Novanta la crescita della mortalità è rallentata nelle aree del Nord (con una marcata diminuzione nei maschi), mentre ha continuato ad aumentare al Sud. Ecco quindi che le curve di mortalità del meridione e del settentrione si avvicinano. Se nel 1970 la differenza Nord-Sud era di 30 decessi in più ogni 100.000 abitanti, nel 2002 lo scarto si è ridotto a soli 12 decessi in più e per alcuni tumori la differenza è ancora meno marcata. È solo in anni più recenti, tuttavia, che anche il Meridione comincia a presentare qualche segnale di riduzione della mortalità. "I livelli sono ancora fortemente collegati alla geografia", spiega ancora Emanuele Crocetti, "ma le differenze tendono ad affievolirsi, tanto che nelle proiezioni della mortalità per il 2006, ben tre regioni meridionali (Basilicata, Campania e Sicilia) risultano per la prima volta sopra la media nazionale".
L’osservazione delle più recenti tendenze di mortalità, conferma la progressiva omologazione del Sud alle condizioni ambientali e alle abitudini di vita – specie quelle alimentari – del resto del Paese, perdendo il proprio vantaggio storico in termini di protezione dai fattori di rischio.
Incidenza dei tumori in Italia: stime per il 2006
Le stime dell’Airt sono relative all’arco di età 0-84 anni e secondo questi parametri, in Italia il numero complessivo di diagnosi per tumore per quest’anno è stimato in 250.000 casi, con una leggera prevalenza delle diagnosi effettuate sugli uomini (52%).
La composizione per sede tumorale è, invece, decisamente diversa nei due sessi. Negli uomini le diagnosi per tumore alla prostata (35%), colon-retto (20%), polmone (20%) e stomaco (6%) rappresentano da sole l’80% dell’incidenza complessiva. Nelle donne, invece, i tumori alla mammella (31%), colon-retto (16%), polmone (6%) e stomaco (4%) sono diagnosticati nel 57% dei casi. Negli uomini la consolidata riduzione di incidenza dei tumori allo stomaco e al polmone è compensata da un aumento di diagnosi al colon-retto (+2,5%) e alla prostata, divenuto prima sede di diagnosi (166 per 100.000 abitanti). Nelle donne i tassi di incidenza grezzi nel 2006 sono in leggero aumento in tutte le sedi esaminate, tranne che per il tumore allo stomaco (-1,9%). L’incremento maggiore si stima per il tumore al polmone (+1,5%), su livelli ormai superiori rispetto al tumore allo stomaco (rispettivamente 24 contro 18 per 100.000 abitanti).

400 milioni di morti nei prossimi 10 anni per malattie croniche
Le malattie croniche sono responsabili dell’86% dei decessi in tutta Europa, 60% nel mondo, e nei prossimi 10 anni si prevede che 400 milioni di persone moriranno a causa di queste malattie. L’allarme arriva dal rapporto “Prevenire le malattie croniche - un investimento vitale” realizzato dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), che lancia la sfida di una riduzione del 2% l’anno del tasso di mortalità per le malattie croniche, con l’obiettivo di evitare 36 milioni di decessi entro il 2015. Quella delle malattie croniche è quindi una vera e propria emergenza e non solo per i Paesi ricchi. Negli ultimi 20 anni, infatti, le malattie croniche si sono diffuse anche nei Paesi più poveri. "Sono ormai la principale causa di morte in quasi tutti i Paesi e minacciano sempre di più anche lo sviluppo economico", spiega l’Oms, secondo la quale la società moderna ha comunque "tutte le conoscenze necessarie per affrontare questa minaccia e salvare milioni di vite", a condizione che si attui un piano di intervento congiunto e un approccio globale che veda la collaborazione di governi, settore privato e società civile. L’obiettivo da perseguire, secondo l’Oms, è quello della riduzione del 2% l’anno, del tasso di mortalità dovuto a tutte le malattie croniche. Un obiettivo sostenuto dal ministro della salute Livia Turco che, nella prefazione all’edizione italiana del Rapporto, ricorda come i principali fattori di rischio siano soprattutto ipertensione, obesità, sovrappeso, fumo, alcol, colesterolo elevato e sedentarietà. "Fattori - afferma Turco - modificabili grazie a interventi sull’ambiente sociale, come fatto recentemente in Italia con il divieto di fumo nei locali pubblici, e grazie a trattamenti medici. Le istituzioni devono allora impegnarsi su questo fronte attraverso politiche e strategie mirate". Intanto, sono 35 milioni, secondo le previsioni dell’Oms, le morti previste per queste patologie nel 2005 fra tutte le fasce di età: 2,8 mln per Aids, 1,6 mln per tubercolosi, 883.000 morti per malaria, 17,5 mln per malattie cardiovascolari, 7,5 mln per tumori, 4 mln per malattie respiratorie croniche, 1 mln per diabete.

Le stime dell’American Cancer Association per la popolazione mondiale
Il numero di persone che si ammaleranno di tumore continuerà a crescere, fino a passare dai 13 milioni del 2010 (con l’8,1% di decessi), ai 16,5 milioni previsti per il 2020 (con il 10,3% di decessi), agli oltre 20 milioni nel 2030. Queste le previsioni dell’American Cancer Association (ACS). Per gli uomini, il tumore più diffuso sarà al polmone, seguito dal cancro alla prostata e quello allo stomaco; per le donne quello al seno, seguito dal tumore all’utero e all’intestino.Tra i fattori che incideranno di più su questa crescita ci sono, in particolare, fattori come il fumo, l’allungamento della vita media e l’obesità. Per questo gli esperti sottolineano la necessità di migliorare gli stili di vita e attuare un’efficace rete di prevenzione, oltre che lo sviluppo di nuove terapie sempre più mirate che, si stima, permetteranno di ridurre di circa 2 milioni i decessi entro il 2020 e di 6,5 milioni entro il 2040.

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