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Meglio e più a lungo
Grazia Leone, N. 11 novembre 1999
In Italia l'incidenza e la mortalità per cancro delineano un cambiamento positivo di tendenza. Alla confortante conclusione è giunto un recente studio sulla mortalità in Italia, condotto dall'Istituto Superiore di Sanità di Roma in collaborazione con l'ISTAT che ha esaminato il periodo dal 1970 al 1992. Prima di tutto, una conferma. Nel nostro Paese le malattie cardiovascolari - in consolidata riduzione da oltre 10 anni - sono ancora la principale causa di morte, passando dal 45% al 40% dei casi, mentre al secondo posto troviamo i tumori. Sotto accusa - per le due patologie - sono nell'ordine fumo, alcol, alimentazione sbagliata e fattori inquinanti. Per quanto riguarda il cancro, una variazione di tendenza riguarda gli uomini per cui si osserva una diminuzione di mortalità a partire dal 1990. In particolare, il cambiamento è evidente nella fascia più giovane, costituita da soggetti con età fino ai 54 anni (si passa da 4,5 a 3,6 decessi su 10.000 uomini), meno rilevante per quelli con età compresa tra 55 e 74 anni, appena accennato nella fascia degli ultra settantacinquenni. Per quanto riguarda le donne, nell'arco di tempo esaminato si riscontra una riduzione di mortalità lieve, ma costante e, perciò, significativa. "Si stende a morire meno di cancro perché, grazie ai progressi conseguiti in campo terapeutico e chirurgico, è maggiore la possibilità di sopravvivere", dice Arduino Verdecchia, dirigente di ricerca del Laboratorio di Epidemiologia e Biostatistica dell'Istituto Superiore di Sanità. "Inoltre, ci si ammala meno essendo diminuita l'esposizione ai fattori di rischio. Non dimentichiamo, infine, l'importanza fondamentale di prevenzione e diagnosi precoce su cui si è puntato molto negli ultimi anni. L'efficacia di una terapia, infatti, è direttamente proporzionale alla tempestività con cui viene usata, perciò affrontando un tumore prima che la sintomatologia sia conclamata la possibilità di guarigione aumenta notevolmente". Nel complesso, il calo più consistente di incidenza e mortalità per cancro riguarda, oltre alle persone con età fino a 54 anni, le donne. A colpirle, infatti, è soprattutto il cancro al seno (con una mortalità passata dal 13,4% del 1971 al 20,7% del 1991) molto più curabile di quello al polmone da cui sono afflitti prevalentemente gli uomini (30% dei decessi). "E' anche vero che gli uomini fumano meno di prima e, quindi, si ammalano e muoiono in misura ridotta di cancro al polmone", sottolinea Verdecchia. "Il fenomeno si riflette sul dato generale, provocando una vera e propria inversione di tendenza. Nel periodo esaminato, infatti, in Italia si è riscontrato un calo di incidenza e mortalità per questa patologia. In particolare, per gli uomini la mortalità per neoplasia polmonare è diminuita a partire dal 1987 soprattutto nella fascia più giovane e dal 1990 nell'età compresa tra 55 e 74 anni. É aumentata, invece, per gli uomini con un'età superiore, essendoci tra loro molti fumatori di lunga data che prima della guerra utilizzavano le sigarette con tabacco nero e senza filtro, molto diffuse allora e ancora più dannose. Preoccupanti i dati riguardanti le donne che, fumando più di prima, si ammalano maggiormente. Per loro la mortalità per cancro al polmone ha avuto un incremento fortissimo, superiore al 54 %. Il messaggio, quindi, deve essere forte e chiaro. Siccome novanta volte su cento il cancro al polmone è provocato dal fumo, smettendo di fumare si debellerebbe completamente questa forma tumorale e, in generale, si ridurrebbe del 30% l'incidenza di tutte le neoplasie. A questo riguardo in Italia, bisognerebbe condurre una seria campagna contro il fumo sulla scia di quella statunitense che ha dato ottimi risultati". Per quanto riguarda il tumore alla mammella, si osserva una diminuzione della mortalità a partire dal 1990 soprattutto a beneficio di donne giovani e in pre-menopausa. "Il tumore al seno è il più studiato e conosciuto e oggi consente le maggiori possibilità di sopravvivenza grazie al perfezionamento delle tecniche di diagnosi precoce e delle cure mediche e chirurgiche", afferma Verdecchia. "Un numero sempre crescente di donne, inoltre, si sottopone a ecografia e mammografia con costanza, dando vita a ciò che in epidemiologia si definisce screening selvaggio, essendo i controlli eseguiti per libera scelta. É ovvio che il risultato sarebbe ancora più evidente se gli esami per la diagnosi precoce fossero pianificati con sistematicità dalle strutture sanitarie a partire dai 40-45 anni di età". Rimanendo in campo femminile, incidenza e mortalità sono diminuite anche per i tumori all'utero e alla cervice uterina. In questo caso, il buon risultato è addebitabile alla diffusione della pratica del pap-test. Si tratta di vera e propria prevenzione primaria, poiché grazie a questo esame si individuano e curano in modo tempestivo le lesioni precancerose, in particolare sulla cervice uterina, evitando l'insorgenza del tumore. La riduzione della mortalità per queste neoplasie viene attribuita dagli esperti anche alla migliore igiene e alla maggiore attenzione e consapevolezza