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L’Omeopatia: cos’è e cosa non è. Intervista alla dottoressa Antonia Ronchi

Stefania Bortolotti, N. 5 maggio 2012

Dottoressa, indicativamente nel nostro Paese, quante persone ricorrono all’omeopatia?
«Le statistiche a disposizione parlano complessivamente delle Medicine Non Convenzionali, non della sola omeopatia. Se parliamo di omeopatia, possiamo riferirci a quanto riportato dall’Osservatorio Scienza Tecnologia e Società, iniziativa del Centro Ricerche ObservaScience in Society, pubblicata su Nova del Il Sole 24 il 24 07.12.2006. La rilevazione è stata condotta tramite interviste telefoniche con metodo CATI su un campione di 900 casi, stratificato per genere, età e ripartizione geografica, rappresentativo della popolazione italiana con età uguale o superiore ai 15 anni. Un italiano su tre ricorre, almeno saltuariamente, a prodotti omeopatici per curare i propri problemi. Questo è un dato di mercato che non corrisponde al numero, certamente inferiore, di pazienti che intenzionalmente si rivolge a un medico esperto in omeopatia per affrontare i suoi problemi.»

Ci sono delle Regioni italiane dove si ricorre più diffusamente all’omeopatia, rispetto ad altre?
«La distribuzione è in linea con il reddito: la tipologia di chi si rivolge all’omeopatia è infatti età media, reddito medio alto, buon livello di scolarità. Diverso è il caso della Toscana, dove l’omeopatia è inserita nelle prestazioni regionali, e dove i profili sono differenti, e la cosa è confermata dall’esperienza che la FIAMO ha avuto all’ambulatorio gratuito per la popolazione terremotata a L’Aquila, dove è affluita un’utenza che rappresentava tutta la popolazione, confermando che dove l’accesso non ha costi aggiuntivi, questi dati cambiano».

Può illustrarci che ruolo svolge il farmacista nell’omeopatia?
«Il farmacista deve avere per l’omeopatia lo stesso ruolo di consiglio e di assistenza che ha per la medicina convenzionale»

L’omeopatia trova riscontro anche in veterinaria?
«Ci sono importanti riscontri clinici, sia per animali da compagnia che per animali da reddito. In Italia c’è da anni una scuola di omeopatia Veterinaria a Cortona e la maggior parte delle scuole di omeopatia ha corsi e sezioni veterinarie. La legge sugli alimenti biologici prevede l’uso dell’omeopatia nella cura dei capi destinati a tale impiego».

Dottoressa in presenza di quale tumore l’omeopatia può aiutare?
«L’omeopatia si prefigge di stimolare la reazione dell’organismo, di mettere in moto le sue difese, per cui trova indicazione sempre nella cura dei pazienti, in presenza di qualsiasi patologia. Nella cura dei tumori, anche per motivi etici, non si hanno dati clinici e sperimentali sull’effetto dell’omeopatia. C’è peraltro un crescente impiego dell’omeopatia e delle altre medicine non Convenzionali in modo complementare alle cure convenzionali, per il controllo di sintomi legati a quelle stesse cure».

Quali sono i vantaggi che si riscontrano nei pazienti affetti da tumore e che si sottopongono a chemio e radioterapia? «La riduzione dei sintomi legati a queste terapie così aggressive, nonché il sostegno anche sul piano psicologico (il medicinale omeopatico agisce sulla totalità dell’organismo, come peraltro tutto, ma non ce ne rendiamo conto se non attraverso l’osservazione dei cosiddetti effetti indesiderati…)».

