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Finalmente un trattamento innovativo per il tumore del pancreas

Minnie Luongo, N. 5 maggio 2015

Finalmente dopo decenni, siamo arrivati alla vera svolta per il tumore al pancreas. A febbraio è stato annunciato a Milano in un incontro di specialisti, capitanati dal professor Francesco De Lorenzo. «Stiamo vivendo un momento davvero storico, tenendo conto che finora le Associazioni di malati hanno considerato il tumore al pancreas una vera e propria emergenza sanitaria, tanto più, che non esistono al momento in Europa organizzazioni non profit che si occupino esclusivamente di questo cancro (ce n’è una solo in Inghilterra). Ecco perché si rende necessaria una vera e propria mobilitazione delle varie realtà, che hanno l’obbligo di dare precise ed esaurienti risposte ai malati di pancreas».

L’importanza di una diagnosi precoce
Francesco De Lorenzo sottolinea che una diagnosi precoce, in questo cancro, moltiplica la possibilità di sopravvivenza fino a dieci volte: «Mia moglie – ricorda il professore – morì di questo cancro dopo sei mesi esatti dalla diagnosi, evidentemente arrivata troppo tardi». Tornando alla “svolta” : l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha approvato la rimborsabilità di Abraxane (Paclitaxel legato all’Albumina, formulato in Nanoparticelle) per il trattamento in prima linea di pazienti adulti con adenocarcinoma metastatico del pancreas. Si tratta del primo trattamento innovativo per il tumore del pancreas metastatico negli ultimi otto anni, che offre una nuova concreta speranza a tutti i pazienti con questa diagnosi. Ricordiamo che la diagnosi precoce è lo strumento indispensabile per scoprire il tumore nella fase iniziale, e permettere così la riduzione fibrotica con i farmaci, e poi con la chirurgica. Utilissima sarebbe la ecoendoscopia, ma occorre distinguere i pazienti a rischio da avviare verso Centri specializzati in grado di eseguire questa indagine con correttezza, nel frattempo, in tutto il mondo si stanno cercando marker distinguibili nel sangue per diagnosticare il tumore in fase precoce. Sfortunatamente, ancora non vi sono certezze per questo tumore che è al decimo posto dei tumori più frequenti e rappresenta l’ottava causa di morte per cancro in tutto il mondo (per il 2020 è previsto che salga al quarto posto, a meno che non si trovi qualche altro sistema di combatterlo).
Per ora c’è soltanto la ricerca che può venirci in soccorso e, come ripete De Lorenzo: «Occorre una sensibilizzazione generale, ed è per questo motivo che abbiamo chiesto aiuto alle Associazioni europee. Desideriamo creare un network informativo rivolto ai pazienti perché questi ultimi, assieme ai medici di base, si muovano precocemente verso i Centri specializzati in grado di dare risposte certe e cure qualificate, almeno finché le conoscenze su questa malattia saranno più diffuse». Come già detto, il tumore del pancreas è caratterizzato da uno sviluppo spesso rapido, aggressivo e una diagnosi tardiva; inoltre, è particolarmente resistente ai farmaci. Quasi asintomatico al suo esordio, si manifesta solo quando le metastasi agli organi contigui (vie biliari e fegato) ne rendono evidente la presenza. Di conseguenza, quasi sempre il paziente e i suoi familiari si trovano ad affrontare la malattia quando già è in stadio avanzato, senza prospettive di cura efficaci e con gravissime conseguenze immediate, sia fisiche che psicologiche.

Un farmaco che arriva dalla nanotecnologia
Il nuovo farmaco di Celgene è in grado di “entrare” nella cellula tumorale e ucciderla. In pratica, le cellule tumorali attratte dall’albumina, portano dentro di loro la combinazione di farmaci che annientano il tumore. Una tecnologia, non a caso soprannominata dagli esperti “cavallo di troia ”, che in futuro porterà benefici anche ad altri tipi di tumore, che potranno usufruire di questo meccanismo per colpire le cellule malate e causare minore tossicità.

Ma come funziona questo “cavallo di troia”? Lo ha spiegato bene Gianpaolo Tortora, Direttore Oncologia Medica Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata Policlinico G.B. Rossi di Verona: «Sapendo che il tumore è ghiotto di albumina, abbiamo formato un composto che comprende questa particolare proteina che trasporta in circolo acidi, vitamine e ormoni, per mettere in circolo le molecole curative. Una volta iniettato il composto nel sangue, questo libera una proteina che serve a far superare la barriera endoteliale delle arterie ( “transcitosi” ) per diffondersi ai tessuti. Quando il composto farmacologico è vicino ai tessuti da curare, un secondo meccanismo d’azione, attraverso una proteina chiamata “spark”, fa entrare il composto nella cellula e qui diffonde il suo contenuto di arma micidiale contro il tumore. Il malato si sente subito meglio, la componente fibrotica del pancreas si riduce e si cominciano a vedere i vasi che prima erano rinsecchiti».
In particolare, il farmaco prevede l’utilizzo di una molecola chiamata paclitaxel legata all’albumina formulata in nanoparticelle, in combinazione con un vecchio farmaco, la gemcitabina. L’abbinamento dei farmaci consente un miglioramento della qualità di vita dei pazienti e soprattutto una minore mortalità del 28%. «Un risultato che in ambito scientifico ha un valore immenso – ha spiegato il dottor Michele Reni, Dipartimento di Oncologia Medica IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano – poichè dà il via ad altri studi volti a scoprire il meccanismo di azione delle molecole e, soprattutto, su quali pazienti hanno il risultato migliore. Dai quasi 900 pazienti trattati nello studio, il 4% ha raggiunto una sopravvivenza di tre anni. In pratica, da un tumore piccolissimo, invisibile, non diagnosticabile e non trattabile, è nato un trattamento che consentirà nuovi successi e nuove speranze di vita».

