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Un fumetto ti salva la pelle
Cristina Mazzantini, N. 5 maggio 2012
Per prevenire il melanoma, l’unico tumore che scrive la sua diagnosi sulla pelle, è opportuno adottare fin dall’infanzia semplici norme d’igiene solare. È importante, infatti, che il bambino sin dall’età scolare conosca quale sia la miglior maniera possibile di esporsi al sole per evitare che questi, da amico, si trasformi in un acerrimo nemico. Perché ciò non avvenga è necessario informare i minori con messaggi semplici, accattivanti e adatti all’età. A tale scopo la Fondazione Melanoma e la Scuola Italiana di Comix hanno realizzato il fumetto dark “Le avventure di Neo”, distribuito ad aprile nelle scuole medie e superiori della Campania. «Ogni anno si registrano 7.000 nuove diagnosi e 1.500 decessi per questo tipo di cancro. È importante utilizzare nuovi linguaggi per raggiungere i più giovani», ha spiegato il prof. Paolo Ascierto dell’Unità di Oncologia Medica e Terapie Innovative del Pascale di Napoli e presidente della Fondazione Melanoma. «La buona informazione è alla base della diagnosi precoce. Da quando è nata, nel 2010, la Fondazione è in rete con un sito (fondazionemelanoma.org) d’immediata consultazione con news, pubblicazioni scientifiche, video e un forum in cui si possono porre domande all’oncologo. Vogliamo andare oltre i mezzi di comunicazione tradizionali», ha proseguito il nostro esperto oncologo. «Il fumetto è uno strumento particolarmente efficace per trasmettere in modo chiaro messaggi utili per la prevenzione. Per esempio, è necessario proteggersi con creme solari e indumenti adeguati quando ci si espone al sole. E non si devono utilizzare le lampade abbronzanti perché sono cancerogene come il fumo di sigaretta. E ancora. Basterebbe un semplice esame della pelle eseguito da uno specialista per individuare questo tumore nella fase iniziale, quando cioè le percentuali di guarigione raggiungono il 90% ». Il fumetto è stato presentato all’Istituto Pascale di Napoli, che, insieme alla II Università, ha dato vita due anni fa alla Fondazione Melanoma. Presenti anche gli studenti delle scuole e i comici Gigi e Ross e Alessandro Bolide del cast di “Made in Sud”, che hanno aderito al progetto. Nel fumetto, ispirato ai classici del noir, s’intrecciano due mondi paralleli. Da un lato quello reale di Federica, una ragazza a cui viene diagnosticato un melanoma avanzato all’Istituto Pascale a partire da un neo sospetto sulla spalla. Dall’altro quello immaginario di “Derma City”, all’interno del corpo di Federica, dove l’investigatore T indaga e sconfigge il colpevole del tumore, il melanocita Melanì. «La campagna d’informazione che stiamo realizzando con la Fondazione si articola in numerose iniziative», ha sottolineato il dott. Mario Punzo, direttore della Scuola Italiana di Comix. «Partecipiamo al concorso “Pitch me!” nell’ambito di “Cartoons on the bay”, il Festival internazionale dell’animazione televisiva che si svolgerà a Rapallo dal 22 al 25 marzo. Presenteremo due cartoni animati della durata di un minuto, che, se selezionati, andranno in onda sulle reti Rai. L’obiettivo è quello di informare divertendo. Lo strumento dell’animazione permette di sensibilizzare sul problema delle cattive abitudini che espongono al rischio di melanoma, senza creare allarmismi. I contenuti sono sintetici e colpiscono subito l’attenzione per l’incisività del messaggio». Le campagne informative che la Fondazione Melanoma ha condotto in due anni hanno aumentato la consapevolezza fra i cittadini che si sono sottoposti in gran numero agli esami di screening. Le regioni settentrionali fanno registrare la maggiore incidenza, seguite da quelle del Centro e del Sud (in Campania ogni anno sono circa 700 le nuove diagnosi). «Esistono diverse strategie per condurre la lotta a questo tipo di cancro», ha puntualizzato il prof. Nicola Mozzillo, direttore del Dipartimento Melanoma e Tessuti Molli del Pascale, «che spaziano dal miglioramento delle tecnologie per la diagnosi, al perfezionamento delle tecniche chirurgiche fino allo sviluppo della ricerca farmacologica. Le prospettive sono molto promettenti perché stanno emergendo nuovi concetti che riformulano in maniera chiara l’inquadramento della neoplasia e suggeriscono innovative strategie terapeutiche», ha continuato il prof. Mozzillo. «In particolare si afferma con forza l’idea che il trattamento del melanoma richiederà la combinazione di terapie che possano attaccare la malattia da diversi fronti. Ma l’arma per una sicura vittoria risiede nella corretta