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Divertirsi fa bene alla salute dei piccoli malati oncologici

Minnie Luongo, N. 3 marzo 2013

Torniamo più che volentieri su un argomento che Prevenzione Tumori aveva già affrontato, illustrando alcune attività nell’ambito dell’importanza della terapia ricreativa per i bimbi affetti da tumore.
E lo facciamo con Dynamo Camp, che per prima ha capito come e quanto un giusto approccio sia in grado di aiutare i più piccoli a vincere la paura della malattia oncologica. E che di recente, durante un incontro intitolato “Così divento serio… per gioco” tenutosi a Milano, ha mostrato quanti e quali risultati ha ottenuto in sei anni.

Una triplice alleanza
Per prima cosa, è nato un accordo importante fra tre attori distinti – AIEOP (Associazione Italiana di Ematologia e Oncologia Pediatrica), Dynamo Camp e GlaxoSmithKline – che hanno unito le proprie forze per un obiettivo importante: la formazione dei volontari che assistono i bambini malati di tumore. Infatti, guarire non basta. Occorre spezzare la catena del tumore, che isola e stacca il bambino malato dalla vita di ogni giorno, attraverso il gioco e l’esperienza nella natura con gli altri. Questo il primo scopo della terapia ricreativa, un trattamento “speciale” che può aiutare i circa 1.500 piccoli che ricevono ogni anno, in Italia, una diagnosi di cancro, affinché diventino adulti come i loro coetanei. Tale tipo di approccio aiuta il bambino a vincere la paura della malattia e a recuperare la voglia e la spensieratezza della sua età. Ma, appunto, non è sufficiente. Questa “cura”, che si affianca alle classiche terapie anticancro, non impatta solamente sul piano emotivo: a questo proposito, la ricerca scientifica ha dimostrato i diversi meccanismi che favoriscono la ripresa dei piccoli pazienti in ambienti giocosi e sereni. Attraverso il rilascio di beta-endorfine si ottengono un miglior controllo del dolore ed uno stimolo per il sistema immunitario; grazie al calo del cortisolo si potenziano le difese immunitarie, si riducono frequenza cardiaca e respiratoria, oltre che la pressione arteriosa. Tali effetti, che contribuiscono al benessere globale del piccolo paziente, si verificano soprattutto se vicino ai
bambini malati ci sono volontari “su misura”, capaci di essere “seri per gioco”, dopo aver sviluppato un percorso di competenza e consapevolezza tale da accompagnare il bambino malato in maniera davvero adeguata. Nasce da queste evidenze la “triplice alleanza” dalla parte dei più piccoli pazienti. AIEOP (Associazione Italiana di Ematologia e Oncologia Pediatrica), Dynamo Camp e GlaxoSmithKline, per giungere ad un primo progetto volto a creare una rete di volontari ”Doc” e, contemporaneamente, a diffondere la pratica e la cultura del volontariato a favore dei bambini affetti da gravi malattie. Primo atto di questa intesa: la realizzazione del volume “Guida all’assistenza dei bambini e degli adolescenti malati di tumore”, una sorta di “bibbia” per chi intende avvicinarsi a problematiche tanto complesse.

