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L'umanità del medico fa bene al paziente (Ospedale maggiore di Parma)

Mariagrazia Villa, N. 3 marzo 1998

Specializzazioni del Centro: Ospedale Maggiore di Parma
Tumori solidi
Linfomi
Carcinomi alla mammella, ovaio, polmone a piccole cellule, stomaco

Prima di tutto il contatto personale con il paziente. Compito del medico è cercare di coniugare lo sforzo tecnico seguire gli insegnamenti della medicina- a quello umano: somministrare la cura con umanità. É quanto sostiene il professor Cocconi, primario di Oncologia Medica presso l'Ospedale Maggiore di Parma, dove curano ogni tipo di tumore solido, con particolare specializzazione per il cancro al seno.
É dal 1974 che Giorgio Cocconi dirige la Divisione di Oncologia Medica dell'Ospedale Maggiore di Parma, prima come Aiuto dirigente e poi come primario. Da allora, non ha perso l'entusiasmo. Anzi. Sembra via via più motivato, nonostante il carico di sofferenza con cui si confronta ogni giorno.
Laureatosi in Medicina col massimo dei voti all'Università di Parma nel '58, ha svolto, prima di dedicatisi definitivamente alla cura del cancro, sia attività clinica che di ricerca su numerosi aspetti della medicina interna, riferiti in particolare all'ematologia, nefrologia, cardiologia e gastroenterologia. Oggi, a 65 anni non ancora compiuti, e autore di circa 500 pubblicazioni e possiede un incalcolabile numero di titoli accademici, di studio e professionali. Insomma, una preparazione ineccepibile ed un impegno serio e costante. Prevenzione Tumori" l'ha intervistato, per farsi raccontare il successo del suo Centro, cui giungono malati da tutt'ltalia.
Com'è cambiata, professor Cocconi, la ricerca scientifica in Italia, da quando lei si occupa di oncologia?
"Bisogna distinguere tra la ricerca di base, in cui 1' Italia e ancora abbastanza debole a confronto con gli Stati Uniti, e la ricerca clinica, ossia quella riferita al trattamento dei pazienti, che si e invece enormemente sviluppata, da quando ho cominciato a fare l'oncologo. Oggi, la qualificazione dell'oncologia medica italiana non e certamente inferiore a quella dell'oncologia medica europea ed americana.
E l'atteggiamento del paziente e mutato?
'Sì, è mutato in meglio, da quando è nata l'oncologia medica, diffusasi negli ospedali generali a partire dagli anni Settanta e questo Centro è stato uno dei primi in Italia. All'epoca, l'ammalato di cancro non veniva informato, anche perché, al di fuori dell'intervento chirurgico e della radioterapia, le possibilità di trattamento erano esaurite - fin dall'inizio, comunque, io ero molto propenso ad informare il paziente e, per questo, ero talora addirittura criticato. Con il diffondersi, in seguito, della terapia medica che, somministrando farmaci, e in grado di influenzare la malattia in qualunque fase, anche avanzata, l'informazione del paziente e diventata una necessita, perché i trattamenti sono tossici e, prima di somministrarli, e necessario un consenso che, fra l'altro, è obbligatorio per legge e per quanto impone il codice deontologico. D'altra parte, si nota chiaramente che più un paziente viene informato, più partecipa attivamente alla cura e non manifesta particolari difficoltà. Qualche problema nasce, invece, quando un paziente informato passa nella fase più avanzata della malattia, allorché ogni trattamento potenzialmente attivo e esaurito. In questo caso, l'oncologo dovrebbe avere la possibilità di seguire direttamente il paziente con delle terapie sintomatiche e con un'assistenza psicologica, ma vi sono difficoltà nella fattibilità di questo programma".
Quali sono le maggiori soddisfazioni che lei incontra quotidianamente nel suo lavoro?
"La ricerca clinica da grandi soddisfazioni. Quando lei ipotizza che un determinato nuovo trattamento sia più attivo, o meno tossico di quello convenzionale, e verifica, attraverso un apposito studio che l'ipotesi è vera, questo è incredibilmente gratificante. Data l'esperienza da noi acquisita, con una serie di studi clinici da noi stessi disegnati e condotti a termine, in alcune malattie, tipo il carcinoma della mammella, noi applichiamo anche i nostri trattamenti, che sono in parte diversi e aggiuntivi rispetto a quelli convenzionali. Un'altra grande soddisfazione è poi il contatto personale con il paziente. Il medico deve sempre cercare di coniugare lo sforzo tecnico, ossia fare le cose che la medicina e la ricerca gli insegnano, a quello umano, ossia somministrare la cura con umanità".
