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Il problema amianto: una storia infinita

Cristina Mazzantini, N. 3 marzo 2013

A Venezia dal 22 al 24 novembre si è svolta la II Conferenza governativa sull’amianto ed è stato presentato il Piano Nazionale elaborato dai ministeri SaluteAmbiente-Welfare e Lavoro. Per l’occasione il ministro della Salute, Renato Balduzzi, ha spiegato che il Piano Nazionale sull’Amianto sarà articolato in tre filoni principali: 1) la bonifica dei siti inquinati; 2) il monitoraggio epidemiologico delle malattie asbesto correlate, la presa in carico dei malati e la questione dei risarcimenti; 3) la ricerca scientifica, “perché purtroppo una risposta terapeutica a queste malattie anche non c’è o resta insufficiente”. «Il 2012 è un anno importante per la battaglia contro l’amianto e le patologie ad esso correlate. Non soltanto per la ricorrenza del ventennale dall’entrata in vigore della legge n. 257 del 1992, con la quale anche l’Italia decideva la messa al bando della produzione e del commercio di amianto, ma soprattutto perché, il 13 febbraio di quest’anno, il Tribunale di Torino pronunciava la sentenza di primo grado nel monumentale processo Eternit, aprendo non soltanto nuove strade nella qualificazione giuridica delle condotte considerate, ma altresì ridando visibilità internazionale a un problema che per sua natura ha la tendenza a restare sottotraccia – ha sostenuto il professor Balduzzi, precisando che «nel 2012, non poteva che venire perciò rafforzata la decisione, già maturata nelle prime settimane di vita del Governo presieduto dal senatore Mario Monti, di indire la II Conferenza governativa nazionale sull’amianto, riannodando con quella svoltasi a Roma nell’ormai lontano 1999», ha aggiunto sempre l’ex ministro. «E di svolgerla proprio a Venezia, uno dei territori-simbolo della difficile, ma non impossibile, compatibilità tra salute, ambiente e sviluppo». È stato ricordato come l’amianto, o asbesto, sia davvero una brutta bestia: apparso come soluzione quasi miracolistica a molte delle esigenze poste dal tumultuoso sviluppo economico, industriale ed edilizio (in ragione della sua assenza di infiammabilità, della resistenza elettrica e chimica, per non parlare di filabilità, flessibilità e fono assorbenza), si sia rivelato progressivamente come una delle, minacce più serie alla sostenibilità ambientale e di salute. Proprio le sue caratteristiche di perpetuità, incorruttibilità e inestinguibilità sono alla radice del problema: è da tempo noto che le fibre di asbesto tendono a separarsi in fibre estremamente sottili, dotate della capacità di penetrare soprattutto, ma non solo, nelle vie respiratorie, provocando patologie differenti (tra le quali l’asbestosi, le patologie pleuriche fino al mesotelioma, e forme interessanti l’ovaio ed altre sierose), tutte caratterizzate da un lungo intervallo di latenza tra l’inizio dell’esposizione e la comparsa della malattia, intervallo che e in genere di decenni. «Ecco allora le ragioni del nostro convenire qui all’Isola di San Giorgio Maggiore: per ridare spazio alla questione amianto, amplificare le tante voci che, nel nostro Paese e altrove, da anni chiedono che essa abbia un posto fisso nelle agende governative e che si eviti il rischio che finisca sottotraccia, che alla impalpabilità delle fibre di asbesto si accompagni analoga impalpabilità delle conseguenze perniciose in termini di salute e di ambiente» ha proseguito sempre il nostro esperto. «Perché la questione amianto resta una delle più gravi questioni che si pongono in tema di compatibilità tra ambiente, salute e sviluppo e il suo inquadramento corretto sotto il profilo politico, culturale e istituzionale, se appare ormai largamente acquisito in molte aree dell’Europa e di altri continenti, è invece ancora una domanda aperta in larga parte dei Paesi emergenti e un interrogativo cocente e problematico nei Paesi in via di sviluppo. In questi Paesi