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Il cancro: un male (in)curabile

Cristina Mazzantini, N. 11 novembre 2014

Alla fine degli anni Settanta solo poco più del 30% delle persone colpite dal cancro sconfiggeva la malattia. Negli anni’90 quasi il 47%, e oggi siamo arrivati a circa il 60%. «Sono risultati importanti», commenta il prof. Francesco Cognetti, presidente della Fondazione “Insieme contro il Cancro”, che sottolinea: «Non si può più parlare di male incurabile. Sta cambiando la percezione della patologia da parte dei cittadini. Ma avvertiamo, anche nei media, la tendenza a definirla ancora con quella espressione fuorviante e allarmistica, dovuta ad ignoranza. Per questo la nostra Fondazione, che compie il primo anno di attività, ha realizzato un libro dal titolo emblematico “Il male incurabile”. I progressi nella lotta contro il cancro e il nuovo ruolo della comunicazione». Il volume (168 pp., Intermedia Editore) è presentato recentemente in un convegno nazionale al Ministero della Salute, con l’intervento del Ministro Beatrice Lorenzin. Nel 2013 in Italia si sono registrate 366mila nuove diagnosi. Il miglioramento delle percentuali di guarigione è evidente in neoplasie frequenti come quelle della prostata ( 91% ), del seno ( 87% ) e del colonretto ( 64% uomini e 63% donne). « Il merito », continua il prof. Cognetti, «è da ricondurre a terapie sempre più efficaci e alla diagnosi in fase precoce. Senza dimenticare le campagne di prevenzione: fino a l 40% dei tumori può essere prevenuto seguendo uno stile di vita corretto (no al fumo, dieta corretta, attività fisica costante). Ma non ci siamo limitati a scattare una fotografia dei passi in avanti contro la malattia negli ultimi 40 anni».

La seconda parte del libro è dedicata alle interviste a 15 direttori di testate giornalistiche nazionali: Giulio Anselmi (ANSA), Bianca Berlinguer (Tg3), Mario Calabresi (La Stampa), Virman Cusenza (Il Messaggero), Ferruccio de Bortoli (Corriere della Sera), Roberto Iadicicco (AGI), Bruno Manfellotto (l’Espresso), Giuseppe Marra (AdnKronos), Ezio Mauro (la Repubblica), Mauro Mazza (Rai Sport), Clemente Mimun (Tg5), Andrea Monti (La Gazzetta dello Sport), Roberto Napoletano (Il Sole 24 Ore), Luciano Onder (Tg2) e Alessandro Sallusti (Il Giornale). «Abbiamo voluto capire», interviene sempre il nostro esperto, «come i media trattano l’argomento “cancro”, come deve essere oggi una corretta comunicazione ai cittadini su questo tema, quali rischi si corrono nel trattare queste notizie e quale ruolo devono svolgere i giornalisti per offrire la giusta lettura. Abbiamo dato la parola ai direttori e abbiamo chiesto loro di assumere un impegno preciso: cancellare l’espressione “male incurabile” dalle testate di cui sono responsabili. Perché sappiamo che un’informazione corretta può rappresentare la prima medicina».

Negli ultimi decenni si è registrato un incremento costante delle persone con storie di cancro in Italia: erano meno di un milione e mezzo all’inizio degli anni Novanta, due milioni e mezzo nel 2012, circa tre milioni nel 2013. Nel 2020 saranno 4 milioni e mezzo. Lo scenario dell’oncologia è in rapida evoluzione: i tumori sono soprattutto una malattia dell’età avanzata e il numero di nuovi casi cresce in relazione al progressivo invecchiamento della popolazione. «Molti pazienti guariscono o cronicizzano la malattia ma sono ancora in tanti, in troppi a non riuscire a vincere la loro battaglia per la vita», puntualizza ancora il prof. Cognetti, «nonostante i decisivi passi in avanti della scienza. Proprio per questo la Fondazione, attraverso azioni coese tra Istituzioni, associazioni di pazienti e medici, opinion leader e industria, intende dare un forte stimolo alla ricerca innovativa, alla necessaria uniformità di accesso alle cure, alla prevenzione, alla diagnosi e ai trattamenti di alta qualità. La prima parte del libro testimonia i cambiamenti nella lotta al cancro, con i capitoli dedicati ai numeri di casi, tumore per tumore, dai big killer a quelli più diffusi, per capire come si sta evolvendo la lotta al cancro, grazie alla ricerca e ai progressi terapeutici. Senza trionfalismi, ma con la giusta consapevolezza del lungo percorso che si è fatto a oggi con risultati inimmaginabili solo pochi anni fa. Poi, a seguire, spazio alla prevenzione, che va adottata “senza se e senza ma”, a tutte le età e anche “dopo” il cancro per evitare nuove malattie».

