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Linee guida: punto nono

Cristina Sampiero, N. 4 aprile 2005

I bisogni nutritivi della donna che allatta sono superiori a quelli della donna in stato di gravidanza ma lo stile alimentare da consigliare non è molto diverso, tenendo però presente che il surplus energetico richiesto è notevolmente maggiore (la produzione del latte è un lavoro più gravoso della gravidanza), anche se in parte bilanciato dall’utilizzo delle riserve di grasso create durante la gravidanza.
I fabbisogni supplementari in energia della nutrice dipendono dalla quantità di latte prodotto. Tenendo conto di tutti i fattori che incidono, il costo energetico aggiuntivo dell’allattamento è valutato fra le 450 e le 560 calorie al giorno, fino al sesto mese.
Le varianti, nei confronti della donna adulta, riguardano una maggior richiesta di proteine (più 17 g/die) di calcio (più 200-400 mg/die) e di acqua. A tale aumento si deve far fronte attraverso l’alimentazione, altrimenti la produzione di un latte adatto alle necessità del neonato avverrà a spese dell’organismo materno.
Acqua: le perdite da compensare per una portata lattea giornaliera di 750-800 ml (all’87% di acqua) si possono calcolare in circa 650-700 ml/die da aggiungere alle necessità normali.
Calcio: il contenuto di calcio del latte materno è di 320 mg/litro e quindi - per un consumo giornaliero medio da parte del lattante di circa 750 ml - la nutrice perde ogni giorno circa 240 mg del minerale. Allo scopo di prevenire l’impoverimento materno si consiglia un aumento quotidiano di calcio fino a 400 mg.
Aumentano poi anche i fabbisogni di iodio (più 50 mcg/die), di zinco (più 5 mg/die), di rame, di selenio, di vitamina A (più 350 mcg/die di retinolo equivalenti), di vitamine del gruppo B e di vitamina C.
Il miglior modo per far fronte a queste necessità consiste in una alimentazione ricca e variata, che comprenda notevoli quantità di liquidi, olio d’oliva come grasso da condimento (l’acido oleico è fondamentale per la maturazione del sistema nervoso del lattante), frequente consumo di pesce (per arricchire il latte materno di acidi grassi omega-3, utili per le strutture nervose del lattante), di frutta fresca e vegetali colorati in arancio e con foglie color verde scuro, di latte e latticini e di legumi.
Vi sono poi alcuni alimenti o bevande che vanno limitati o esclusi, secondo i casi, per vari motivi.

Allattamento: come comportarsi

  • In questo periodo le necessità nutritive sono superiori a quelle della gravidanza: un’alimentazione variata, ricca di acqua, vegetali freschi, pesce, latte e derivati, aiuterà a star bene e a produrre un latte adatto alle esigenze del neonato;
  • evitare gli alimenti che possono conferire odori o sapori sgraditi al latte o scatenare manifestazioni allergiche;
  • evitare bevande alcoliche e usare con cautela i prodotti contenenti sostanze nervine (caffè, tè, cacao, bevande a base di cola).

Allattamento: alimenti da evitare
Alcuni alimenti (asparagi, aglio, cipolle, cavoli, mandorle amare) e alcune spezie impartiscono al latte odori o sapori che possono risultare sgraditi al lattante, tanto da allontanarlo dal seno materno.
Vanno evitati quei cibi che sono potenzialmente responsabili dello scatenamento di manifestazioni cliniche simil-allergiche: formaggi fermentati, crostacei, molluschi, mirtilli, cacao o cioccolato, fragole, ciliege, pesche, albicocche.
Evitare tassativamente i superalcolici (l’alcool etilico passa nel latte, può inibire la montata lattea e provocare nel lattante sedazione, ipoglicemia, vomito e diarrea).
Il vino, anche quello a bassa gradazione alcolica, non andrebbe bevuto; nel caso limitarsi a quantità non superiori a un bicchiere, una o due volte a settimana, ai pasti.
Bere birra non dà vantaggi alla nutrice: non è vero che favorisce la secrezione lattea e, oltre all’alcool, può cedere al latte materno sostanze amaricanti, conferendogli un sapore sgradevole per il lattante.
Caffè, tè, cacao, bevande a base di cola e tutti i nervini in genere vanno limitati: gli alcaloidi in essi contenuti sono escreti con il latte materno in quantità non trascurabile. Preferire, eventualmente, i prodotti decaffeinati o deteinati.

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