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Combattiamo l’infertilità

Cristina Mazzantini, N. 3 marzo 2002

Il problema della sterilità maschile giovanile, soprattutto quella indotta dai trattamenti antineoplastici, viene spesso trascurato. Per dare le dimensioni del fenomeno, il professor Francesco Cognetti, Direttore scientifico dell’Istituto Regina Elena di Roma e Presidente dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), ricorda: “Ogni anno in Italia circa 11 mila persone, d’età compresa tra i 15 e i 39 anni, si ammalano di tumore. Su un totale di 21 milioni di soggetti si stima la presenza di circa 100 mila adolescenti e giovani adulti con diagnosi di tumore posta negli ultimi 5 anni”. Ogni anno, quindi, migliaia di giovani con neoplasie si sottopongono a terapie farmacologiche, radianti e a interventi chirurgici che limiteranno la capacità riproduttiva. Secondo la letteratura scientifica internazionale, dopo i vari trattamenti solo il 40% di questi soggetti ricomincerà a produrre spermatozoi e potrà quindi avere un figlio. Che fare allora? Alcune Associazioni come CECOS Italia (Centri Studio e Conservazione di Ovociti e Sperma umani), Cittadinanzattiva-Tribunale per i Diritti del malato e Madreprovetta hanno presentato la campagna informativa “Sempre fertile?”, nel febbraio scorso a Roma, allo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla sterilità maschile giovanile. L’iniziativa, la prima del genere nel nostro Paese, è sostenuta dalla Federazione Italiana dei Medici di famiglia (FIMMG) e dalla Casa farmaceutica Organ Italia. Come hanno affermato i promotori della campagna, è sufficiente organizzare un’efficace prevenzione. Ovvero basta congelare qualche campione di liquido seminale prima dell’inizio della terapia. Stiamo parlando della “crioconservazione” o, meglio, del congelamento degli spermatozoi, accuratamente selezionati in provette speciali di azoto liquido a meno di 196 °C.
I tumori del testicolo e i linfomi sono le neoplasie più diffuse tra i soggetti con meno di 40 anni. Fortunatamente sono anche le forme tumorali che si caratterizzano per l’alta percentuale di curabilità e guarigione. Infatti per il tumore al testicolo la guarigione è del 90% dei casi, mentre per il linfoma si assesta all’80%. Questi dati sono stati confermati da Cognetti: “Un maschio su 900, di età compresa tra 15 e 44 anni, è stato guarito o curato per neoplasia dell’infanzia o dell’adolescenza. Le terapie chirurgiche che prevedono l’ablazione testicolare, o l’utilizzo di pesanti dosi di chemioterapici o la distruzione del tumore mediante radioterapia, pur garantendo alte percentuali di guarigione, nulla possono fare per tutelare la fertilità”. Il loro effetto dannoso varia in base al trattamento eseguito, alla dose di farmaco utilizzata, all’età del paziente e al tipo di cancro. Ma tutte, alla fine, portano alla morte definitiva degli spermatozoi. Da tempo è noto, almeno tra gli specialisti soprattutto oncologi, che al successo ottenuto dalle molecole antitumorali sulla sopravvivenza globale delle neoplasie germinali ed ematologiche, come per esempio il platino abbinato ad altri agenti alchilanti, si accompagni il crescente aumento della sterilità farmaco indotta. “I farmaci citostatici, infatti, bloccano la spermatogenesi e alterano la funzione delle cellule di Leydig, deputate alla secrezione di ormoni maschili”, ha spiegato ancora il professor Cognetti. “La preservazione della fertilità è inoltre complicata dall’evidenza che il 20-50% dei pazienti, non ancora curati, presenta una spermatogenesi sub-ottimale correlata alla malattia. Il 60% dei pazienti ai quali sono state somministrate dosi cumulative di cisplatino, ciclofosfamide e procarbazina, mostra un deficit di fertilità e in più i maschi curati per tumore dell’infanzia sono spesso subfertili. Il recupero della spermatogenesi a completamento del trattamento chemioterapico può richiedere anni e dipende da almeno tre variabili: la conta spermatica pre-trattamento, il tipo e la dose di chemioterapia antiblastica adottata, l’età del malato”. Perciò questi dati possono in qualche modo giustificare l’interesse crescente degli esperti verso l'individuazione di nuove strategie di prevenzione e cura della sterilità indotta dal trattamento contro il cancro.
Per il momento la disposizione di liquido seminale in apposite banche rappresenta la tecnica di preservazione più diffusa. Questa, però, come sostenuto dalla maggioranza degli specialisti di fama mondiale, richiede la maturità sessuale e psicologica dell’individuo, nonché la possibilità di procrastinare l’inizio della terapia fino all’adeguatezza della qualità di seme raccolto. Sull’argomento ancora Cognetti ha ribadito: “Gli interventi di prelievo e re-impianto del tessuto gonadico o di cellule germinali immature, insieme alle tecniche di fertilizzazione in vitro, sono ancora sperimentali e meritevoli di ulteriori studi e valutazioni di carattere bioetico”. Nell’incontro romano è stato sottolineato come in molti Paesi occidentali vi sia una grande attenzione ai problemi legati alla riproduzione futura dei pazienti oncologici. Come anche alle conseguenze medico-legali che potrebbero derivare da una scarsa informazione sugli effetti del trattamento neoplastico. In questi Paesi, dunque, la crioconservazione dello sperma, prima di un intervento farmacologico, radiante o chirurgico, è una realtà acquisita da tempo. Basti pensare a Stati Uniti e Australia, dove la procedura viene applicata ed è organizzata da 20 anni. Per l’Europa c’è la Francia dove la raccolta del liquido seminale si pratica addirittura da oltre 30 anni. A sorprendere è la cattolicissima Irlanda che, per la prima volta nel 1998, ha organizzato un servizio di autoconservazione del seme presso il Rotunda Maternity Hospital di Dublino. Qual è invece la situazione italiana? Secondo le ultime stime, soltanto il 10% dei giovani maschi con neoplasie è a conoscenza della possibilità di conservare il proprio liquido seminale. Sono sicuramente troppo pochi, se paragonati con i malati delle altre nazioni. Quindi è proprio l’ignoranza uno dei motivi che ha spinto alcune associazioni a dar vita alla campagna “Sempre Fertile?”. Per informare le migliaia di malati di cancro che ogni anno diventano sterili, sono stati realizzati dépliant che, in maniera chiara e semplice, contengono tutte le informazioni utili.
Sono distribuiti presso tutti i reparti di oncologia, gli ambulatori dei medici di famiglia e le Unità di radio e chemioterapia. Va ribadito che, a differenza degli altri Stati, in Italia il congelamento dello sperma avviene soprattutto in laboratori privati che richiedono almeno 103,29 euro (pari a 200 mila lire). I centri pubblici, dove basta un ticket di 36,15 euro (pari a 70 mila lire), sono appena 6. Un numero troppo limitato per accontentare una richiesta annuale di migliaia di giovani. In conclusione, ricordiamo un esempio valido per tutti: Lance Armstrong, il ciclista tre volte vincitore al Tour de France, guarito da un tumore al testicolo con metastasi, che ha avuto un figlio nato grazie agli spermatozoi congelati.