«Numeri, statistiche cifre, tabelle diventano vita vissuta nelle storie dei pazienti che ce l’hanno fatta», continua l’avv. Elisabetta Iannelli, segretario della Fondazione “Insieme contro il Cancro”, «Con le testimonianze di personaggi famosi ma tanto simili a quelle dei circa tre milioni di persone che continuiamo, con un termine bruttissimo a chiamare “lungosopravviventi”. Noi che abbiamo combattuto contro il cancro e che, in alcuni casi, ci misuriamo con gli strascichi terapeutici, effetti collaterali a lungo termine, i controlli del follow up di questa malattia, che è diventata cronica, rivendichiamo il diritto a riprenderci la vita tornando a condurre un’esistenza normale. Chiediamo rispetto di diritti impensabili fino a pochi anni fa, come diventare genitori o tornare al lavoro, lontano da ogni discriminazione».

Un capitolo del libro è dedicato proprio alle testimonianze dei pazienti. La necessità di affrontare la malattia senza nascondersi, con coraggio, nell’esperienza di Nicola Pietrangeli, il più forte tennista italiano di tutti i tempi. «La mia partita contro il cancro al colon è iniziata nel 1996», dichiara Pietrangeli. «Ed è stata vincente. Anche se non avrei mai pensato di poter soffrire di una malattia del genere. Soprattutto dopo una vita passata sui campi da gioco, allenandomi ogni giorno. Ero, in sostanza, “il ritratto della salute”. Il mio segreto fu quello di affrontare il tumore con il mio solito modo allegro di vivere, senza timore e senza nascondermi. A partire dalla parola: io dico “cancro”, perché non ho paura di chiamarlo con il suo vero nome. Purtroppo, ancora oggi si tende a etichettarlo come “male incurabile” : sono una delle tante testimonianze che vanno proprio nella direzione opposta, così come molte altre persone che conosco. Ovviamente, un’esperienza del genere non la auguro a nessuno. Ma, se dovesse succedere, è importante affrontarla di petto. Se qualcuno mi dovesse chiedere un consiglio, direi di fare affidamento sulla forza di volontà e sulla determinazione, perché sono aspetti fondamentali. Piangersi addosso è inutile, soprattutto nei momenti peggiori. Ormai sono passati quasi due decenni dalla diagnosi, ma io sono tornato alla vita di tutti i giorni già da molto tempo. In qualche senso, è come rinascere».

Il valore della prevenzione nelle parole di Roberto Gervaso, giornalista e scrittore. «Disponiamo di test efficaci, molti sono gratuiti: sarebbe da sciocchi non effettuarli», sottolinea Gervaso. «Sono trascorsi quattordici anni da quando mi diagnosticarono il tumore alla prostata. Una persona che vive per tutto questo tempo dopo un cancro, non può far altro che smentire quelle affermazioni, frutto dell’ignoranza, che etichettano le neoplasie come “male incurabile”. Conosco persone che sono incappate nella mia situazione anche trent’anni fa, ma sono poi venute a mancare per ben altre cause. Ho reagito alla diagnosi come se avessi avuto una polmonite o un altro malanno comune. Sapevo che mi sarei dovuto sottoporre a certi trattamenti, alcuni impegnativi, ma, senza scoraggiarmi, ho indossato i panni del paziente. Anche perché il prezzo da pagare, in caso contrario, sarebbe stato ben più alto. L’esperienza con la malattia mi ha fatto capire ancora meglio di quale straordinario patrimonio disponiamo: il nostro Servizio Sanitario. Malgrado le difficoltà, si mantiene su livelli eccellenti».

