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L’Istituto Europeo di Oncologia inaugura un nuovo Centro di Radioterapia

Vera Lanza, N. 5 maggio 2012

Una giornata “storica per lo Ieo e per la sanità italiana”. Con queste parole, l’oncologo Umberto Veronesi, direttore scientifico dello Ieo, l’Istituto Europeo di Oncologia, ha salutato la nascita del nuovo Centro di Radioterapia Avanzata, ARC (Advanced Radiotherapy Center) di cui si è dotato l’Istituto. Ed è proprio grazie alla concentrazione di tecnologie di ultima generazione che presso il Centro sarà possibile fornire cure adeguate a 4500 pazienti all’anno. La strada è quella imboccata 40 anni fa, come ha spiegato con orgoglio Veronesi. Si rafforza un principio fondante dello Ieo, che ha abbracciato dalla sua fondazione, cioè quello di curare con trattamenti minimi efficaci (met). Una rivoluzione di idee e programmi iniziata 40 anni fa all’asseblea dell’Oms a Ginevra, quando un piccolo gruppo di italiani disse che l’approccio allora in voga in oncologia, cioè di dare il massimo trattamento tollerabile, era sbagliato, e che bisognava puntare al met. «Si rafforza la linea programmatica di questo istituto – ha sottolineato l’ex ministro della sanità – e cioè del “trattamento minimo efficace”: a parità di guarigione salvaguardiamo l’integrità corporea». Veronesi ha ricordato «all’inizio, quando nel ’69 lanciarono questa sfida, furono considerati utopisti spregiudicati, avventurieri della medicina, perché, a quel tempo, ridurre le terapie, sembrava un rischio troppo grosso. Poi dopo 10 anni di sperimentazione il mondo scientifico dovette darci ragione». A regime, ARC si posizionerà fra i primi 10 Centri di radioterapia nel mondo. La determinazione nel voler realizzare Arc si spiega con i dati forniti dal professor Roberto Orecchia, direttore della divisione di oncologia. «Uno su due nuovi casi di tumore, in Italia, saranno trattati con la radioterapia. Negli Usa tra il 2010 e il 2020 da 470mila pazienti si passerà a 576mila, e si prevede un incremento delle cure radioterapiche del 22%. In alcuni casi, come ad esempio i tumori della prostata, l’incremento sarà del 35%. Anche per la mammella è atteso un incremento del 15% ». «L’acronimo ARC ci ricollega al principio fondante della nuova radioterapia che utilizza “raggi intelligenti” » ha aggiunto il Direttore della Divisione di Radioterapia. «Abbiamo frecce migliori per raggiungere un bersaglio, il tumore. Focalizzarci sul bersaglio significa risparmiare le aree sane circostanti, concentrare le dosi e quindi accorciare sensibilmente i tempi di trattamento. Infatti i promotori del nuovo ruolo della radioterapia nella cura dei tumori lanciano quattro plus: nessuna anestesia, nessuna incisione, nessun dolore, nessuna riabilitazione». «L’investimento complessivo da parte dei soci IEO è stato di circa 25 milioni, di cui 17 per i macchinari e 8 per lavori e impianti – ha dichiarato Carlo Ciani, Amministratore delegato – ed è un atto coraggioso, in piena controtendenza rispetto al trend attuale in sanità, dove ovunque viene data priorità ai tagli. Noi crediamo invece che solo investendo sistematicamente in ricerca e in tecnologia per la salute si possono anche, nel lungo termine, salvare i bilanci ospedalieri. Gli investimenti in nuove tecnologie sono stati in costante crescita: negli ultimi tre anni, attraverso la realizzazione dello IEO 2 e l’ampliamento della radioterapia, l’Istituto ha investito complessivamente 60 milioni di euro». «ARC è un’evoluzione naturale di un principio fondante dello IEO – ha sottolineato Umberto Veronesi -: la ricerca del minimo efficace, vale a dire del trattamento che ottiene il massimo risultato, con il minimo di effetti collaterali per il paziente. Le cure oncologiche stanno finalmente diventando sempre meno cruente, meno invasive, meno invalidanti. Sebbene io sia un chirurgo, in futuro mi auguro e vedo un progressivo abbandono del bisturi e la drastica riduzione dei trattamenti chemioterapici a favore di nuove forme di trattamento localizzato, come i raggi concentrati a alte dosi e l’impiego di nuove particelle come i protoni o gli ultrasuoni focalizzati ad alta intensità». Nei tre bunker della nuova struttura si trova un moderno compendio di macchinari. Li ha illustrati Orecchia, spiegando che «ARC è attualmente dotato di 6 acceleratori lineari, 4 dei quali rappresentano l’avanguardia tecnologica moderna (oltre ad un’unità di brachiterapia, che consente di somministrare con un unico intervento ambulatoriale dosi elevate in un volume circoscritto). Si tratta di Cyberknife, una sorta di bisturi virtuale che, guidato da un sistema a immagine continua permette di colpire i tumori con precisione sub millimetrica in qualsiasi parte del corpo; TomoTheraphy, un sistema in grado di regolare l’intensità delle radiazioni a seconda dell’organo da trattare; Trilogy, un sistema di radioterapia guidata delle immagini che agisce in pratica nella multi dimensione; Vero, un acceleratore lineare che, ruotando attorno al paziente e su se stesso, è in grado di eseguire il cosiddetto “tumor tracking” (il fascio delle radiazioni segue il movimento degli organi e si sincronizza con estrema accuratezza sul bersaglio, senza dover mai spostare il paziente)».

