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Counseling: sportello aperto

Valentina Ardia, N. 4 aprile 2005

Pur essendo il male del XX secolo, il cancro è presente sulla Terra da tempi inestimabili. Per sconfiggerlo da diversi secoli, se non addirittura millenni, la medicina orientale studia l’interazione tra il corpo e la mente, la stretta relazione tra il sistema nervoso e quello immunitario in primis in ogni istante di vita. Anche in Occidente ci si interroga in merito e il dibattito verte proprio sulla possibilità di agire a più livelli per sconfiggere o addirittura prevenire la malattia. Il principio che maggiormente viene messo in discussione è il dogma: una malattia, una causa. Secondo Lorenzo Tomatis, direttore dell’Agenzia Internazionale di Ricerche sul Cancro (IARC), «il modello meccanicistico non funziona per spiegare l’origine dei tumori, infatti le cause che scatenano il cancro sono più di una. Bisogna parlare di multifattorialità della malattia, proprio per chiarire che il cancro è il prodotto dell’interazione tra le caratteristiche genetiche dell’individuo e l’ambiente. La cancerogenesi è un lento processo a più stadi, ognuno dei quali presenta, probabilmente, una propria causa specifica. C’è in sostanza un accumulo e una sinergia di diversi fattori che alla fine porteranno alla trasformazione definitiva di cellule sane in cancerose», conclude Tomatis.
Nel libro “Psiconeuroimmunologia”, edizioni Red, l’autore Francesco Bottaccioli, fondatore della società italiana di psiconeuroendocrinologia, illustra le diverse dinamiche del nostro cervello, le vie di collegamento bidirezionali con gli altri sistemi di regolazione generale e con l’insieme dell’organismo. Visto che le emozioni e l’attività mentale transitano proprio attraverso questi circuiti, diventano a loro volta modulatori, modificatori degli stati biologici, e possono funzionare quindi come facilitatori dell’azione dei cancerogeni ambientali o, al contrario, come ostacoli della stessa. Ecco perché diventa primaria la gestione del rapporto mente-corpo nella cura dei tumori. Da tutte queste teorie è appena nato un progetto interessante che vede coinvolti specialisti professionisti con un intento comune: quello di lavorare, o meglio cooperare, al fine di creare un percorso su misura verso la guarigione a 360°, per il paziente e per coloro che fanno parte della sfera affettiva. Lo studio Gammapimedical di Milano, infatti, si avvale dell’esperienza e della professionalità di figure quali il counselor, lo psichiatra e lo psicoterapeuta per sostenere nelle diverse fasi il paziente oncogeno, sia nella terapia del dolore sia in tutte quelle tecniche che possono aumentare le risorse proprie dell’individuo. Apparentemente si tratta di tre specialisti il cui campo d’azione, o meglio il confine, può sembrare labile, ma ognuno di questi ha una sua funzione specifica e un ruolo ben distinto nel percorso che accompagna il paziente fino al raggiungimento dell’obiettivo prefissato.
Innanzitutto è necessario porre l’accento sulla prima figura, quella del counselor, relativamente nuova in Italia, ma che si sta ritagliando uno spazio sempre più importante. L’origine della parola è inglese, il verbo to counsel significa consultare, consigliare, e appare per la prima volta come figura professionale attorno agli anni ’70, negli Stati Uniti, come servizio promosso dal sistema sanitario nazionale. Il counseling è un intervento basato sull’ascolto attivo e sulla relazione tra counselor e cliente al fine di favorire la consapevolezza e la comprensione di problemi specifici. Si basa su abilità di ascolto, attenzione e comunicazione che favoriscono la conoscenza delle proprie capacità, delle proprie risorse e che aiutano a identificare percorsi di sviluppo e di crescita personale. Il