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Sappiamo tutto sull’acqua?

Minnie Luongo, N. 5 maggio 2012

Attenzione a dire: semplice come bere un bicchiere d’acqua… Dipende da che cosa contiene l’acqua. Per esempio, acqua e tumori: sappiamo se c’è una relazione fra questi due fattori? Gli esperti, per fornire un giudizio attendibile, si basano su non meno di una decina di parametri geochimici. In sintesi, le normative in materia distinguono tra parametri chimici (sostanze i cui limiti non possono in alcun modo essere superati) e parametri indicatori (composti per i quali sono stati stabiliti dei valori-guida). Tra i primi sono compresi: arsenico, cromo, rame, nitrati e piombo. All’esposizione cronica da arsenico sono associate diverse forme tumorali; la legge pone come limite 10 mcg/l che però, in molte località, è stato portato a 20 mcg/l. Anche il cromo, potenzialmente, è una sostanza cancerogena, ma pare assente dai rubinetti d’Italia. Presenti talvolta, invece, e anche in maniera significativa, sono il piombo e lo zinco: si tratta di metalli pesanti che finiscono nell’acqua a causa del deterioramento del tratto delle tubature che arrivano in casa. In particolare, il piombo può provocare intossicazione cronica a carico del sistema gastrointestinale, neuromuscolare e nervoso. Infine, i nitrati: presenti nelle aree più inquinate (vedi la Pianura Padana), possono causare la metaemoglobina, una malattia che riduce la capacità di trasporto di ossigeno nel sangue. E oltre 30 città italiane superano il limite di sicurezza per i neonati, che è di 10 mg/l. Senza trascurare il fatto che parecchie acque potabili risultano molto clorate o pesantemente trattate: ciò non costituisce un motivo d’allarme per la salute, ma la legge stabilisce che l’acqua deve essere accettabile anche dal punto di vista della percezione. Insomma, un vero e proprio diritto dei consumatori. I fautori dell’acqua potabile, da parte loro, sostengono che l’acqua dei nostri rubinetti non presenta alcun rischio e l’acquisto di acque minerali (in cui il nostro Paese è in testa) è solo una questione di business. Dove sta la verità? C’è un medico chirurgo, la dottoressa Maria Teresa Baldini, che formatasi all’istituto dei Tumori di Milano (entrata a soli 23 anni, dopo una laurea conseguita in anticipo sulla tabella di marcia, vi ha lavorato per una dozzina d’anni assieme al professor Umberto Veronesi e al professor Natale Cascinelli) si è appena presentata come sindaco per Forte dei Marmi (sua città natale), facendo proprio della campagna contro l’acqua potabile distribuita alle fasce più deboli (bimbi e anziani) uno dei punti del suo programma. Sentiamo allora l’interessata su un argomento che interessa da vicino tutte le famiglie italiane.

Un recente sondaggio del portale www.quimamme.it ha concluso che il 75% delle mamme, a casa, non dà acqua del rubinetto ai propri piccoli. Dottoressa Baldini, cominciamo allora dalla risposta che più preme alle mamme: perché non dare l’acqua di rubinetto ai bambini nelle scuole?
«Si tratta, prima di tutto, di conoscere la località cui è riferito il problema, per non generare inutili e falsi allarmismi. L’acqua è un alimento troppo importante per non essere valutato nei minimi dettagli nonchè nella sua composizione. I bambini, così come gli anziani, sono persone “deboli” rispetto agli adulti. E un alimento come l’acqua può essere determinante per il loro stato di salute. Tornando alla domanda: l’acqua potabile è un’acqua trattata con il cloro perché sia resa tale, e non è – né può essere – come quella in bottiglia batteriologicamente pura alla fonte».

Come mai sta crescendo l’attenzione all’acqua del rubinetto?
«In realtà, a me sembra incredibile che di fronte a una medicina sempre più attenta ai prodotti curativi “naturali”, e al fatto che sempre di più ci siano medici che curano con omeopatia, omotossicologia e fitoterapia, non si debba fare attenzione a ciò che beviamo. L’acqua contribuisce notevolmente al nostro benessere. Come medico, non sono d’accordo che a Forte dei Marmi e in luoghi simili, per quanto riguarda la gestione dell’acqua potabile, venga somministrata l’acqua di rubinetto. È un’acqua ricavata da pozzi artesiani poco profondi, e come tutte le acque trattata con il cloro e in parte costretta, addirittura, a circolare in tubi di eternit. Ma non basta: ci sono, inoltre, vecchie tubature in piombo che sappiamo essere un metallo tossico. Perché allora dobbiamo dare ai bambini nelle scuole ciò che non bevono gli adulti a casa loro? Perché non dobbiamo spiegare ai cittadini, e soprattutto alle mamme, la differenza tra acqua minerale e acqua del rubinetto? È fondamentale per indurre chiunque a delle scelte consapevoli sulla scelta del tipo di acqua da bere».