Oltre al carcinoma della mammella, ci sono altre patologie in cui il suo Centro è specializzato?
"Noi trattiamo terapeuticamente tutte le forme di tumori solidi ed anche i linfomi, che sono una forma neoplastica al limite tra l'ematologia e l'oncologia. Abbiamo fatto ricerche cliniche in molte forme di tumore: carcinoma della mammella, dell'ovaio, del polmone a piccole cellule, dello stomaco ed inoltre nel melanoma maligno. Esistono poi forme, tipo il carcinoma dell'intestino, dove altre unita del Gruppo Oncologico Italiano di Ricerca Clinica hanno proposto ricerche e noi utilizziamo anche questi protocolli".
Quali sono le malattie oncologiche oggi maggiormente guaribili?
"I tumori possono risultare guaribili, mediante l'intervento chirurgico o la radioterapia, allorché siano diagnosticati al primo o al secondo stadio, ossia con malattia limitata. La probabilità è molto varia nelle diverse forme di tumori: dell'ordine del 50-90% - utero, mammella, rene, vescica, intestino, melanoma, sarcoma - o dell' 1-5% - esofago, pancreas. Altri tumori possono risultare guaribili anche in stadio non limitato per opera della chemioterapia; anche in questo caso con probabilità elevata - linfomi, tumori del testicolo, altri tumori germinali, alcuni tumori infantili - oppure bassa - carcinoma del polmone a piccole cellule, carcinoma dell'ovaio. Numerose altre forme possono essere trattate inizialmente con la chirurgia, ma con elevato rischio che la malattia recidivi e porti più tardi a morte il paziente. Anche in queste situazioni, l'uso della chemioterapia postoperatoria, o adiuvante, ha contribuito ad aumentare la guaribilità, ad esempio, nell'osteosarcoma, nel carcinoma della mammella e nel carcinoma dell'intestino. Altri progressi della chemioterapia non si propongono tanto, o soltanto, di migliorare la sopravvivenza, quanto piuttosto la qualità di vita. Ad esempio la chemioterapia preoperatoria, o neoadiuvante, sempre più spesso utilizzata, permette di evitare interventi mutilanti, nell'osteosarcoma e nel carcinoma della mammella. Un'altra strategia efficace è rappresentata dall'uso combinato della chemioterapia e della radioterapia; anche con questa è possibile evitare interventi mutilanti, ad esempio nei tumori della vescica e della laringe".
Qual è la prevenzione migliore?
"Bisogna intendersi bene. Esiste una prevenzione primaria, ossia l'eliminazione della causa, che sarebbe la cosa migliore perché impedirebbe la comparsa della neoplasia. L'ostacolo e rappresentato dalla mancata conoscenza della causa della maggior parte dei tumori. Fa eccezione una causa ben nota, cioè il fumo di tabacco, il quale è responsabile di una grossa frazione di tumori nel sesso maschile - polmone, esofago, bocca, laringe, vescica, in parte pancreas - ma negli ultimi anni anche nel sesso femminile. Si pensi che, eliminando idealmente il fumo di tabacco, la mortalità per tutti i tipi di tumore, nel sesso maschile, diminuirebbe come per incanto del 25-30% in 20-30 anni! Esistono poi altre cause note, le radiazioni ionizzanti e l'amianto, ma agiscono su un numero limitato di neoplasie. Anche fattori alimentari sono responsabili di alcune forme tumorali, ma le conoscenze sono ancora troppo scarse per poter dare consigli pratici. Vi è poi una prevenzione secondaria, diretta a diagnosticare i tumori in una fase precoce, ossia prima che diano sintomi, da molti definita 'arrivare in tempo'. Non è detto, tuttavia, che diagnosticare i tumori in fase preclinica sia sempre possibile, o sempre utile. Infatti, se la malattia, diagnosticata precocemente, non porta a guarigione, non esiste alcun vantaggio, anzi, si aumenta il periodo di vita con la consapevolezza della malattia. Su questa base, i programmi di screening sulla popolazione si valutano con la possibilità di ridurre la mortalità per specifiche forme di cancro. Tale possibilità, al momento; esiste soltanto per il carcinoma del collo dell'utero -pap-test- e per il carcinoma della mammella nelle donne d'età compresa tra i 50 e i 70 anni - mammografia periodica. É possibile che anche per il carcinoma intestinale siano avviati programmi di screening nel prossimo futuro.