verifichiamo fatti e discussioni che da noi appartengono fortunatamente al passato, ma che lì si pongono purtroppo come ancora attuali e drammaticamente attuali: il cosiddetto uso sicuro dell’amianto, le disquisizioni tra amianto cattivo (blu e marrone) e buono (bianco), il ricatto occupazionale, la strategia di disinformazione e di inquinamento dell’informazione. Se è vero che negli anni Settanta, all’apice della, per dir così, fortuna dell’amianto, se ne estraevano annualmente cinque milioni di tonnellate, è altresì vero che ancora oggi, dopo le inequivocabili conferme scientifiche sulla sua nocività, nel mondo se ne estraggono oltre due milioni di tonnellate, con l’aggravante di quei Paesi dove non c’è il divieto di estrazione e produzione, ma di commercializzazione e utilizzazione all’interno. Ecco perché l’amianto resta una grave questione internazionale». Nell’incontro veneziano è stato sottolineato come le principali vittime dell’asbesto sono i lavoratori esposti nella produzione di materiali e nella gestione dei rifiuti che lo contengono. È inoltre ormai noto che l’asbesto può rappresentare un rischio di natura ambientale, oltre che per i lavoratori che vi sono stati esposti e i loro familiari, i quali possono respirare le particelle portate a casa ad esempio con gli abiti da lavoro. Nella casistica del Registro Nazionale italiano dei Mesoteliomi circa l’ 810% dei casi per i quali sono state ricostruite le modalita di esposizione e risultato esposto per motivi ambientali (la residenza) o per motivi familiari (la convivenza con familiari professionalmente esposti). Come per tutti gli agenti cancerogeni non esiste una “soglia” di sicurezza al di sotto della quale il rischio sia nullo. “L’esposizione a qualunque tipo di fibra e a qualunque grado di concentrazione in aria va pertanto evitata” sostiene l’Organizzazione Mondiale della Sanita, già nel 1986. L’Italia e stata fino alla fine degli anni’80 il secondo maggiore produttore europeo di amianto in fibra dopo l’unione Sovietica e il maggiore della Comunità Europea, ma – a partire dal 1992 – l’uso dell’amianto è stato bandito. Altri Paesi, europei e non, hanno bandito l’amianto, ma resta da gestire la presenza di materiali contenenti amianto il cui deterioramento può essere causa di gravi problemi. «Le autorità sanitarie devono pertanto confrontarsi con un fenomeno grave, che peraltro non è stato valutato immediatamente tale, ed al quale si è cominciato a porre rimedio solo alla fine degli anni’80 dello scorso secolo, con il citato bando dell’utilizzo dell’amianto e l’adozione, in alcuni Paesi, di misure per la rimozione in sicurezza dell’amianto deteriorato che è in condizioni di disperdere fibre», il professor Balduzzi ha concluso la sua interessantissima relazione sottolineando come: «Da un punto di vista di sanità pubblica vi è interesse soprattutto a prevedere l’evoluzione dell’epidemia di mesotelioma maligno in seguito alla progressiva adozione nei Paesi occidentali di misure di contenimento dell’esposizione ad amianto o di vero e proprio bando. Negli Stati Uniti ed in Svezia, dove i consumi di amianto sono diminuiti più precocemente, si assiste già ad una diminuzione dei tassi di mortalità e di incidenza. In Paesi come Olanda o Gran Bretagna, invece, la frequenza di MM e ancora in crescita, pur con un possibile rallentamento. Laddove i consumi sono cresciuti, come nei Paesi in via di sviluppo, le limitate statistiche disponibili suggeriscono che l’epidemia sia attualmente al suo esordio. Le proiezioni pubblicate per l’Italia, basate su differenti modelli, hanno previsto un picco di circa 800-1.000 decessi all’anno tra il 2010 ed il 2020 o tra il 2012 e il 2025, seguito da un declino relativamente rapido». Si tratta di numeri che possono non far trasparire la gravità del fenomeno e il dramma dei pazienti e dei loro familiari, ma le Autorità sanitarie non possono non dare rilevanza a tale fenomeno e adottare idonee contromisure.

