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Nella città di Di Bella (Policlinico di Modena)
Mariagrazia Villa, N. 11 novembre 1998
La Modena oncologica non è solo il Professor Di Bella, ovviamente. Infatti, nella città emiliana esiste una Divisione di oncologia molto attiva, collegata alle principali strutture oncologiche italiane, con cui condivide programmi e strategie di diagnosi e cura. La Divisione di Oncologia Medica del Policlinico di Modena è nata nel 1985. Ma "già negli anni Settanta, la terapia medica non era più ancillare alla chirurgia e alla radioterapia - spiega il prof. Vittorio Silingardi, primario - con le quali si è integrata o, in alcuni casi, sostituita, fintanto che ciascuna strategia terapeutica ha trovato la sua collocazione nelle varie neoplasie e nei diversi momenti della malattia". Alla divisione fanno capo: un Registro Tumori della provincia di Modena, un centro di epidemiologia per registrare l'incidenza e la mortalità a seconda delle forme tumorali e dello stadio della malattia; un centro per il carcinoma mammario (uno dei più completi in Italia), per la ricerca clinica, epidemiologica e genetica delle forme familiari, per la programmazione degli esami mammografici e l'assistenza psicologica alle donne con alto rischio di neoplasie. L'Oncologia Medica di Modena, che vede dai 700 ai 900 casi nuovi di cancro l'anno, è maggiormente specializzata nella cura dei linfomi maligni, essendo la Divisione sorta da una costola del reparto di Oncoematologia. Altre specializzazioni, il carcinoma alla mammella e i tumori gastroenterici. In realtà, il tumore più frequente in provincia di Modena, 450 casi nel 1993, e con il più alto indice di mortalità, l'85% dei casi, è quello al polmone, "però noi vediamo non più di 100 nuovi casi l'anno, perché gli altri sono seguiti dalla Divisione di Pneumologia"). Per i linfomi, l'incidenza è di 150 casi l'anno, "e anche da noi come in tutto il mondo sono calati i linfomi Hodgkin e aumentati quelli non-Hodgkin". I fattori di rischio sono di tipo ambientale: "pesticidi e radiazioni"; e le cure principali sono "cicli di chemioterapia, o a dosi normali, o ad alte dosi con trapianto di cellule staminali e/o radioterapia". Il tumore alla mammella a Modena raggiunge 400 nuovi casi l'anno. Per questa forma neoplastica l'équipe del prof. Silingardi ha sviluppato lo studio delle forme ereditarie, in collaborazione con il Registro Tumori, la Radiologia e la cattedra di Biochimica e Biologia Cellulare. "Abbiamo disegnato 500 alberi genealogici di donne con una familiarità per il tumore alla mammella. Tra queste, abbiamo isolato quelle che hanno una forma ereditaria e abbiamo ricercato la presenza di alterazioni geniche che predispongono all'insorgenza del carcinoma mammario". A queste donne e alle loro familiari con o senza alterazioni geniche "facciamo degli screening frequenti e accurati per individuare il tumore in fase iniziale, dato che la sopravvivenza è legata alla diagnosi precoce". La chirurgia "è sempre la regina del trattamento di questa neoplasia, anche se prima si facevano degli interventi demolitivi ed ora conservativi". Poi, "se la donna ha dei fattori di rischio legati alla sua storia e a quella del tumore, si fa una chemioterapia precauzionale per distruggere eventuali cellule che fossero andate in giro, prima che queste diano origine a metastasi". A volte "la chemioterapia viene fatta prima dell'operazione chirurgica, per evitare interventi di mastectomia, e su questo abbiamo fatto uno studio insieme all'Istituto Tumori di Milano. In certi casi - meno del 10% - questo trattamento distrugge le cellule malate e il tumore scompare del tutto". Per il cancro del colon, si hanno 300 nuovi casi ogni anno, mentre sono in calo quelli dello stomaco, con 200 casi l'anno. Per le neoplasie di tipo gastroenterico il principale fattore di rischio si pensa sia "la dieta ricca di grassi e povera di scorie e fibre", perché porta alla formazione di "polpi che, spesso, costituiscono l'inizio di un processo degenerativo che conduce per gradi al tumore vero e proprio". Ma "ci può essere anche in questi pazienti una familiarità e sono state viste delle alterazioni geniche specifiche". La prima cura per questi tumori "rimane la chirurgia, dopo la quale la radioterapia svolge un ruolo soprattutto nel tumore del retto, mentre negli altri casi s'interviene con una terapia medica, che può essere fatta con antiblastici, ma anche con anticorpi". Oggi infatti è in corso "la sperimentazione di un anticorpo contro il tumore del colon, che sembra dia gli stessi risultati degli antiblastici, ma con minori effetti collaterali". Inoltre, nei tumori gastrointestinali, sono possibili delle "terapie loco-regionali che permettono, con vari accorgimenti, di limitare il trattamento con farmaci antiblastici alla sola area interessata dal tumore". Ma i due fiori all'occhiello della Divisione modenese del prof. Silingardi sono "la valorizzazione, fin dall'inizio, dell'assistenza domiciliare e le "dimissioni protette" poiché, quando il paziente viene dimesso - purtroppo un reparto per malati acuti non può essere immobilizzato per malati cronici - non è abbandonato, ma seguito anche a casa.
