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Al caldo dei raggi UVA
Laura Bettinzoli, N. 9 settembre 2000
Nel secolo scorso, almeno in Europa Centrale, mantenere una pelle chiara era considerato un privilegio riservato alle classi più ricche. Fino agli anni '20 infatti le donne proteggevano la loro pelle con ombrellini parasole considerando il "pallore" cutaneo un attributo molto femminile ed affascinante. Negli ultimi 30-40 anni i canoni estetici sono notevolmente cambiati, tanto che l'abbronzatura viene ora considerata non solo sinonimo di vigore e salute, ma è anche assurta al ruolo di "status-symbol". Ma il boom dell'abbronzatura artificiale si ha negli anni '90, quando la paura degli effetti nocivi provocati dal buco nell'ozono, spinge molte persone ad abbandonare la tintarella all'aria aperta, preferendo abbronzarsi in maniera "sicura" nei centri solarium, a colpi di radiazioni UVA. In Italia i centri solarium sono circa 6.000 e la maggior parte, secondo un'indagine di "Altroconsumo", sarebbe dal punto di vista della salvaguardia della salute, pessima o quantomeno insufficiente. Può infatti capitare di sottoporsi alla lampada solare senza strumenti indispensabili quali occhialini, creme protettive, detergenti per il trucco e le indicazioni sulla frequenza con cui ripetere le sedute. Inoltre, raramente sono presenti un medico e personale specializzato. Sorge, quindi, spontaneo chiedersi se davvero l'abbronzatura artificiale non ha conseguenze sul nostro organismo, sulla nostra pelle e sui nostri occhi. Una schiera di scienziati soprattutto statunitensi, pur riconoscendo il possibile uso terapeutico (le radiazioni UV, inizialmente, venivano utilizzate per la cura di psoriasi, vitiligine e altre forme di dermatosi), ha dichiarato guerra alle radiazioni ultraviolette. Il dipartimento di Ricerche Mediche dell'Università di Sydney, ha rilevato che dopo due settimane di esposizione ai raggi artificiali, le difese immunitarie dei soggetti volontari esaminati erano decisamente al di sotto della soglia di minima sicurezza, ed è stato verificato che il ri-schio di contrarre un cancro alla pelle o un melanoma, aumenta notevolmente nei soggetti che si sottopongono ad alte dosi di ultravioletti. Anche l'American Academy of Derma-tology (AAD) statunitense ha espresso parere contrario circa la sicurezza di questo fenomeno. In America, dove l'argomento tintarella artificiale è ben più sentito che da noi, la collaborazione tra dermatologi, oftalmologi, unità di pronto soccorso e assistenti familiari ha portato alla stesura di una normativa, approvata nel dicembre 1994 (risoluzione n° 217) dall'American Medical Association e dalla FDA, volta a regolamentare per tutti gli Stati Uniti il fenomeno dell'abbronzatura artificiale per fini non terapeutici. Nella risoluzione 217, fra le altre cose, si può leggere: "La crescente incidenza del melanoma negli USA rappresenta un affare di diretto interesse per la salute pubblica; c'è un'evidenza scientifica dell'uso indiscriminato dei lettini per l'abbronzatura artificiale unito ad un fattore di rischio che comporta lo sviluppo del melanoma; l'uso del lettino è per un pubblico che spesso non è a conoscenza dei ri-schi che corre. Per questo motivo l'American Medical Association intende incoraggiare presso la Food and Drugs Administration provvedimenti atti a bandire la vendita e l'uso di tutte le attrezzature per l'abbronzatura artificiale per fini non terapeutici". Al contrario, l'industria dei lettini solari sostiene che i giovani desiderano abbronzarsi e che i centri solarium offrono l'unico modo sicuro e controllato per farlo. "L'abbronzatura artificiale" ci dice Rinaldo Cassani titolare del Centro Abbronzatura Giapi-Body Sun di Pavia "se presa in modo graduale e con macchinari aventi filtri adeguati e a norma di legge è meno pericolosa di quella presa stando sotto i raggi del sole. È la sovraesposizione che danneggia la pelle; un abbronzatura moderata non è mai stata scientificamente riconosciuta quale causa di danni cutanei permanenti". "Ovviamente" continua il signor Cassani "ci si dovrebbe affidare a centri solarium con macchine a norma di legge, e purtroppo molti di questi centri hanno macchinari non in regola; ci sono infatti delle lampade che non hanno filtri adeguati". Il professor Giuliano Manfredi, Primario Derma-tologo all'Ospedale di Piacenza, è convinto che "anche per l'abbronzatura artificiale ad uso estetico, lampade e lettini, i tempi dovrebbero essere lentamente progressivi nella fase iniziale, e non già, come spesso avviene, applicazioni di tempi standard sempre uguali (10 o 20 minuti) con eventuali associazioni di creme schermanti nelle prime sedute". I raggi artificiali, quindi, diventano dannosi se non si rispettano alcune regole fondamentali, che comportano, oltre alla supervisione delle attrezzature da parte di esperti (le macchine usate devono essere omologate ed emettere raggi a lunghezza d'onda controllata), anche l'obbligo della presenza di personale diplomato che assisterà alle sedute.