Le proposte operative del Governo Italiano
In tale scenario, appena descritto dal professor Balduzzi, l’Italia ritiene che l’Unione europea possa svolgere un ruolo fondamentale: un’azione concordata a livello comunitario, tra la Commissione e gli Stati membri, può costituire uno strumento che ha migliori possibilità di risultare efficace rispetto ad attività limitate al livello nazionale. Il 7 dicembre a Bruxelles, al Consiglio europeo dei Ministri della Salute, l’Italia ha presentato la proposta per la costituzione di una rete europea di centri di eccellenza di ricerca per il contrasto alle malattie asbesto-correlate. Con lo scopo di:

  1. migliorare la conoscenza epidemiologica del fenomeno in Europa, ed il trend di casi delle diverse patologie asbesto-correlate, attraverso la raccolta ed esame di alcuni dati statistici sanitari nei diversi Paesi e la creazione di appositi network contenenti le informazioni cliniche in formato standardizzato;
  2. migliorare la conoscenza della suscettibilità individuale alle diverse patologie asbesto-correlate e le capacità di diagnosi precoce, anche con la costituzione di banche di campioni biologici e l’identificazione di marcatori biologici di diagnosi precoce, mettendo in rete le risorse scientifiche disponibili nei diversi Stati membri;
  3. creare un network clinico tra le diverse strutture specializzate nella gestione di tali pazienti, nell’ambito della direttiva 2001/24/UE sui servizi sanitari transfrontalieri. «L’Italia confida che questa richiesta, dettata dall’interesse della tutela dei nostri cittadini, trovi la condivisione degli altri Stati membri e della Commissione europea e che si possa, lavorando insieme, giungere in tempi rapidi ad una significativa riduzione dei casi di patologie asbesto-correlate e ad un rilevante miglioramento della prognosi dei pazienti affetti da tali forme di malattia», ha precisato sempre l’ex ministro della salute.
  4. Rischi del Sistema Sanitario e interventi legislativi
    È sempre il professor Balduzzi a spiegare quale sia il rischio del Sistema Sanitario Nazionale (SSN) e quali gli interventi legislativi. Che possono essere riassunti in otto punti che sono:
  5. il completamento dei registri dei mesoteliomi asbesto-correlati e dei casi di asbestosi in tutte le regioni e collegamento con il Registro nazionale;
  6. il potenziamento della ricerca epidemiologica sul mesotelioma maligno e della ricerca clinica finalizzata a nuove strategie terapeutiche, preventive e di controllo;
  7. la valorizzazione di forme di interazione tra esperti, amministratori locali e movimenti di cittadini attivi sul problema; 4) la gratuità della sorveglianza sanitaria degli ex-esposti attraverso le strutture del SSN e a cura dei Servizi di Prevenzione e Sicurezza degli ambienti di lavoro nelle ASL;
  8. la revisione delle normative sul riconoscimento delle malattie professionali asbesto-correlate e sull’esposizione; 6) l’individuazione di Centri di riferimento per la diagnosi e la terapia dei mesoteliomi;
  9. il riordino e coordinamento delle normative sanitarie e ambientali che interagiscono sia a livello nazionale che a livello europeo;
  10. le integrazioni legislative alla 257/92 in materia di rappresentanza regionale sia a livello della sanità che dell’ambiente nell’ambito della Commissione Nazionale Amianto.

La posizione delle Associazioni Ambientaliste e dei malati di amianto
A Venezia le associazioni e i comitati coinvolti da un lato hanno apprezzato che finalmente si sia giunti a realizzare la conferenza, che non veniva più svolta dal 1999, dall’altra si sono dette deluse di una mancata approvazione di un Piano nazionale amianto la cui stesura finale è stata rimandata al 2013. Le associazioni temono che si rimandi tutto alla nuova legislatura e perciò si raccolgono in coordinamento e preparano “un documento che racchiude tutte le richieste dal punto di vista sanitario, ambientale, risarcitorio e della giustizia”. Fulvio Aurora, presidente dell’associazione italiana esposti amianto, ha dichiarato alla stampa nazionale: «Siamo contenti che ci sia stata la conferenza e che le associazioni abbiano potuto esprimersi, anche se forzando un po’ la mano, ma in concreto non c’è stata chiarezza rispetto a ciò che si farà». Il timore è che l’annunciata bozza del Piano nazionale slitti, finendo per essere rinviata alla prossima legislatura. «A Venezia il ministro Balduzzi, che più degli altri ha voluto la conferenza, ha dichiarato che il Piano nazionale sarebbe stato presentato entro Natale, ma già circolano notizie su un possibile rimando a gennaio, e con le elezioni in vista si rischia così di rimandare tutto alla prossima legislatura», ha sottolineato sempre il dottor Aurora. Comitati e associazioni avevano chiesto che la bozza del piano fosse disponibile già a Venezia. «Volevamo poter annunciare un protocollo uniformato sulla sorveglianza sanitaria per le Regioni, a partire dal 1 gennaio 2013, secondo le indicazioni contenute nella bozza del Piano, insieme con i limiti delle discariche e dei processi di inertizzazione dell’amianto, aspetti che invece non sono stati dibattuti», ha proseguito il presidente dell’Associazione. Inoltre, nell’ambito delle giornate veneziate, il senatore Casson e il Procuratore Raffaele Guariniello hanno affrontato i problemi relativi alla giustizia. La proposta era di istituire una procura generale nazionale per la salute e la sicurezza sul lavo-
ro, proposta che però non è stata discussa da nessuno. Anche il Ministro Fornero ha ricevuto delle critiche sul suo operato: «Dal ministro Fornero, oltre a parole di solidarietà umana, ci saremmo aspettati una dichiarazione che chiarisse la posizione degli ex esposti ripristinando quei “benefici” previdenziali vanificati dall’aumento dell’età pensionabile stabilito dalla riforma che porta il suo nome, vanificando così, lo spirito della legge 257 del 1992. Sulle bonifiche ci aspettavamo almeno una prima risposta sui siti da bonificare prioritariamente con i relativi finanziamenti».
Positivo, invece, il giudizio sull’impegno preso dal ministro Balduzzi di prendere in considerazione le proposte delle associazioni e dei comitati sul Piano.

