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Benzene: identikit

, N. 5 maggio 2000

Il benzene (a volte chiamato anche benzolo) è un idrocarburo aromatico di origine naturale di formula C6H6, liquido a temperatura e pressione ambiente, e dotato di una buona volatilità. E' incolore, di odore dolciastro, infiammabile ed è più leggero dell'acqua in cui ha una discreta, rispetto ad altri idrocarburi, solubilità.
"Il benzene fu isolato per la prima volta nel 1825 da Michael Faraday dal liquido ottenuto per compressione del gas di petrolio; poco dopo fu isolato anche nel distillato del carbone e, fino al 1940, la frazione liquida ottenuta per distillazione del catrame ne ha rappresentato la principale fonte industriale", spiega il professor Rocco Ungaro, Ordinario di Chimica Organica presso la Facoltà di Scienze dell'Università di Parma.
"In seguito, a causa della notevole domanda - attualmente è classificato tra i primi 20 composti chimici per volume di prodotto -, sono stati messi a punto processi industriali che permettono di ottenerlo dagli idrocarburi alifatici contenuti nel petrolio".
Fino al 1925 il benzene "era usato principalmente come solvente universale e nell'industria della gomma, soprattutto nella produzione di pneumatici". Successivamente, "è stato usato come additivo delle benzine, al fine di aumentare il numero di ottani delle stesse, come diluente per vernici, inchiostri e nella stampa per fotoincisione". Attualmente, "il maggior uso del benzene è come intermedio per la produzione di prodotti chimici industriali a più alto valore aggiunto, alcuni dei quali usati anche per ottenere polimeri: nailon, polistirene, resine fenoliche...".
Questa sostanza, che può penetrare nell'organismo umano per inalazione, attraverso la pelle, o per via orale, è altamente tossica, tant'è che "oggi, nella maggior parte dei paesi industrializzati, ci sono norme molto severe che ne vietano l'uso nei prodotti di largo consumo". Sono noti sia gli effetti acuti, soprattutto di neurotossicità, che quelli cronici, in particolare a livello del sangue e del midollo osseo.
"Lavoratori esposti ad alte concentrazioni di benzene, maggiori di 20 parti per milione, per lunghi periodi, hanno manifestato anemia aplastica, leucocitopenia o piastrinopenia e, non di rado, leucemia mieloide acuta". Il benzene, infatti, "è riconosciuto come agente cancerogeno di media pericolosità per l'uomo e l'Agenzia americana per la protezione dell'ambiente suggerisce di ridurre, negli ambienti di lavoro, il limite di esposizione a meno di 0,5 parti per milione, mentre attualmente tale limite è di 1 ppm" (negli anni sono aumentate anche le segnalazioni di effetti mutageni di questa molecola: pare, addirittura, che causi alterazioni a livello cromosomico più evidenti delle radiazioni).
La concentrazione di benzene nell'atmosfera è dell'ordine dei ppb (parti per miliardo) e varia notevolmente da zona a zona. "Le sorgenti sono le perdite per evaporazione durante la lavorazione, lo stoccaggio e la distribuzione dei prodotti petroliferi, le attività industriali, il fumo di sigaretta ma, soprattutto, gli scarichi degli autoveicoli".
Per fortuna, questa sostanza "pone meno problemi di inquinamento per l'acqua, in quanto, se viene rilasciata accidentalmente, evapora velocemente e, inoltre, è degradata dai microbi contenuti nel suolo". Benché non vi siano dati che provino l'accumulo del benzene in organismi acquatici, "i paesi più accorti hanno comunque una legislazione che prevede un massimo di 0,5 ppb di benzene nell'acqua potabile e tendono ad un obiettivo di 0".


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