La procedura per conservare il liquido seminale
Il giovane che si appresta a conservare il proprio liquido seminale deve sapere dell’esistenza di una procedura standard. I punti fondamentali sono:

  • il paziente si presenta su appuntamento telefonico al Centro di riferimento che ha scelto;
  • durante il colloquio con il medico, compila un modulo con le proprie generalità e il tipo di patologia da cui è affetto;
  • nello stesso colloquio, gli viene illustrato il consenso informato, nel quale è specificato che i campioni di sperma sono di esclusiva proprietà del paziente e che, in caso di morte, verranno distrutti;
  • spesso il Centro richiede un esame per la determinazione dell’HbSAG, HCV, HIV e VDRL-TPHA: se il paziente non ha eseguito recentemente questi test, si procede a un prelievo di sangue per l’esecuzione immediata;
  • il paziente viene istruito sulle corrette modalità per la raccolta del campione seminale, che deve essere fatta in loco;
  • dopo la consegna del campione, il biologo valuta la qualità del liquido seminale, annotando volume, numero di spermatozoi, percentuali di mortalità, ph, morfologia;
  • il campione viene opportunamente trattato, stoccato in piccoli contenitori (vials o paillettes), a seconda del numero di spermatozoi presenti;
  • i contenitori sono numerati e catalogati per essere congelati in azoto liquido;
  • il giorno dopo si procede a uno “scongelamento di prova”: si scongela una paillette e si registra il numero di spermatozoi e la mortalità residua;
  • al paziente viene consegnata una relazione con il numero totale di paillettes/vials congelati e con la descrizione del campione seminale prima e dopo lo scongelamento;
  • le paillettes vengono conservate presso la banca del Centro.

I centri pubblici di raccolta del seme
In Italia ci sono 6 centri pubblici che effettuano la crioconservazione.

  • Roma, Istituto della V Clinica Medica del Policlinico Umberto I, Università “La Sapienza”,
    tel. 06/49970715;
  • Firenze, U.O. Andrologia-Laboratorio di Andrologia, Azienda Ospedaliera di Careggi,
    tel. 055/4271370-055/4279565;
  • Milano, Servizio di Andrologia, Ospedale S. Paolo di Milano, tel 02/81844535; Centro di Infertilità,
    Pad. Regina Elena-Istituti Clinici di Perfezionamento, tel. 02/57994309;
  • Torino, U.O.A.D.U. di Endocrinologia e Malattie del Metabolismo, Azienda Ospedaliera
    S. Giovanni Battista, tel 011/6336703;
  • Padova, Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche-Clinica Medica 3,
    Centro di Crioconservazione dei gameti maschili, tel.049/8212100.

I Centri privati invece afferiscono all’Associazione CECOS Italia, il cui Numero Verde è: 800.010.451.

I dati dell’American Cancer Society

L’American Cancer Society ha stimato, nel 1999, i seguenti nuovi casi di cancro nei maschi negli USA. Dal prestigioso istituto americano non arriva però solo una casistica, ma anche una stima sul tasso di sopravvivenza a 5 anni per tutti i tipi di cancro. La percentuale nella media è del 60% (simile a quella europea), con punte del 95% per il cancro testicolare e del 92% del Morbo di Hodgkin.

  • 7,4 mila di cancro testicolare;
  • 38 mila Morbo di Hodgkin;
  • 16,8 mila di leucemie (vari tipi combinati);
  • 1,4 mila di cancro osseo;
  • 4,2 mila di cancro del connettivo;
  • 25,8 mila di melanoma;
  • 9,5 mila di tumori al cervello e al sistema nervoso centrale;
  • 36,4 mila di linfoma.

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