Arc: le novità
L’Advanced Radioterapy Center (Arc, centro di radioterapia avanzata), concentra tutte le macchine di ultima generazione in grado di mirare dritto al tumore e rispettare la qualità di vita dei pazienti. ARC è attualmente dotato di 6 acceleratori lineari, 4 dei quali rappresentano l’avanguardia tecnologica moderna:

  • CYBERKNIFE: una sorta di bisturi virtuale che, guidato da un sistema a immagine continua, (IGRT, Image Guided RadioTherapy) permette di colpire i tumori con precisione sub millimetrica in qualsiasi parte del corpo. Nato per applicazioni sul cervello, il suo utilizzo verrà esteso anche ai tumori del fegato, del pancreas e del polmone. Per il tumore della prostata permetterà di ridurre i tempi della cura a sole cinque sedute.
  • TOMOTHERAPHY: un sistema rotazionale che combina la guida a immagine continua con la modulazione di intensità (IMRT – Intensity Modulated Radiotherapy): è cioè in grado di regolare l’intensità delle radiazioni a seconda dell’organo da trattare. Verrà utilizzato nelle pazienti operate di tumore del seno che hanno già ricevuto la radioterapia intraoperatoria, a completamento della cura, con minirradiazioni globali della mammella.
  • TRILOGY: un sistema di radioterapia guidata delle immagini che agisce in pratica nella multi dimensione; è in grado cioè di visualizzare il movimento degli organi durante l’irradiazione e di tener conto per esempio del respiro e della frequenza cardiaca. Verrà utilizzato per trattare i tumori del tratto testa-collo dove, grazie alla sua estrema precisione, permette di preservare la ghiandola della parotide.
  • VERO: un acceleratore lineare che, ruotando attorno al paziente e su se stesso, è in grado di eseguire il cosiddetto “tumor tracking” : il fascio delle radiazioni segue il movimento degli organi e si sincronizza con estrema accuratezza sul bersaglio, senza dover mai spostare il paziente. Nell’arco di soli dieci minuti, questa la durata media di una seduta, la macchina può agire su più focolai. Verrà impiegato nel trattamento di tumori del polmone, del fegato e della prostata.

