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Farmaci efficaci contro la proliferazione delle cellule
Vera Lanza, N. 4 aprile 2013
Una nuova classe di farmaci che riescono a bloccare la moltiplicazione delle cellule tumorali. Questo intervento farmacologico diretto contro la proliferazione delle cellule malate è al centro di uno studio condotto dai ricercatori del dipartimento di Drug Discovery and Development (D3) dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) di Genova. Il lavoro dei ricercatori è stato recentemente pubblicato sulla rivista internazionale Scientific Reports con il titolo Discovery of highly potent acid ceramidase inhibitors with in vitro tumor chemosensitizing activity. I risultati mostrano l’azione inibitoria di nuovi farmaci sull’attività della ceramidasi acida, una proteina che aumenta l’aggressività delle cellule tumorali e ne favorisce la resistenza agli agenti chemioterapici e alla radioterapia. La ricerca è stata coordinata dal Professore Daniele Piomelli, direttore del dipartimento di Drug Discovery and Development dell’Istituto Italiano di Tecnologia, con la partecipazione di ricercatori dell’University of California, Irvine, e dell’Università di Modena e Reggio Emilia. La ceramidasi acida è un enzima che regola la quantità di ceramide, un importante messaggero lipidico coinvolto nel controllo della proliferazione e della morte cellulare. Un aumento dell’attività di questo enzima causa la diminuzione dei livelli cellulari di ceramide, che accelera a sua volta la crescita delle cellule tumorali e ne aumenta le capacità di resistenza. Questa situazione è spesso osservata in vari tipi di melanoma e di cancro al colon, alla prostata e al seno. «Il nostro obiettivo è stato quello di identificare una nuova classe di farmaci capaci di inibire in maniera potente e selettiva la ceramidasi acida per indebolire le cellule tumorali e aumentare l’efficacia delle attuali terapie – commenta Piomelli -. Quest’azione sensibilizzante può essere di grande aiuto, soprattutto nei casi purtroppo frequenti in cui i pazienti sviluppano resistenza agli agenti chemioterapici e alla radioterapia». Come spiegano gli autori dello studio e i ricercatori del Dipatimento D3 dell’IIT, il punto di partenza della ricerca è stato un composto già utilizzato in clinica per il trattamento dei tumori al colon, il Carmofur, il cui meccanismo di azione non era però noto. Grazie a questo studio si è scoperto che il Carmofur è un potente inibitore della ceramidasi acida e che quest’azione è all’origine del suo effetto antitumorale. Partendo da questa osservazione, i ricercatori hanno creato una serie di nuove molecole e hanno dimostrato che esse sono in grado di potenziare l’azione di farmaci chemioterapici su colture di cellule tumorali umane. È importante ricordare, come sottolineano gli esperti, che queste sono le prime molecole capaci di inibire in maniera potente la ceramidasi acida, sia in vitro, che in vivo. I prossimi passi saranno rivolti all’ottimizzazione chimica dei nuovi inibitori, cioè ad aumentarne selettività, sicurezza e facilità di somministrazione.
La storia
La Fondazione IIT è stata istituita alla fine del 2003 con l’approvazione della legge 326 votata il 24 novembre. L’Istituto ha vissuto un periodo iniziale di avviamento di 2 anni, terminato il 2 ottobre 2005, durante il quale si sono definite e analizzate le attività iniziali di IIT, in particolare la struttura direttiva, il piano scientifico e le prime iniziative di formazione. L’organizzazione definita per l’Istituto è stata riportata nella Carta dell’IIT, pubblicata dal Presidente della Repubblica. La Fondazione intende promuovere lo sviluppo tecnologico e la formazione avanzata del Paese, in accordo con le politiche nazionali a favore della scienza e della tecnologia, rafforzando così il sistema di produzione nazionale.
Scopi della Fondazione
- facilitare ed accelerare lo sviluppo, nel sistema di ricerca nazionale, delle capacità scientifiche e tecnologiche adeguate a favorire la transizione del sistema di produzione nazionale verso assetti tecnologicamente all’avanguardia;
- sviluppare metodi e competenze innovativi, per agevolare l’introduzione di pratiche di eccellenza e meccanismi positivi di competizione nell’ambito della ricerca nazionale;
- promuovere e sviluppare l’eccellenza scientifica e tecnologica sia direttamente, mediante i suoi laboratori di ricerca multidisciplinari, sia indirettamente, mediante collaborazioni con laboratori e gruppi di ricerca nazionali e internazionali;
- portare avanti programmi di formazione avanzata come parte di più vasti programmi e progetti multidisciplinari;
- incoraggiare una cultura basata sulla condivisione e la valorizzazione dei risultati ottenuti da utilizzare a fini di miglioramento della produzione e dello stato sociale, sia al proprio interno sia a livello dell’intero sistema di ricerca nazionale;
- creare conoscenza tecnologica, relativa a componentistica, metodica, processi e tecniche da utilizzare per la realizzazione di prodotti e servizi e loro collegamenti, in settori strategici per la competitività del sistema di produzione nazionale;
- attirare e riunire ricercatori che lavorano in diversi istituti di ricerca e genera collegamenti con Centri d’eccellenza specializzati;
- promuovere l’interazione tra aree di ricerca fondamentale e applicata, incoraggiandone lo sviluppo sperimentale;
- diffondere meccanismi trasparenti di selezione di ricercatori e progetti, basati sul merito, in accordo con criteri diffusi e affermati in tutto il mondo.