Rimborsabilità
Più che positiva, la rimborsabilità a carico del Servizio Sanitario nazionale ha però un “ma”. Infatti, il trattamento si può prescrivere a pazienti fino ai 75 anni e non oltre. Un limite d’età molto criticato dal professor Francesco De Lorenzo, che ha annunciato iniziative delle Associazioni di malati di cancro contro questo limite sostenendo che «non ha alcuna ragione clinica».
Come dire: niente di nuovo, ahimè, da questo punto di vista, almeno in Italia.
A supportare l’approvazione di Aifa e prima della Commissione europea sulla nuova cura per il tumore metastatico ci sono diversi studi fra i quali MPACT, (Metastatic Pancreatic Adenocarcinoma Clinical Trial), studio internazionale di fase III, uno studio internazionale di fase III pubblicato sul New England Journal of Medicine del 13 ottobre 2013. Erano stati arruolati 861 pazienti con adenocarcinoma del pancreas metastatico, mai sottoposti a chemioterapia e seguiti in 151 ospedali di 11 Paesi in America, Europa, Australia. In pratica l’uso di Nabpaclitaxel con Gemcitabina, il farmaco usato da solo fino ad oggi, ha dimostrato un significativo miglioramento della sopravvivenza mediana globale di pochi mesi, ma una riduzione complessiva del rischio di morte del 28%. Inoltre ci sono stati pazienti sopravvissuti per più di tre anni, mentre con la cura di gemcitabina non sarebbero mai arrivati a tanto.
L’incontro di Milano si è concluso con un annuncio da parte di De Lorenzo: «al più presto sarà messo nero su bianco un libretto che informi al meglio i malati. Nel frattempo, sul sito di ECPC si può consultare “ Oncoguida”, nato per fornire info e precisazioni preziose per i pazient i ».

I numeri del tumore al pancreas

  • Purtroppo si registra il più basso tasso di sopravvivenza tra tutti i tumori: solo il 3-6% dei malati sopravvive a cinque anni dalla diagnosi
  • Il cancro al pancreas non è un tumore raro, in quanto risulta il dodicesimo tumore più comune al mondo e nel 2020, si stima, sarà la seconda causa di morte legata al cancro (sono stati 338.000 i nuovi casi diagnosticati nel 2012)
  • Il cancro al pancreas è diagnosticato, quasi sempre, troppo tardi. Infatti, più dell’ 80% dei pazienti ha un’aspettativa di vita di soli 4-6 mesi dalla diagnosi tardiva
  • La diagnosi precoce moltiplica le possibilità di sopravvivenza di ben 10 volte.

Che cos’è ECPC

  • L’European Cancer Patient Coalition (ECPC) rappresenta più di 350 Associazioni di pazienti in 46 Paesi, occupandosi di ogni tipo di tumore: dai più comuni ai più rari. Amministrata e diretta da pazienti, l’ECPC (membro dell’European Commission Expert Group on Cancer Control) promuove e facilita l’accesso a prevenzione, screening, diagnosi precoce, trattamento adeguato e cure per tutti i pazienti. Inoltre, mira a ridurre le disparità in Europa, incoraggiando l’avanzamento della ricerca e l’innovazione della cura al cancro e cercando, quanto più è possibile, di far pesare l’influenza dei pazienti sulle politiche di salute europee.
  • In concreto, che cosa si può fare? Per De Lorenzo bisogna identificare i Centri di eccellenza europei per la cura del tumore al pancreas; collaborare sempre con le società mediche; raggruppare tutte le associazioni di malati di cancro al pancreas e naturalmente, fornire maggiori informazioni alle Federazioni nazionali di pazienti.
  • Sito Internet: www.ecpc.org

I principali bisogni dei pazienti
ECPC, presieduta dal professor Francesco De Lorenzo, ha così individuato e riassunto i più rilevanti bisogni dei pazienti:

  • Maggiori risposte e precisazioni da parte delle organizzazioni dei malati ai quesiti che vengono posti.
  • Informazione e comunicazione in generale.
  • Supporto psicologico nelle varie fasi della malattia.
  • Sostegno più mirato a quelli che sono i diritti dei malati.
  • Nutrizione.
  • Conservazione della fertilità.
  • Riabilitazione.
  • Sopravvivenza e qualità della vita.

Indirizzi utili

POLICLINICO UNIVERSITARIO GIAMBATTISTA ROSSI
Piazzale L. A. Scuro, 10 37134 Verona
Tel. 045.78124553
www.ospedaliverona.it

OSPEDALE SAN RAFFAELE
Via Olgettina, 60 20132 Milano
Tel. 02.26431
www.hsr.it

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