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Nuove tecnologie e metastasi polmonari
Valentina Ardia, N. 5 maggio 2005
Solo in Italia sono più di 32mila i casi di tumore al polmone che vengono diagnosticati ogni anno. Non a caso questo tipo di carcinoma rappresenta la prima causa di morte negli uomini e la terza nelle donne, visto anche l’incremento di fumatori non solo tra gli adulti, ma soprattutto tra i giovani, che si identificano sempre più in una cultura in cui la sigaretta rappresenta uno status, un agente esterno capace di infondere sicurezza e senso di accettazione nelle nuove generazioni. Quindi, se da un lato la miglior cura per sconfiggere questo male moderno consiste in un’incessante battaglia preventiva affiancata dall’aumento delle diagnosi precoci, dall’altro la tecnologia e la ricerca devono poter garantire possibilità di vita e di guarigione sempre maggiori e meno invasive.
La situazione attuale
Al momento della diagnosi, infatti, il 70 percento dei pazienti si presenta con tumori già in stadio avanzato e che quindi consentono, nei casi operabili, di avere una percentuale di guarigione intorno al 70 percento, nei primi 5 anni per i tumori polmonari operati al primo stadio, diminuendo sensibilmente per gli stadi avanzati, per i quali, fino a qualche anno fa, le probabilità di sopravvivenza a 5 anni erano solo del 10 percento. Quindi, se oggi con interventi all’avanguardia si possono curare pazienti che fino a qualche anno fa erano considerati inoperabili, sia per estensione del tumore, sia per la situazione ovviamente compromessa degli altri organi vitali, ancor meglio sarebbe poterlo fare con tecniche avanzate e improntate al rispetto della persona, garantendo loro prospettive di guarigione sempre maggiori e definitive con la minor invasività auspicabile a livello sia fisico che psicologico.
Martin
Per questo la medicina non si ferma alla chirurgia classica, se così si può definire, accompagnata dai cicli chemioterapici e dalla radioterapia, ma prova ad andare oltre, come ci spiega il professor Adriano Rizzi, direttore dell’Unità Operativa di Chirurgia Toracica dell’Istituto Humanitas di Bergamo, con il laser Martin Nd:YAG-Laser MY 40 1.3. «Prima di tutto va precisato che per ora in Italia, essendo stati i primi a introdurre questa innovativa metodica, nata in Germania grazie al professor Rolle e alla sua equipe di Dresda, i casi affrontati con tale tecnica sono quelli di metastasi polmonari fino a un massimo di 45 noduli e questo senza sacrificare parti del polmone oltre al solo nodulo. Questo tipo di laser, in uso presso il nostro reparto da giugno 2004, riassume in sé le caratteristiche più importanti di precisione di taglio, di coagulazione e di effetto sigillante su bronchioli e alveoli a livello della superficie di sezione, grazie al suo alto coefficiente di assorbimento specifico per il tessuto polmonare. Questa metodica innovativa consente la rimozione selettiva di ogni nodulo, con scarsissimo danno del polmone e della funzione respiratoria. Quindi, siamo in grado di aggredire qualunque nodulo con un’operazione a torace aperto, che comporta un danno funzionale al sistema respiratorio del paziente notevolmente ridotto rispetto alla tradizionale resezione della metastasi con conseguente asportazione di parti del polmone».
Metastasi e polmoni
Tanta attenzione verso le nuove frontiere nel trattamento dei tumori al polmone è dovuta al fatto che ogni anno si registra un’aumentata incidenza del rischio di metastasi a livello epatico e polmonare. In particolare, va sottolineato che comportandosi il polmone come un filtro per il sangue che vi circola, questo lo penalizza rendendolo uno degli organi bersaglio per le metastasi di tumori che hanno origine anche, e soprattutto, in altre parti del corpo. Ciò significa che si possono riscontrare noduli metastatici polmonari, causati da insorgenza tardiva, dopo il trattamento in altri organi o apparati. Se ancora oggi la chemioterapia e la resezione delle metastasi, solitamente fra loro associate e integrate, costituiscono il trattamento più efficace e conosciuto, ora con il laser si apre la strada verso una guarigione senza conseguenze, o meglio ricadute.
Ma quali sono i vantaggi? Questo tipo di laser offre diversi vantaggi:
- Mentre opera, il laser coagula e sigilla al contempo, facilitando l’iter operatorio, in quanto non servono le suturatici meccaniche che a volte possono causare un sacrificio del volume polmonare con conseguente deficit respiratorio.
- Potendo operare a torace aperto, è minore il rischio di non vedere alcuni noduli piccoli o posizionati in modo tale che con la videotoracoscopia non risultano visibili.
- Si riesce ad asportare il solo nodulo senza sacrificare il polmone.
- Si può asportare un numero notevole di metastasi in una sola operazione.
- La minor invasività di questa tecnica consente di avere di norma una degenza post operatoria di sole 36 ore.
- A causa della recidività delle cellule tumorali, a volte si presenta la necessità di effettuare più operazioni per una totale asportazione dei noduli che con il laser diventano meno traumatiche per il paziente e garantiscono una percentuale di sopravvivenza maggiore, vista anche la precisione nell’eliminazione del nodulo.