La Parma oncologica
Il centro oncologico di Parma, nato nel 1974, ha una configurazione prevalente in oncologia medica ed è costituito da uno staff di 66 unità (11 medici, 4 biologi, 43 infermieri, 2 tecnici, 6 ausiliari).
Consta di due principali accorpamenti operativi. Al reparto di afferenza esterna, giungono i pazienti per trattamenti oncologici in regime di day hospital (20 posti letto, di cui 9 letti-poltrone, circa 1000 ricoveri l'anno), o per controlli ambulatoriali (circa 30-40 al giorno).
All'interno del reparto esistono dei sottoservizi e delle unità operative interne, quali un ambulatorio di senologia, un'unità di ecografia oncologica (molti agoaspirati profondi sotto guida ecografica), un laboratorio di citologia oncologica ed uno di caratterizzazione biologica dei tumori, un Registro Tumori della Provincia di Parla. Vi è poi qui la sede legale ed operativa del centro di randomizzazione dell'importante Gruppo Oncologico Italiano di Ricerca Clinica (GOIRC), di cui è presidente il prof. Giorgio Cocconi. Il reparto di degenza (20 posti letto, degenza media di 10 giorni, circa 700 ricoveri l'anno), in cui si ricoverano i pazienti che seguono chemioterapie complesse, possiede speciali stanze sterili per eseguire il cosiddetto 'trapianto di midollo osseo autologo'.
Dall'inizio di febbraio, il Centro è stato ammesso alla sperimentazione del metodo Di Bella (per informazioni, tel. AUSL 393539, oppure Azienda Ospedaliera, 259571).
Benché giungano persone da tutt'Italia, al momento non esistono strutture di ospitalità per i parenti degli ammalati.
Per quanto riguarda invece il supporto psicologico e l'aiuto professionale, esiste l'associazione di volontari 'Verso il sereno', che opera all'interno del Centro.

118 - Parma Soccorso

Nata nel 1991, la Centrale Operativa 118 Parma Soccorso è il punto di coordinamento di un complesso sistema di uomini e mezzi che operano con un obiettivo di fondo: intervenire in tempi brevi sui luoghi dove si e verificata un'emergenza sanitaria ed operare in modo che l'evento non produca danni irreparabili alla persona colpita. Ciò può avvenire tramite l'intervento di personale medico e infermieristico o provvedendo a trasferire il paziente presso la più idonea struttura di Pronto Soccorso. Un unico numero telefonico, il 118, per tutta la provincia dietro al quale si organizza l'opera di:
- 1 eliambulanza, l'elicottero del 118 avente la base all'Ospedale Maggiore di Parma e che opera durante le ore di luce nelle tre province di Piacenza, Parma e Reggio Emilia.

- 5 ambulanze medicalizzate, 32 tradizionali. Nella Centrale Operativa Parma Soccorso sono impegnati infermieri professionali, tecnici soccorritori, coordinatori e un responsabile medico. Un elicottero, 37 mezzi e circa 130 operatori fra medici, infermieri professionali e volontari oltre al personale direttamente impegnato nel Pronto Soccorso dei tre ospedali sono a disposizione per far sempre fronte ad ogni tipo di emergenza ed urgenza sanitaria.


Recapiti telefonici
Ospedale Maggiore
centralino: 0521/991111
via Gramsci, 14
43100 Parma
Divisione Oncologica centralino 25.95.71
Segreteria Primario: 99.13.16
Day Hospital: 99.13.66
Reparto degenze: 99.10.94
Ufficio GOIRC: 99.54.48

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