informazione». A completare la tematica è intervenuto prof. Tonino Pedicini, direttore generale del Pascale: «Il nostro è l’unico Istituto in Italia organizzato per dipartimenti d’organo, partendo dal successo ottenuto dal gruppo che si occupa del melanoma. Con questo tipo di organizzazione si uniscono professionalità che migliorano il trattamento dei paziente», ha proseguito il prof Pedicini. «Nel dipartimento Melanoma siamo in grado di fornire un’assistenza a 360° al paziente: da quella diagnostica del dermatologo all’approccio chirurgico, ai rimedi di oncologia medica, alla diagnostica radiologica, a quella anatomo-patologica, fino alla riabilitazione. Siamo un centro di riferimento per la lotta a questo tumore non solo per il Mezzogiorno ma anche per tutta l’Italia. Il livello di eccellenza raggiunto è confermato dalla nostra produzione scientifica: ogni anno pubblichiamo circa 10 ricerche su riviste internazionali che hanno come tema proprio la terapia di questa neoplasia. E stiamo conducendo ben 12 studi che riguardano in particolare la fase metastatica della malattia». «Dal 2 al 5 dicembre 2012 si terrà a Napoli la terza edizione del convegno internazionale “Melanoma Bridge & World Immunoscoring”, che farà giungere da tutto il mondo nel capoluogo campano i più importanti esperti che si confronteranno sulla diagnosi precoce, sulla chirurgia e sulle nuove terapie immunologiche». E ancora. «Gli esperti medici presenti all’incontro di Napoli hanno ricordato come l’immunoterapia possa rappresentare il nuovo paradigma per trattare i pazienti colpiti da melanoma». Sull’argomento, in conclusione, è intervenuto il prof. Ascierto: «Per la prima volta dopo 30 anni assistiamo a una svolta nella lotta contro questa forma di cancro della pelle grazie all’Ipilimumab, un anticorpo monoclonale che stimola il sistema immunitario a riconoscere e distruggere il tumore». È sempre il presidente della Fondazione Melanoma a lanciare un appello ai politici perché sia consentito quanto prima l’accesso, anche in Italia, al trattamento innovativo per i pazienti colpiti da questa grave malattia. «L’Ipilimumab è stato approvato in Europa nel luglio 2011, ma non è ancora disponibile nel nostro Paese», ha chiarito ancora Ascierto dirigente medico dell’Unità di Oncologia Medica e Terapie Innovative presso il “Pascale” di Napoli. «Sono inaccettabili ulteriori ritardi, in particolare per un farmaco che ha cambiato la storia naturale del melanoma metastatico, migliorando significativamente la sopravvivenza. Questo vale anche per le terapie che si stanno affacciando nella lotta a questa patologia. Chiediamo che i clinici e i pazienti possano beneficiare quanto prima di questi trattamenti innovativi», ha proseguito il nostro esperto. «Siamo di fronte a un sistema che, a causa dei tempi di latenza, rischia di creare discrepanze tra i nostri pazienti e quelli degli altri Paesi europei (Svezia, Svizzera, Germania, Austria e ben presto anche Gran Bretagna)». «E non si può parlare di un problema di costi, perché questi non si discostano da quelli di altre terapie oncologiche nell’impatto sul sistema sanitario. Inoltre si potrebbero offrire benefici a malati con poche speranze di vita». Ogni anno nel nostro Paese muoiono 1.500 pazienti colpiti dalla malattia nella fase avanzata. Il melanoma metastatico ha un tempo medio di sopravvivenza dopo la diagnosi di 6-9 mesi e questi malati non hanno prospettive. L’auspicio degli oncologi è che in un prossimo futuro non sia più così. Nel campo scientifico ci si sta muovendo in tale direzione sia con lo sviluppo di tecnologie diagnostiche sempre più precise che con la ricerca su farmaci innovativi.
Melanoma: nuove speranze dal blocco dei geni
Il melanoma è uno tra i più diffusi tumori della pelle. Soltanto in Italia questo tipo di cancro fa registrare circa 7/8mila nuovi casi ogni anno. Nuove speranze per contrastarne il decorso e impedirne la formazione vengono oggi intraviste dalla ricerca scientifica dall’utilizzo di nuove tecniche che intervengano direttamente sui geni responsabili della comparsa di cellule tumorali. «L’epidermide umana conserva una sorta di memoria delle scottature, delle ustioni, del sole preso senza filtri protettivi specifici, responsabile del melanoma. Disattivare i geni legati all’insorgenza del melanoma potrebbe rappresentare una valida cura preventiva del tumore». È quanto affermato nel corso del 14/o congresso dell’Intergruppo melanoma italiano dal presidente Franco Di Filippo: «Stiamo lavorando sulla caratterizzazione genica dei melanomi mediante un’analisi di test biomolecolari».
