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Novità dall’ASCO, terapie sempre più mirate per combattere il tumore

Monica Melotti, N. 10 ottobre 2013

Dopo trent’anni di speranze, prima accese e poi spente, sembra che si stia trovando finalmente il modo di far aggredire il cancro da chi dovrebbe: il nostro sistema di difesa immunitario. Che si accorge del tumore, lo classifica come nemico e lo combatte, ma in modo così debole e incompleto che la malattia continua la sua avanzata. All’annuale summit dell’American Society of Clinical Oncologists (Asco) che ha riunito, nel mese di giugno, oltre 30.000 specialisti, si sono affrontati molti temi; uno dei più importanti è stato quello dell’immunoterapia contro il cancro, un ambito di studio su cui si sono concentrate molte case farmaceutiche negli ultimi anni.

Terapie immunitarie
Le terapie immunitarie sono pensate per stimolare il sistema di difesa del nostro corpo per spingerlo a distruggere le cellule tumorali. Secondo molti scienziati, questa branca di studio è tra le più promettenti nella lotta al cancro e può migliorare sia la qualità di vita che le percentuali di sopravvivenza, anche per un big killer come il tumore ai polmoni o per neoplasie come quella ai reni, che vengono di solito scoperte solo in fase avanzata quando i risultati della chemioterapia si riducono.
Quelli sull’immunoterapia sono per ora studi preliminari, ma dai buoni risultati ottenuti nei prossimi anni potrebbe esserci una nuova classe di farmaci, più efficaci di quelli già presenti.
Particolarmente interessanti sono stati i risultati di due studi su due farmaci sperimentali che si attivano contro il recettore PD-1 che si trova sulla superficie dei linfociti T: in condizioni normali questa molecola difende le cellule sane, ma quando è presente un tumore esso è capace di ingannare il recettore in modo da far proteggere al sistema immunitario le cellule malate. Le molecole studiate lavorano proprio per eliminare lo scudo, in modo che gli stessi linfociti T possano attivamente difendere l’organismo dal tumore. Tre le aziende che hanno illustrato i risultati sperimentali di farmaci che agiscono con questa strategia, Bristol-Myers Squibb, Roche e Merck. Hanno dato buoni risultati contro il tumore al polmone, rene e melanoma, anche in fasi molto avanzate della malattia. Gli aumenti delle sopravvivenze sono del 43% nel tumore del polmone (tipo non a piccole cellule), del 61% nel melanoma e del 70% per cento nel rene.

Tumore del pancreas: il killer invisibile
È uno dei tumori più difficili da trattare, ma anche da scoprire. Perché non ci sono test di screening validi per il tumore del pancreas, un organo affondato nella cavità addominale, tra le pieghe dell’intestino. Tra le vittime illustri di questo tumore, anche Patrick Swayze, indimenticabile protagonista di “Dirty Dancing” e “Ghost”. Gli Stati Uniti sono particolarmente sensibili su questo tema e per aumentare l’aspettativa di vita è stata fondata un associazione da Julie Fleishman, presidente e amministratore delegato di Pancreatic Cancer Action Network (PANCAN), in memoria della morte del padre. Aveva solo 52 anni suo padre e tra la diagnosi di tumore del pancreas e il suo funerale passarono appena 4 mesi. L’associazione si è data l’obiettivo di arrivare a raddoppiare la sopravvivenza dei pazienti colpiti da tumore del pancreas. Come? Nell’unico modo possibile: supportando in tutti i modi la ricerca, raccogliendo fondi attraverso mille iniziative, ma soprattutto facendo conoscere al mondo, ai possibili pazienti “inconsapevoli”, ai politici, alle istituzioni, alla gente comune l’esistenza di questo “killer” invisibile e mortale. E i risultati si cominciano a vedere: negli ultimi vent’anni è aumentato di 7 volte il numero dei ricercatori impegnati su questo fronte e le ricerche pubblicate, l’attività di advocacy del PANCAN ha generato un aumento del 500% dei fondi federali dedicati alla ricerca sul tumore del pancreas ed ha elargito borse di studio per oltre 9 milioni di dollari. L’associazione di Julie, inoltre, che oggi conta 100 dipendenti e ha appena aperto la sua prima filiale internazionale in Giappone, ha assistito circa 70.000 pazienti e relative famiglie attraverso uno speciale programma dedicato ai pazienti. Ma la ciliegina sulla torta, il successo più ambito, è stata la battaglia senza esclusione di colpi che ha portato il presidente Obama a mettere la sua firma sotto il Relcitrant Cancer Research Act, diventato legge il 2 gennaio di quest’anno; una delle poche proposte di legge diventate realtà negli ultimi anni (nel corso del 112° Congresso, su 10.500 proposte di legge presentate, solo 193 sono diventate legge, meno del 2% ), che garantirà la creazione da parte del National Cancer Institute americano di una task force per intensificare gli sforzi della ricerca contro i tumori più letali, da quello del pancreas a quello del polmone. Una legge salva-vita per i pazienti colpiti dai tumori al momento meno curabili.