La possibilità di convivere con la malattia nella testimonianza di Elisabetta Iannelli, che è anche vice presidente dell’Associazione Italiana Malati di Cancro (AIMaC). «Avevo 24 anni e stavo completando i miei studi di giurisprudenza all’Università quando ho scoperto di avere il cancro al seno – conclude Iannelli -. Dopo un iniziale momento di sconforto, ho dovuto reagire. Il motto è diventato: “Il cancro ha cambiato la mia vita, io cambierò la vita con il cancro”. E su questo obiettivo ho deciso di concentrare tutte le mie energie. La malattia ti fa scoprire risorse che mai avresti creduto di avere. La ricerca ha reso disponibili trattamenti sempre più efficaci e mirati al bersaglio e nel mio caso, probabilmente, sono stati gli anticorpi monoclonali a fare la differenza. Il tumore deve incutere meno paura perché, anche quando non è possibile guarire definitivamente, in molti casi la malattia può essere tenuta sotto controllo diventando una patologia cronica. Da oltre venti’anni vivo con questo scomodo compagno di viaggio».

Cenni storici e tappe fondamentali per la lotta contro il cancro

I° PARTE

Le prime testimonianze storiche sul cancro risalgono a papiri egizi del 1600 a.c., in cui veniva chiamato “nemsu”. Il termine “carcinoma” fu coniato dal medico greco Ippocrate. L’oncologia medica nasce nel corso del 1700, quando alcuni scienziati iniziarono a studiare, per la prima volta, gli effetti cancerogeni di alcune sostanze come il tabacco o la fuliggine.

Nell’ultimo secolo, il cancro è diventata una delle malattie più diffuse in tutto il mondo. Dal 1990 ad oggi il tasso di mortalità per tumori è tuttavia sceso del 20%. Tra i motivi di questo successo rientra anche l’innovazione prodotta dalla ricerca medico-scientifica, che ha permesso di raggiungere risultati straordinari nella lotta contro moltissime neoplasie. Le più importanti innovazioni negli ultimi decenni sono state:

1970 : viene scoperto il primo oncogene in grado di indurre una trasformazione neoplastica nelle cellule che lo contengono e quindi provocare il cancro

1971: il Presidente degli Stati Uniti, Richard Nixon, firma il National Cancer Act con cui finanzia la ricerca medico-scientifica e trasforma il National Cancer Institute in un ente indipendente. L’obiettivo è rendere il tumore una malattia curabile

1973: inizia la prima sperimentazione della quadrantectomia per il carcinoma della mammella. È una tecnica innovativa che consiste nell’asportazione di un ampio quadrante di tessuto mammario con un margine di tessuto circostante. Questo intervento conservativo viene svolto la prima volta nella scuola del prof. Umberto Veronesi.

Nello stesso anno gli scienziati Frederick Sanger, Walter Gilbert e Allan Maxam creano due tecniche per sequenziare il DNA. Si tratta di una scoperta importantissima poiché conoscere il DNA dei tumori può permettere di scegliere la cura più adeguata in base alla mutazione (o alle mutazioni) che hanno causato la neoplasia.

Sempre nel 1973, un oncologo italiano, Gianni Bonadonna, è il primo a introdurre la chemioterapia, cioè la cura attraverso i farmaci, per il tumore del seno. Il contributo delle ricerche di Bonadonna è stato decisivo. Infatti l’American Society of Clinical Oncology (ASCO) ha istituito nel 2007 il “Gianni Bonadonna Breast Cancer Award and Lecture”, che viene assegnato ogni anno ad un ricercatore che si sia distinto in questo campo

II° PARTE

A partire dalla seconda metà degli anni Settanta e anni Ottanta l’informatica fa passi da gigante e in ambito oncologico queste nuove tecnologie permettono la messa a punto di nuovi strumenti per la diagnosi del cancro. L’accertamento delle neoplasie diventa sempre più precoce. Nel frattempo, anche in ambito farmacologico vengono messe a punto cure sempre più efficaci e meno invasive. I nuovi medicinali sono basati sul principio dei “bersagli terapeutici”

1981: due epidemiologi (Richard Doll e Richard Peto) pubblicano il primo elenco scientificamente controllato dei principali fattori di rischio che determinano la comparsa di un tumore. Tra gli elementi individuati compaiono il fumo di sigaretta, l’alimentazione e altre cause come virus, ormoni e radiazioni. Nasce la prevenzione oncologica. In tutto il mondo vengono lanciate campagne informative per sensibilizzare la popolazione portandola a sottoporsi a test di screening e ad adottare stili di vita sani.