L’omeopatia (o medicina omeopatica), è un metodo diagnostico, clinico e terapeutico, formulato alla fine del XVIII secolo dal medico tedesco Samuel Hahnemann (1755-1843), basato sulla “Legge dei Simili” e sull’uso di medicinali a “dosi infinitesimali”. La Legge dei Simili afferma che è possibile curare e guarire un malato somministrandogli una sostanza che, in un uomo sano, riprodurrebbe i sintomi caratteristici della sua malattia. Infatti, il termine “Omeo-patia” deriva dal greco “omoios” (simile) e “pathos” (sofferenza). Nella pratica clinica omeopatica il medico, dopo aver comunque formulato una diagnosi medica tradizionale, prende in considerazione la sintomatologia totale, psichica e fisica del malato e somministra il medicinale “più simile ai sintomi peculiari con i quali il malato manifesta la sua malattia” : la terapia è, dunque, strettamente personalizzata. Per l’omeopatia, infatti, ogni disturbo è cosa a sé stante, non esiste una “pastiglia” efficace per tutti: la scelta del rimedio deve tenere conto non solo delle caratteristiche dei sintomi, ma anche delle qualità psichiche del singolo paziente. La terapia omeopatica agisce in sintonia con la reazione naturale di difesa e di riequilibrio dell’organismo, stimolandolo, e porta a un miglioramento o a una guarigione naturali, frutto della correzione dello squilibrio funzionale che aveva portato all’affiorare dei sintomi di malattia. La farmacologia omeopatica è costituita da una serie di medicinali che derivano dal mondo minerale, vegetale e animale. Ogni sostanza è stata singolarmente sperimentata sull’uomo sano per evidenziarne i sintomi che può provocare. Il rimedio è somministrato al malato in dosi infinitesimali, ottenute attraverso progressive diluizioni. In virtù delle dosi “infinitesimali”, il medicinale omeopatico è totalmente privo di tossicità e di effetti collaterali: viene, infatti, normalmente utilizzato anche in gravidanza e nella prima infanzia. La medicina omeopatica presuppone una formazione professionale specifica. Importante sottolineare che la medicina omeopatica è una scienza medica di dominio della medicina, non della chirurgia. Affronta situazioni spesso non chiare e definite a livello di diagnosi, come eventi acuti non gravi. L’omeopatia, che ha una sua scientificità e una sua sperimentazione, non è “un’altra medicina”, ma abbraccia una visione diversa della medicina: il punto di partenza è infatti la storia del paziente per poi sfruttare le sue risorse. Parlando di omeopatia, il ruolo del farmacista è una figura molto importante: può dare consigli sugli stili di vita, i mezzi di prevenzione più adeguati, non solo quelli farmacologici. Può inoltre indirizzare l’uso dei presidi e dei prodotti sanitari e, ove necessario, consigliare l’accesso allo studio del medico. Inoltre, il farmacista riveste un ruolo fondamentale nel rafforzare il messaggio del medico, sia perché completa le spiegazioni che lo stesso medico ha dato in modo non chiaro, sia perché insegna la corretta assunzione delle medicine e la loro conservazione, ma anche perché può far comprendere il limite della valutazione al banco della farmacia e che la cura verso la guarigione è un percorso che muta non solo i sintomi ma anche il proprio modo di vivere. L’omeopatia è rivolta a tutti quei cittadini che vogliono curarsi con un metodo che rispetti l’idea di unità dell’organismo vivente, che riconoscono l’intrinseca continuità, all’interno della propria vita, fra gli eventi, siano essi fisici che emotivi. È infine rivolta a quanti ritengano necessario curare nel rispetto della qualità della vita, nel rispetto dell’ambiente circostante e della vita degli altri esseri viventi. Tutti possono trarre beneficio dall’omeopatia, perché in realtà l’omeopatia può curare tutte le patologie che sono trattabili con la medicina, rispettando ciò che è di pertinenza chirurgica piuttosto che fisioterapica. Dalla gravidanza alle fasi più avanzate della vita è possibile rivolgersi ad un omeopata per prendersi cura della propria salute o per curare la propria malattia.

L’omeoterapia e i bambini
Molto spesso il primo modo che gli adulti hanno per conoscere l’omeopatia è curando i propri figli. In genere la preoccupazione dei genitori è quella di curare i bambini evitando sostanze che abbiano effetti collaterali importanti, di ridurre il consumo di farmaci per le singole malattie o, per motivi ideologici, di non esporre i figli a quello che ritengono dannoso. Spesso l’accesso allo studio dell’omeopata avviene dopo lunghi periodi di malattie non efficacemente trattate dalla medicina ufficiale, o trattata efficacemente ma in cambio dell’insorgenza di altri disturbi. La natura particolarmente reattiva dei bambini sembra rendere più rapido e semplice il risultato con la medicina omeopatica. Questo è spesso motivo di meraviglia per i genitori che decidono di curarsi con l’omeopatia. Non sembrerà allora strano che i risultati delle ricerche di Istituti autorevoli come il “Mario Negri” di Milano sembrino indicare la necessità di ridurre l’uso dei farmaci nei bambini, oltre che negli adulti, e che questa “necessità” venga letta dai genitori come una indicazione a trovare vie terapeutiche più naturali. Secondo l’Istituto Negri (Convegno “Uso razionale dei farmaci per i bambini e i loro genitori: un obiettivo dinamico e strategico” ) infatti, la maggioranza dei bambini italiani è sana, ma assume in media tre farmaci all’anno per le comuni malattie dell’infanzia, sebbene alcuni di quelli più frequentemente somministrati siano pressoché esclusivi per l’Italia. Ad esempio: il 52% dei bambini italiani assume almeno un antibiotico durante l’anno contro il 14% dei bambini inglesi. Inoltre, la percentuale varia da regione a regione: ad esempio, in Puglia raggiunge il 69% mentre nel Lazio è al 36%. Anche la nascita è diventata un evento sempre più medicalizzato: i parti cesarei sono il 38% del totale, la più alta percentuale dei Paesi europei. (Fonte: Il Granulo n.17, inverno 2011-2012). Al contrario il medico omeopata fornisce negli stessi casi delle risposte che non sono solo terapeutiche ma anche consigli e disponibilità al dialogo, che si è rivelato il modo migliore per ridurre la pressione genitoriale sul sistema sanitario di fronte a quelle che vengono vissute come urgenze sanitarie, quando invece sono semplicemente modalità di sviluppo del bambino e modi di rispondere agli stimoli esterni e alla fisiologia.