Il centro comprende inoltre un’Unità di Brachiterapia, una metodica che consiste nel posizionare all’interno dell’organo malato, a contatto o nelle immediate vicinanze del tumore, particelle caricate di radioattività che rilasciano gradualmente nel tempo la loro carica. La tecnica consente quindi di somministrare, con un unico e semplice intervento ambulatoriale, dosi elevate a un volume circoscritto. È indicata per i tumori della prostata iniziali intracapsulari e per quelli della cervice uterina. La sua tollerabilità è molto alta e gli effetti collaterali trascurabili. Altro fiore all’occhiello di ARC sono i tre acceleratori lineari portatili della ELIOT (Electron IntraOperative Therapy), una tecnica che concentra direttamente sul tumore, in un’unica somministrazione e durante l’operazione chirurgica, una dose di radiazioni parzialmente sovrapponibile a quella complessiva somministrata con i cicli di radioterapia esterna. Il periodo di cura si riduce notevolmente – in alcuni casi si limita al tempo del ricovero per l’intervento chirurgico – con un più rapido reinserimento del paziente nella vita famigliare e lavorativa. La Eliot è utilizzata per il trattamento conservativo del carcinoma mammario in stadio iniziale.

Allo IEO nasce il Melanoma Cancer Center
Nasce all’Istituto Europeo di Oncologia il Melanoma Cancer Center, il primo centro multispecialistico integrato per il melanoma e gli altri tumori della pelle. L’obiettivo è quello di offrire al paziente un percorso specifico di diagnosi e cura che gli garantisca l’accesso alle terapie più innovative e alle tecnologie più avanzate all’interno della stessa struttura ospedaliera. L’approccio multidisciplinare è indispensabile per fronteggiare un nemico pericoloso come il melanoma. Basti pensare alle cifre: in Italia il melanoma registra ogni anno circa 6.000 casi, di cui il 20-30% mortali. Il numero di nuovi casi è in continuo aumento, negli ultimi 15 anni è addirittura raddoppiato. Fortunatamente la maggioranza dei melanomi, circa l’ 85%, viene diagnosticata nei primi stadi, quando le probabilità di guarigione sono altissime. Nei casi che sfuggono alla diagnosi precoce la malattia però diventa molto aggressiva, per questo la multidisciplinarietà è oggi l’approccio più efficace per un maggiore controllo di questo tumore: il Melanoma Cancer Center coalizza le migliori competenze in anticipazione diagnostica, trattamento chirurgico, farmacologico, interventistico e ricerca di laboratorio. Quanto alle tecnologie, il Centro dispone ad esempio, della microspia laser confocale, un’apparecchiatura in grado di diagnosticare le lesioni dubbie della pelle senza bisogno di biopsie, effettuando cioè un esame istologico direttamente “in vivo”. E ancora, presso la struttura c’è un’altra tecnologia innovativa: è la chemoperfusione per il trattamento delle metastasi al fegato, di cui lo Ieo è il primo e unico sperimentatore in Europa. La tecnica consiste nell’isolare la vascolarizzazione del fegato dal resto del corpo e nel trattare solo quest’organo con un farmaco a una concentrazione tale che altrimenti non potrebbe essere tollerata dall’organismo. Un approccio mini invasivo e ripetibile, che evita al paziente con metastasi al fegato un’operazione chirurgica complessa e rischiosa. Sul fronte dei farmaci, il Centro offre ai pazienti, molecole all’avanguardia, che aumentano la sopravvivenza dei pazienti non più operabili, oltre a farmaci, ancora in sperimentazione, che controllano la neoangiogenesi o altri geni mutati nel melanoma. Si tratta di un anticorpo monoclonale, Ipilimumab, che agisce su un tipo particolare di linfociti stimolando il sistema immunitario a riconoscere in maniera più adeguata e precoce le cellule tumorali, e di un farmaco molecolare, il Vemurafenib, che ripristina il corretto funzionamento di un gene, bRAF, che risulta mutato in circa il 50% dei casi di melanoma cutaneo. Prosegue intanto la ricerca nel campo dei vaccini, che sfruttano le capacità di alcuni agenti infettivi di indurre una potente risposta del sistema immunitario alla malattia.