I primi 5 anni dell’IIT e il piano futuro
Come si legge in un documento pubblicato sul sito dell’Istituto, il sesto anno di attività della Fondazione Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) si è svolto secondo la programmazione approvata con il piano scientifico triennale 2009-2011 ed è coinciso con la formulazione del nuovo e terzo piano scientifico 2012-2014. Incentrato sullo sviluppo sinergico di sette piattaforme scientifico-tecnologiche, il piano scientifico 2009-2011 ha conferito alla ricerca di IIT un carattere fortemente multidisciplinare e ha garantito importanti progressi tecnologici. Per esempio, grazie ai risultati scientifici conseguiti, IIT ha potuto classificarsi tra i sei finalisti delle iniziative di ricerca “FET FLAGSHIP INITIATIVES” della Commissione Europea per il decennio 2012-2022, con l’unico progetto a guida italiana (IIT e Scuola Superiore Sant’Anna) intitolato Robot Companions for Citizens ( www.robotcompanions.eu ). Il programma decennale della Flagship italiana è profondamente ispirato al piano scientifico di IIT e ne ripropone, ampliato e integrato a livello europeo, il disegno e la struttura. L’interdisciplinarietà e complementarietà della ricerca di IIT è confermata dall’ampia distribuzione dei profili scientifici dello staff di IIT, i quali sono riconducibili a 17 settori disciplinari differenti, divisi quasi equamente fra hard-science e life-science. Le pubblicazioni scientifiche di IIT nel periodo 2006-2011 rispecchiano ulteriormente tale interdisciplinarità; sono divise per area tematica in oltre 13 discipline diverse, le quali coprono la maggiore parte dei settori fondamentali delle scienze tecniche (come ingegneria, informatica e scienze dei materiali) e numerosi settori delle scienze della vita (come medicina, neuroscienze e biologia). Il nuovo piano scientifico 2012-2014, ha forti elementi di continuità con quello precedente e rafforza le attività sinergiche delle sette piattaforme scientifico-tecnologiche che lo articolano. In particolare, il piano mira a valorizzare le caratteristiche interdisciplinari dell’attività scientifica di IIT e a potenziare la capacità di trasferimento tecnologico.
Lo staff, giovane e internazionale
Lo staff dei laboratori centrali di Genova è a regime, mentre quello della rete, la cui costituzione è partita nel settembre 2009, è a circa il 70% della previsione, in accordo con i piani di crescita dei Centri. L’incremento numerico del personale totale negli anni, riflette i progetti di sviluppo previsti; l’aumento registrato nel 2011 è dovuto in prevalenza alla crescita dei Centri della rete. A fine 2011 lo staff dei laboratori centrali di ricerca è composto da 470 unità (che sale a 611 includendo i dottorandi), mentre quello della rete da 205 (ovvero 298 includendo i dottorandi). Il numero di dottorandi di ricerca si avvia alla fase di regime, ammontando a fine 2011 a circa 230 studenti. La percentuale di staff scientifico e di supporto tecnico, circa l’ 85%, è dominante. La struttura amministrativa e di supporto alla ricerca è costituito dal restante 15%, un valore significativamente minore rispetto allo standard degli istituti di ricerca internazionali (il 30% o più). Nello staff dell’IIT l’età media globale inferiore a 34 anni e, nella suddivisione associata alle diverse tipologie di profili scientifici, indica una preponderante presenza di profili giovani (post-doc e PhD per oltre il 75% dello staff scientifico) e un’età media dei ruoli apicali (senior scientist e direttori) inferiore ai 50 anni. La grande concentrazione di profili giovani consente di aver un forte rinnovamento dello staff nell’arco di un triennio. L’altro aspetto evidente è l’internazionalità dello staff di IIT, che è dimostrata dal numero di Paesi del mondo da cui provengono i ricercatori: 38 nazioni. Il 40% dei ricercatori provenienti dall’estero è costituito da un 23% di passaporti stranieri e da un 17% di italiani rientrati. Quest’ultimo dato mostra un’inversione del fenomeno della fuga dei cervelli.