Volontari? Solo se formati adeguatamente
Come ormai ribadisce la scienza, la terapia ricreativa gioca un ruolo importante nel processo terapeutico del bambino malato di tumore, spesso preda di tensione eccessiva legata a paura, dolore o frustrazione. Ecco perché è fondamentale un’azione che passi attraverso il controllo dello stress. Questo effetto comporta, da un lato, la diminuzione dell’attività delle catecolamine (quali adrenalina e noradrenalina), con conseguente calo della frequenza cardiaca, della pressione arteriosa e del battito respiratorio; dall'altro lato, una diminuzione del cortisolo, ormone che riduce le difese immunitarie, con miglioramento delle performance difensive dell’organismo. Inoltre, grazie a questa vera e propria terapia del sorriso, si favorisce la liberazione di beta-endorfina, con effetto analgesico ed immunostimolante. Per rendere ancor più efficace l’effetto della terapia ricreativa, comunque, c’è bisogno del supporto di persone preparate che sappiano davvero essere vicine al bambino. Per questo motivo AIEOP, Dynamo Camp e GlaxoSmithKline hanno unito le loro competenze per rendere ancora più forte l’impatto della terapia ricreativa e portare avanti un progetto unico nel panorama nazionale: creare un network di volontari che sappiano davvero essere “seri per gioco”, attraverso un percorso di formazione su misura che aiuti i bambini malati a superare l’impatto di patologie così gravi. In particolare, AIEOP metterà a disposizione le competenze dei propri esperti e coinvolgerà i diversi Centri specializzati in Italia nel progetto; Dynamo Camp offrirà la propria struttura per la formazione dei volontari, mettendo a disposizione il proprio staff per la creazione di programmi formativi di eccellenza per i volontari operanti in ambito oncoematologico e collaborerà alla costruzione di un network tra i volontari Dynamo e AIEOP a livello nazionale; mentre GlaxoSmithKline, impegnata su scala internazionale a fianco di Dynamo Camp e la cui collaborazione è stata decisiva per stringere questo accordo, porrà sul piatto la propria expertise organizzativa e scientifica. La collaborazione sinergica ha già portato ad un primo, importante risultato: il volume “Guida all’assistenza dei bambini e degli adolescenti malati di tumore”, uno strumento fondamentale per la formazione dei volontari che operano presso il Dynamo Camp e in corsia. Nel solo 2012 sono stati ben 606 i volontari che hanno operato presso la struttura di Dynamo Camp, che ha ospitato 1.067 bambini (erano 844 nel 2011), affetti da 54 diverse patologie (nella metà dei casi di natura oncologica), e provenienti da ben 67 Centri ospedalieri di tutta Italia e dall’estero. Il 32,5% dei bambini preveniva dal Nord Italia, il 44,3% dal Centro e il 23,2% dal Sud. Gli altri bimbi provengono da altri Paesi europei, in particolare dalla Germania: addirittura l’8,8% dei piccoli è giunto dal Medio Oriente, a dimostrazione dell’internazionalità dell’iniziativa italiana. E, non da ultimo, c’è da evidenziare come tutti questi bambini hanno potuto “toccare” con mano i vantaggi della terapia ricreativa, vivendo un’esperienza unica.

La terapia ricreativa
«La realtà del Camp assicura vari tipi di benefici per i bambini affetti da malattie croniche e, in particolare, da tumori» spiega Momcilo Jankovic, direttore medico Dynamo Camp e responsabile Day Hospital di Ematologia Pediatrica presso l’Azienda Ospedaliera San Gerardo di Monza. «Innanzitutto, il bambino non è “ghettizzato” dalla malattia perché non si allontana dai coetanei ma, anzi, ne conosce di nuovi, acquisisce autonomia e prova nuove esperienze senza il timore del giudizio. In secondo luogo, nel Camp il piccolo diventa più indipendente dalla famiglia, che ovviamente tende a proteggerlo e quindi a isolarlo. Infine, non va sottovalutato il vantaggio per il fisico del piccolo, che grazie ad un’esperienza nella natura si rafforza ed acquisisce una maggior resistenza, utilissima per affrontare le terapie». Nella terapia proposta da Dynamo Camp, infatti, il volontario è un elemento fondamentale. Tuttavia, per accompagnare un bambino malato di tumore, con le sue complesse problematiche, occorre superare le logiche del semplice buonismo per arrivare ad offrire il supporto di cui il bimbo stesso e la sua famiglia hanno bisogno. Il volontario deve quindi imparare ad ascoltare, a “stare con”, ad offrire gesti semplici, a testimoniare interesse e rispetto per giungere ad un vero dialogo, che magari non prevede nessuna parola, ma soltanto un cenno del capo o un’espressione del viso.