Cittadella della salute
“Il mio sogno”. L’oncologo Umberto Veronesi definisce così l’idea di un trasloco dell’Istituto nazionale tumori (Int) e dell’Istituto neurologico Besta di Milano (i cui destini sono già uniti nel progetto della Città della salute, oggi incerto) accanto al “suo” Istituto europeo di oncologia e al futuro Centro europeo di ricerca biomedica avanzata (Cerba). La “location” di questo sogno? Sarebbe il Parco Agricolo Sud, dove è già in programma la nascita del Cerba. Lo spunto è stato lanciato dal presidente della Provincia di Milano, Guido Podestà, che a margine di un’inaugurazione all’Ieo, ha chiesto di riflettere sulla possibilità di concentrare i due poli scientificosanitari, Cerba e Città della salute, in un’unica zona di Milano. «La mia idea – spiega il direttore scientifico dell’Ieo – è che l’Int e il Besta vengano qui con noi. Questo è il mio sogno. Sono stato per 20 anni direttore dell’Int, si capisce che vedo volentieri due poli che, insieme, creano il più potente centro di ricerca e sviluppo oncologico del mondo». Il Cerba, prosegue, «aspira a essere la futura città della salute. Noi l’abbiamo creato per mettere insieme oncologia, cardiologia e neuroscienze. Siamo in attesa che qualcosa avvenga. Ci sono i terreni, i piani, i finanziamenti. Sia Stefano Boeri che Renzo Piano hanno fatto dei progetti bellissimi. Siamo prontissimi a partire, anche domattina». Ma occorre che tutte le istituzioni siano d’accordo. Perché non partiamo? «Me lo chiedo anch’io. I fondi ci sono. Non so se è una questione di burocrazia. Forse sì, spero che sia semplicemente così. Perchè in questo caso si può superare». Quanto alla Città della salute, che secondo il piano attuale dovrebbe sorgere nell’area dell’ospedale Sacco, l’ex ministro della Sanità aggiunge: «Finché il progetto era chiaro e definito, noi l’abbiamo rispettosamente appoggiato. Pensavamo a un polo a Nordovest (la Città della salute), a un polo a Nordest (il San Raffaele), e a un polo a Sud, cioè il nostro. Poi il San Raffaele ha avuto dei problemi, la Città della salute rischia di dissolversi. Noi siamo pronti ad accogliere qui tutti i frammenti».

