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Contro il melanoma

Monica Melotti, N. 6/7 giugno luglio 1998

La biopsia del linfonodo sentinella e i vaccini sono le ultime armi vincenti per sconfiggere il cancro della pelle.
Oltre alla tradizionale asportazione chirurgica effettuata con bisturi sofisticati e il laser ultrapulsato. Ma i nei non devono suscitare inutili allarmi. Nei casi rischio la risposta è la diagnosi precoce
Attenzione ai raggi di sole, ma senza esagerare: il sole non è un nemico. Anzi, in alcune malattie dermatologiche e nei disturbi delle articolazioni i raggi ultravioletti svolgono un'azione terapeutica. I raggi con le loro proprietà antisettiche ed antinfiammatorie migliorano quasi tutti i tipi di acne. Possono trarre giovamento anche le psoriasi e la viuligine e i bagni di sole sono l'elemento insostituibile per potenziare e rafforzare i miglioramento ottenuti per una naturale sensibilizzazione del pigmento.
Ogni anno in Italia si registrano oltre 4000 nuovi casi di tumore alla pelle. La percentuale più alta è al Nord Italia con 10 malati ogni 100mila abitanti, mentre al Centro il numero scende a 7 e nel Sud a 4. I soggetti più a rischio sono quelli con la carnagione chiara, i capelli rossi e molti nei, mentre le persone a basso rischio hanno capelli, occhi e carnagione scuri e si abbronzano facilmente.
Avere dei nei però non significa necessariamente avere la possibilità di contrarre il melanoma, solo alcuni nei possono nascondere questa grave patologia. Fondamentale quindi è controllare se le piccole macchie cambiano colore e dimensione oppure sanguinano e al minimo mutamento sottoporsi ad un controllo specialistico. Oggi contro i melanomi l'oncologia ha affilato le armi e nuove procedure diagnostiche permettono di identificare precocemente le metastasi occulte.
La biopsia del linfonodo sentinella
In Italia è una nuova tecnica chirurgica, ma negli States viene già sperimentata da alcuni anni. É stata messa a punto all'Università di Santa Monica, in California, dal professor Donald Morton. "Questa tecnica permette di identificare il linfonodo più vicino al tumore, per questo viene chiamato sentinella - spiega il professor Natale Cascinelli, direttore scientifico dell'Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e Presidente del Programma Melanoma dell'Oms (Organizzazione Mondiale Sanità) - Inoltre possiamo sapere se il linfonodo è già stato colpito dalla cellula tumorale, e quanto la malattia ha cominciato a diffondersi, così il chirurgo è più facilitato nell'asportazione del tessuto".
La biopsia del linfonodo sentinella viene effettuata attraverso due tecniche, che possono essere usate in alternativa. La prima consiste nell'inoculare un materiale colorante, che scorrendo all'interno dei vasi linfatici, raggiunge il primo linfonodo, e lo colora, evidenziandolo.
L'altra tecnica prevede invece l'iniezione di materiale radioattivo nella sede del melanoma, per poi fare scorrere sopra la pelle una sonda radioattiva che permette di evidenziare se le cellule tumorali hanno invaso il linfonodo. "Di solito si preferisce usare quest'ultima tecnica spiega Cascinelli - perché non necessita di incisione che la radioattività registrata rivela se il linfonodo è stato colpito. Con la tecnica del colorante, invece, ciò non è possibile e l'incisione è necessaria.
I vaccini
L'ultima scoperta scientifica, che potrebbe far regredire i tumori anche in fase avanzata, sono i vaccini. E gli studi in questo campo sono in continua evoluzione. "Gli antigeni dei melanomi sono delle proteine che vengono riconosciute dal sistema immunitario del malato spiega il dottor Giorgio Parmiani, vice direttore dell'Int di Milano e responsabile del programma di studio dei vaccini . Il sistema ci difende dagli agenti patogeni e ci può anche difendere contro il tumore se riconosce le proteine del tumore... Le proteine che sono state identificate per il melanoma sono quasi una ventina: Le prime pro. teine allo studio sono stati i Mage (Melanoma antigen), poi se ne sono aggiunte altre coinvolte nella produzione della melanina. "Normalmente queste proteine - aggiunge Parmiani - sono in letargo, ma per trasformarle in vaccini basta estrarle, trattarle in laboratorio e inocularle. Vengono così attivati i linfociti T, i globuli bianchi capaci di potenziare la reazione immunitaria contro il tumore". I primi risultati sono stati incoraggianti. La sperimentazione clinica, condotta in Francia, Germania, Olanda e Belgio, nell'ambito dello studio multicentrico Europeo, ha coinvolto quei pazienti affetti da melanoma maligno per i quali non c'era nessuna ragionevole possibilità terapeutica. "Su 25 pazienti "vaccinati" con i Mage 3 - ci dice ancora Parmiani - sette hanno risposto positivamente: in 3 casi il tumore è scomparso, negli altri 4 la malattia si e ridotta in maniera significativa. Ma non sempre i risultati sono incoraggianti, per esempio le sperimentazioni effettuate con i Mage 1 hanno dato risultati deludenti. Adesso cerchiamo di combinare i Mage I con i Mage 3 nella speranza di ottenere risultati sempre più soddisfacenti. Del resto questi sono studi complessi che richiedono notevole esperienza, interdisciplinarietà e finanziamenti.