Testimonianza di un volontario
Meglio di ogni spiegazione teorica, senz’altro possono aiutarci a capire la portata rivoluzionaria della terapia ricreativa le parole del veronese Gianni Zoccatelli: «A Dynamo ogni attività, ogni momento della giornata ha un suo preciso scopo ed è pensata e studiata per soddisfare le esigenze dei giovani ospiti. I bambini sono catapultati in un ambiente che ruota attorno a loro, rimanendo talmente coinvolti da tutto ciò che accade, da non aver nemmeno il tempo di ricordarsi della loro malattia. Il paradosso è che, inconsciamente, anche al Dynamo Camp sono sottoposti ad una terapia, ma ad una terapia ricreativa. È proprio questa idea che mi ha stimolato particolarmente durante il campo: vederli finalmente sotto un aspetto di cura diverso, che permetta loro di riacquistare quella fiducia in se stessi che hanno perso durante la malattia. L’assunto di base è che un malato non è completamente guarito quando la malattia è stata sconfitta, ma quando ha raggiunto una qualità di vita consona alla sua età». L’attività in reparto è emotivamente forte, in quanto si vive a stretto contatto tutta l’esperienza della malattia. Un percorso di sofferenza che va dall’emergenza di angoscia dei genitori nei primissimi istanti della diagnosi e del ricovero, alla sofferenza fisica del bambino, alle mutazioni fisiche (a volte permanenti), ai sentimenti di solitudine e di esclusione, di rabbia, fino alla dimissione finale, nel caso la malattia sia stata sconfitta o, nei casi più gravi, purtroppo, alla morte. In un contesto così difficile, gioca un ruolo importante la formazione e l’approccio del volontario al reparto, altrimenti si rischia di creare più danno che beneficio. Dice Gianni Zoccatelli: «Quando un nuovo collega si appresta ad entrare per la prima volta e mi chiede se ho qualche consiglio da dargli, gli rispondo semplicemente: “entra con il sorriso e guarda i bambini come tali, e non come bambini ammalati. Loro te ne saranno subito grati!”. I bambini, infatti, sanno di essere ammalati, non hanno bisogno di leggerlo anche negli occhi delle persone con le quali interagiscono, soprattutto se sono lì per farli giocare! Spesso, la sera, quando entro in reparto per il mio turno, si percepisce un’aria pesante, c’è un silenzio quasi fastidioso e i degenti sono quasi tutti rintanati nelle loro stanze, seri e tendenzialmente oziosi (una mamma ha detto: “Qui c’è aria di morte...”). Ma è sufficiente che mi affacci alla loro stanza per suscitare in loro un interesse speciale: in fondo in fondo, so che mi stanno aspettando e non vedono l’ora di giocare! Ricordo che ad un bambino di 6 anni avevo promesso che la volta successiva gli avrei portato un regalo. La settimana dopo, al mio arrivo, la mamma mi raccontò che erano a casa in permesso e che il figlio le aveva detto: “Mamma, ricordati che oggi dobbiamo andare all’ospedale, c’è Gianni che mi deve portare un regalo!”. A volte le condizioni di salute (febbre alta, nausea e vomito, debilitazione fisica dovuta alla terapia) non permettono ai bambini di poter giocare, allora li saluto con bacio e una forte stretta di mano e rimando il divertimento a tempi migliori! Altre volte, invece, nonostante le condizioni possano sembrare precarie, si vivono dei momenti speciali e intensi e, ad esempio, si finisce per raccontare barzellette ad una bambina di 10 anni, in fase terminale, donandole un sorriso che rimarrà per sempre nei miei ricordi. Una volta terminato il turno di servizio di tre ore, mi avvio verso l’uscita del reparto, volgo lo sguardo indietro e vedo bambini sorridenti e felici e genitori che ringraziano per i momenti di gioia che hanno vissuto. Una soddisfazione davvero enorme». Gli anni di servizio in reparto hanno permesso a Gianni di vivere con un’intensità speciale l’esperienza al Dynamo Camp. Vedere i bambini ridere, scherzare e divertirsi, conoscendo la sofferenza che li ha accompagnati durante gli anni di malattia, è stata una grande opportunità che gli è stata offerta. «L’approccio al campo è nettamente diverso dal reparto – distingue ancora Gianni -: al Dynamo si percepisce veramente un’aria nuova. La collocazione geografica, l’ambientazione, le persone e tutto ciò che ti circonda infondono una rinnovata energia e uno spirito positivo che non ha eguali. Comunque, la cosa che mi ha maggiormente colpito è l’organizzazione. Ogni cosa, ogni attività, ogni momento della giornata ha un suo preciso scopo ed è pensata e studiata per soddisfare le esigenze dei giovani ospiti, il tutto garantendo la massima sicurezza possibile. È impressionante la mole di formazione che viene fatta ai volontari e a tutto lo staff affinché tutto proceda secondo i canoni e le regole stabiliti». Come ben sintetizza Serena Porcari, Consigliere delegato Fondazione Dynamo, l’accordo di collaborazione con l’Associazione Italiana Ematologia Oncologia Pediatrica e con GlaxoSmithKline (che porta in dote un’esperienza di 15 anni in progetti e in studi nell’ambito della psicologia dei bambini malati di tumore e nella formazione di volontari da affiancare a bambini affetti da patologie oncoematologiche) ha un duplice significato: «Dare preparazione agli oltre 600 volontari annuali di Dynamo Camp e diffondere congiuntamente, secondo le attività specifiche che contraddistinguono l’impegno di ognuno in ambito sociale, la cultura e la pratica del volontariato in favore di bambini affetti da gravi patologie, in modo che di questa azione beneficino non solo i bambini ospiti del Camp, ma anche i piccoli ospedalizzati e, in generale, tutti i bambini che affrontano una grave malattia».