counselor aiuta il cliente a riflettere e lo stimola a trovare dentro di sé le risorse per superare gli ostacoli. Si tratta di brevi colloqui, ci si può avvalere anche di un servizio di sportello telefonico, che non hanno forse la stessa profondità della psicoterapia, ma sono circoscritti a problematiche specifiche. Ciò non toglie che un counselor sia una professione vera e propria, e non improvvisata. Occorrono, infatti, tre anni di scuola con un percorso di formazione di almeno 400 ore. Solo dopo aver conseguito il diploma, che deve essere riconosciuto dal CNEL (organizzazione statale che stabilisce le nuove figure professionali), si può iniziare a esercitare. Tornando al progetto Gammapimedical il direttore responsabile Counseling dello studio il dottor Alberto Cericola, diplomatosi councelor presso il Centro Studi Terapie Gestalt (CSTG), ha evidenziato il fatto che spesso la funzione di counseling avviene ancor prima che sorga il bisogno nel paziente, è un servizio che non va a contrastare la figura dello psicologo, anzi spesso fa da tramite aiutando il paziente a formulare le giuste richieste, una sorta di accettazione, come primo step del percorso.
Come funziona il progetto Gammapimedical?
A chiarire ogni dubbio seguono gli interventi degli specialisti.
Alberto Cericola
«Come già detto, il counselor è una professione nuova; quello che va sottolineato è che quest’ultima completa le altre figure, non le sostituisce, in un gioco di interscambi che arricchisce il ventaglio di possibilità e risorse di chi si rivolge al nostro centro. La mia formazione trae fondamento dalla scuola gestaltica, il che significa che il paziente e il counselor sono sullo stesso piano, perché lo scopo del colloquio è elaborare insieme emozioni, vissuti, per far emergere nuove prospettive e un nuovo stato di benessere. In sostanza il counselor, come primo passo nel percorso personalizzato che viene studiato insieme agli altri medici, cerca di carpire il bisogno del paziente e di far nascere spontaneamente in lui il bisogno completo, che si tratti di uno stato di rabbia o di qualsiasi altra natura, solo allora si potrà procedere a livelli più profondi. Perché il ciclo del bisogno può considerarsi concluso solo col soddisfacimento dello stesso per evitare che si formino copioni comportamentali nocivi».
Luca Vischi
«La correlazione tra il corpo e la mente è così forte che anche la manifestazione del tumore in un determinato punto del corpo ritengo non sia casuale. Il mio ruolo consiste nel ripristinare il dialogo in noi stessi. Ovvero, quando veniamo violati sia nel corpo che nella psiche a volte ci ostiniamo a interpretare personaggi che ostacolano la guarigione o che semplicemente non vedono soluzioni alternative. Mettendo in relazione i diversi personaggi che fanno parte del palcoscenico della nostra vita non facciamo altro che ampliare le nostre vedute, autofornendoci ulteriori possibilità, strumenti e prospettive. Anche nel caso in cui si debba lavorare sul concetto di morte, parto sempre dalle radici culturali della persona e lavoro sulla sua raffigurazione attraverso l’analisi di come la persona la immagina, di cosa vorrebbe dirle, così che possa affrontare l’esperienza del tumore come un’opportunità per guardarsi dentro».
Erica Poli
«Tra paziente e medico ciò che a volte manca è proprio una corretta comunicazione. Anche nella gestione di situazioni gravi diventa fondamentale il supporto di una figura che sostenga paziente e famiglia durante le difficili fasi della malattia. L’ambito oncologico, per sua natura, pone forti interrogativi, che possono portare al crollo dell’“io”. A quel punto diventa necessario l’intervento dello psichiatra che deve aiutare il paziente a ricostruire un equilibrio psicofisico. Lo psichiatra può intervenire in più fasi:

