|
Amianto: un pericolo
Patrizia Miazzo, N. 4 aprile 2000
Asbestosi, mesotelioma, carcinomi polmonari, tumori del tratto gastrointestinale, della laringe e altre sedi: sono le principali malattie causate dall'amianto. L'amianto si trova in natura unito ad altri minerali costituenti la roccia madre, dalla quale le fibre devono essere asportate; viene quindi estratto in miniera, dove per successive frantumazioni della roccia che lo contiene, si ottiene la fibra purificata. A fronte dell'utilizzo delle qualità dell'amianto, questo materiale porta in sé un paradosso: le fibre e la polvere di asbesto sono molto pericolose per la salute umana. Qualunque tipo di amianto risulta cancerogeno. La prima malattia riconosciuta come provocata dalla polvere di amianto è l'asbestosi, descritta in Inghilterra nel 1900. Nel 1934 venne descritto per la prima volta un particolare carcinoma primitivo della pleura, denominato mesotelioma. "In Italia, bisogna aspettare il 1992 - ricorda il Dottor Vittorio Carreri, Dirigente del Servizio Prevenzione Sanitaria della Regione Lombardia - per avere una legge che metta al bando l'amianto. Per un certo periodo, anni '50, '60 e '70, si è fatto un uso massiccio di questo prodotto che aveva delle caratteristiche molto importanti, sia in campo edilizio ma anche automobilistico. "Naturalmente, l'utilizzo su vasta scala nell'edilizia civile e collettiva, - dice Carreri - fa si che oggi noi abbiamo una gran quantità di edifici ad alto rischio. Infatti, dal momento che l'amianto è anche una sostanza ignifuga, cioè che protegge nei confronti del fuoco, metropolitane, locali pubblici e molti capannoni prevedevano coperture in eternit, quindi con un forte componente di amianto, che a seguito di forti stress esterni può provocare la diffusione nell'aria di materiali contenenti fibre di amianto che, com'è noto, sono pericolose per la salute". La legge cosa prevede? "La legge 257 del 27 marzo 1992, sancisce la messa al bando della "fibra assassina" ma, evidentemente, il problema non è terminato in quella data. Purtroppo la dispersione nell'ambiente di questa sostanza può avere delle conseguenze nel tempo, anche per molti anni. Però essere stati esposti all'amianto per un certo periodo non significa che tutti si ammalino ma non significa nemmeno che tutti coloro che andranno incontro a conseguenze negative abbiano questi riscontri dopo poco tempo. Purtroppo queste manifestazioni, soprattutto nel tumore della pleura (mesotelioma), si possono riscontrare anche a distanza di decine di anni. Oggi la situazione tende al miglioramento, ma purtroppo contiamo i residui degli eventi devastanti degli anni 50, 60 e 70". Quali sono le patologie legate all'amianto? "La respirazione di fibre di amianto può determinare malattie diverse, tutte caratterizzate comunque da un lungo intervallo fra l'inizio dell'esposizione e la comparsa della malattia. Questo intervallo, chiamato "tempo di latenza", è in genere di decenni. Il rischio per la salute è generalmente legato alla quantità e al tipo di fibre inalate, alla loro stabilità chimica e ad una predisposizione personale a sviluppare la malattia". Quali i programmi messi in atto in Lombardia? "Sono 15 anni che la nostra Regione è impegnata nella risoluzione del problema amianto e di recente, nel 1998, ha predisposto le linee guida per la gestione del rischio amianto. Quindi tutte le aziende che operano nella bonifica dell'amianto hanno a disposizione uno strumento uniforme ed efficace. I nostri sforzi sono oggi maggiormente concentrati sul comune di Broni (Pavia), dove esisteva un'industria, oggi inattiva, che produceva cemento-amianto e dove per 40 anni nessuno non ha fatto niente. Purtroppo sono migliaia le persone che direttamente o indirettamente sono venute a contatto con questo rischio. Oggi, anche se a fatica, si sta mettendo in atto la bonifica. La Regione Lombardia è stata la prima ad affrontare questo problema ed ha istituito, nel 1999, un registro dei mesoteliomi affidato al Professor Girolamo Chiappino dell'Università degli Studi di Milano, titolare del registro dei mesoteliomi, per la Lombardia, per il monitoraggio dei soggetti a rischio e per prevenire le situazioni ancora poco conosciute e che devono essere sottoposte alla bonifica". Dove finisce l'amianto delle strutture bonificate? "Esistono discariche organizzate e autorizzate per mantenere in zone di sicurezza l'amianto e la Lombardia è una delle pochissime regioni autosufficienti del Paese". Esiste un servizio pubblico al quale i cittadini possono rivolgersi? "In ogni Azienda Sanitaria Locale (15 in Lombardia) esiste un dipartimento di prevenzione che si interessa proprio della prevenzione e dei rischi delle sostanze nocive o pericolose come può essere l'amianto e a cui ogni cittadino si può rivolgere (vedi elenco). Vi sono inoltre 5000 laureati e tecnici in Lombardia che operano incessantemente per la prevenzione". Quali i centri di riferimento ospedaliero? "Noi abbiamo come centro di riferimento principale la Clinica della Medicina del Lavoro di Milano". Quali i nuovi progetti? "Come Regione Lombardia, stiamo rilanciando la prevenzione nei luoghi di lavoro e uno dei capitoli più importanti è quello dei tumori professionali e anche della prevenzione del rischio amianto. Esiste un progetto già definito e approvato (30/11/1999) dalla Commissione Tecnico Scientifica, con la collaborazione di tredici gruppi di lavoro composti da 215 esperti del mondo delle Università e della Ricerca Scientifica, delle forze sociali oltre che dei Servizi, dei Presidi e delle Unità Operative delle ASL deputati alla prevenzione. Questo progetto prende in considerazione due ordini di problemi: gli effetti sulla salute della popolazione e l'impatto sul territorio a causa della complessità che caratterizza la gestione e lo smaltimento dei materiali".
Torna ai risultati della ricerca
|