La malattia, il ricovero, le terapie
La malattia nell’infanzia e nell’adolescenza rappresenta un’occasione più o meno grave di crisi, che permane (in caso di patologie croniche) o si conclude (in caso di patologie acute), restando comunque significativa (come nelle patologie oncologiche, perché 2 o 3 anni nell’esperienza di un bambino o di un ragazzo costituiscono un tempo molto lungo). La malattia in età evolutiva compromette non solo una condizione già stabilmente acquisita, quanto e piuttosto delle realizzazioni future immaginate.
I rischi principali d’interferenza sul percorso di crescita riguardano:

  • la costruzione dell’identità personale, che può venire modificata e plasmata dalla malattia (quasi “il proprio biglietto da visita” );
  • il processo evolutivo, che può essere bloccato o rallentato dalla malattia, prolungando la dipendenza dai genitori e limitando nuove esperienze di apprendimento e di socializzazione, evidenziando, inoltre, fragilità e differenza rispetto ai coetanei; > l’accelerazione di consapevolezze e di riflessioni, legata al confronto con i limiti e la precarietà della condizione umana: ne può conseguire una maturità maggiore che può ulteriormente allontanarli dai coetanei, impedendo loro di divertirsi pienamente assieme a loro;
  • l’utilizzo della malattia come alibi, per non assumersi impegni e responsabilità (a scuola, in famiglia, ecc.), per legittimare privilegi (rispetto a fratelli e coetanei) e per giustificare atteggiamenti di rabbia, controllo, pretesa (rispetto ad adulti e coetanei).

I tumori più diffusi fra i bambini e i ragazzi
Secondo i dati dei Registri Tumori i tassi d’incidenza delle malattie oncologiche per classi di età vanno da 175,4 casi per milione/anno tra 0 e 14 anni, fino a 270,3 per milione/ anno tra i 15 e i 19 anni. Le leucemie sono le più diffuse ( 33% ), seguite dai tumori del sistema nervoso centrale ( 22% ), i linfomi ( 12% ), i neuroblastomi ( 7% ), i sarcomi dei tessuti molli ( 7% ) e i tumori ossei ( 6,4% ). La sopravvivenza. Negli ultimi trent’anni la mortalità per tumori infantili è diminuita costantemente e, al contempo, si sono innalzati i tassi di sopravvivenza. Per i casi rilevati in Italia, la sopravvivenza a 5 anni ha raggiunto complessivamente il 78% dei tumori in età pediatrica, e l’ 82% dei tumori nell’adolescente. La frequenza. La frequenza delle diverse neoplasie pediatriche varia con l’età. Sotto i 5 anni sono frequenti le leucemie, mentre è raro il linfoma; dopo i 10 anni il rapporto si inverte. Sono una rarità dopo i 10 anni il neuroblastoma, il nefroblastoma e il retinoblastoma, mentre non lo sono nei primi anni di vita. I tumori dell’osso e i sarcomi delle parti molli insorgono più tardi, raggiungendo la massima frequenza dopo l’età pediatrica. Maschi più a rischio. La possibilità di ammalarsi di un tumore infantile è maggiore nei maschi rispetto alle femmine e interessa tutti i principali tipi di neoplasie. Un dato in questo senso ce lo fornisce il Registro dei tumori infantili del Piemonte: i tassi d’incidenza del periodo 1967/1994 sono stati 15,2 bambini e 12,9 bambine ogni 100.000. Il tasso di incidenza dei linfomi di Hodgkin è stato in quel periodo di 8 maschi e 4,5 femmine, mentre per i linfomi non-Hodgkin è stato 14,9 maschi contro 4,7 femmine.