Ma è il medico la figura deputata a occuparsi di questo problema?
«Anche, se non esclusivamente. Infatti, sappiamo bene che un medico non è un tecnico, ma è una persona a cui si affida la propria salute. Pertanto, sarebbe opportuno che sempre di più il medico partecipasse alla sanità pubblica, che invece sembra oramai sempre più relegata ad amministratori, cui – troppo spesso – l’elemento che più interessa si riassume in pura contabilità. Ecco perché ritengo, assieme alla maggioranza dei miei colleghi più responsabili, che i cittadini debbano essere informati correttamente, ricordando loro che la salute è un bene prezioso, e che la prevenzione delle malattie (specie di quelle più importanti) passa anche attraverso un corretto modo di ciò che beviamo. Che è fondamentale alla stregua di ciò che mangiamo».

Perché l’acqua è così importante?
«Per più motivi: perché il nostro organismo è composto principalmente di acqua; perché l’acqua regola tutti gli scambi tra le cellule; perché, soprattutto, i nostri reni per tutta la vita filtrano enormi quantitativi di acqua. Pensiamo solo ai reni di un bambino per capire l’importanza di questo elemento vitale. Del resto, a ragione l’acqua è sempre stata associato al benessere. Il motivo? Per il semplice fatto che, effettivamente, è stata in passato, ed è tuttora, l’oggetto di malattie, malesseri o – al contrario – di salute. E, non a caso, i medici consigliano, a seconda del tipo di malattia o di età del paziente, quali elementi fondamentali “introdurre” nel corpo per aiutare il proprio benessere. Il bambino spesso non beve sufficientemente acqua se non la trova di suo gradimento, poiché il cloro viene avvertito molto dal palato dei più piccoli, con il conseguente rifiuto a bere. In Italia c’è molta buona acqua, ma ancora oggi gli interessi delle aziende possono superare gli interessi della collettività. È pur vero che in alcuni Paesi come la Danimarca si usa bere di norma l’acqua di rubinetto, ma è anche vero che i bambini nel nord Europa bevono soprattutto bicchieri di latte. Inoltre, sono gli stessi danesi quando vengono in Italia, a non bere la nostra acqua di rubinetto. Ci sarà un motivo? »

Dottoressa, come potrebbe definire l’acqua in Italia?
«Premessa indispensabile: senza dubbio una ricchezza italiana è la diversità del tipo di acqua, e delle innumerevoli fonti sorgive che ci permettono di avere acqua a costi davvero competitivi. Risparmiare sull’acqua da dare ai bambini nelle scuole significa, in molti paesi italiani, affrontare con superficialità le possibili problematiche legate alla somministrazione di acqua trattata con cloro al fine di renderla potabile. È indubbio che la possibilità di disporre di acqua potabile per gli usi domestici rappresenta un gran vantaggio per la comunità, ma molti luoghi italiani non hanno ancora strutturato tubature e presidi vari per garantire che l’alimento acqua potabile sia equivalente all’alimento acqua minerale. Il problema è ancora all’inizio, e non c’è sufficiente conoscenza sull’argomento. Tuttavia, sembra allora un paradosso che molti ristoranti, assieme alla carta dei vini, dispongano anche della “carta delle acque”, mentre i bambini piccoli debbano bere acqua del rubinetto in paesi dove mancano in parte le fognature e dove molti tubi sono fatti di eternit. Il controllo della potabilità e del contenuto dell’acqua dovrebbe essere fatto quotidianamente… …come accade in borsa, oserei dire. L’acqua è liquida, può portare benessere ma anche malessere, può entrare piano piano e, come si dice, “rompere i ponti”. Questo è il messaggio che come medico vorrei trasmettere: attenzione a considerare positivo ciò che spesso viene portato avanti per propagandare nuovi interessi che, inconsapevolmente, sono proprio i bambini a promuovere, garantendo indirettamente un “buon prodotto” ».

Perché in ospedale non si beve l’acqua potabile?
«Qualsiasi microrganismo potrebbe essere molto pericoloso per fisici debilitati. L’acqua è spesso l’alimento base per ripristinare lo stato di salute. E il controllo batteriologico è fondamentale, com’è fondamentale la somministrazione attraverso bottiglie che sono riservate singolarmente a ogni paziente».

