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Colon-retto, nuove speranze di cura

Maela Officio, N. 6 giugno 2002

Il tumore del colon retto è più frequente nei Paesi industrializzati occidentali. In Italia e in Europa il cancro del colon retto rappresenta la seconda causa di morte per neoplasia per entrambi i sessi, rispettivamente dopo il cancro del polmone e della mammella. Ogni anno in Italia circa 30.000 persone si ammalano di cancro colorettale e ben 15.000 muoiono, ma soltanto 3 pazienti su 10 si preoccupano della prevenzione. L'incidenza varia nelle diverse regioni da 30 a 53 nuovi casi l’anno ogni 100.000 abitanti, tuttavia le proiezioni future ipotizzano un progressivo aumento.
Tra le cause maggiori di rischio vi è un’alimentazione non equilibrata, troppo ricca di grassi animali e calorie, ma povera di fibre, anche se il principale fattore di rischio resta l’invecchiamento. Sembra infatti che una persona di 30 anni abbia una probabilità su 7.000 di sviluppare la malattia entro i successivi 5 anni, intorno ai 40 anni le probabilità salgono a una su 1.200 e dopo i 50 anni a una su 350. Ma le possibilità che questa forma di tumore possa insorgere aumentano anche in presenza di altri casi della malattia in famiglia oppure in seguito ad altre malattie, come la colite ulcerosa, il morbo di Crohn di lunga durata, la presenza di polipi. Questi ultimi precedono la comparsa del tumore in oltre il 90% dei casi e si calcola che, dopo i 50 anni, una persona su quattro soffra di poliposi.
Tra i più comuni sintomi del cancro colorettale vi possono essere dei cambiamenti delle abitudini intestinali, dei problemi di dissenteria, costipazione o sensazione che l'intestino non si vuoti completamente, la presenza di sangue (di colore rosso brillante o molto scuro) nelle feci o dimensioni delle stesse inferiori al normale, un malessere generale all’addome (frequente e dolorosa emissione di gas, gonfiore, sensazione di pienezza e/o contrazioni), una perdita di peso senza nessuna causa apparente, un costante senso di affaticamento e a volte vomito.
Nuove speranze di cura
L’attuale obiettivo perseguito per la cura del carcinoma del colon-retto è ridurre in modo significativo l'incidenza e la mortalità attraverso varie strategie.
Al XV congresso regionale dell’Acoi – Associazione chirurghi ospedalieri lombardi – svoltosi al collegio Borromeo di Pavia e patrocinato dall’ANPO, si è posto l’accento sull’importanza della robotica nella chirurgia del futuro, in particolare per quanto riguarda i tumori del colon retto. Il messaggio più importante emerso dall’incontro viene dal coordinatore, il professor Giorgio Bottani, primario del reparto di chirurgia dell’ospedale di Mortara: "Si è parlato degli interventi in laparoscopia, una nuova strada che a Mortara stiamo iniziando a percorrere. I vantaggi della chirurgia laparoscopica sono una maggior precisione chirurgica e una visione più accurata nella fase intraoperatoria da parte del chirurgo, mentre è possibile anche conservare le strutture nervose che con la chirurgia tradizionale non vengono normalmente rispettate". In associazione alla laparoscopia è previsto l’utilizzo di un robot che permetterà di operare in maniera più mirata le neoplasie a carico del colon e del retto, ma bisognerà attendere ancora circa due anni prima che questo stumento divenga applicativo.
Durante il congresso si sono poi discusse le prospettive future che riguardano tra l’altro la perfusione ipertermico-antiblastica nelle forme avanzate. "Si tratta di una cura che consente di allungare la sopravvivenza in fase avanzata della malattia e di frenare la diffusione peritoneale della neoplasia", spiega il professor Bottani. E conclude "Ciò che di più importante emerge dal convegno è la messa a punto di un protocollo operativo, ossia di un comportamento chirurgico al quale in Lombardia bisognerà attenersi per effettuare interventi chirurgici resettivi di neoplasie al colon-retto, e la cui mancata osservanza avrà sicuramente delle conseguenze medico-legali".
Come ridurre i rischi
Attualmente sono in fase sperimentale due nuovi tipi di test diagnostici, la colonscopia virtuale con TC spirale o RM e lo screening molecolare.
Nel caso della colonscopia virtuale i vantaggi che ne derivano sono rappresentati dalle caratteristiche della macchina che fornisce immagini ad alta definizione. I tessuti vengono visualizzati in maniera differente e per segmenti desiderati, a seconda della loro consistenza e densità. Inoltre, è possibile superare stenosi (restringimenti) che nella colonscopia tradizionale ostacolano lo svolgimento dell’esame e, insieme, avere a disposizione, oltre all’esame colonscopico, anche le immagini TC o RM che consentono di visualizzare le parti che normalmente rimangono nascoste dalla parete del colon. Infine, importante è il fatto che la colonscopia virtuale risulta essere meno invasiva di quella tradizionale, il che rappresenta un vantaggio soprattutto per quei pazienti che, temendo l’esame, rimandano l’indagine diagnostica con evidenti conseguenze per la prognosi. La grande utilità di questo test purtroppo conosce dei limiti. Infatti, attualmente vi è ancora l’impossibilità di eseguire, contestualmente all’esame, il prelievo bioptico e/o la rimozione delle lesioni neoformate (polipi).
Per quanto riguarda lo screening molecolare, invece, è stato scoperto che le modificazioni di un certo tipo di geni, intesi come le unità fondamentali dell’eredità, possono incrementare il rischio di carcinoma colorettale. Le famiglie colpite da diversi casi di cancro del colon-retto dovrebbero rivolgersi ad un consulente genetico, per informarsi sulla disponibilità di un particolare esame del sangue che aiuterebbe a individuare eventuali alterazioni. La mappatura genetica in Italia è ancora sperimentale, ma viene comunque praticata nei centri di genetica correlati agli Istituti Tumori.
I tradizionali test diagnostici
Coloro che sono considerati “soggetti a rischio” dovrebbero chiedere al medico quando iniziare una serie di visite di controllo, a quali test sottoporsi e con quale frequenza, per seguire un programma di screening del cancro del colon-retto. Il medico potrà consigliare uno o più test fra quelli sottoelencati, che hanno lo scopo di individuare polipi, neoplasie o altre anomalie, persino in soggetti asintomatici.
Il test per verificare la presenza di sangue occulto nelle feci (Haemocult) viene effettuato in quanto alcuni tipi di tumore possono talvolta sanguinare. Questo test è in grado di rivelare tracce di sangue anche minime, e studi randomizzati hanno dimostrato una riduzione di mortalità tra il 15% ed il 33%.
La sigmoidoscopia è un esame del retto e del tratto inferiore del colon (colon sigmoide) effettuato tramite uno strumento dotato di apparato illuminante chiamato sigmoidoscopio. Se effettuato ogni 5 anni comporta una riduzione della mortalità del 40-50%.
La colonscopia è un esame del retto e dell'intero colon effettuato tramite uno strumento dotato di apparato illuminante chiamato coloscopio. Permette l’identificazione ed asportazione di tutti i polipi e la possibilità di eseguire biopsie. Il clisma con bario a doppio contrasto è un esame che prevede una serie di radiografie del colon e del retto. Il paziente è sottoposto a clistere contenente una miscela di bario che evidenzierà il colon e il retto nella radiografia.
L’esame digitale rettale è un esame in cui il medico, dopo aver indossato un guanto lubrificato, introduce nel retto un dito per tastare la presenza di anomalie.