Dalla cura in ospedale all’esperienza di Dynamo Camp
La terapia delle malattie pediatriche più gravi come il tumore si svolge oggi attraverso percorsi specialistici, basati su protocolli assistenziali con ospedalizzazione minima. L’ospedale pediatrico è sempre più organizzato a misura di bambino (sale gioco, scuola) e lavora “in rete” con servizi e istituzioni dedicati alla tutela della qualità di vita nell’infanzia e nell’adolescenza e al sostegno della crescita. È in questo percorso di cura che s’inserisce l’attività di Dynamo Camp, che accoglie bambini e ragazzi con problemi di salute rilevanti, di tipo acuto o cronico. Rispetto al resto della vita del piccolo paziente, in questo caso l’esperienza offerta ha l’obiettivo di mettere la malattia sullo sfondo, per farne riemergere il singolo bambino, restituendogli le proprie possibilità di autonomia, socializzazione, apprendimento gioioso, prestazioni fisiche in un clima di divertimento. Al Camp divertimento non è solo svago e allegria: significa giocare, stare insieme in modo insolito, diverso. Il tutto grazie alla fantasia. I piccoli pazienti, infatti, durante il soggiorno sperimentano:

  • la separazione di durata significativa dai genitori e dagli ambienti familiari e l’incontro con nuovi adulti; > l’incontro con nuovi coetanei;
  • stimoli utili all’autonomia e alla responsabilizzazione (cura di sé, delle proprie cose, degli spazi personali e comuni, collaborazione a piccole mansioni comuni);
  • occasioni per provare nuove esperienze, indipendentemente dal risultato, e senza essere giudicati.

I progressi della scienza
I primi decisivi progressi in termini di sopravvivenza si possono far risalire alla metà degli anni’70, quando furono introdotti i primi protocolli terapeutici dell’AIEOP per le leucemie linfatiche acute. I progressi nella cura dei tumori infantili sono costanti, tanto che nel quinquennio 1988-93 la sopravvivenza globale a quindici anni, che può essere considerata una completa guarigione, si aggirava intorno al 65,8%, mentre nel quinquennio successivo il tasso di sopravvivenza è salito quasi del 10 percento. Negli ultimi tempi, poi, ci sono stati soddisfacenti risultati anche in nicchie di popolazione specifica. Fino al 1998 nei malati di leucemia linfatica acuta che non avevano ottenuto risultati con la chemioterapia e non potevano essere sottoposti a trapianto per l’assenza di un donatore compatibile, la percentuale di guarigione era del 30%, poi è praticamente raddoppiata grazie alle migliori conoscenze nel campo dell’antigene di istocompatibilità HLA, che rappresenta una discriminante fondamentale per l’effettuazione del trapianto. In pratica, grazie a queste indagini, si sono affinate le tecniche di selezione dei potenziali donatori e si sono perfezionate le strategie di trapianto. Oltre a questa fondamentale arma terapeutica (che consente di far “ripartire” il midollo osseo consentendo la produzione di cellule sane e non patologia), si sta rendendo disponibile il trapianto di sangue placentare, la cui donazione rappresenta un’arma in più nelle mani dell’oncologo.

I tre protagonisti dell’alleanza

Dynamo Camp
Primo nel nostro Paese, è un camp di Terapia Ricreativa appositamente strutturato per ospitare, gratuitamente, per periodi di vacanza e svago bambini e ragazzi affetti da patologie gravi e croniche, dai 6 ai 17 anni, in terapia o nel periodo di post ospedalizzazione. Sono principalmente bambini affetti da patologie oncoematologiche, patologie neurologiche, sindromi rare, spina bifida e diabete. Dynamo Camp ha aperto le porte nel 2007 come campo estivo, ospitando 60 bambini, incrementando ogni anno il numero sia dei piccoli ospiti, sia delle patologie accolte che dei programmi. Questi i numeri attuali del progetto Dynamo Camp nel 2012, al sesto anno di attività: 1.065 bambini accolti in modo completamente gratuito per periodi di vacanza e svago secondo programmi di “terapia ricreativa” ; 149 famiglie; 17 programmi; 54 patologie accolte, con prevalenza di patologie oncoematologiche, neurologiche, sindromi rare, spina bifida, diabete; collaborazione con 67 ospedali e 55 associazioni di patologia in Italia e all’estero; uno staff di 41 dipendenti, 30 collaboratori esterni; 61 persone di staff stagionale; 24 medici e 34 infermieri presenti durante i programmi di Dynamo Camp nell’anno; 606 volontari. Il Camp si trova a Limestre, in provincia di Pistoia, in un’oasi di oltre 900 ettari affiliata WWF, e fa parte del SeriousFun Children’s Network di camp fondati nel 1988 dall’attore Paul Newman, e attivi in tutto il mondo. Dynamo Camp è un progetto voluto da Fondazione Dynamo e gestito da Associazione Dynamo Camp Onlus. Info sito Internet: www.dynamocamp.org