Nei: nuovo test diagnostico
Quante volte avete deciso di fare analizzare un neo sulla pelle che vi preoccupava? Oggi esistono diverse tecniche per scoprire se uno di questi è benigno o maligno. Tuttavia molto spesso la diagnosi avviene con metodi frettolosi e, per ammissione degli stessi medici, non certi al 100%. «È un problema che potrebbe essere ora superato grazie all’adenilil-ciclasi solubile. Si tratta di una molecola espressa in tutti i tessuti dell’organismo, correlata a processi coinvolti nello sviluppo dei tumori. Questo significa che “marcare” questo enzima potrebbe rivelarsi utile anche per riconoscere altri tipi di tumore», ha spiegato il capo ricercatore Jonathan Zippin del dipartimento di Dermatologia presso il Weill Medical College of Cornell di New York. «Tradotto significa che questa molecola viene espressa soltanto nei tumori maligni, mentre in quelli benigni non c’è mai. Con le diagnosi di oggi il problema è che esse avvengono con un metodo che “marca” il neo, il quale poi dev’essere interpretato dal medico. Se la marcatura è più intensa, allora c’è la possibilità che si tratti di un neo maligno; se lo è di meno, il neo può essere benigno. Ma già in sé è insita la possibilità di errore, perché non c’è una distinzione netta. Dunque ci si rimette alla valutazione umana che, si sa, non è infallibile».
La regola ABCDE per diagnosticare un melanoma
Il melanoma ha caratteristiche uniche che sono d’aiuto nella diagnosi. Queste possono essere identificate nell’acronimo ABCDE (Asimmetria, Bordi, Colore, Dimensione, Evoluzione) comunemente utilizzato come criterio di guida per la diagnosi del melanoma in stadio iniziale. I nei che presentano queste caratteristiche dovrebbero essere esaminati da uno specialista.
- ASIMMETRIA: una metà del neo è diversa dall’altra.
- BORDI DEL NEO: non sono definiti e possono essere discontinui, frastagliati, indistinti o irregolari.
- COLORE VARIABILE: possono essere presenti sfumature di nero, rosso, marrone, grigio o blu.
- DIMENSIONE: c’è un cambiamento nella dimensione che, di solito, aumenta. I melanomi hanno normalmente un diametro maggiore di 5 mm.
- EVOLUZIONE: il melanoma cambia in forma, dimensione o spessore nel giro di poche settimane.
Indirizzi utili
ISTITUTO NAZIONALE PER LO STUDIO E LA CURA DEI TUMORI “FONDAZIONE PASCALE”
Via Mariano Semmola 80131 Napoli
Prenotazioni/informazioni: 081.5462833 Centralino: 081.5903111
www.istitutotumori.na.it
Chirurgia oncologica B – Prof. Nicola Mozzillo
tel. 081.5903.459 – 460
USA: individuato il peggior fattore di rischio melanoma per le donne
Ricercatori newyorkesi hanno probabilmente trovato il più potente fattore di rischio per il melanoma, più delle già note vesciche da scottature, lentiggini o casi in famiglia di cancro mortale alla pelle. In un nuovo studio gli scienziati della New York University hanno rilevato una relazione genetica che porta a una variazione di quasi quattro volte superiore di melanoma nelle donne sotto i 50 anni di età. Ha spiegato il prof. David Polsky, docente di Dermatologia presso la NYU School of Medicine: «Se la variazione genetica è riproducibile, essa supera molti altri fattori di rischio clinico che conosciamo. Potenzialmente abbiamo un test genetico che potrebbe individuare nelle donne in pre-menopausa quali tra loro sono ad alto rischio per il melanoma. Se questo è il caso, allora quelle donne potrebbero aver bisogno di una maggiore sorveglianza, comprese visite più frequenti dal medico, ma anche controlli più rigorosi della pelle e altre misure preventive». Per motivi in gran parte sconosciuti il melanoma è più comune tra le donne rispetto agli uomini sotto i 40 anni. Tra i 40 e i 50 l’incidenza è più o meno uguale in entrambi i sessi, mentre sopra i 50 l’incidenza passa marcatamente verso gli uomini. Polsky e gli altri autori dello studio hanno sospettato un collegamento con le attività degli estrogeni, mediate in parte da una variante di un gene chiamato MDM2.