- Infine non va dimenticato che i rischi sono notevolmente abbattuti.
A torace aperto
La carta vincente che consente di operare a torace aperto è forse uno degli aspetti più importanti del laser NdYAG. Se si valuta il fatto che con gli esami preoperatori, in particolar modo la TAC spirale e la PET, si acquisiscono informazioni fondamentali, ma non sempre complete, poiché non sono in grado di evidenziare tutti i noduli, soprattutto quando questi sono molto piccoli, come una capocchia di spillo, allora si può intuire quanto la totale asportazioni dei noduli diventi una questione da risolvere a torace aperto. La persistenza di micronoduli non documentabili è causa di insuccesso sia della chemioterapia sia degli interventi videotoracoscopici. Per asportare radicalmente le metastasi, è essenziale procedere con la toracotomia tradizionale, tecnica che permette di controllare tutto il parenchima polmonare non solo visivamente, ma anche mediante una delicata, accurata e ripetuta palpazione: in tal modo si rimuovono tutte le metastasi visibili e palpabili direttamente durante l’intervento in sala operatoria.
«Grazie alla stretta collaborazione con il professor Axel Rolle, direttore del Dipartimento di Chirurgia Toracica e Vascolare di Coswig-Università di Dresda, ora in America per presentare il laser ai colleghi d’oltreoceano, è stato possibile eseguire qui in Italia già una trentina di casi, e in previsione entro la fine dell’anno raggiungeremo con tutta certezza i 100 interventi. Crediamo molto in questa metodica di cui abbiamo già riscontrato ampiamente gli aspetti positivi. In autunno, infatti, ci sarà presso il nostro istituto il congresso internazionale che verterà proprio sull’eziopatogenesi, la diagnostica, il ruolo del trattamento medico e chirurgico delle metastasi polmonari, dove verranno presentati i vantaggi sia in termini di qualità di vita, sia di sopravvivenza a distanza, ottenuti mediante l’utilizzo di un laser dedicato specificatamente al parenchima polmonare», conclude il professor Rizzi.
Il laser in cifre
- Mediante il laser è possibile l’asportazione delle metastasi che si trovano in sedi centrali e grazie a ciò le lobectomie sono scese dal 25 al 5 percento.
- Morbilità, ovvero sanguinamento, persistenza di fughe aeree: con le tecniche di resezione “classica” vi è un tasso di complicanze postoperatorie quasi analogo a quello osservato nelle resezioni per tumori primitivi del polmone e una mortalità chirurgica variabile dall’1,1 al 2 percento. Con la nuova metodica, invece, la morbilità viene abbattuta di circa 2/3 e non si registra alcun caso di mortalità.
- Nella casistica dell’Humanitas di Bergamo sono state rimosse con il laser nello stesso paziente fino a 35 metastasi senza problemi intra o postoperatori: alcune di queste metastasi avevano un sede centrale.
- Sopravvivenza dell’85 percento al primo anno, oltre il 70 percento al secondo e terzo anno e del 32 percento a 5 anni di distanza dall’intervento in pazienti con resezione completa di metastasi (media del numero metastasi 6,3).
- Nelle resezioni incomplete la sopravvivenza precipita al 25 percento a 2 anni, indipendentemente dal trattamento chemioteapico associato, mentre negli operati con intenti palliativi (metastasi localmente sintomatiche) non si registra alcuna sopravvivenza dopo il terzo anno.
Cure speciali per gli over 70
Oggi sono sempre più numerosi i pazienti anziani affetti da tumore al polmone sottoposti a intervento, che garantisce non solo la sopravvivenza, ma anche una buona qualità di vita.
Nuove tecniche mini-invasive come la toracoscopia e la chirurgia videoassistita, attraverso piccole incisioni, permettono di affrontare interventi meno demolitivi e di ridurre le complicanze e i rischi postoperatori. Una minor aggressività chirurgica, più adatta alla fragilità dell’anziano, associata ad anestesie di durata minore, porta a degenze più brevi e a un recupero molto più rapido. Esistono anche valide alternative all’intervento chirurgico, come la radioterapia conformazionale, che colpisce il tumore limitando gli effetti collaterali sui tessuti sani con uguale efficacia e i farmaci chemioterapici di ultima generazione, che riducono gli effetti collaterali tossici e le complicanze come le infezioni. Il trattamento che viene riservato a pazienti anziani deve essere specifico e deve basarsi su criteri diversi. Una maggiore attenzione e delicatezza sono alla base di un rapporto medico paziente/anziano che ha delle esigenze precise che possono condizionare, e di molto, i tempi di guarigione dello stesso. La sua fragilità dovuta agli anni, alle ridotte capacità reattive, alla scarsità di difese immunologiche, necessitano di maggiori attenzioni e attraverso l’intervento del cardiologo, del pneumologo, dell’anestesista, si può offrire, a pazienti fino a pochi anni fa considerati senza speranza, una terapia personalizzata e una vita qualitativamente e quantitativamente migliore.
Per saperne di più
www.humanitasgavazzeni.it, Tel. 035.4204072
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