Attività a Dynamo Camp
Il programma è accuratamente strutturato in base ai principi della “terapia ricreativa”, prevedendo le attività un campo estivo tradizionale adattate in modo da essere accessibili a tutti i partecipanti, sempre sotto la gestione e costante supervisione di personale qualificato. Tra le attività: spettacoli teatrali, laboratori artistici e multimediali, musica e fotografia, passeggiate a cavallo e attività in piscina. Il progetto di attività ludiche e ricreative con animali è rivolto in particolare a bambini affetti da patologie neuromotorie e coinvolge le sfere della relazione e tranquillità emotiva e attività con gli animali di tipo educativo. Nel progetto sono coinvolte unità cinofile e animali della fattoria del Camp, come conigli e cavalli. Nel 2012 in particolare è stato avviato il progetto di terapia ludica con labrador nati al Camp e appositamente addestrati. Il programma è equamente bilanciato tra attività di gruppo ed attività individuali, in modo da garantire sia cooperazione e formazione di uno spirito di gruppo, sia il raggiungimento degli obiettivi di ciascuno.

AIEOP
I soci dell’Associazione Italiana di Ematologia e Oncologia Pediatrica sono principalmente pediatri, ma anche ematologi, oncologi, chirurghi, biologi, infermieri, psicologi, oltre a tutti quegli operatori che si dedicano alle problematiche legate all’ematologia, l’oncologia e el’immunologia nel bambino e nell’adolescente. I Centri aderenti all’Associazione si sono riuniti in una Rete collaborativa nazionale, che condivide protocolli di terapia e progetti di ricerca. Obiettivo principale dell’AIEOP: migliorare le cure e l’assistenza al bambino affetto da tumore, disordini ematologici o immunodeficit e, anche, promuovere la ricerca in questo ambito. Si tratta della prima associazione al mondo che, oltre a stilare protocolli nazionali per il trattamento delle leucemie e tumori nell’infanzia, si occupa di creare una banca dati per l’inserimento dei casi e la valutazione e la gestione dei protocolli. Nasce così anche il registro degli Off-therapy della leucemia ed il registro dei trapianti di midollo in età pediatrica. Uno dei compiti fondamentali dell’Associazione è quello di favorire tutte le iniziative finalizzate a valorizzare l’umanizzazione dell’assistenza al bambino ematologico-oncologico e alla sua famiglia.

GSK
GlaxoSmithKline è una multinazionale farmaceutica, basata sulla ricerca, nata nel dicembre 2000 dalla fusione di Glaxo Wellcome e SmithKline Beecham. In Italia, è ai vertici del mercato nazionale, con un fatturato di 1,4 miliardi di euro nel 2011 e un’ampia offerta di farmaci e vaccini per le malattie di maggior interesse epidemiologico e sociale. Attualmente, l’azienda occupa circa 2.000 persone le cui attività coprono l’intero ciclo industriale, dalla ricerca clinica alla produzione e commercializzazione di farmaci, oltre all’informazione scientifica e alla farmacovigilanza. Ha il suo quartier generale a Verona, dove è presente dal 1932. Nel campus scaligero ha sede anche uno dei due stabilimenti produttivi del Gruppo (dedicato alla produzione mondiale di antibiotici sterili), mentre il sito di San Polo di Torrile (Pr) si occupa dello sviluppo di nuovi prodotti in forma sterile e della produzione di vaccini e di liquidi e liofilizzati sterili a livello mondiale. A Baranzate (Mi) sono concentrate le attività relative ai prodotti da banco e di largo consumo che vantano una posizione di mercato di vertice nel settore dell’igiene orale. Oltre a svolgere le proprie attività d’impresa, GlaxoSmithKline partecipa alla vita della comunità attraverso la realizzazione di progetti specifici dedicati alle fasce più deboli della popolazione, i bambini e gli anziani, e mediante partnership con enti ed associazioni. Nello specifico, dal 2010 GSK sostiene l’Associazione Dynamo Camp: partnership che prende avvio dall’esperienza maturata dall’azienda nella quindicinale collaborazione con AIEOP, per la formazione dei volontari afferenti ai vari Centri.

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