Il medicinale omeopatico
Per “medicinale omeopatico” s’intende: “ogni medicinale ottenuto a partire da sostanze denominate materiali di partenza per preparazioni omeopatiche o ceppi omeopatici, secondo un processo di produzione omeopatico descritto dalla farmacopea europea o, in assenza di tale descrizione, dalle farmacopee utilizzate ufficialmente negli Stati membri della Comunità Europea; un medicinale omeopatico può contenere più sostanze”. I medicinali omeopatici possono essere qualificati come “Unitari” o “Complessi” :

  • Unitario è il medicinale omeopatico utilizzato nell’omeopatia classica, contenente un’unica sostanza, già sottoposta a sperimentazione sull’uomo sano. Ovvero, un qualsiasi medicinale fabbricato omeopaticamente, contenente comunque un’unica sostanza.
  • Complesso è il medicinale omeopatico composto da più sostanze, in formulazione fissa.

Patologie di confine
Con questo termine possiamo definire quel vasto elenco di malattie che, pur ben diagnosticate e definite con accuratezza, non hanno una terapia che sia in grado di guarirle quando non almeno di arrestarle. Il riferimento è alle patologie autoimmunitarie, alle malattie croniche degenerative, alle patologie con diagnosi incerte e agli stadi conseguenti alle terapie antineoplastiche. In tutti questi casi la terapia ha solo un intento palliativo: pur mantenendo una condizione di stand-by della patologia non riesce a farla regredire o mantiene il risultato ma a prezzo di importanti effetti collaterali. Numerosi pazienti con patologie di questo tipo si rivolgono all’omeopatia, perché sperano di essere curati oppure perché hanno avuto modo di assistere a guarigioni di compagni di malattia che si erano rivolti ad un omeopata. Ogni omeopata ha chiaro che i risultati in questo tipo di patologie sono molto legati alla gravità del caso specifico e all’associazione della singola patologia con altri quadri patologici. In genere non alimenta illusioni e non sottrae i pazienti alle cure in atto, se non dopo aver constatato un progressivo miglioramento del quadro clinico e strumentale. L’omeopatia non guarisce il cancro, ma sicuramente si prende spesso cura dei pazienti con malattie tumorali e ne migliora la sintomatologia, anche quella conseguente alle chemioterapie e alle radioterapie

Consigli utili per un corretto utilizzo delle medicine omeopatiche
L’assunzione delle medicine deve essere fatta attenendosi alla prescrizione del proprio medico. È possibile, però, dare delle indicazioni di massima, che sono generalmente riconosciute dagli omeopati come buona norma.

  1. La prescrizione del medico è individualizzata sul vostro stato di salute: non variate autonomamente la prescrizione. Se dovete prendere tre gocce o tre granuli, tre volte al giorno non è la stessa cosa che prenderne nove tutte insieme.
  2. Fate cadere le gocce o i granuli direttamente in bocca, che sia sopra o sotto la lingua non è fondamentale. Se dovete usare le gocce, trattenetele qualche secondo prima di ingoiarle; nel caso dei granuli, invece, lasciateli sciogliere. Se i bambini li masticano questo non ne riduce l’efficacia. Non toccate con le mani i granuli, poiché sono impregnati in superficie e potrebbero perdere la loro efficacia. Se fosse prescritto di sciogliere i granuli o le gocce in acqua, usate acqua ipominerale naturale. Attenetevi alle indicazioni del medico: se vi prescrive 5 granuli sciolti in mezzo bicchiere di acqua non aggiungetene di più, non serve.
  3. Nella mezz’ora che precede e segue l’assunzione della medicina omeopatica evitate di mangiare o bere qualsiasi altra cosa, potete invece bere l’acqua. Nei casi acuti sarà il medico a darvi particolari indicazioni, per l’uso di cibi e bevande, in considerazione della possibilità di somministrazioni più frequenti delle medicine. È buona norma evitare di assumere cibi particolarmente speziati e sostanze molto aromatiche; se però lo fate evitate la loro assunzione nell’ora che precede e segue l’assunzione della medicina.
  4. Conservate le medicine omeopatiche nella loro confezione in un luogo chiuso, asciutto e fresco, lontano dalla portata dei bambini, come per tutte le medicine. È importante tenerle lontano da fonti elettromagnetiche, come cellulari, computer, TV, microonde ecc.
  5. La comparsa di nuovi sintomi o il ritorno di vecchi è sempre molto importante: va subito segnalato al medico omeopata, che potrebbe decidere di variare la terapia.
  6. Comunicate sempre al vostro Medico Omeopata se decidete di assumere altre medicine sia chimiche che naturali: vi saprà suggerire cosa fare, per non ostacolare il processo di guarigione.

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