A Napoli nasce il “Prosud” per prevenire il cancro della prostata
È nata a Napoli la Fondazione Prosud presieduta dal prof. Vincenzo Mirone, Ordinario di Urologia nell’Università Federico II per promuovere la prevenzione del cancro alla prostata Gli uomini, rispetto alle donne, in tema di malattie tumorali hanno un minor senso della prevenzione. «Negli anni le donne», ha puntualizzato il prof. Mirone, «hanno acquisito una buona cultura oncologica che le porta a fare prevenzione nell’arco di due settimane mentre gli uomini impiegano circa due anni». La Fondazione, dunque, nasce con l’intento di andare a coprire questo “buco nero” culturale per quanto riguarda il cancro maschile con maggiore incidenza di mortalità. Secondo i dati forniti, il tumore alla prostata è il più letale dopo quello ai polmoni. Muore di carcinoma alla prostata il 9% degli uomini. Nel 2011, in Italia, sono stati diagnosticati circa 43.000 nuovi casi e si sono verificati circa 7.000 decessi. «La ritrosia dell’uomo a farsi visitare», ha proseguito il nostro esperto, «è il segno di un retaggio maschilista stuoido, superato anche in virtù delle nuove tecnologie utilizzate». Tecnologie che, tuttavia, come sottolineato da Mirone, vedono il Mezzogiorno molto indietro rispetto al resto del Paese. In Italia, come riportato, sono a disposizione dei malati 53 “Robot Da Vinci”, il nuovo sistema automatizzato prodotto in California, di cui 26 nella sola Lombardia e soltanto 2 in strutture del Meridione. «È questo un divario», ha sottolineato ancora l’urologo Mirone, «spaventosamente negativo: tra i compiti della Fondazione c’è anche quello di colmare questa drammatica situazione che non ha più motivo di esistere». Alla presentazione della Fondazione sono intervenuti il presidente della commissione Sanità dell’Unione Industriali Giovanni Severino, che ha evidenziato la presenza nel Sud «di professionalità e persone che si dedicano alla formazione e alla ricerca», il filosofo Aldo Masullo che ha individuato i risvolti etici della Fondazione e Gerardo Marotta, entrambi componenti del Comitato etico dell’ente.
Tumori infantili curati con l’adroterapia
Sorgerà a Biella il primo Centro italiano di adroterapia dedicato interamente ai bambini: si tratta di una sorta di radioterapia contro i tumori basata su particelle “pesanti”. Il progetto, presentato recentemente a Milano, sarà realizzato dall’Istituto per la Diagnostica e l’Adroterapia Avanzate (Idra) nei prossimi 5 anni, grazie a finanziamenti privati per 70 milioni di euro. L’istituto sarà non profit e sarà progettato dalla Fondazione per l’adroterapia oncologica (Tera), che ha già realizzato il Centro Nazionale di Adroterapia Oncologica (Cnao) di Pavia. Sarà gestito dalla Fondazione Emc3 (European Medical Cancer Consortium for Children), ed è sostenuto dalla Fondazione Vodafone, insieme a partner privati. Idra, hanno spiegato i suoi responsabili, «è stato studiato in modo da integrare il bambino in strutture di alta tecnologia realizzate intorno a lui e alle sue esigenze mediche e psicologiche». In Italia si contano ogni anno circa 1.000 nuovi casi di tumori pediatrici, e di questi almeno 150 si avvantaggerebbero della terapia con protoni.
L’Europa promuove nuove avvertenze anti-fumo
Si sta affievolendo l’impatto delle avvertenze anti-tabacco, obbligatorie dal 2003 sui pacchetti di sigarette, del tipo “II fumo uccide”. La Commissione europea ha quindi deciso di rilanciare l’iniziativa adottando 14 nuove avvertenze che i fumatori ritroveranno sulle confezioni di tabacco e di sigarette. Da “Il fumo provoca 9 tumori ai polmoni su 10” a “Fumare provoca il cancro alla bocca e alla gola”. Oppure “Fumare raddoppia il rischio di cancro al collo dell’utero”. E ancora. “Smetti di fumare, pensa ai tuoi figli, continua a vivere”. Questi avvertimenti possono essere accompagnati – ma la decisione è volontaria per lo Stato membro – da numerose foto-shock, come un cuore che ha smesso di battere per i visibili danni da fumo oppure, più ironicamente, come una sigaretta curva verso il basso che allude ai rischi di impotenza legati al tabacco. Queste foto-shock si ritrovano al momento solo sui pacchetti di sigarette venduti in 9 Stati membri: Belgio, Romania, Regno Unito, Lettonia, Francia, Malta, Spagna, Ungheria e Danimarca. Il provvedimento di oggi nasce, come ha indicato il Commissario europeo alla salute, John Dalli, «per rendere il tabacco meno attrattivo in particolare presso i giovani e per assicurarci che i fumatori conoscano esattamente le eventuali conseguenze del fumo sulla loro salute». La decisione è stata presa anche alla luce dei risultati di un sondaggio approfondito realizzato da Eurobarometro presso 270 fumatori ed ex fumatori nei 27 Stati europei. Tra loro molti concordano che, se all’inizio le avvertenze sugli imballaggi di sigarette attiravano la loro attenzione, dopo un certo periodo le stesse indicazioni “si confondevano con il pacchetto”.
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