Uno studio tutto italiano
All'Istituto Nazionale dei Tumori di Milano il dottor Parmiani e la sua équipe stanno portando avanti uno studio sulle cellule dei melanomi insieme all'équipe del dottor Maio del Centro di Riferimento Oncologico di Aviano. L'obbiettivo è quello di creare un vaccino fatto con cellule di melanoma modificate mediante l'inserimento di geni, che fanno poi produrre a queste cellule delle sostanze chiamate citochine, in grado di aumentare la capacita di stimolare il sistema immunitario del paziente. La sperimentazione sui pazienti affetti da melanoma dovrebbe partire a breve, appena ottenuta l'autorizzazione.
La diagnosi precoce
Per contrastare l'avanzata del tumore del melanoma il primo passo è quello di controllare periodicamente la pelle e vedere se i nei o particolari macchie si sono modificate, cambiando forma e colore o perdendo sangue. In questo caso occorre rivolgersi ad uno specialista per un controllo più approfondito. Oltre all'osservazione diretta, i medici hanno a disposizione avanzati strumenti diagnostici, come il videodermatoscopio e l'epiluminescenza digitale, che permettono di riconoscere i melanomi.
Il primo strumento riesce ad ingrandire l'immagine del neo fino a 70 volte e utilizza una luce polarizzata (si chiama infatti dermatoscopio ad epiluminescenza) per illuminare la cute. Per rendere più facile l'osservazione sulla pelle viene steso un sottile strato di olio di cedro che riduce il riflesso dei raggi luminosi.
La tecnica ad epiluminescenza digitale (la sigla è Elmd) si avvale di un videomicroscopio collegato a un computer che oltre alla profonda osservazione permette di memorizzare l'immagine del neo e fame una vera e propria "foto". In questo modo si ha una fedele rappresentazione che permetterà in futuro di studiare con esattezza tutte le modificazioni di forma e colore del neo.
Come si asportano
L'asportazione dei nei viene fatta di solito in ambulatorio durante la visita specialistica e richiede un'anestesia locale. Se il neo è di ampie dimensioni può essere necessario il ricovero ospedaliero. Va precisato che non viene asportata solo la lesione, ma anche una piccola parte della pelle che la circonda. L'asportazione può essere eseguita in vari modi.
"Oltre al bisturi classico, esiste anche l'elettrobisturi - dice la dottoressa Maria Teresa Baldini, responsabile dei programmi di screening per la Lega Italiana Tumori di Milano -. Con questo particolare strumento la pelle viene tagliata dal calore emanato dalla lama che raggiunge i 140-150 gradi centigradi. Il bisturi a radiofrequenza, invece, è collegato a una sorgente di onderadio e permette di asportare qualsiasi lesione della pelle con il minimo trauma e la massima precisione. Senza provocare lo stiramento, lo strappo dei tessuti e la trasmissione del calore alle cellule circostanti".
Il laser C02
Ma la vera novità per asportare i nei è il laser ultrarulsato C02 che emette una sorgente di energia ad anidride carbonica. Il laser è anche usato per fini estetici Permette infatti di valorizzare la parte superficiale della cute, eliminando rughe, cicatrici acneiche e piccoli tumori superficiali. .
"Il fascio di luce che viene emesso continua Baldini - è molto concentrato e consente di tagliare i tessuti con precisione non si creano danni nelle zone circostanti alle parti trattate per cui e possibile vaporizzare la pelle fino al livello prestabilito. Doro aver tolto la lesione si disinfetta la parte, si mettono i punti e si copre con un cerotto. A casa basterà non bagnare la ferita, in attesa di togliere i punti e conoscere l'esito dell'esame istologico".
