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Benzene e motori guai e dolori
Mariagrazia Villa, N. 5 maggio 2000
La palma dell'inquinamento atmosferico spetta al traffico motorizzato delle nostre città, soprattutto per gli scarichi delle autovetture, derivanti dalla combustione incompleta del carburante, che comprendono migliaia di sostanze inquinanti sotto forma di gas e di polveri, tra cui il benzene. Quando si è cercato di ridurre le emissioni di piombo dovute alla "super", sono state introdotte sul mercato le cosiddette "benzine verdi", in cui il potere antidetonante del piombo tetraetile è stato vicariato dal benzene, un idrocarburo aromatico la cui concentrazione è stata, all'inizio, più che raddoppiata, rispetto al carburante tradizionale. Per abbattere in modo significativo l'emissione del benzene in atmosfera, si è poi reso necessario utilizzare le marmitte catalitiche, per quanto queste abbiano il problema di andare a regime solo dopo 20-30 minuti dall'accensione del motore e nessuno ne controlli né l'efficienza né l'uso (sembra, infatti, che circa il 50% di chi sostituisce la marmitta catalitica non prenda più il catalizzatore, per risparmiare). Benché l'aggettivo "verde" abbia tranquillizzato l'opinione pubblica, numerosi studi nell'ambito occupazionale, in lavoratori esposti a concentrazioni estremamente elevate di benzene, ed esperimenti di laboratorio sugli animali, hanno da tempo dimostrato, non solo l'estrema tossicità, ma anche gli effetti mutageni e l'azione cancerogena di questa sostanza, al punto che l'Agenzia Internazionale di Ricerca sul Cancro (I.A.R.C.) l'ha inserita nei cancerogeni di classe A1. In particolare, agirebbe a livello del midollo osseo, causando leucemie: l'Organizzazione Mondiale della Sanità (O.M.S.) indica il benzene come responsabile dell'eccesso di queste forme tumorali, con un rischio stimato attorno a quattro casi su un milione di abitanti tra coloro che vivono per tutta la vita esposti ad una concentrazione di 1µg/m3. Per verificare la relazione leucemie infantili - traffico urbano, sono state compiute nel nostro paese alcune ricerche epidemiologiche. In corso di pubblicazione è quella diretta da Paolo Crosignani, dirigente di ricerca presso l'Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori di Milano, che ha condotto agli stessi risultati di due indagini analoghe, compiute negli Stati Uniti e nei Paesi Scandinavi. "Lo studio ha considerato tutti i nuovi casi di leucemia diagnosticati nell'area del Registro Tumori della provincia di Varese dal 1976 al 1992, pari a 101, ed un campione di 471 bambini sani relativi alla stessa popolazione", spiega il ricercatore. "Per ciascuno dei soggetti, sani o malati, è stato valutato un indice di esposizione a prodotti da traffico, tra cui il benzene, proporzionale al numero di autoveicoli passanti giornalmente per la strada principale più vicina, diviso per il quadrato della distanza dall'abitazione del bambino alla strada suddetta". Il risultato è stato che 13 ammalati su 90 (solo per questi è stato possibile valutare il dato del traffico), il 14% dunque, abitano accanto a strade di grosso traffico, mentre tra i bambini sani la percentuale è di 30 su 371 (non si è potuto ottenere l'informazione sul traffico per tutti), quindi l'8%. "Il rapporto tra queste due proporzioni è di 1,81, ossia la probabilità di ammalarsi di leucemia quasi raddoppia per i bambini che vivono accanto a strade molto trafficate". Un altro studio dell'Istituto milanese partirà il prossimo autunno-inverno, "con l'obiettivo di valutare non solo l'indicatore di traffico, ma anche la quantità di benzene, con dei campionatori passivi, i radielli, su un'area più grande della provincia di Varese e su casi più recenti, dal 1980 al '98". Ancora saranno considerati i bambini da 0 a 14 anni. "Per due motivi: anzitutto, perché sono più sensibili agli effetti cancerogeni di determinati agenti, avendo un turn-over cellulare estremamente elevato. Secondariamente, l'esposizione al benzene è data dal traffico e dall'ambiente in cui vivono, non presentano altri fattori confondenti, come l'aver lavorato nell'industria del cuoio o metalmeccanica, o fumato pacchetti di sigarette". Poiché la cancerogenicità del benzene è diventata un problema di salute pubblica, anche per l'alto numero di vetture circolanti in Italia, qualcosa per ridurre il rischio è stato fatto, negli ultimi anni. La Legge n° 413 del 1998, entrata in vigore dal luglio dello stesso anno, ha fissato il tenore del benzene in tutte le benzine all'1% in volume. Questi limiti, secondo un monitoraggio effettuato dall'Agenzia nazionale per la protezione ambientale e presentato lo scorso dicembre, pare siano sempre stati rispettati. Tenendo conto che prima il benzene toccava valori massimi del 3,1%, le