  • nel caso di una reazione acuta alla conoscenza della malattia, con supporto farmacologico dove necessario;
  • nelle manifestazioni croniche dovute all’iter tumorale: chemioterapia, mutilazioni, ansia anticipatoria;
  • nella gestione del dolore che, se sottovalutata, può portare a forme depressive.

L’importante è non arrendersi al processo che travolge la vita e sembra voglia togliercene il controllo facendo impazzire le nostre cellule. Anzi, ciò che va fatto, è indagare la causa che scatena tale reazione e non è detto che non possa essere affrontata su più fronti.

Counseling
Per avere tutte le informazioni sulla S.I.Co. (Società Italiana di Counseling) è possibile visitare il sito www.counseling.it, dove poter consultare l’annuario degli iscritti, il regolamento di statuto e tutto ciò che serve sapere per diventare counselor.
Scuole:
Associazione Scuola Ansuz, Via Duca degli Abruzzi 22, Padova, 049.8803503
Associazione Shinui, Via divisione Tridentina 5, Bergamo, 035.241039
Centro E.Berne, Via M.Bandello 18, Milano, 02. 4987357, www.berne.it
Centro studi di terapia della Gestalt, Via Vitruvio 4, Milano, 02.29408785
Scuola Superiore di Counseling Sistemico, Via Madama Cristina 9, Torino, 011.6680706
DR, Dinamiche Relazionali, Via Mantova 34 , Torino, 011. 8990040
Istituto Internazionale Psicosintesi Educativa, sedi a Milano, Trento, Verona, Giaveno, Torino,
www.counselingpsicosintetico.org
Centro Panta Rei, Via Morgagni 4, Milano, 02.29523799, www.pantarei.it
Psiche, scuola superiore di counseling, Via Salita Luccarelli 35, Crispiano (TA), 099.8114398
Scuola di Psicoterapia Comparata, Via Pietrapiana 16, Firenze, 055.2479220, www.spc.it

Terapie di supporto: la riflessologia
All’interno del percorso personalizzato del centro Gammapimedical è molto significativo l’apporto che le altre discipline dello studio possono dare al paziente durante il suo iter. Tra le tante, la più richiesta è sicuramente la riflessologia che può agire in diverse fasi della malattia o addirittura avere una funzione preventiva. La riflessologia può essere di diversi tipi, da quella plantare a quella auricolare, in ogni caso è possibile riconoscere sul piede, sull’orecchio e così via, una mappa organizzata di tutto il corpo. Quella del piede consente, attraverso manipolazioni dolci, di mandare degli stimoli al sistema nervoso-endocrino-immunitario che a loro volta favoriscono un risettaggio e un riequilibrio dell’organismo e delle funzioni deficitarie. Affinché avvenga un reale recupero di un equilibrio funzionale è necessario che:

  1. la funzione che si va stimolare sia recuperabile;
  2. il riflessologo operi nel punto esatto in quanto ogni individuo ha poi una sua mappa specifica ed è quindi importante affidarsi a un professionista che sappia ricostruire la mappatura del paziente;
  3. il riflessologo si consulti con il medico curante del paziente nel caso in cui sia in atto una terapia farmacologia perché stimolando si può alterare l’efficacia del farmaco o addirittura se quest’ultimo agisce a livello nervoso si inibisce del tutto l’azione riflessogena.

La serietà e la professionalità di chi opera è un requisito sul quale non si può prescindere, perché le variabili che entrano in gioco durante la stimolazione sono svariate. Per esempio, nel caso del tumore al seno, è importante che si abbia la certezza della totale asportazione in quanto il riflessologo andrà a interagire proprio sul sistema linfatico e ciò può provocare una riattivazione dell’attività delle cellule tumorali, se ancora presenti. È consigliabile, quindi, consultare l’anatomopatologo del paziente che conferirà l’esatto stadio della metastatizzazione e il grado di differenziazione del tumore. In un paziente terminale, invece, la riflessologia può essere un coudiuvante per alleviare il dolore.

Per saperne di più
Gammapimedical
Via Tagiura, 8 - Milano
Tel. 02.4232070
www.gammapimedical.it

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