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Il pesce che sa di fragola

di Martina di Prampero e Cristina Sampiero, N° 7/8 luglio agosto 2000

Il DNA non è mai stato statico sia per ragioni naturali che a causa dell'intervento dell'uomo. Ma se le combinazioni genetiche naturali rispondono solo alla legge del caso (o di Madre Natura), la modificazione genetica condotta dall'uomo avviene in maniera guidata e finalizzata.
L'organismo geneticamente modificato (OGM nella sigla italiana, GMO in quella inglese) è un organismo biologico che nasce incrociando geni di diverse specie (da qui la parola transgenico). Oggi è possibile incrociare i geni della fragola con quelli del pesce per permettere, ad esempio, alla fragola di crescere anche con clima rigido. Tra i vari campi in cui le tecniche di modificazione genetica vengono applicate, quello che coinvolge e preoccupa tutti in termini di percezione del rischio per la salute pubblica è sicuramente quello agricolo ed alimentare. Questo senso di disagio non è solo dettato da quell'atteggiamento istintivamente difensivo che, sovente, si è portati ad assumere verso le novità, bensì da una serie di dubbi a cui ancora non si è data risposta, su tematiche nutrizionali, ambientalistiche, igieniche, economiche e politiche.
Vi è una profonda differenza tra il progresso che, fino ad oggi, è stato garantito dalla meccanica, dalla chimica e dalla genetica ed i futuri sviluppi che le biotecnologie sembrano garantire. Un trattore, un fertilizzante, o un ibrido di mais, apparivano - ed appaiono - come strumenti direttamente e facilmente controllabili dall'uomo. Quando si affronta la tematica degli OGM di contro gli stessi studiosi assumono posizioni diverse in merito a problematiche quali effetti sulla salute umana in termini biochimici o tossicologici e sull'impatto ambientale e sulle metodologie di analisi per attestarne la sicurezza.
I possibili danni alla salute umana sono in relazione a:
- antibiotico resistenza (possibilità di trasferire ai batteri patogeni per l'uomo geni con caratteristiche di resistenza agli antibiotici);
- reazioni allergiche verso alimenti che possono contenere nuove proteine con attività allergenica sconosciuta;
- effetti sul bilancio nutrizionale: le modificazioni genetiche possono cambiare la composizione finale dell'alimento stesso variando pertanto l'apporto dei nutrienti assunti con la dieta, con la possibilità di formazione di sconosciuti antinutrienti e tossine naturali;
- sicurezza degli alimenti in termini tossicologici. Sfortunatamente i ricercatori non sono in grado di predire gli effetti biochimici o tossicologici di un OGM, poiché in esso la relazione tra genetica, composizione chimica e rischio tossicologico è ancora sconosciuta.
E' necessario a tutt'oggi lavorare sulla tipologia di nuovi test d'indagine.
Esistono peraltro diversi dubbi in ordine agli effetti indiretti del rilascio nell'ambiente degli OGM. La paura è che:
- si possano mettere in pericolo alcune specie selvatiche causando un impoverimento della biodiversità (intesa come tutte le possibili combinazioni di geni) e che rappresenta un indispensabile serbatoio genetico per il mantenimento della vita sulla terra;
- ci sia un trasferimento genico tramite polline alle erbe infestanti, rendendole così super resistenti;
- ci sia un danno ad insetti non bersaglio (vedi il polline del mais BT 146 che uccide la farfalla Monarca in Canada);
- l'introduzione di più raccolti possa avere un im-patto grave sugli insetti e sugli uccelli.
La tematica è ampia e sono numerosi gli aspetti su cui è bene approfondire la ricerca, svolta preferibilmente col contributo di finanziamenti pubblici da ricercatori non legati ad interessi di industrie presenti sul mercato.
Dal punto di vista di regolamentazione legislativa la Commissione Europea ha iniziato nel 1998 una revisione della Direttiva 90/220 CEE (recepita in Italia con i due decreti legislativi n.91 e 92 del '93), che renderà più rigorose le regole della sperimentazione e della commercializzazione, allo scopo di armonizzare nei vari paesi europei i criteri su cui si basa la valutazione del rischio, migliorare la trasparenza ed introdurre un monitoraggio per studiare tutti gli effetti sull'ambiente e sulla salute. A tal proposito sono stati approvati, nel marzo 2000, oltre 100 emendamenti che includono: misure di sicurezza per prevenire il trasferimento genico, monitoraggio obbligatorio, autorizzazione alla commercializzazione per un massimo di 10 anni, etichettatura chiara per l'identificazione sia degli ingredienti che degli additivi e aromi geneticamente modificati. Non è stato approvato l'emendamento in merito alla responsabilità civile e penale dei produttori di OGM sui danni ambientali.
La Direttiva 90/220 CEE recita comunque all'art.16 coma 1: "Se uno stato membro ha un motivo valido per ritenere che un prodotto, che è stato opportunamente notificato e ha ricevuto un consenso scritto ai sensi della presente direttiva, costituisce un rischio per la salute umana o per l'ambiente, esso può limitarne o proibirne l'uso e/o la vendita sul proprio territorio. Esso informa immediatamente la Commissione egli altri Stati Membri di tale decisione e ne indica i motivi". A tale proposito in Italia il DPR 128 del 07/04/99 vieta l'uso di ingredienti di derivazione transgenica negli alimenti per la prima infanzia. La Regione Marche e la Regione Lazio hanno inoltre adottato provvedimenti cautelari di divieto all'utilizzo di OMG nella ristorazione collettiva.
L'opinione pubblica chiede a gran voce più tutela, più trasparenza, meno superficialità; il consumatore attento, creato attraverso l'informazione e l'educazione alla salute ha il diritto di avere delle risposte serie ed accurate da parte delle Istituzioni e scelte da parte di queste in linea con strategie di tutela della salute.
La strada da percorrere è quella della conoscenza (che peraltro appare ancora lunga): solo in tal modo è possibile creare una coscienza collettiva critica per combattere battaglie mirate e motivate. Il punto di vista del sostenitore e del contestatore acritici producono un pensiero ugualmente erroneo e fuorviante.

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