Endoscopie sempre più sofisticate
Al Congresso sono stati presentate due nuove endoscopie per la diagnosi precoce del tumore al pancreas. I nuovi strumenti sono l’ecoendoscopia e la CPRE (endoscopia retrograda colangiopancreatica) e vengono utilizzati presso il Dipartimento di Radioterapia Oncologica della Johns Hopkins University a Baltimora. Grazie a questi due strumenti si può prelevare un pezzetto del tumore per tipizzarlo non solo dal punto di vista istologico ma anche molecolare. Bastano poche cellule tumorali per fare il profilo genetico del tumore (sono circa un centinaio i geni che possono predisporre a questo tumore). Sapere che circa il 20% di questi tumori ha un’attivazione della via AKT/mTOR, o che presenta mutazioni di alcuni geni (ATM, BRCA 1 e 2, KRAS, p53 ecc.) sarà d’aiuto per personalizzare la terapia, utilizzando nel cocktail terapeutico anche alcuni farmaci mirati contro questi bersagli molecolari (le cosiddette terapie a target). La presenza di particolari mutazioni genetiche inoltre aumenta la risposta del tumore alla radioterapia; se il paziente è portatore di quella mutazione si può anticipare la radioterapia che consentirà di rimpicciolire il tumore, così da mettere in condizione il chirurgo di operarlo.

La radioterapia “light”
La radioterapia causa un danno alla doppia elica del DNA delle cellule tumorali, che non permette loro di replicarsi. Alcuni farmaci amplificano questo danno direttamente o impedendo alla cellula di mettere in opera dei meccanismi di riparazione. Un esempio sono i cosiddetti PARP inibitori, farmaci usati nel tumore della mammella, che rendono il tumore più sensibile alla radioterapia. Tra le novità nel campo della radioterapia, una delle più promettenti è la SBRT (Stereotactic Body Radiation Therapy), che permette di irradiare con grande potenza campi estremamente ristretti; questo consente di essere molto aggressivi contro il tumore, risparmiando al contempo i tessuti circostanti, in particolare l’intestino. Per via endoscopica si preleva un pezzetto di tumore con un ago e allo stesso tempo si mette, all’interno del tumore, un marcatore che permetterà poi di indirizzare con grande precisione la radioterapia in quel punto preciso. In questo modo il ciclo di terapia può essere abbreviato: 5 giorni anziché 6 settimane), poiché si utilizza un dosaggio più alto e più mirato.

Novità contro il tumore al seno
Il carcinoma mammario rappresenta la forma di cancro più comune al mondo tra le donne. Ogni anno, vengono diagnosticati nel mondo circa 1,4 milioni di nuovi casi e oltre 450.000 donne muoiono annualmente a causa di questa malattia. Nel tumore al seno HER2-positivo, il recettore 2 del fattore di crescita epiteliale umano (HER2) è presente in maggiori quantità sulla superficie delle cellule tumorali. Questo viene definito “positività all’HER2” e interessa circa il 15-20% delle donne affette da cancro al seno. Si tratta di una forma particolarmente aggressiva. L’agenzia statunitense Food and Drug Administration (FDA) ha approvato trastuzumab emtansine per il trattamento di pazienti affette da carcinoma mammario metastatico (mBC) HER2-positivo che hanno ricevuto una precedente terapia con trastuzumab e una chemioterapia a base di taxani. Trastuzumab emtansine è il quarto medicinale di Roche a ricevere l’approvazione della FDA per persone affette da tumori avanzati negli ultimi due anni. Il farmaco anticorpo coniugato (ADC) è un nuovo tipo di medicinale oncologico mirato in grado di legarsi a determinati tipi di cellule tumorali e rilasciare direttamente al loro interno la chemioterapia. Trastuzumab emtansine è il primo ADC approvato dalla FDA per il trattamento del mBC HER2positivo, una forma aggressiva della malattia.

Tumore al pancreas, la situazione italiana
L’anno scorso in Italia sono stati diagnosticati circa 11.500 nuovi casi di tumore del pancreas (il 3% di tutti i nuovi tumori). Nelle donne oltre i 75 anni questo è uno dei cinque tumori più frequenti ( 5% di tutti i tumori). Solo il 5% dei pazienti a 5 anni dalla diagnosi è ancora in vita. È al momento anche l’unico tra i cinque tumori più mortali a mostrare un aumento sia di incidenza che di tasso di mortalità. «Il grande problema di questo tumore – ammette il professor Stefano Cascinu, presidente dell’AIOM (Associazione Italiana Oncologia Medica) – è che non ne conosciamo ancora bene la biologia e arriviamo a fare diagnosi sempre troppo tardi. Il tumore del pancreas, anche quando è ancora di piccolissime dimensioni, è in grado di dare metastasi, cioè di diffondere a distanza. Tra le cause più importanti ci sono il fumo di sigaretta (almeno il 25-30% di questi tumori deriva dal fumo), la dieta ricca di grassi e l’obesità. Stiamo cercando di sviluppare strategie nuove e complesse di trattamento, che comprendano chemioterapie, terapie a target e radioterapia, anche perché possiamo intervenire chirurgicamente sono nel 20% dei casi (e comunque anche in questo caso solo il 5% dei pazienti operati è ancora vivo a 5 anni)».

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Oncologia medica (clinica)
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