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Gli urologi a congresso

Cristina Mazzantini, N. 10 ottobre 2013

Circa l’80% degli italiani con oltre 60 anni soffre per una patologia urologica. Non solo tumore della prostata, la neoplasia maschile più diffusa per la quale si registra un boom di incidenza del 53% negli ultimi dieci anni, ma anche incontinenza urinaria, neoplasia del rene, disfunzione erettile. Sono tutte patologie che colpiscono sempre di più anche i giovani, se consideriamo che il tumore del testicolo ha fatto registrare un aumento del 45% negli ultimi 30 anni tra i ragazzi tra i 16 e i 24 anni. Ma i disturbi sono troppo spesso sottovalutati. È l’allarme lanciato dagli specialisti dell’AURO (Associazione Urologi Italiani), riuniti a Montecatini Terme in occasione del 20° Congresso Nazionale, per fare il punto sulle nuove terapie ed i progressi scientifici in questo campo. « Gli uomini italiani sono poco attenti alla loro salute» sottolinea il prof. Paolo Puppo, responsabile dell’Urologia Oncologica Istituto Humanitas di Castellanza, «soprattutto quando il problema ha a che fare con la sfera sessuale. Un atteggiamento ben lontano da quello delle loro compagne: in caso di disturbi sessuali una donna impiega 2 settimane a chiedere una consulenza, un uomo ci mette 2 anni». Ma anche i più giovani devono prestare attenzione alla propria salute sessuale. «In Italia registriamo un aumento del 6% l’anno dell’incidenza dei tumori del testicolo, soprattutto tra gli under 24», afferma il dott. Nicola Nicolai, della Struttura complessa di Urologia e responsabile della Chirurgia del Testicolo della Fondazione Istituto Nazionale dei Tumori di Milano. «Le cause risiedono nella modificazione dello stile di vita addirittura durante la gestazione, dove alimentazione, sedentarietà ed età materna sempre più elevata sono in grado di alterare equilibri ormonali responsabili della futura insorgenza della malattia. L’inquinamento atmosferico, probabilmente di più quello elettromagnetico, hanno contribuito a questo aumento di incidenza». Ma in questa malattia la diagnosi precoce e l’autodiagnosi possono fare la differenza. «Ragazzi e giovani adulti dovrebbero conoscere dimensioni e aspetto dei loro testicoli», aggiunge sempre il dott. Nicolai, «esaminandoli periodicamente senza timore. Quando si notano delle anomalie bisogna sottoporsi a una visita urologica, senza far trascorrere settimane o mesi, come purtroppo ancora succede».
La possibilità di contenziosi è molto alta nell’urologia, costituita per oltre il 60% da patologie oncologiche. Secondo il prof. Puppo, la posta in gioco in questo delicato ambito medico è altissima. «Ogni giorno riceviamo minacce e pressioni che ci privano della giusta serenità nella scelta del percorso terapeutico», ricorda l’esperto
«La professione medica e quella di un magistrato dovrebbero essere tutelate allo stesso modo» aggiunge il dott. Carlo