Per saperne di più
L’acqua è il petrolio del nuovo millennio: sarà per accaparrarsi questa risorsa sempre più preziosa che si scateneranno i conflitti nel prossimo futuro. Ecco la premessa su cui basa “Acqua S.p.A.”*, da cui traiamo due interessanti paragrafi: > Pochi sanno che la normativa relativa all’acqua minerale è diversa da quella che regola l’acqua potabile. Per cui, formalmente, la minerale non può essere definita acqua potabile. Può sembrare un paradosso, ma è così. Ovviamente questo non significa che ciò che è contenuto in una bottiglia non è “buono da bere”. Semplicemente, la maggioranza delle acque minerali in commercio hanno parametri che non rispecchiano quelli relativi all’acqua potabile. Un esempio: in Piemonte imbottigliano un’acqua con un residuo fisso (la quantità di sali minerali contenuta in un litro) di circa 20 milligrammi/litro.

È “guerra” tra rubinetti e bottiglie (...). Sapevate che l’acqua che sgorga dai vostri rubinetti è quasi sempre oligominerale, cioè con un contenuto di residuo fisso al di sotto di 500 milligrammi/litro? Insomma, molti acquedotti forniscono acqua minerale, ma per legge non possono definirla “naturale”. La guerra tra acqua di rubinetto è scoppiata tra il 1998 e il 1999 (...) Lo slogan che aveva fatto infuriare i produttori di acqua minerale è malizioso: “Se pensi che l’acqua di casa non sia buona, te l’hanno data a bere”.

* Giuseppe Altamore, Acqua S.p.A. Dall’oro nero all’oro blu (Piccola Biblioteca Oscar Mondadori). Giornalista e attualmente direttore del mensile “Club 3-Vivere in armonia” si occupa di economia, consumi e sicurezza alimentare. È autore di numerose inchieste sul tema dell’acqua e di volumi sull’argomento. Nel 2004 ha vinto il premio internazionale “Scritture d’acqua”.

Il problema dell’acqua
“Fuxia People”, il movimento (che non si avvale di contributi pubblici) con cui la dottoressa Maria Teresa Baldini si è presentata alle elezioni di Forte dei Marmi, concentra al primo posto il problema per ciò che riguarda la salute dei bambini e degli anziani: «Recenti studi hanno mostrato una correlazione tra l’assunzione prolungata di acque clorate e l’aumentato rischio di cancro a prostata, vescica e retto. C’è poi la tossicità per fegato e reni... Pensiamo ai reni di un bambino e di un anziano per capire come mai Fuxia People contrasti la campagna dell’acqua in brocca nelle scuole. L’acqua è l’elisir della vita per eccellenza e contribuisce, se assunta in quantità sufficiente e con le dovute attenzioni sulla qualità proprie dell’acqua, in maniera determinante al nostro benessere. Le differenze nella composizione tra acqua minerale ed acqua di rubinetto potabile nella maggiore parte dei casi per persone sane non è rilevante per la loro salute; possono avere un peso quando ci sono problemi di salute o nelle persone deboli». In conclusione, Maria Teresa Baldini non condivide, come medico, la scelta di somministrare nelle scuole “l’acqua di rubinetto” che non ha niente a che vedere con l’acqua minerale o oligominerale, che è un’acqua sorgiva imbottigliata direttamente alla fonte e che quindi conserva intatte le sue caratteristiche.

La normativa
Il D.P.R. 236/88 classifica anzitutto i possibili contaminanti dell’acqua potabile in diverse categorie:

  1. parametri organolettici;
  2. parametri chimici e chimico-fisici in relazione con le caratteristiche naturali delle acque;
  3. parametri chimici indesiderabili;
  4. parametri chimici tossici;
  5. parametri microbiologici;
  6. parametri aggiuntivi, riguardanti le acque che sono state sottoposte a un trattamento di addolcimento o dissalazione.

Ecco le concentrazioni massime ammissibili (CMA) per alcuni parametri, assieme all’indicazione delle possibili patologie indotte da una prolungata assunzione:

Parametro Categoria CMA Possibile Danno
Nitrati Indesiderabile 50 mg/L Metaemoglobinemia infantile
Fenoli Indesiderabile 0,5 μg/L Danni a rene e fegato
Fluoro Indesiderabile 1,5 mg/L Danni a denti e ossa
Arsenico Tossico 50 μg/L Danni a sangue, fegato, rene e ossa
Piombo Tossico 50 μg/L Anemia, disturbi renali
Idrocarburi Policiclici Aromatici Tossico 0,2 μg/L Cancerogenesi, teratogenesi
Coliformi Microbiologico vedi tabella di legge Disturbi gastrointestinali
Streptococchi Microbiologico vedi tabella di legge Infezioni streptococciche
Clostridi Microbiologico vedi tabella di legge Infezioni e intossicazioni

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