1986: tre ricercatori Thaddeus Dryja, Stephen Friend e Robert Weinberg riescono ad isolare il primo gene oncosoppressore umano. Si tratta di un particella cromosomica che frena la proliferazione cellulare.

1990: prende il via il Progetto Genoma Umano (Human Genome Project). Gli scienziati si prefiggono l’obiettivo di determinare la sequenza completa di basi azotate (A, C, T e G) che compongono il DNA, mappando i geni del genoma. Il progetto sarà completato nel 2000.

1992: Ira Pastan lega un anticorpo monoclonale ad una tossina. Il risultato è un vero e proprio proiettile guidato, che mira al tessuto malato risparmiando quello sano.

2000-2010: si moltiplicano i farmaci intelligenti, progettati sulla base delle nuove e continue conoscenze dell’oncologia molecolare, per colpire target precisi, presenti solo nelle cellule malate.

La concomitante rivoluzione genetica contribuisce anche a una migliore determinazione della prognosi del singolo tumore, grazie alla caratterizzazione genetica di ogni paziente. Alla personalizzazione delle terapie biologiche, si accompagna la caratterizzazione bio-molecolare dei tumori grazie all’introduzione dei test genetici, una reale innovazione che permette la selezione dei pazienti e il miglior uso dei farmaci. La medicina sta diventando del tempo sempre più personalizzata e permette diagnosi sempre più precoci.

La prevenzione
È possibile prevenire il 40% dei tumori adottando di stili di vita sani (prevenzione primaria) e sottoponendosi a visite ed esami di controllo per la diagnosi precoce (prevenzione secondaria).

Per questo è fondamentale:

  • non fumare: il 25-30% di tutti i tumori è riconducibile al consumo di prodotti a base di tabacco. Numerose ricerche confermano la pericolosità anche del fumo passivo; moderare il consumo di alcol: la dose giornaliera non deve superare i 20-40 grammi per gli uomini e i 10-20 grammi per le donne. Le bevande alcoliche aumentano il rischio di cancro del cavo orale, della faringe, dell’esofago e della laringe. Sono inoltre fortemente correlate anche all’insorgenza di tumore del fegato, dell’intestino e della mammella;
  • controllare il peso: l’obesità e l’elevata assunzione di grassi sono importanti fattori di rischio. Le persone in sovrappeso presentano tassi maggiori di mortalità per cancro del colon-retto, della prostata, dell’utero, della cistifellea e della mammella;
  • seguire la dieta mediterranea: è dimostrato che il maggior consumo di frutta e verdura (specialmente se crude) ha un forte effetto protettivo sul rischio di numerose forme tumorali, in particolare a carico degli apparati digerente e respiratorio;
  • praticare regolarmente attività fisica: lo sport riduce in modo notevole le possibilità di sviluppare una neoplasia. I sedentari hanno una probabilità del 20-40% superiore di ammalarsi;
  • non utilizzare le lampade solari e attenzione a nei e noduli: le lampade abbronzanti sono considerate cancerogene al pari delle sigarette. Un’esposizione precoce, in particolare prima dei 30 anni, incrementa del 75% il rischio di sviluppare il melanoma. La presenza di nei indica inoltre una maggiore predisposizione allo sviluppo di neoplasie della pelle;
  • proteggersi dalle malattie sessualmente trasmissibili: il 15-20% dei tumori deriva da infezioni che possono essere prevenute. Alcune di queste, come l’epatite o il Papilloma virus, si trasmettono anche tramite i rapporti sessuali con persone infette;
  • no all’uso di sostanze dopanti: gli steroidi anabolizzanti aumentano il rischio di tumori, in particolare a fegato, ed organi come la prostata e reni.

La prevenzione secondaria ha l’obiettivo di individuare il tumore in uno stadio precoce, così da poterlo trattare in maniera efficace e ottenere un maggior numero di guarigioni. Può essere effettuata con l’individuazione dei sintomi iniziali della malattia (diagnosi precoce) o con indagini diagnostiche sulla popolazione che non presenta sintomi (screening).

In Italia, secondo le indicazioni del Ministero della Salute, il servizio sanitario nazionale fornisce gratuitamente accertamenti per la diagnosi precoce oncologica e in particolare per:

  • carcinoma del colon-retto: per uomini e donne, ricerca del sangue occulto nelle feci ogni anno tra i 50 e i 75 anni. In caso di familiarità per questo tumore si consiglia l’esame ogni 5 anni dopo i 50 anni.