Nordio, Procuratore aggiunto del Tribunale di Venezia ed ex presidente della Commissione per la riforma del Codice Penale, «perché entrambe vanno a incidere su beni primari come la vita, la salute, la libertà, l’onore». Questo l’appello è stato fatto dagli specialisti dell’AURO presenti a Montecatini Terme. «Una medicina difensiva presuppone che il medico possa essere contrapposto al paziente», sostiene il dott. Fulvio Di Tonno, dell’Unità Operativa di Urologia Ospedale di Mestre, «un meccanismo che non va nell’interesse del cittadino. Noi pensiamo che la collaborazione tra specialisti e pazienti debba essere totale».
Si tratta di una situazione che riguarda da vicino l’urologia. «Per quanto la medicina stia facendo progressi incredibili – sottolinea il prof. Puppo – spesso siamo in grado di fornire una garanzia di cura ma non di guarigione. Per lavorare nelle migliori condizioni possibili, quindi, è necessario che si crei un’empatia tra chirurgo e paziente, e che la mente di chi opera sia sgombra da fattori esterni condizionanti».
La nascita della medicina difensiva deriva dalla necessità di eseguire esami non necessari, ma utili a prevenire eventuali contestazioni di diagnosi non corrette o ritardate. «Un modus operandi che fa lievitare ulteriormente i costi del nostro Sistema Sanitario Nazionale» puntualizza la dott.ssa Roberta Gunelli, Unità Operativa di Urologia Ospedale di Forlì, «oltre a un intasamento delle strutture sanitarie e a un allungamento delle liste d’attesa. Dobbiamo cambiare rotta: da una medicina difensiva, onerosa e dispendiosa in tutti i sensi, a una medicina giusta, ripartendo dal ruolo dello specialista nella gestione del sapere scientifico».
«Procedimenti giudiziari e richieste di risarcimento sono in costante aumento» prosegue il dott. Nordio, «ma alla fine soltanto l’1% degli specialisti viene condannato in via definitiva. Questo fa capire che si potrebbero risparmiare costi ingenti che si ripercuotono sulle finanze pubbliche e provocano disparità di trattamento tra il paziente che può permettersi certe spese e l’individuo più debole che non ha la stessa possibilità».
Per affiancare l’urologo nelle dinamiche medico-legali è nata AUROSAFE. «Si tratta di una sezione dell’Associazione – conclude il dott. Francesco Francesca, Unità Operativa di Urologia dell’Ospedale di Pisa – che dal 2006 assiste i soci quando si verificano queste problematiche. È composta da una decina di specialisti, operanti in diverse sedi d’Italia, e dal prof. Paolo D’Agostino, giurista dell’Università di Torino. Questi professionisti, riuniti nel Comitato Tecnico Professionale, operano nell’interesse dei soci producendo pareri pro veritate, consulenze tecniche di parte, consulenze su quesiti assicurativi, preparazione dei consensi informati per atti medici e polizze assicurative studiate per i professionisti».

