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Cancer vax contro il melanoma
Annalisa Cretella, N. 12 dicembre 1999
La sperimentazione del vaccino anti-melanoma è oggi una realtà anche italiana, presso l'Istituto per la cura dei tumori Fondazione Pascale di Napoli. Il Pascale è l'unico centro italiano autorizzato a somministrare la terapia a base di Cancer vax, messa a punto dal National Institute of Healt. Il vaccino di cui si serve la terapia, invece, è frutto della ricerca del John Wayne Cancer Institute, un'istituzione provata leader nel mondo per gli studi contro il melanoma, con la quale l'ospedale napoletano è da anni in collaborazione. Cancer vax è il nome del vaccino antimelanoma, già testato dall'istituto americano su 2000 pazienti, in uno studio di fase "due" servito a verificarne l'utilità (mentre la fase "uno" è servita a dimostrarne la non tossicità). Questo studio ha dimostrato che il vaccino è capace di ridurre l'incidenza della ripresa della malattia del 50% circa. Gli incoraggianti risultati raggiunti dall'istituto americano hanno dato il via libera alla fase "tre" della sperimentazione, che prevede appunto uno studio su scala mondiale. Stabilito che il farmaco non è dannoso e che è potenzialmente utile, si passa ora alla fase "tre", approvata dalla Food and Drug Administration, e dal National Institute of Healt, il cui compito è anche quello di verificare l'idoneità delle istituzioni che si candidano a partecipare alla sperimentazione. Dunque, dopo aver deciso la sperimentazione su larga scala di Cancer vax, sono stati esaminati gli istituti candidati a eseguirla, sulla base di alcuni parametri, come l'affidabilità e l'esperienza nel settore specifico di ricerca. In Europa la scelta è caduta solo su tre centri. In questa rosa ristretta insieme alla Fondazione Pascale di Napoli, figurano il Saint George di Londra ed il Saint Antoine di Parigi. "Per avere un'idea dell'importanza di questa innovativa terapia vaccinale - ha affermato il professore Nicola Mozzillo, primario della Divisione di oncologia chirurgica presso la Fondazione Pascale - e dell'interesse che ha suscitato nel mondo scientifico, c'è il melanoma e con la sua pericolosità". Il melanoma è un tumore estremamente aggressivo: " se curati in tempo, il cancro del polmone o dello stomaco di cinque millimetri di spessore hanno una sopravvivenza a cinque anni pari a circa l'80%, mentre un melanoma della stessa grandezza, a cinque anni ha una sopravvivenza del 20". Se è vero che durante la fase iniziale, cioè quando è molto superficiale, il melanoma è facilmente trattabile con la chirurgia in anestesia locale, oltre certi limiti esso esprime un'aggressività notevole. Il melanoma insomma è paragonalbile a una mina antiuomo dalla quale ci si salva solo se la si avvista in tempo. Inoltre, "mentre per le altre affezioni tumorali chemioterapia e radioterapia sono rimedi validi e alternativi alla chirurgia, contro il melanoma le due terapie sono totalmente inefficaci". È in questo fosco scenario che compare Cancer vax, "un vaccino privo di effetti collaterali che, come ha dimostrato lo studio pilota, riduce del 50% la ripresa della malattia". Non si tratta dunque di un vaccino per la profilassi e per la prevenzione, ma di un vaccino terapeutico. "Cancer vax è costituito da cellule di melanoma coltivate in vitro e selezionate in forza della loro espressione antigenica. Esse coprono il 98% dei melanomi della specie umana. Una volta neutralizzate con radiazioni, vengono iniettate nel paziente per indurre una forte risposta immunitaria. In sostanza, per stimolare le difese dell'organismo a reagire contro la sua malattia". Cancer vax non serve a prevenire il tumore, ma è indicato esclusivamente per i pazienti con melanoma, metastasi linfoghiandolari o viscerali "operati in maniera radicale" a tre mesi dall'intervento chirurgico. In questi soggetti ad altissimo rischio, Cancer vax è in grado di dimezzare il pericolo di recidiva. Una restrizione a candidarsi per questo tipo di vaccino è l'età, che deve essere compresa tra i 18 ed i 70 anni. Il trattamento terapeutico non ha effetti collaterali ed è anche abbastanza semplice: consiste in iniezioni sottocutanee in corrispondenza delle ascelle e dell'inguine, praticate inizialmente ogni quindici giorni, seguite da una dose annua somministrata per cinque anni. "Abbiamo dato il via alla terapia vaccinale in estate. Sono stati reclutati i primi cinquanta pazienti seguendo tutte le direttive del John Wayne Cancer Institute che, sul vaccino messo a punto dal professore Donald Morton, prevede schemi da seguire con il massimo rigore". E ancora: "Lo studio si svolge in "doppio cieco" a garanzia di obiettività. Infatti, mentre al 75% dei pazienti viene somministrato il vaccino, al restante 25% viene somministrato Bcg, che è un immunostimolante aspecifico (mentre il Cancer vax è un immunostimolante specifico anti melanoma). Il vaccino anti-cancro è già considerato una rivoluzione in un settore in cui la ricerca non ha finora fatto molti passi avanti. Mentre è in regressione la mortalità per cancro allo stomaco, al polmone, al cavo orale, la piccola lesione cutanea provocata dal melanoma ha una mortalità pari all'80%. Questo ha spinto la ricerca mondiale ad incentivare gli studi sulla terapia vaccinale con l'impiego di Cancer vax". "Il vaccino arriva direttamente dagli Stati Uniti attraverso un corriere aereo "over-night", nel giro di 24 ore. Prima di far partire la sperimentazione abbiamo dovuto predisporre tutta una serie di servizi, tra cui predisporre i contenitori refrigeranti ad azoto liquido a garazia della conservazione del farmaco. Inoltre, è stato necessaria un'organizzazione complessa, che ha interessato l'allestimento dei laboratori per effettuare gli studi e i prelievi finalizzati a valutare la risposta immunitaria dei pazienti". Come si fa ad essere "arruolati" nella sperimentazione? "Si viene presso il nostro istituto, dove per ora non è stato ancora fissato il numero chiuso, per cui ad oggi non vi è limte di arruolamento. Riceviamo centinaia di telefonate da tutta Italia e da molti Paesi del mediterraneo. Negli arruolati vi sono, tra gli altri, pazienti provenienti dalla Grecia e dalla Jugoslavia". Novanta visite ogni martedì e giovedì, ma anche questi ritmi elevati non sono sufficienti all'ambulatorio polispecialistico del Pascale per fronteggiare la richiesta di consulenze per i casi di melanoma. Allo scopo è stato predisposto un pool composto da un chirurgo, un immunologo, un oncologo, con il compito di visitare il paziente alfine di arruolarlo nella terapia vaccinale, qualora le condizioni lo consentano. Alla Pascale gli specialisti si possono avvalere di sofisticate apparecchiature come i due microscopi ad epiluminescenza che permettono di individuare la presenza di un melanoma in fase iniziale. Di non poco conto, visto che la rapidità di intervento nella fase precoce di crescita superficiale garantisce la guarigione quasi al 100%.
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