Indirizzi e numeri di telefono utili:
Divisione di Oncologia Medica dell'Università di Modena via del Pozzo, 71 - tel. 059/422230
Screening mammografico, tel. 059/438001-375374; citologico, tel. 059/435362/438004
Assistenza domiciliare ai malati oncologici (distretti di Carpi, Mirandola, Modena, Sassuolo, Pavullo, Vignola, Castelfranco) per informazioni, tel. 059/438065
Associazione Angela Serra per la Ricerca sul cancro (tel. 059.3732000-fax 059.370302) L'Associazione Angela Serra per la Ricerca sul Cancro è un'associazione senza fini di lucro, fondata nel 1987 in ricordo della dott.ssa Angela Serra per offrire un contributo alla lotta contro i tumori. Dopo studi sulle strutture oncologiche modenesi, nel Settembre 1994, sull'onda emotiva della morte per tumore del Sindaco di Modena Pier Camillo Beccaria, l'Associazione Angela Serra ha deciso di rivolgersi a tutti i cittadini e proporre la creazione di un nuovo Centro Oncologico. L'iniziativa è nata dalla volontà di realizzare una struttura capace di soddisfare al massimo livello le necessità di chi vive, o potrebbe in futuro vivere il disagio della malattia cancro. In particolare è emersa la necessità di assicurare maggiori spazi e servizi più adeguati ai pazienti oncologici che così numerosi si rivolgono alle strutture sanitarie pubbliche. E la multiterapia Di Bella? Siccome siamo a Modena, la città del professor Di Bella, d'obbligo chiedere a che punto è (o che fine ha fatto) la sperimentazione del suo multitrattamento. Anche perché i media non ne parlano più, ma gli ammalati rimangono. "Dall'aspetto umano della vicenda, dobbiamo imparare tutti, perché ha dimostrato la necessità di avere più comprensione per i pazienti, dando loro speranza", afferma il prof. Silingardi. "Di Bella è persona impegnata e molto colta e che abbia avuto dei casi sporadici di risposta terapeutica, non ho alcun problema ad accettarlo. Purtroppo, per validare questa strategia, che non ha supporto nella letteratura mondiale, manca una sperimentazione seria e controllata. Se verrà dimostrato che in tutto, o anche solo in parte, il trattamento Di Bella funziona, i primi ad essere contenti saremo noi. Purtroppo, i risultati dei primi protocolli conclusi sono negativi". Prima di esprimere un'opinione personale, il dott. Fattori, responsabile della sperimentazione MDB dell'ASL di Modena, dà informazioni su come è organizzata. "La sperimentazione ha due filoni: osservazione, da febbraio, e distribuzionale, da giugno. Ci sono in corso le terapie prescritte dai pretori, sia quelle con gli oneri a carico del paziente che quelle gratuite. E poi c'è la distribuzione a prezzo politico della somatostatina nelle 150 farmacie della provincia. La sperimentazione osservazionale è stata articolata sui tre day hospital di Carpi, Sassuolo e Modena: la sperimentazione allargata solo ultimamente è stata fatta anche al Policlinico". L'accesso è trasparente ed avviene tramite lo sportello dell'Ufficio Relazioni con il Pubblico (tel. 059/435626-435685): "basta una telefonata per accedere ad una visita di valutazione e, se si hanno i criteri di eleggibilità, si viene ammessi alla sperimentazione". In questi mesi, "sono state gestite 2mila telefonate da tutt'Italia e anche dall'Europa". Sulla sperimentazione "c'è un registro che è tenuto dalla direzione sanitaria dell'Azienda, e ci sono degli epidemiologi che garantiscono una comunicazione con Forlì, centro di sperimentazione regionale, e la Regione". I primi 4 protocolli sono stati esclusi in luglio, mentre gli altri sono ancora in valutazione: "ma non posso purtroppo dire nulla sui dati e sull'andamento della sperimentazione". Ma, al di là degli esiti finali, che cosa dobbiamo trarre da questa vicenda? "Dobbiamo prestare maggiore attenzione agli aspetti relazionali tra medico e paziente per recuperare la fiducia dei cittadini, e su questo occorre riflettere". Incidenza