benzine sono indubbiamente diventate un po' meno inquinanti. Ciò nonostante, i risultati di una ricerca sull'inquinamento urbano da benzene, realizzata dalla Fondazione Salvatore Maugeri di Padova, recentemente pubblicati su "Nature", non sono confortanti. L'indagine, condotta all'interno del progetto europeo "Macbeth" (Monitoring of Atmosferic Concentration of Benzene in European Towns and Homes), che ha coinvolto altre cinque città (Copenaghen, Anversa, Murcia, Rouen ed Atene), "aveva lo scopo di fornire alla Commissione Europea i dati sperimentali necessari all'elaborazione della direttiva che fisserà i valori limite della presenza dell'idrocarburo nell'aria", spiega il dottor Vincenzo Cocheo, coordinatore dello studio. Ad un campionamento realizzato attraverso 100 centraline fisse, distribuite nell'area urbana, se ne è affiancato uno eseguito tramite "centraline mobili": 50 volontari non fumatori, dotati di un radiello (dispositivo brevettato dal laboratorio padovano, che consente di registrare la presenza di benzene nell'aria respirata durante la giornata e, dunque, anche all'interno della propria casa). In seguito, si sono incrociati i dati ottenuti dai tre rilevamenti (concentrazione urbana, esposizione personale, concentrazione domestica) nell'arco di un anno, dal settembre '97 al settembre '98. Si è così visto che "l'esposizione al benzene non può essere valutata soltanto in base alla concentrazione dell'idrocarburo nell'ambiente: in tutte le città europee le persone sono esposte ad una concentrazione quasi doppia rispetto alla media urbana, che aumenta passando dal Nord al Sud a causa delle differenze meteorologiche". A Padova, ad esempio, l'esposizione personale è di 14, 6 g/m3, mentre il livello medio di concentrazione in città è pari a 10,1. Come si spiega? ""Forse dipende dal fatto che i cittadini vivono all'esterno della propria abitazione quando l'aria è più inquinata e se ne stanno in casa, quando è più pulita". Ecco un'altra apparente anomalia: la concentrazione domestica di benzene s'avvicina a quella urbana, se non superiore come succede ad Anversa, Copenaghen, Murcia e Rouen. A Padova è di 9,7 g/m3. "Pensiamo che ciò dipenda da uno squilibrio tra il benzene che proviene dall'esterno e la sua difficoltà di rimozione dall'interno. Alcuni materiali da costruzione, come moquette, linoleum, pvc o legno, potrebbero funzionare da spugna e rilasciare nell'ambiente l'idrocarburo, tant'è che nelle città del Sud, dove si usano più piastrellature, marmi o si lasciano le pareti nude, l'inquinamento indoor scende". Ma forse, benché i produttori facciano orecchie da mercante, la presenza di benzene nelle nostre case potrebbe anche dipendere dal suo uso in solventi, vernici, gomme, fibre e resine sintetiche, usati in edilizia. Chi ci assicura, infatti, che questi prodotti siano davvero esenti da benzene? Un'altra fondamentale indagine sull'esposizione della popolazione al benzene è stata effettuata, nel marzo dello scorso anno, da Legambiente Emilia Romagna e dall'Agenzia regionale per la protezione ambientale (A.R.P.A.). Intitolata "Caccia al benzene", la ricerca "ha coinvolto 281 ragazzi di 38 scuole medie ed elementari di 11 città - Bologna, Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Modena, Ferrara, Forlì, Ravenna, Rimini, Lugo e Faenza -, che per sei giorni, hanno portato un radiello e registrata su un diario ogni loro attività", racconta Luigi Rambelli, Presidente di Legambiente. Dai dati raccolti emerge che la media di assorbimento del benzene da parte dei ragazzi nel periodo in esame è stata di 7,4 g/m3. Più precisamente: nel 14,6% dei casi i valori sono risultati superiori ai 10 microgrammi, nel 49,5% compresi tra 5 e 10, nel 35,9% inferiori ai 5. "I più esposti sono risultati i ragazzi che usano la bici o vanno a scuola a piedi, percorrendo strade piene di traffico, e quelli con familiari che fumano". E le città con le medie più alte sono state Ravenna (12,4 g/m3), Rimini (8,6) e Piacenza (7,8). Proprio in seguito a questo monitoraggio, il Ministero dell'Ambiente ha varato il Decreto n°63 del 21 aprile 1999, che obbliga ad imporre limitazioni alla circolazione autoveicolare in quei centri urbani con più di 150 mila abitanti, in cui il benzene superi il valore-limite di 10 g/m3. Così, dal febbraio di quest'anno sono partiti gli stop programmati del traffico. Purtroppo, però, un'ecodomenica non fa primavera e nemmeno influenza l'esposizione al benzene su base annua. "La Commissione Europea sta per emanare una direttiva - conclude Cocheo - che limiterà la concentrazione urbana di benzene a 5 g/m3: quasi nessuna città italiana è oggi in grado di avvicinarsi a questo valore e sono anche poche quelle che rispettino i 10 g/m3, oggi in vigore".
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