Caso veneto
«L’amianto è un problema alla stregua di un’emergenza nazionale ma il governo ha molti vincoli nella sua azione, norme e finanza pubblica molto strette». A rilanciare il problema risorse, dopo i colleghi Balduzzi (Salute) e Clini (Ambiente), è stata il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, intervenuta alla seconda conferenza governativa sull’amianto a Venezia. In 15 anni (dal 1993 al 2008), secondo quanto emerso dal Registro nazionale dei tumori da esposizione all’amianto, sono quasi 16mila i casi rilevati in Italia di cui il 50% è concentrato fra Piemonte ( 18% ), Lombardia ( 17,7% ) e Liguria ( 12% ). In Veneto, sottolinea una nota della Cisl Veneto, i casi di mesotelioma, tumore causato dalle fibre di amianto, dal 1987 al 2011 sono stati 1.725 e riguardano in primo luogo le province di Venezia (517) e di Padova (400). La lotta all’amianto si fa anche promuovendo la ricerca medico-scientifica e su questo presupposto si è costituita una partnership che comprende tutte le organizzazioni di rappresentanza interessate: dai sindacati confederali alle associazioni degli esposti all’amianto Aiea e Afeva e degli invalidi del lavoro Anmil. Il punto di partenza è stato l’accordo sottoscritto lo scorso mese di settembre e la definizione del progetto “Liberi dall’amianto!” che è stato presentato a Venezia. L’obiettivo è quello di raccogliere fondi, privati e pubblici, da utilizzare per finanziare la ricerca scientifica sulle malattie generate all’amianto e sulle terapie per curarle. «Non basta occuparsi della eliminazione dell’amianto ancora in giro potenziando l’opera di bonifica già in corso da anni – ha sostenuto il segretario Cisl Fulvio Giacomassi – e non dobbiamo darci per vinti di fronte alle malattie, spesso mortali, che l’asbesto genera».

La posizione dell’AIOM rispetto all’amianto
L’amianto è un killer silenzioso che miete circa 3.000 vittime ogni anno in Italia, 1.200 per mesotelioma, il tumore “tipico” di esposizione a questo minerale. Il problema dello smaltimento e degli effetti sulla salute pubblica è ancora di grande attualità e suscita preoccupazione e interesse nell’attività dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), che ha presentato a Venezia nel corso della seconda Conferenza Governativa sulle patologie amianto – correlate, le linee della Consensus Conference Italiana sul mesotelioma maligno della pleura, tenutasi a Torino nel novembre 2011. «Abbiamo trovato un grande interesse da parte delle Istituzioni su questi temi», ha premesso il professor Carmine Pinto, segretario nazionale dell’AIOM precisando come: «Il documento contiene una serie di punti che gli specialisti devono valutare per la migliore strategia diagnostico-terapeutica quando affrontano casi di mesotelioma pleurico». Il testo finale delle Consensus, in corso di pubblicazione su una rivista scientifica internazionale, sarà utile per dare uniformità di approcci preventivi e clinici per una patologia con una latenza di 20-40 anni dall’iniziale esposizione all’amianto, con un aumento previsto dell’incidenza fino al 2020. Inoltre, vanno affrontate le problematiche correlate alle enormi quantità di minerale ancora presenti sul territorio italiano. «Si tratta di un tumore caratterizzato da una complessità e convergenza di problematiche importanti – aggiunge il professor Pinto – con una sopravvivenza mediana attesa di 10-12 mesi. Il documento va proprio in questa direzione: riuscire a diagnosticare rapidamente e con accuratezza il mesotelioma pleurico, per migliorare le possibilità di cura e la sopravvivenza dei pazienti. Inoltre, è indispensabile che si proceda anche nell’aumentare il livello di consapevolezza fra la popolazione e gli organismi istituzionali competenti, sensibilizzandoli sui segni e sintomi di questa neoplasia, sulle possibilità diagnostiche e di cura e sulla rimozione delle fonti inquinanti, secondo criteri certificati e con procedure rigorose. Chi sospetti di essere a contatto con amianto può rivolgersi all’Asl o all’Arpa, che dispongono di registri di aziende specializzate, iscritte all’albo e quindi autorizzate allo smaltimento».

Indirizzi utili

AIEA ONLUS
Via dei Carracci, 2 Milano
aiea.mi@tiscali.it

Presidente
Armando Vanotto
armando.vanotto@gmail.com

Segretario
Fulvio Aurora
fulvio.aurora@virgilio.it

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