Il cancro in cifre
Nel 2013 in Italia sono stati diagnosticati circa 366.000 nuovi casi di tumore (quasi 1.000 al giorno), di cui 200.000 ( 55% ) negli uomini e 166.000 ( 45% ) nelle donne. Il cancro più diffuso (escludendo le neoplasie della pelle) è quello del colon-retto, con quasi 55.000 nuove diagnosi nel 2013. Seguono il carcinoma della mammella (48.000 casi, il 98% nelle donne), del polmone (38.000, quasi il 30% nel sesso femminile), della prostata (36.000 diagnosi) e della vescica con 27.000 casi (22.000 tra gli uomini, 5.000 tra le donne). La sopravvivenza a 5 anni è aumentata notevolmente negli ultimo quarantennio. Alla fine degli anni’70 era stimata al 33% ed è salita al 47% nei primi anni’90. Dal 2004 al 2007 la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è del 57% tra gli uomini e del 63% per le donne.

Alcune informazioni sulla Fondazione
“Insieme contro il Cancro” ( www.insiemecontroilcancro.net ) è una Fondazione istituita nel 2013 con decreto prefettizio e voluta dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), Società scientifica che riunisce la quasi totalità degli specialisti del nostro Paese, e dall’Associazione Italiana Malati di Cancro, Parenti e Amici (AIMaC), riconosciuta nel 2010 dal Ministero del Lavoro come “organizzazione che svolge un’attività di evidente funzione sociale sul territorio nazionale”. La Fondazione è presieduta dal prof. Francesco Cognetti, Direttore del Dipartimento di Oncologia Medica dell’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena di Roma. Forte dell’esperienza sul campo delle due associazioni, impegnate da sempre in campagne d’informazione, “Insieme contro il Cancro” si propone di attuare una lotta globale contro i tumori al fine di ridurre il carico di malattia, realizzando attività di ricerca, impegnandosi per la riabilitazione e il reinserimento sociale dei malati oncologici e avviando campagne di comunicazione e di educazione della popolazione su prevenzione (tra cui: stili di vita sani, screening), diagnosi e cura. Intende promuovere e realizzare la migliore tutela del paziente, sia dal punto di vista delle possibilità terapeutiche che dell’assistenza personale, sanitaria, psicologica, informativa e giuridica.

Quali sono gli obiettivi
La Fondazione “Insieme contro il Cancro” si propone di favorire e realizzare alcuni obiettivi come:

  • l’informazione dei pazienti oncologici e delle loro famiglie sulla possibilità di accesso alle cure, anche tramite realizzazione e diffusione di documentazione informativa e opuscoli;
  • l’innovazione nella diagnosi e cura dei tumori e la diffusione di informazione e ricerca;
  • l’uguale accesso di tutti i pazienti oncologici agli approcci diagnostici, terapeutici e riabilitativi e ai sistemi più innovativi e avanzati di prevenzione, diagnosi e cura personalizzate, nonché alle sperimentazioni;
  • l’integrazione sociale e la difesa dei diritti civili rispetto al lavoro, alla pensione, alle cure e all’assistenza socio-sanitaria di chi è o è stato malato di tumore e dei loro familiari. L’informazione e il sostegno psicologico riguardo a tale stato di disagio individuale e sociale e la formazione dei pazienti, dei professionisti e dei volontari che operano nei settori sanitari, sociali e lavorativi interessati
  • l’attività di prevenzione fra la popolazione, anche tramite i corretti stili di vita, e la realizzazione di screening;
  • la diffusione della cultura dell’alleanza terapeutica per il miglioramento del rapporto tra pazienti, familiari e operatori sanitari;
  • il coordinamento e lo scambio di informazioni scientifiche e cliniche fra l’AIOM e le associazioni, Istituzioni, strutture o enti che supportano, assistono o curano i malati, ex malati, lungo-viventi oncologici e loro familiari;
  • la raccolta fondi da destinare agli scopi istituzionali.

Indirizzi utili

AIMAC
Via Barberini, 11 00187 Roma
Tel. +39 06.4825107
Numero verde 840.503579
info@aimac.it

INSIEME CONTRO IL CANCRO
Ufficio stampa, iniziative e progetti Intermedia
Via Malta 12/b, 25124 Brescia,
Tel. +39 030.226105 Fax +39 030.2420472
intermedia@intermedianews.it

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