Per informazioni sul Laser CO2
tel. 02/76001600.
Una nuova cura contro la vitiligine
Il sole non è un nemico. In alcune malattie dermatologiche e nei disturbi delle articolazioni i raggi ultravioletti svolgono un'azione terapeutica. I raggi con le loro proprietà antisettiche ed antinfiammatorie migliorano quasi tutti i tipi di acne. Dall'elioterapia possono trarre giovamento anche la psoriasi e le vitiligine e i bagni di sole sono l'elemento insostituibile per potenziare e rafforzare i miglioramenti ottenuti per una naturale stabilizzazione del pigmento. Statistiche aggiornate riferiscono che 1'1% della popolazione mondiale soffre di vitiligine.
Ora però è possibile curarla definitivamente grazie a un trattamento speciale: la Ratokterapia, una microfoterapia mirata resa possibile da una particolare apparecchiatura: la Ratokderm.
"Questa apparecchiatura genera raggi di luce dal diametro molto piccolo ed è in grado di emettere un fascio luminosi di raggi UVB ad altra concentrazione che vengono utilizzati in modo molto mirato - dice Jania Kotar, responsabile del Centro Ratokderm di Milano, l'unica struttura dermatologica del mondo che effettua la Ratokterapia - Questa microfotoemissione puntiforme di raggi stimola la ripigmentazione delle chiazze di vitiligine senza coinvolgimento della cute normalmente pigmentata e senza provocare effetti collaterali, il trattamento e quindi indicato anche per i più piccolini. I mielociti presenti nella macchie bianche vengono stimolati e sono in grado di riprodurre la melanina, la sostanza che determina il colore della pelle".
Su 1700 casi trattai, il 75% a trattamento ultimato ha ottenuto la ripigmentazione toule e non presenta recidive nelle aree ripigmentate. La durata della cura dipende dalla entità della malattia, ma già dopo una decina di applicazioni si vedono i primi risultai. Ogni seduta terapeutica ha una durata massima di 30 minuti.
"La vitiligine è una dermatosi cronica da causa ignota - precisa la dottoressa Patrizia De Michelis, dermatologa a Milano - É caratterizzata dalla comparsa di macchie cutanee di colore bianco, ben delimitate rispetto alla cute normalmente pigmentata. Queste chiazze acromiche (prive di colore) sono di solito localizzate nelle aree del corpo più esposte alla luce, come il volto e le mani e spesso hanno una disposizione simmetrica. Tra le cause scatenanti al fattore emotivo è stato riconosciuto un ruolo importante e durante periodi di stress la pelle manifesta una reazione psicosomatica, nella quale entrano in gioco meccanismi di tipo immunitario.
La psiche, il sistema nervoso, il sistema immunitario e la cute sono infatti interdipendenti e interagiscono in un equilibrio complesso. In Iulia soffrono di vitiligine quasi un milione di persone e i soggetti più colpiti sono tra i 18 e i 30 anni, più raramente gli anziani.
Per informazioni
Centro Ratokderm di Milano
tel 018645003
Nell'esporvi al sole, soprattutto se avete pelle chiara, fate attenzione anche ai raggi indiretti che, di riflesso, possono colpire anche all'ombra.
Regole per non scottarsi
I raggi UV sono aggressivi e la loro azione ha effetti diretti su diversi tipi di patologie. I rischi mutano a seconda del luogo e del tempo di esposizione al sole. La tintarella presa a Trapani, ad esempio, è molto più dannosa che a Bolzano, perché la quantità di Uv è maggiore.
Ecco alcuni preziosi consigli per un'adeguata esposizione alla luce solare.
o Usate sempre una crema con un fattore protettivo mediamente elevato (7)
o Nei primi giorni non esitate a usare una crema con fattore 15 o 20. Vi abbronzerete più lentamente, ma il colore sarà più duraturo.
State lontani dal sole nelle ore centrali: dalle 11 alle 16.
Non usate mai superfici riflettenti come teli di alluminio o specchi, oltre ad aumentare il danno alla pelle e i processi di invecchiamento, nuocciono anche ai vostri occhi.
Portate un cappello con visiera. É consigliato anche per i bambini.
Se passeggiate a lungo al sole indossate abiti con maniche lunghe.
Indossate occhiali da sole con filtri per gli ultravioletti.
Usate una crema con fattore elevato per il viso e una opaca per le labbra.


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