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Elettrosmog: legislazione vigente
, N. 6 giugno 2000
Nel Far West italiano, si sta per fare un po' d'ordine: approvata dalla Camera, sta per completare il suo iter al Senato, la legge-quadro sull'inquinamento elettromagnetico, presentata dal Ministero dell'Ambiente di concerto con altri Ministeri, che ha per oggetto tutti i sistemi, gli impianti e le apparecchiature per usi civili e militari, che possono comportare un'esposizione a cem con frequenze comprese tra 0Hz e 300GHz, vale a dire dagli elettrodotti agli elettrodomestici agli impianti radioelettrici, antenne per i cellulari, radar ed antenne e ripetitori radio-Tv. La legge dovrebbe essere approvata definitivamente entro l'estate, di modo che entro la fine dell'anno si possano fissare i limiti certi di emissione, a tutela della salute dei cittadini e dell'ambiente. Intanto, il governo ha preparato i decreti che fissano tre diversi tetti alle onde elettromagnetiche, espressi in microtesla, l'unità di misura dell'elettrosmog: l'obiettivo di qualità, il più restrittivo, pari a 0,2 microtesla, da conseguire per i nuovi impianti; il valore di attenzione di 0,5 microtesla, che non deve essere superato in case, scuole, ospedali e luoghi adibiti a permanenze prolungate; e il limite di esposizione di 100 microtesla, che non può essere superato in alcuna condizione. I decreti prevedono che le azioni di risanamento per raggiungere questi limiti devono essere realizzate entro il 2010. In attesa della legge, alla cui elaborazione ha collaborato l'Anpa, la materia è parzialmente regolamentata dal decreto 23 Aprile 1992, sui limiti massimi di esposizione ai cem a bassa frequenza negli ambienti abitativi e ed esterni, e dal decreto 381/98, in vigore dal gennaio '99, che tutela dal rischio elettrosmog da ripetitori radio-Tv e di telefonia cellulare, fissando i valori limite dell'inquinamento da antenna, pari a 20 Volt/m, che s'abbassa a 6 Volt/m, nel caso si stia nell'edificio per più di 4 ore, come in asili, scuole, ospedali, case di cura e riposo. Il telefonino uno dei principali imputati Ad una delle più diffuse fonti d'inquinamento elettromagnetico è dedicato il coraggioso libro del giornalista napoletano Giuseppe Musmarra, appena pubblicato da Kaos Edizioni: "Le nocività del telefonino. Tutto quello che avreste voluto sapere sui danni causati dai cellulari". Un piccolo manuale di autodifesa, che ci rende consapevoli dei possibili danni per la nostra salute: dall'aumento della pressione arteriosa all'invecchiamento della pelle, dai danni alla memoria alle modificazioni del Dna, dai tumori cerebrali alle leucemie infantili. Ma anche un'inchiesta che prova a colmare l'abissale vuoto informativo che ha accompagnato la diffusione dei telefonini, mettendo in luce gli ingenti interessi politico-economici che stanno dietro i suoi sostenitori: "che la nocività esista e sia incombente - afferma l'autore - lo dimostra anche la contraddittorietà delle scelte commerciali dei produttori di cellulari: da un lato affermano che telefonino e ripetitori non provocano danni alla salute, ma dall'altro stanno invadendo il mercato con una serie di apparecchi che offrono specifiche "protezioni" agli utenti". Tra i molteplici contributi, particolarmente interessante è quello del dottor Federico Valerio, direttore del Laboratorio di Chimica Ambientale dell'Istituto scientifico dei tumori di Genova, che affronta sia il problema dell'inquinamento ambientale provocato dalle batterie dei telefonini, che contengono cadmio, sostanza altamente cancerogena, sia i pesanti effetti sanitari cui il "cellularista" va incontro a causa delle onde elettromagnetiche. "Dopo i primi risultati delle ricerche sui topi transgenici esposti a radiofrequenze - afferma il dottor Valerio - che lasciavano supporre il rischio di sviluppare tumori, se si fosse trattato di un business meno potente, le autorità sarebbero state senza dubbio più attente e severe".
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