Importanti proprietà antitumorali di un farmaco sperimentale in uno studio italiano
In collaborazione con l’Università di Torino e del Piemonte Orientale, due ricercatori dell’istituto di Candiolo, i Professori Alberto Bardelli, Direttore del Laboratorio di Genetica Molecolare, e Federico Bussolino, Direttore Scientifico della Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro, insieme alle loro équipe, hanno dimostrato che l’utilizzo di una terapia a bersaglio molecolare, già autorizzata negli Usa, ma non ancora disponibile in Europa e in Italia, è in grado di intervenire non solo sulla cellula tumorale, ma indirettamente anche sul microambiente che la circonda, generando pertanto una doppia modalità terapeutica per inibirne la proliferazione. Oggetto dello studio sono: la mutazione dell’oncogene BRAF (gene responsabile della crescita incontrollata di numerosi tipi di tumori); e il farmaco PLX472O, che nelle varie fasi di sperimentazione in cui è stato utilizzato finora nella cura dei melanomi si è dimostrato molto efficace nell’inibire l’oncogene mutato. La mutazione di BRAF è importante non solo nei melanomi, che sappiamo sono tra i tumori più aggressivi, ma anche nei tumori del colon, dell’ovaio e della tiroide e spesso si correla a una cattiva prognosi della malattia. I due ricercatori hanno accertato che il PLX472O non solo agisce sulla cellula tumorale bloccandone la crescita, ma ha anche un effetto inatteso sul sistema vascolare del tumore. Secondo quanto emerse dallo studio il PLX472O migliora la perfusione ematica del tumore e l’ossigenazione con due conseguenze, che può facilitare l’arrivo di altri farmaci al tumore, consentendo di ridurre le dosi di chemioterapici utilizzati nel trattamento; e che migliora l’ossigenazione del tessuto riducendo l’ipossia, solitamente causa della maggior aggressività e della comparsa di metastasi. Questa scoperta, che parte dal presupposto che è possibile colpire le vie di comunicazione tra la cellula tumorale e il microambiente che la circonda, dimostra che è possibile intervenire sull’angiogenesi tumorale non solo inibendola ma anche cambiando e migliorando le caratteristiche funzionali del sistema vascolare del tumore.
News dal mondo: un enzima aiuta le cellule contro l’instabilità genetica
Washington – Scoperto l’enzima che aiuta le cellule cancerose a evitare l’instabilità genetica. Uno degli stratagemmi seguiti dalle cellule di un tumore per restare in vita è infatti la perdita di un enzima classificato come BRCA1. Lo studio è della Washington University School of Medicine, ed è stato pubblicato sulla rivista The Journal of Cell Biology. L’enzima in questione in realtà ripara i danni nella doppia elica del Dna promuovendo la ricombinazione omologa. Senza di esso, le cellule di solito si ammassano in modo confuso e fondono i loro cromosomi, il che causa la loro morte oppure l’arresto della crescita. Sebbene la perdita del BRCA1 dovrebbe renderle più vulnerabili, nelle cellule tumorali sembra che la mancanza di questa proteina incrementi una crescita anomala. Queste cellule, si legge nello studio, compensano la perdita dell’enzima eliminando la proteina 53BP1, che gli scienziati ritengono si formi in eccesso nelle cellule che non hanno più il BRCA1 portando al caos fatale dei cromosomi.
Tra le terapie dei pazienti oncologici oggi c’è anche la meditazione tibetana
L’Ausl di Bologna ha di recente, a fine gennaio, dato l’assenso alla sperimentazione in pazienti oncologici di una terapia basata su una meditazione tibetana. Una vera novità per gli ammalati di tumore. La pratica meditativa del “prendere e dare” o in tibetano Tong Len comincerà a febbraio e sarà condoatta dall’équipe di Gioacchino Pagliaro, direttore del reparto di Psicologia clinica dell’ospedale Bellaria, che si occupa di meditazione da oltre vent’anni. Per iniziare questa sperimentazione è stata effettuata la scelta di 80 pazienti che, oltre le normali cure, proveranno un “cammino alternativo”. Al fine di verificarne le capacità psico-mediche solo 40 seguiranno la nuova terapia meditativa, mentre gli altri costituiranno il gruppo di controllo. Lo studio avrà una durata di alcuni mesi e sono previsti dei controlli negli anni a seguire per verificarne l’efficacia sia da un punto di vista strettamente fisico che psicologico. Basata sulla compassione, la tecnica meditativa Tong Len vuole aiutarci a prendere su di noi la sofferenza degli altri eliminando il nostro pensiero egocentrico ed egoista, e a dare felicità e successo a tutti gli esseri senzienti. Al momento, non esiste in letteratura scientifica alcuno studio che abbia dimostrato un reale beneficio di questa terapia meditativa. Dunque, aspettiamo di vedere i risultati che darà questa innovativa sperimentazione.
Indirizzi utili
ISTITUTO PER LA RICERCA E LA CURA DEL CANCRO DI CANDIOLO
Strada Provinciale, 142 10060 Candiolo (TO)
Prenotazioni/informazioni: 011.9933245-246 Centralino: 011.993311
www.fpoircc.it
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