Come si difende il nostro corpo dall'aggressione dei raggi UV? Per i dermatologi il processo chiave che aiuta il nostro corpo a proteggerci dalle radiazioni UV consiste nella produzione di melanina. Questo pigmento è distribuito in quantità e strutture diverse nelle razze di tutto il mondo (fototipo) e se viene esposto alla luce del sole, si attiva allo scopo di bloccare la penetrazione delle radiazioni nella cellula cutanea. " Il nostro corpo provvede da solo a mettere in moto un sistema di protezione contro le radiazioni UV" spiega il professor Manfredi "quel che noi percepiamo come abbronzatura è la sintesi di un processo di autodifesa dell'epidermide. In natura, considerando le UVC bloccate dalla fascia d'ozono, noi riceviamo solo le radiazioni di tipo A e B. Queste ultime penetrano nella pelle fino allo strato basale dell'epidermide, mentre le UVA, giungono fino al derma profondo, sotto l'epidermide. La melanina viene secreta in eccesso dai melanociti, cellule appartenenti allo strato basale dell'epidermide, i quali la trasferiscono poi all'interno dei corneociti, le cellule più superficiali dell'epidermide, attraverso dei prolungamenti chiamati dendriti. Per effetto dell'esposizione al sole, la melanina trasferitasi nei corneociti si dispone "a cappuccio" del nucleo cellulare, formando una sorta di "scudo" protettivo che cerca di impedire alle radiazioni UV di penetrare. Le radiazioni UV provocano comunque danni al nucleo delle cellule. La nostra pelle si difende attraverso particolari "sistemi enzimatici" che sono in grado di ricostruire i segmenti di DNA danneggiati dalle radiazioni UV; questa capacità di riparazione non è però illimitata, oltre una certa soglia che varia da individuo a individuo, si può innescare la carcinogenesi da radiazioni UV: il tumore alla pelle". Dopo l'esposizione della pelle ai raggi UV, si possono manifestare subito alcuni problemi come l'arrossamento della pelle, la comparsa di herpes, la disidratazione, ed effetti tossici causati dall'interazione con farmaci e profumi. Altri hanno conseguenze a lungo termine: il fotoinvecchiamento, con conseguente comparsa delle temutissime rughe e, nei casi peggiori, come ha ricordato il professor Manfredi, i tumori della pelle. L'associazione luce solare/cancro della pelle è certa fin dal 1894, scoperta dal tedesco Unna, e poi ottenuta sperimentalmente da Findlay nel 1928. Più tardi, sono arrivate tante riconferme da innumerevoli fonti, ed è stato dimostrato sugli animali che, in generale, la radiazione UV rilasciata in molteplici piccole dosi è più carcinogenica, per i tumori cutanei di tipo non melanoma, che la stessa quantità di radiazione data in poche ma massicce dosi. In altre parole, significa che molteplici piccole dosi di UVA assorbite tramite lettini abbronzanti non sono necessariamente e solo per questo più "sicure". Forse, questa volta, hanno ragione gli americani quando dicono "in sostanza, visti i rischi, l'abbronzatura artificiale ad uso cosmetico è troppo pericolosa per essere raccomandabile".
Norme cautelative Per prevenire i danni da lampade solari occorre seguire alcune norme:
- interpellare il dermatologo: ci dirà qual è il nostro fototipo e quali sono i tempi massimi di esposizione agli ultravioletti, seduta per seduta;
- controllare che nel solarium sia esposta la licenza comunale e che sia presente un’estetista;
- verificare che gli apparecchi siano a norma CEE;
- non sottoporsi a oltre 6 sedute annuali e far passare 48 ore tra una lampada e la successiva.
Cos'è l'abbronzatura L'abbronzatura è un sistema naturale di difesa che la cute mette in atto nei confronti dei raggi solari e delle lampade abbronzanti mediante la produzione di un pigmento, la melanina, da parte di alcune sue cellule specializzate (melanociti). Accanto alla melanogenesi esiste un altro processo di difesa cutanea contro i raggi solari, rappresentato da un rapido ispessimento dello strato coneo della pelle (ipercheratosi epidermica), per cui una buona abbronzatura si ottiene se concorrono tre situazioni favorevoli: possibilità di difendersi dall'eritema, sufficiente dotazione melaninica ed ipercheratosi rapida ed efficace.
Chi fa maggior uso di raggi UVA Principalmente chi ha la pelle chiara, chi soffre di problemi dermatologici e che quindi deve prepararsi in anticipo ai raggi solari. I lettini abbronzanti servono proprio per stimolare in anticipo la produzione di melanina, che ha una funzione protettiva e che serve per evitare problemi seri, come i tumori della pelle. Da qui il successo dei lettini solari e dell'abbronzatura artificiale. Ma a sottoporsi ai raggi UVA non è solo chi ne ha bisogno per motivi di salute. Esistono infatti gli "ammalati della tintarella", che anche in pieno inverno vantano un colore da cioccolato.
Alta o bassa pressione? All'inizio, intorno alla metà degli anni '70, i macchinari a disposizione erano quasi tutti a bassa pressione, cioè lettini a tubi fluorescenti di circa 180 cm l'uno con una potenza di 100 watt a tubo, o di 20/40 watt per le lampade viso. Per fare un esempio, la potenza totale di emissione di un lettino a bassa pressione può variare dunque dai 2000 ai 5000 watt. Con le lampade a bassa pressione si ha una bassa emissione di UVA, e in alcuni casi per ottenere una soddisfacente abbronzatura servono non meno di 20 sedute. Decisamente troppo per la dinamica generazione anni '80, che ha decretato il successo degli ultimi anni, in Italia, dell'abbronzatura artificiale ad alta pressione. Per questo tipo di abbronzatura vengono utilizzati macchinari a lampade alogene, di dimensioni ridotte ma la cui potenza e piuttosto elevata, da 1000 a 4000 watt per lampadina, fino a raggiungere i 30.000/40.000 watt totali, con grande dispendio di energia. L'alta pressione emette tutti i tipi di Ultravioletti presenti nello spettro luce, compresi i cancerogeni UVC e gli eritematogeni UVA. In questi macchinari, ormai molto diffusi, sono i filtri schermanti che stabiliscono quali raggi UV passano e quali vengono trattenuti.
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