nei rapporti sessuali. Per entrambi i sessi al secondo posto per frequenza ci sono i tumori dell'apparato digerente. Negli ultimi cinquanta anni incidenza e mortalità del cancro allo stomaco hanno subito una flessione costante. Su 10.000 persone, dal 1970 al 1990 il numero dei casi è sceso da 3,3 a 2,2 e quello dei decessi da due a uno. "Molto si deve all'alimentazione più sana e ai progressi compiuti nella conservazione degli alimenti", spiega Verdecchia. "Grazie all'uso del frigorifero, infatti, è diminuito il consumo di cibi mal conservati, salati, affumicati, addizionati con nitriti e nitrati, tutti fattori di alto rischio per il tumore allo stomaco. Per la neoplasia dell'intestino, invece, si riscontra una crescita lenta, ma sistematica sia nell'incidenza - si è registrato un incremento vicino al 60 per cento - sia nella mortalità, poiché il numero di decessi è passato da 1,4 a 1,6 su 10.000 soggetti. Ad alzare la media sono i dati riguardanti le persone che hanno oltre 75 anni, mentre la situazione è leggermente migliorata rispetto al passato per la fascia giovanile. É bene sottolineare che i tumori dell'intestino sono associati ad un'alimentazione povera di frutta e verdura. Per prevenirli va seguita, quindi, la dieta mediterranea che prevede una ridotta quantità di carne, grassi e formaggi e predilige frutta e vegetali, in particolare quelli gialli - come carote, peperoni, pomodori, zucca, ricchi di betacarotene, cioè vitamina A - e verdi, colore che indica la presenza di altre vitamine, potassio, ferro e fibre. È bene notare che seguire questa dieta preserva anche dalle malattie cardiovascolari". Riguardo alle leucemie i dati non mostrano miglioramenti rilevanti nel periodo esaminato. Si nota, però, una riduzione di mortalità per la fascia giovanile (da 0,39 a 0,26 decessi su 10.000 persone) che non si riscontra per le età avanzate. "Su tutta le popolazione vi è stato in questi anni un moderato miglioramento della sopravvivenza per leucemia", sostiene l'epidemiologo. "In effetti, si conoscono poco le cause e per curare le neoplasie del sangue, non essendoci un trattamento standard, occorre una grande organizzazione clinica. In Italia, invece, sono pochi i centri altamente specializzati e ciò impone nell'immediato futuro un necessario intervento sanitario. I dati sono incoraggianti, invece, per il linfoma di Hodgkin, un tumore linfatico per cui la mortalità è in netta diminuzione, essendo molto migliorate le potenzialità terapeutiche". Secondo la ricerca condotta dall'Istituto Superiore di Sanità, oggi le differenze tra Nord e Sud, pur significative, non sono così marcate come in passato. In genere, nell'Italia meridionale si vive più a lungo e per quanto riguarda i tumori si registrano tassi minori di incidenza e mortalità. Varese e Ragusa, ad esempio, rappresentano due estremi. Nella città lombarda su 10.000 si ammalano di cancro 49 uomini ne muoiono 22, rispettivamente 25 e 15 nel comune siciliano. Inoltre, a Varese su 10.000 vengono colpite da tumore 36 donne e ne muoiono 11, rispettivamente 23 e 9 a Ragusa. Un dato interessante riguarda l'Appennino tosco-emiliano dove si registra il più alto tasso di tumori allo stomaco probabilmente a causa dell'alimentazione tipica della zona. Nel complesso l'Italia in quanto a sopravvivenza per tumore si colloca nella media europea. Ai primi posti ci sono i Paesi scandinavi, a metà le nazioni dell'Europa centro meridionale e ai livelli più bassi l'Inghilterra e gli Stati orientali. "In particolare, nel nostro Paese rispetto al resto d'Europa si registra per il cancro al seno il più alto tasso di miglioramento della sopravvivenza a cinque anni con una variazione dal 71% del 1979 al 77% del 1989", afferma Verdecchia. "E soltanto per le leucemie da noi il livello di sopravvivenza a cinque anni non è altrettanto entusiasmante, essendo inferiore alla media europea. Nel complesso, oggi si vive meglio e più a lungo. Tra i vari motivi c'è anche la sconfitta di diverse malattie infettive come la tubercolosi che nel secolo scorso portava alla morte moltissime persone. Nell'ultimo ventennio l'esistenza media si è allungata di un anno ogni cinque. Così i 65 anni di vita media di inizio secolo sono diventati 74 per gli uomini e 80 per le donne nel 1994. E più l'esistenza si allunga, più il divario tra i due sessi aumenta. Le ragioni vanno ricercate in una maggiore resistenza fisica e psicologica delle donne che, inoltre, hanno un miglior rapporto con il corpo e una maggiore attenzione per la salute". Previsioni per il futuro? "Nel 2000 in Italia 50 persone su 10.000 si ammaleranno di tumore", risponde l'epidemiologo. "In particolare, 136.000 nuovi casi e 83.000 decessi riguarderanno gli uomini e, rispettivamente, 98.000 e 55.000 le donne. Non solo il sesso maschile è più a rischio, ma le donne sopravviveranno di più. In totale, l'anno prossimo avremo in Italia 1.300.000 persone con pregressa diagnosi di cancro di cui 750.000 donne, il 2.6% della popolazione femminile, e 550.000 uomini, il 2% di quella maschile. E la strategia di attacco a quella malattia punterà ancora su ricerca, prevenzione e diagnosi precoce".
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