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Prostata in fumo

Alberto Ferrari, N. 8/9 agosto-settembre 1998

É vero che il fumo è responsabile del cancro della prostata? La domanda è tutt'altro che oziosa, visto che attualmente gli epidemiologi, ovvero coloro che studiano la diffusione delle malattie cercando di far luce sulle possibili cause, hanno su questo argomento un parere piuttosto controverso. Vediamo perché.
Il fumo provoca il cancro. Il consumo di tabacco ha come conseguenza diretta alcune fra le più gravi malattie tumorali, prima fra tutte il cancro al polmone. Si stima che 1'85% dei decessi per tumore al polmone e causato dal fumo. Ma il cancro al polmone non e l'unico pericolo legato al fumo. Al fumo sono riconducibili il 75% dei tumori di cavo orale, laringe, faringe ed esofago. Inoltre, esso aumenta sensibilmente i rischi di tumore per pancreas, rene e vescica. Nel complesso il fumo e responsabile del 25/30% di tutti i decessi per tumore. E, dulcis in fundo, non si esclude una connessione fra fumo e cancro della prostata.
"Tra i fattori alla base del cancro della prostata bisogna citare per primo un'alimentazione ricca di grassi animali, accompagnata da un uso smodato di alcolici" è la "vulgata" che abbiamo raccolto sentendo più di un urologo. Non a caso il cancro della prostata è una patologia a diffusione crescente tra la popolazione maschile dei paesi in cui benessere, aumento della vita media, ma anche condizioni ambientali a rischio, eccessi alimentari ecc. sono meglio distribuiti che altrove. Le previsioni epidemiologiche dicono infatti che entro qualche anno il tumore della prostata soppianterà quello del polmone nella classifica dei tumori più pericolosi e diffusi fra gli uomini dei paesi industrializzati. Qual è il ruolo giocato dal fumo in tutto ciò? Cominciamo col dire che "chi fuma è facile a eccessi alimentari ed alcolici, a causa di un ottundimento del gusto provocato dal tabacco", sostiene il professor Carlo La Vecchia, epidemiologo dell'istituto "Mario Negri" di Milano.
In secondo luogo bisogna osservare che la letteratura scientifica sull'argomento è tutt'altro che univoca. Da una parte ci sono gli studi prospettici che nell'inventario dei comportamenti a rischio per il tumore della prostata rilevano, fra gli altri, anche il consumo di tabacco.
Dall'altra ci sono gli studi di controllo che isolando il tabagismo e il tumore della prostata nell'ipotesi che fra i due vi sia una relazione diretta concludono che questa relazione non c'è. É ciò che si legge in un articolo apparso su "Cancer Causes Control", una rivista scientifica che propone il riassunto di quanto si è discusso a un convegno sull'argomento, tenutosi nel 1966 in Australia.
Il convegno aveva un antefatto piuttosto curioso. L'autorità medica di Riparazione, un parallelo sanitario del nostro Ispettorato del Lavoro ha avuto mandato dal Dipartimento della Giustizia australiana di fare chiarezza sulla questione dopo che si è vista recapitare, a mezzo di un'associazione di militari in congedo, una richiesta di indennizzo a favore di veterani affetti da tumore della prostata. La richiesta dell'associazione di reduci ha fatto propria la tesi degli studi prospettici circa la relazione fra tumore della prostata e tabacco, e ha messo sotto accusa il consumo di tabacco durante il servizio militare, ritenendo che sia stato incoraggiato per combattere lo stress e la noia. In che modo? Ai militari in questione veniva riconosciuta gratis una dose giornaliera di sigarette, inoltre il consumo era favorito dai prezzi notevolmente ridotti delle sigarette in vendita negli spacci interni. Chi sperava che il convegno servisse per dirimere in maniera netta la questione sollevata dall'associazione di militari in congedo, probabilmente è rimasto deluso.
Gli studi prospettici effettuati su larga scala, come quello dell'American Cancer Society, che ha preso in esame un campione di 355 uomini, hanno mostrato un significativo aumento della mortalità fra i fumatori cronici, senza distinzione di razza fra bianchi e neri; mentre gli studi di controllo eseguiti su un campione ridotto di pazienti, come quello eseguito in Australia su 700 pazienti, non hanno rilevato alcuna associazione fra fumo e cancro della prostata.
Cercando di definire i punti di contatto tra i due tipi di studi, è stato messo in evidenza che il tumore della prostata non è una conseguenza diretta del fumo. Inoltre, che non può stabilire tipologie di fumatori con maggiori o minori chances di ammalarsi di tumore della prostata in base a consumo giornaliero, tipo di prodotto utilizzato e cronicità del vizio. Quanto a rapporto fumatori/non fumatori, si stima che i fumatori abbiano il 50 % di probabilità in più di ammalarsi di tumore della prostata rispetto a chi non fuma; mentre la relazione diretta, ovvero il rischio relativo, fra fumo e cancro della prostata e su valori trascurabili. Se vi fosse una relazione più netta fra il fumo e la malattia, assumerebbe maggior credito anche l'ipotesi che il progredire della malattia è più diffuso fra i fumatori, che emergerebbe dagli studi prospettici.
In conclusione, il documento sottoscritto da tutti i partecipanti al convegno verte sui seguenti punti:
- non è provato che il fumo è causa del cancro della prostata; si può solo affermare che fra fumo e malattia vi è un'evidenza molto debole;
- si riscontra un'evidenza minima fra fumo e aumento della mortalità per tumore della prostata;
- per contro, dalle osservazioni effettuate, il fumo può essere associato a una sopravvivenza più corta.



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