Nuovi spazi per l’oncologia, anche all’Int di Milano
Inaugurata all’Istituto Nazionale dei Tumori una nuova sala di accoglienza della Terapia medica e Day Hospital: nuovi spazi ideati da architetti e designer e modellati sulle esigenze espresse dagli stessi pazienti attraverso interviste e questionari. Alle novità strutturali è stata affiancata anche una nuova organizzazione dell’attività per ridurre i tempi di attesa per i pazienti. La nuova sala è stata realizzata grazie a una donazione dell’associazione onlus Salute Donna all’interno del progetto “Migliorare l’Attesa in Oncologia” (M.Atte.O.). I nuovi spazi ospitano 47 ulteriori posti a sedere e sono dotati di rinnovati impianti di illuminazione, sedute, pannelli decorativi e piante. Si tratta di un intervento rilevante poiché ogni giorno accedono alla struttura di Terapia medica e Day hospital oltre 300 pazienti per visite mediche e 100 per prestazioni di chemioterapia. Il numero degli utenti giornalieri del reparto cresce sino a oltre 700, considerati anche gli accompagnatori. Per migliorare ulteriormente il servizio e ridurre i tempi di attesa è stata attivata una nuova organizzazione del percorso dei pazienti, che prevede un accesso prioritario per coloro che effettuano la terapia infusionale breve, cioè trattamenti chemioterapici di durata inferiore a un’ora. Si tratta di circa 45 pazienti al giorno che devono effettuare in successione analisi del sangue, visita medica e trattamento terapeutico: grazie alla sperimentazione potranno effettuare direttamente l’accettazione presso la sala prelievi e avranno un percorso organizzativo predefinito privilegiato. Come ha sottolineato il Direttore Generale dell’Istituto Nazionale dei Tumori Gerolamo Corno: «Si tratta di interventi di tipo strutturale e organizzativo apparentemente contenuti ma che assumono un significato centrale rispetto alla costante attenzione dell’Istituto verso i bisogni dell’ammalato; non solo, quindi, sotto il profilo clinico e terapeutico ma anche riguardo all’umanizzazione. Piccoli passi costanti: un continuum di crescita che si concretizza grazie alle Associazioni, in questo caso Salute Donna, ma anche grazie alla piena disponibilità del nostro validissimo personale». La progettazione dei nuovi spazi è stata sviluppata con un innovativa metodologia di realizzazione introdotta in Francia nel 1991 per le opere pubbliche e diventata uno standard in Europa per la concertazione e mediazione pubblica. Il progetto prevede che committente dell’opera non sia solo l’Istituto ma anche le associazioni ed i cittadini che fruiranno del servizio: una co-progettazione in cui l’architetto e i progettisti s’interfacciano con il pubblico rilevandone aspettative e condividendo le scelte del layout finale. Il progetto ha seguito alcune fasi essenziali: rilevazione con schede e interviste ai pazienti e utenti delle sale d’aspetto in Istituto, elaborazione dei dati con il team di progettisti e operatori sanitari per verificare vincoli e idoneità, progettazione di layout da sottoporre agli utenti per una scelta condivisa, progetto definitivo ed esecuzione lavori. La rilevazione è stata effettuata su 67 pazienti e ha permesso di registrare le aspettative degli utenti su alcune categorie: distribuzione dello spazio; illuminazione dei locali; qualità delle sedute; impatto cromatico degli ambienti; servizi disponibili (es. riviste, giornali, musica in filodiffusione, servizi igienici attrezzati ecc.); impatto sonoro nelle sale d’aspetto; comfort personale basato su riservatezza e privacy per sé e familiari, possibilità di movimento in lunghe attese o distrazione (es. video d’interesse); esigenze di supporto emotivo. Per ogni categoria era indicata una gradazione di punteggio dal minore al maggiore e lasciato uno spazio per i suggerimenti. L’ambulatorio di Terapia medica dell’Istituto Nazionale dei Tumori è dotato di 13 sale visita dove ogni giorno si effettuano tra le 20 e le 25 visite mediche per un totale, nel 2010, oltre 65mila prestazioni. Nel complesso si effettuano ogni giorno, nel Day hospital e nell’Ambulatorio, circa 100 sedute di chemioterapia. Le principali patologie trattate sono: tumori dell’apparato gastroenterico e dei polmoni, neoplasie mammarie, melanoma maligno, tumori neuroendocrini, neoplasie prostatiche e renali, linfomi Hodgkin/Non-Hodgkin. In Day hospital sono attuate anche manovre di piccola chirurgia quali biopsie, rachicentesi e toracentesi.

Indirizzi utili

ISTITUTO EUROPEO DI ONCOLOGIA – IEO
Via Ripamonti, 435 20141 Milano
Prenotazioni/informazioni: 02.5748900.1-2-3
Centralino: 02.574891
www.ieo.it

FONDAZIONE I.R.C.C.S. ISTITUTO NAZIONALE DEI TUMORI
Via Venezian, 1 20133 Milano
Prenotazioni/informazioni: 02.23902541 – 02.23904000 Centralino: 02.23901
www.istitutotumori.mi.it

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