dei tumori nella provincia: In un anno: 3190 nuovi casi diagnosticati: 1732 negli uomini e 1458 nelle donne. Età media degli ammalati 67 anni sia per gli uomini che per le donne. Neoplasie più frequenti quelle del polmone, della mammella, del colon, dello stomaco e della vescica. La sopravvivenza relativa ai 5 anni successivi alla diagnosi è del 37% fra gli uomini e del 52% fra le donne: questo perché la neoplasia più diffusa tra il sesso maschile è quella al polmone (con 379 casi), ed è anche notevolmente più aggressiva di quella al seno (con 357 casi) che colpisce le donne. Tra gli uomini i tumori con il più alto indice di curabilità sono risultati quello del testicolo, la "malattia di Hodgking" e il tumore alla tiroide; nelle donne: tumore della tiroide, dell'endometrio e della mammella. Il Centro Oncologico Modenese - COM L'azienda Ospedaliera Policlinico, l'Università e l'associazione "Angela Serra" si impegnano a realizzare un'area omogenea di oncologia medica, tramite anche l'edificazione di un nuovo fabbricato in prossimità degli edifici di "Pneumologia", e di "Malattie Infettive - AIDS". Il nuovo fabbricato Piano Terra (circa 1200mq.): funzioni generali (centrali tecnologiche, spogliatoi personali, depositi etc.). Piano rialzato (circa 1600 mq): ingresso generale, day-hospital, ambulatori; I° Piano (circa 1660 mq.): laboratori per attività di rilevanza oncologica (clinica, diagnostica e sperimentale), nonché spazi per le attività didattiche correlate; 2º e 3º Piano (1600+1600 mq.): degenze di Medicina Generale ad indirizzo oncologico, Ematologia, Oncologia. La divisione di Oncologia medica La Divisione di Oncologia Medica dell'Università di Modena è situata presso il Policlinico (via del Pozzo, 71; tel. 059/422230). É distinta in un reparto degenti e in un reparto day hospital. Vi lavorano 6 medici ospedalieri dall'ASL, 2 tecnici universitari e 20 unità di personale infermieristico. Inoltre, vi sono 2 ex-caposala volontarie che, al pomeriggio, rispondono telefonicamente a tutti i quesiti dei malati. Attraverso la Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori, alcuni medici si occupano dell'assistenza a domicilio, diurna e notturna. Per la degenza, ci sono 12 posti letto; mentre per il day hospital, 20 (di cui 16 in poltrona e 4 in posti letto), più 2 letti a ridotta carica microbica per le chemioterapie ad alte dosi. La durata media della degenza è di 8 giorni, con circa 500 persone ricoverate l'anno, di cui un 30% fuori provincia e un 10% fuori Regione. Le prestazioni in day hospital sono circa 50 al giorno e quelle ambulatoriali sono 15 al giorno di follow up (pazienti con controlli non urgenti) più le consulenze oncologiche per i pazienti degli altri reparti, le visite urgenti e le prime visite (dati relativi al 1997). Sempre all'interno del Policlinico, esiste poi un reparto di Ematologia, diretto dal prof. Torelli, con letti di degenza, di day hospital e a ridotta carica microbica per le altre dosi, e un'Oncoematologia Pediatrica, diretta dalla prof.ssa Massolo, che offre un modernissimo reparto con camere sterili, associato al quale sta partendo il progetto di un albergo per i familiari dei piccoli pazienti. Non solo. É in costruzione un Centro Oncologico, voluto dalla cittadinanza modenese e dall'associazione "Angela Serra", che grazie al contributo dell'Università e dell'Azienda Ospedaliera garantirà tutto ciò che la scienza moderna offre per la prevenzione, diagnosi, terapia e riabilitazione dei malati di tumore. "L'infiltrato..." Giuseppe Fattori, Direttore del Presidio Ospedaliero di Modena Nord, si definisce "un medico infiltrato nel settore amministrativo". É responsabile del "Progetto speciale di Assistenza Domiciliare Oncologica" dell'ASL di Modena (una delle più grandi d'Italia, con 5 mila dipendenti e 1000 miliardi di finanziamento), il quale prevede lo screening per i tumori femminili (utero e mammella) e il coordinamento dell'assistenza ai malati oncologici. Anzitutto, questa "pianificazione" sanitaria, ogni anno sempre più capillare e diffusa, occupa un peso di tutto rilievo nella regione Emilia-Romagna, essendo Modena una delle città meglio servite e quella in cui le esigenze di un maggior numero di pazienti vengono soddisfatte e prese in carico con tempestività. Un'offerta alta non solo a livello pubblico: basti pensare che ci sono ben 14 organizzazioni di volontariato che operano in campo oncologico. "Noi vogliamo disegnare un percorso che accompagni il malato in tutte le fasi della sua malattia, in modo che non cada in spazi interfunzionali", ci spiega il dott. Fattori. Si comincia dal programma di screening, gratuito, cui si accede per fasce d'età (dai 25 ai 64 anni per il pap-test, da effettuare ogni 3 anni; dai 50 ai 69 per la mammografia, da ripetere ogni 2), il quale coinvolge 170 mila donne per lo screening per il tumore al collo dell'utero e 70 mila per quello alla mammella (per informazioni screening: mammografico, tel. 059/438001-375374; citologico, tel. 059/435362-438004). "Abbiamo un nucleo unico di medici e tecnici, che garantisce lo screening su tutta la provincia, perché occorre una certa casistica per avere qualità nella refertazione. Ma la qualità riguarda tutto il progetto, fino alla doppia lettura per i casi dubbi". Poi c'è la gestione dei casi positivi, che fanno riferimento ai tre day hospital sul territorio. "Sta partendo un'unità di senologia a Carpi e l'ipotesi di un dipartimento che unisca il consultorio e l'ospedale". Il progetto di assistenza domiciliare ai malati oncologici terminali tocca i 7 distretti in cui il territorio modenese è distinti: Carpi, Mirandola, Modena, Sassuolo, Pavullo, Vignola, Castelfranco (per informazioni, tel. 059/438065). Alcuni dati relativi al 1997, per rendere conto della dimensione del servizio: 709 pazienti assistiti in un anno (9% in più dell'obiettivo di copertura assistenziale previsto dalla legge regionale) e 122 pazienti in linea; 45 giorni come tempo medio di assistenza e un solo giorno di attesa per l'attivazione, dopo la richiesta del paziente; 70% di decessi a domicilio; 56.280 lire di costo medio provinciale per giornata di assistenza. Il servizio è gratuito e i requisiti per accedervi sono legati alla presenza della malattia in fase terminale, quando il paziente, non più autosufficiente, necessita di assistenza sanitaria (e anche socio-sanitaria, in alcuni casi). La richiesta di assistenza domiciliare deve partire dal medico di famiglia, "anche se a comunicare la situazione del malato all'ASL possono essere anche i familiari, l'ospedale, i servizi sociali, o un'organizzazione di volontariato". Ogni distretto ha un Nucleo Domiciliare Operativo Oncologico con un presponsabile organizzativo dei vari momenti dell'assistenza e più figure professionali: oltre al medico di famiglia, gli infermieri del distretto, i medici specialisti che forniscono consulenze, gli assistenti sociali, se le condizioni del paziente lo richiedono, e i volontari, che intervengono o in modo diretto nell'assistenza, soprattutto per quanto concerne l'aiuto psicologico, o con funzione di supporto e stimolo. "Alla base del nostro progetto, non c'è solo l'appropriatezza tecnica del servizio, ma anche l'appropriatezza sociale delle scelte sanitarie, ossia di come gestire al meglio l'assistenza a fronte delle risorse economiche della collettività e dei suoi bisogni". Allora: finalità, programmazione, finanziamento, analisi dei costi, monitoraggio del progetto e visibilità dei dati, formazione degli operatori, comunicazione ai media per consentire la miglior informazione possibile, verifica annuale del lavoro svolto. Con l'obiettivo, "non di medicalizzare la morte, ma di seguire il paziente fino all'ultimo giorno".
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