Cos’é il CCR

Il cancro del colon-retto, detto anche carcinoma colorettale (CCR), è una neoplasia che colpisce due organi del nostro apparato digerente, il colon e il retto, appunto.
L'apparato digerente trattiene le sostanze nutritive contenute negli alimenti e si occupa del trattamento dei residui sino al momento in cui vengono eliminati dall'organismo. Insieme, il colon e il retto costituiscono un lungo tubo muscolare chiamato intestino crasso, di cui il colon rappresenta i primi 2 metri e il retto gli ultimi 25 cm.
Il cancro che ha origine nel colon è chiamato carcinoma del colon, mentre la neoplasia che si sviluppa nel retto è detta cancro rettale. Il tumore che colpisce entrambi gli organi prende il nome di carcinoma colorettale.

Fattori di rischio del carcinoma colorettale

  • Età
    Il carcinoma colorettale colpisce le persone in età avanzata, superiore ai 50 anni. Nonostante ciò, il cancro del colon-retto può interessare persone più giovani e, in rari casi, persino gli adolescenti.
  • Dieta
    La dieta ha la sua importanza perchè il carcinoma colorettale sembra essere associato a diete ricche di grassi e calorie, ma povere di fibre. I ricercatori stanno studiando il ruolo di questi fattori correlati alla dieta nello sviluppo della neoplasia.
  • Polipi e storia familiare
    Se si ha una storia familiare caratterizzata dalla presenza di poliposi (i polipi sono tumori benigni che si formano sulle pareti interne del colon e del retto) o di cancro colorettale, allora aumenta il rischio di sviluppare il carcinoma.
  • Anamnesi
    Secondo alcuni ricercatori, le donne con storia di cancro dell'ovaio, dell’utero o della mammella sono soggette ad un rischio più elevato di sviluppare il cancro colorettale.
  • Colite ulcerosa
    Anche la colite ulcerosa (un'infiammazione del rivestimento del colon) incrementa il rischio della persona colpita di sviluppare il cancro del colon-retto.
Mortalità in Italia nel 1998 per tumore del colon-retto
Maschi Femmine Totali
Decessi Popolazione Tasso Decessi Popolazione Tasso Decessi Popolazione Tasso
10165 27969093 36,36 9360 29628843 31,59 19525 5758796 33,9

Primo intervento computerizzato sul tumore colorettale
Grazie a una nuova attrezzatura, targata USA e prodotta dalla Power Med, è stato eseguito presso la Divisione Oncologica chirurgica dell’IST di Genova, il primo intervento computerizzato in Italia su un tumore colorettale. Invece delle tradizionali saturatrici meccaniche che consentono al chirugo di operare l’intestino intervenendo anche in punti difficilmente accessibili, la nuova tecnica ha consentito una maggiore sicurezza nelle “saldature” tra i due segmenti (anastomosi). Ieri, questo strumento doveva essere regolato manualmente, oggi, il controllo e la regolazione delle manovre chirurgiche avviene attraverso un sistema computerizzato gestito a distanza. “È presto per affermare se questa nuova apparecchiatura, al momento ancora in via di ulteriore sviluppo strutturale, sia in grado di sostituire le tradizionali suturatrici meccaniche – spiega il prof. Cafiero, direttore della Divisione Oncologica chirurgica dell’IST – anche se le esperienze americane, consolidate su oltre 800 pazienti, sono molto interessanti”.

Indirizzi utili
Azienda USL 43,
Ospedale di Mortara – Reparto di chirurgia
V. Fagnani, 5 - 27036 Mortara
Primario: Prof. Giorgio Bottani
tel. centralino 0384/2041
e-mail: giorgio_bottani@asl.pavia.it

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