Cancro al seno e turni di notte
Lavorare di notte per troppi anni o per una vita intera aumenta il rischio di sviluppare il cancro al seno, fino a farlo raddoppiare. A stabilirlo è una ricerca canadese della Queen’s University e della British Columbia Cancer Agency pubblicata su Occupational and Environmental Medicine. Il rischio di andare incontro a una neoplasia alla mammella raddoppia in chi ha lavorato nelle ore notturne per 30 o più anni. I ricercatori hanno esaminato 1.134 donne con tumore al seno e 1.179 donne della stessa età, ma senza la malattia. Le partecipanti avevano diversi profili professionali. Ebbene, coloro che avevano lavorato di notte per 30 o più anni avevano il doppio di probabilità sviluppare il cancro.
Secondo i ricercatori il legame tra tumore al seno e turni notturni è la mancanza di melatonina (ormone che agendo sull’ipotalamo regola il ciclo sonno-veglia) una condizione che si può verificare alla lunga in questi soggetti. «Tuttavia – riporta la ricerca – anche i disturbi del sonno, la trasformazione dei ritmi circadiani e una carenza di vitamina D possono fare la loro parte».

Il fumo di sigaretta e cancro alla vescica
La presenza di etichette sui pacchetti di sigarette riguardanti il rischio di cancro della vescica può favorire la consapevolezza nella popolazione del rapporto tra il fumo e la patologia neoplastica. Lo rivela un’indagine condotta in Canada su 291 persone presso l’ambulatorio del loro medico (ospedaliero o di medicina primaria), a Toronto. È emerso, infatti, che meno della metà degli assistiti è consapevole che il fumo di sigaretta è correlato a un aumentato rischio di cancro vescicale; inoltre, tre quarti ha affermato che un richiamo sulla confezione avrebbe potuto innalzare tale consapevolezza. Il cancro della vescica, uno dei più comuni tra gli uomini, si pensa sia causato dal fumo nel 30-50% dei casi. Per questo la normative canadese prevede che i pacchetti di sigarette siano coperti per il 75% da avvisi con immagini di persone affette da vari tipi di cancro e altre condizioni legate al fumo. Dopo aver applicato una finta etichetta che delineava una figura grafica di tumore maligno della vescica, circa il 58% dei soggetti ha affermato di aver mutato opinione sull’argomento. Ciò significa che più persone si sarebbero convinte dell’associazione, ma non necessariamente che avrebbero smesso di fumare; in ogni caso, il 75% degli intervistati ha affermato che l’etichetta avrebbe aiutato a far “passare” il messaggio. Va ricordato che il rischio di cancro vescicale crolla del 40% da 1 a 4 anni dopo la cessazione dal fumo, e torna al rischio medio 20-30 anni dopo la cessazione stessa. «L’impiego di avvertenze sulle confezioni di sigarette» concludono gli autori «potrebbe dunque aiutare la popolazione a essere maggiormente consapevole di questo importante problema di salute pubblica».

Attenzione a seguire l’esempio dei Vip
«No allo screening genetico di massa e alla chirurgia preventiva su organi sani, per evitare di ammalarsi di tumore». Dopo la notizia del manager inglese che ha confessato di essersi fatto asportare la prostata, rivelazione diffusa pochi giorni dopo il “coming out” l’attrice Angelina che ha fatto lo stesso con il seno, arriva una netta presa di posizione dalla Società italiana di urologia oncologica (Siuro), riunita Firenze per il suo XXIII Congresso nazionale. Gli uro-oncologi italiani intervengono per evitare anche nel nostro Paese il rischio di pericolose e inutili emulazioni. Secondo gli esperti il test genetico va richiesto solo per coloro che hanno in famiglia diversi casi di tumore aggressivo della prostrata, ossia quando c’è una forte familiarità e si sospetta la presenza di geni alterati. «La presenza di un’anomalia genetica non rappresenta la certezza di sviluppare il tumore della prostata e non giustifica in alcun modo una scelta così radicale qual è l’asportazione della prostata» dichiara il prof. Alberto Lapini, presidente del Congresso Siuro. Tanto più che, sottolineano gli uro-oncologi, se è vero che nell’ultimo decennio il carcinoma prostatico è divenuto il tumore più frequente nella popolazione, la mortalità continua a diminuire. In Italia un uomo over 50 su 16 è a rischio tumore prostatico. Oggi sono circa 217.000 gli italiani che convivono con la malattia e il numero di nuovi casi è in continua crescita, con un +53% negli ultimi 10 anni dovuto soprattutto all’aumento dell’età media della popolazione. Tuttavia, oltre il 70% dei malati sopravvive dopo i 5 anni dalla diagnosi, grazie a una maggiore prevenzione, a nuove terapie e farmaci di ultima generazione. «Non bisogna quindi creare allarmismi e farsi prendere dalla paura», raccomanda il prof Giaro Conti presidente della Siuro. « Ogni caso va preso in considerazione singolarmente. L’asportazione di una prostata sana è incomprensibile e non condivisibile», assicura sempre il prof. Conti. L’eccesso di precauzione è dannoso e rischia di esporre a indesiderate conseguenze di operazioni perfettamente evitabili.

Indirizzi utili

HUMANITAS MATER DOMINI
Via Gerenzano, 2 - 21053 Castellanza (VA)
Prenotazioni/informazioni: 0331.476210
Centralino: 0331.476111
www.materdomini.it

Urologia
Prof. Paolo Puppo
Tel. 0331.476276

FONDAZIONE I.R.C.C.S. ISTITUTO NAZIONALE DEI TUMORI
Via Venezian, 1 20133 Milano
Prenotazioni/informazioni: 02.23902541 – 02.23901 Centralino: 02 23901
www.istitutotumori.mi.it

Urologia
Dottor Nicola Nicolai
Tel. 02.23902707

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